Teatro Ricciardi: stagione 2022-23
Capua (CE) – dal 22 novembre 2022
Comunicato stampa
Stagione teatrale 2022/23, Teatro Ricciardi, Largo Porta
Napoli, Capua (CE)
Martedi 22 Novembre, ore 21, "Mettici la
mano" di Maurizio De Giovannicon Antonio Milo, Adriano Falivene, Elisabetta
Mirra, regia Alessandro D'Alatri
produzione Diana Or.I.S., costumi Alessandra
Torella, scene Toni Di Pace
musiche Marco Zurzolo
Questo progetto nasce
come una costola della saga de 'Il commissario Ricciardi', dopo il successo
della serie televisiva a cui ho lavorato. Dalla straordinaria e immaginifica
penna di Maurizio de Giovanni, due tra i volti più colorati si staccheranno
dalle vicende del filone corale del Commissario e torneranno a raccontarsi con
il pubblico, ma questa volta dal vivo: il brigadiere Maione e il femminiello
Bambinella. Due figure che non fatico a descrivere come maschere, unici tra i
personaggi dei romanzi ad indossare un costume: uno con il rigore della divisa e
l?altro con la leggerezza della femminilità travestita. La vicenda manterrà la
sua ambientazione napoletana, città che continua amorevolmente a vivere nella
mia esperienza, raccontata in un periodo temporale diverso da quello dei
romanzi. Qui troveremo una Napoli devastata dalle conseguenze del nazifascismo,
martoriata dagli allarmi e dai bombardamenti, ma mai priva di quella carica di
umanità e di amore per la vita. Medesimi saranno i due attori che hanno
interpretato la serie tv: Antonio Milo e Adriano Falivene. Una garanzia
artistica in equilibrio tra dramma e commedia che sicuramente restituirà al
pubblico la gioia di ritornare in platea. La novità è nel ruolo di Melina,
straordinario sguardo sul sacrificio femminile di quell'epoca. Medesimi saranno
anche i reparti artistici che mi affiancheranno in questa nuova avventura: chi
ha amato i romanzi e la fiction ritroverà la stessa poetica e lo stesso
divertimento. A completare la magia ci saranno le musiche di Marco Zurzolo.
Aggiungo il piacere e l'orgoglio di collaborare con il teatro Diana,
un?istituzione nella storia del teatro napoletano.
Da Venerdi 2 a
Domenica 4 Dicembre, "A tu per tre 2.0" di Maurizio Casagrande
con
Maurizio Casagrande, regia Maurizio Casagrande
In un periodo di grande
difficoltà per le restrizioni e le incertezze dovute alla pandemia che ci ha
colpiti così duramente, ho preferito scrivere ed allestire uno spettacolo agile
e leggero che mi permettesse di girare con facilità e di poter mantenere bassi i
costi per sostenere i teatri che hanno importanti difficoltà economiche, ma
senza per questo rinunciare allo stile e alla qualità che da sempre mi hanno
dato la possibilità di costruire un rapporto di fiducia con il pubblico che mi
segue da anni. Il tutto immerso in un'atmosfera di intimità e condivisione che
tanto ci sono mancati ultimamente. Semplice, confidenziale e di grande presa sul
pubblico che si ritrova im-merso in una atmosfera calda e pia-cevole, ma mai
banale o approssimativa. Tutto avviene in una apparente improvvisazione che,
nello svolgersi della serata, svela il raffinato disegno generale. In scena una
pianista, una cantante e Maurizio Casagrande. Due donne ed un uomo. Un
"triangolo" pericoloso che porterà le ragazze a coalizzarsi contro di lui
mettendolo in netta minoranza. Lo spettacolo, che ha una durata di circa un'ora
e quaranta minuti, è strutturato in tre parti fondamentali che si amalgamano in
una struttura omogenea.
Mercoledi 7 Dicembre, ore 21,
Immaginando Produzioni presenta "Quartieri spagnoli" il Musical di Gianfranco Gallo
“new edition”
con Gianfranco Gallo,
regia Gianfranco Gallo
con Gianni Parisi, Lisa Imperatore, Salvatore
Esposito, Matteo Mauriello, Alessia Cacace,
Giusy Freccia, Michele Selillo,
Giovanna Di Vincenzo, Nello Nappi, Antonio dell'Isola.
scene Flaviano
Barbarisi, costumi Anna Giordano, arrangiamenti Carmine Liberati e Paco
Ruggiero, assistenti alla regia Ursula Muscetta, Alfredo Le Boffe.
Ritorna in
scena il musical scritto, diretto e interpretato da Gianfranco Gallo, che ancora
una volta, è pronto a riportare agli occhi dello spettatore una Napoli da favola
dark, crudele e ironica, contraddittoria, appassionata, in cui la Camorra viene
sconfitta dall’Amore.
Ed è così che, dopo il debutto di 25 anni fa,
riprendono vita le storie di uomini e donne che diventano personaggi da Opera
Pop, figure originali, nate dalla penna di Gianfranco, disegnate e posizionate
sui "Quartieri Spagnoli”, un piccolo spazio che come dice l’autore, contiene la
città intera.
Il musical conserva una forte attualità anche in questa ottava
edizione, per il quadro in chiaroscuro che riesce a miscelare emozione,
comicità, spunti di riflessione.
Lo spettacolo che ha totalizzato, dal 1998,
oltre 500 repliche e migliaia di spettatori è ispirato alla Lysistrata di
Aristofane, al posto degli ateniesi e degli spartani ci sono due famiglie dei
Quartieri Spagnoli.
Sullo sfondo, il mondo dei neomelodici e tutto ciò che
gravita intorno. Per quanto riguarda lo stile drammaturgico dell’opera posso
dire di aver volutamente mischiato le carte: echi di spettacolo leggero sullo
sfondo di un destino da tragedia, momenti di commedia musicale pop inseriti in
una struttura che sfugge alle definizioni.
I personaggi, dal protagonista
“Tonino ‘ tedesco” al neomelodico Ciro California, al ridicolo impresario Franco
Palermo, sono tutti delineati ed autonomi da poter uscire dal testo
all’improvviso per fuggire in un teatro di varietà o sulla pedana di una sala da
assoli, nel loro piccolo sono un po’ come quelli dell’Opera dei Mendicanti di
John Gay o come i “tipi” del Teatro di Viviani per la loro libertà.
Le
battute che gli ho messo in bocca sono sincere, scoperte, senza fronzoli, quasi
pensate e dette come le parole di un popolo basso che ho voluto rappresentare.
Ho messo in scena Napoli per quella che è: un amalgama di Bene e Male, di
commedia e di tragedia, di sceneggiata e del più raffinato Kabaret.
Mai più
attuale poi il tema della violenza sulle donne che nel mio spettacolo è quella
che opprime le giovani dei “Quartieri Spagnoli”, violenza nella quale i loro
stessi uomini nascono, vivono e costruiscono le loro vite sbagliate.
12 gennaio,
"Lerba del vicino e' sempre piu' verde" di Carlo Buccirosso
con Carlo
Buccirosso, regia Carlo Buccirosso
produzione A.G. Spettacoli - Ente Teatro
Cronaca
Marcello Trevisan, irreprensibile scrupoloso cassiere di banca,
affittuario di un moderno monolocale, da tempo in aperta crisi matrimoniale,
vive un momento di profonda depressione, insoddisfatto del proprio tenore di
vita, delle proprie ambizioni, delle proprie scelte, delle proprie amicizie, e
non di meno di sua sorella, rea di aver contribuito al peggioramento delle sue
insicurezze, e del suo devastante pessimismo! in continua spasmodica ricerca di
libertà, di cambiamenti, di nuove esperienze di vita, e di un'apertura mentale
che gli è sempre stata ostacolata dai sensi di inferiorità, e dalla mancanza di
spregiudicatezza, Marcello guarda il mondo e le persone che lo circondano alla
stessa stregua di un fanciullo smanioso di cimentarsi con le attrazioni più
insidiose di un immenso parco giochi, cui non ha mai avuto l'opportunità di
poter accedere, ed è così che pervaso dall'adrenalina della novità,
dall'eccitazione del rischio, nonché dalla paura dell'ignoto, si ritroverà
presto soggiogato dalla sindrome dell'Erba del vicino, ovverosia dalla
sopravvalutazione di tutto quanto non gli appartenga, di ogni essere umano
diverso da sè stesso, di qualsiasi tipo di emozione possa procurargli una donna
che non sia uguale a sua moglie, il tutto accompagnato da un doloroso senso di
autocommiserazione, ed un'ammirazione spropositata verso chi nella vita ha
saputo guadagnarsi, con grande fortuna, soldi e successo a sbafo, a discapito
suo che mai ha avuto il fegato di osare, né di cambiare modo di essere pur di
raggiungere qualcosa d'importante... e sarà allora che quel senso di attrazione
verso colui che è diverso da te, che riesce in tutto più di te, e che sa essere
quello che giocoforza non sei mai stato tu, potrà improvvisamente trasformarsi
in invidia malsana, e di lì a poco in un'irrefrenabile follia omicida! In un
simile spiazzante panorama, chiunque avesse la malaugurata idea di suonare alla
porta di casa Trevisan per qualsivoglia motivo, come per la consegna di un
ordinazione dal giapponese o di un pacco postale, o per un incontro privato
fissato su di una hot chat, o peggio ancora per uno sventurato errore
domiciliare, si troverebbe invischiato in una situazione non facilmente
gestibile, con l'arduo compito poi di tentare di uscire dall'appartamento in
tempi brevi, e possibilmente nelle migliori condizioni di salute! In definitiva,
l'erba del vicino sarà pure più verde di quella del nostro bancario, ma
l'importante è che non si macchi mai di rosso sangue. E se invece, fosse proprio
il vicino di casa in carne ed ossa, a sfidare la sorte suonando alla porta
dell'appartamento di Marcello, magari solo per chiedere la cortesia di qualche
foglia di basilico?!... Cambierebbe qualcosa al finale della nostra vicenda?
Giovedi 26 Gennaio, ore 21, "Il medico dei pazzi" di Eduardo
Scarpetta
con Giovanni Allocca, Angela De Matteo, Massimo De Matteo, Peppe
Miale, regia Claudio Di Palma
produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
S.G.A.T. Tradizione e Turismo - Teatro Sannazaro
costumi Giuseppe Avallone,
scene Luigi Ferrigno
Un giovane sfaccendato e disoccupato, inopinatamente
scialacquatore al gioco, fa credere a suo zio Felice Sciosciammocca, sindaco di
Roccasecca e suo ingenuo finanziatore, di essere medico a Napoli in una clinica
per malati di mente. Al sopraggiungere inatteso dello zio il giovane si affanna
a tessergli contro un intricato raggiro. Spaccia i clienti di un albergo da lui
frequentato, come i casi clinici che è impegnato a seguire e curare. In effetti,
le caratterialità degli ospiti rendono sufficientemente credibili agli occhi
dello zio Felice le anomalie psichiche loro attribuite dal giovane e
conseguentemente il poveruomo, tutto teso ad assecondare le volontà dei ?pazzi?,
diventa artefice e vittima di una continua e crescente serie di equivoci
esilaranti. Il lieto fine è misuratamente annunciato e realizzato. La scoperta
dell?inganno, la confessione ed il perdono diventano, così, fasi di una liturgia
della pacificazione che sancisce e chiude come da tradizione ogni invenzione di
Scarpetta.
Mutuando le dinamiche delle vaudevilles francesi, Scarpetta
prefigura, nelle sue opere, esasperazioni comiche che provengono in ogni caso da
spaccati di vita possibile. La società parallela che teatralmente immagina ha,
infatti, punti di contatto con un mondo reale, quello partenopeo d?inizio
Novecento, popolato ancora da macchiettismi naturali e da rarità
fisico-comportamentali. Il suo abile gioco drammaturgico consiste
nell?inserimento surreale di queste eccentriche zoomorfie umane in contesti e
situazioni che ne accelerano il potenziale buffo e buffonesco. La sua grammatica
scenica farcisce i personaggi di un linguaggio composto da strafalcioni e
nonsense, articolando così rapporti che, nella moltiplicazione dell?assurdo,
sappiano anche testimoniare vizi e manie assolutamente verosimili. È così che,
ad esempio, il risibile complotto che il giovane rampollo ordisce ai danni
dell?ingenuo zio Sciosciammocca diventi occasione, magari non cosciente, ma non
per questo meno efficace, di una analisi dei rapporti tra il vero ed il falso,
tra la sanità mentale e la follia. ?O miedeco d? ?e pazze è, in questo senso, un
emblematico, complesso e riuscito ingranaggio teatrale in cui la comicità nasce
infondo dal contrasto continuamente opposto dagli eventi (dalla vita) ai
legittimi desideri e ai plausibili propositi dei più disparati avventori.
Impietosamente, ma con spirito divertito, Scarpetta fa inciampare le sue
creature in mille frustrazioni trasformando così agli occhi di Sciosciammocca, e
soprattutto del pubblico, le loro minute, quotidiane speranze in assolute
follie.
Scarpetta suggerisce a tutti, insomma, di riconoscere l?insania e lo
squilibrio che frequentemente informano la nostra ostentata assennatezza e nel
sonoro divertimento che sa generare nasconde note sottili e taglienti che
restano come vago e misterioso riverbero della più gioiosa risata.
Sabato 4 febbraio, ore 20.30, I due della città del sole presenta
"Miseria bella" di Peppino De Filippo
con Francesco Procopio, Enzo Casertano,
Giuseppe Cantore, Loredana Piedimonte e Geremia Longobardo, regia Roberto
D’Alessandro
Semplice e divertente è la trama della farsa del grande Peppino
De Filippo: due fratelli artisti, squattrinati tanto da patire la fame, dormono
nello stesso letto, in una casa dove vi piove dentro. Non riescono a pagare
l’affitto al proprietario della casa.
Gli capita una commessa per realizzare
una statua, e cercano di farsi dare un anticipo senza riuscirci. Poi arriva una
donna che hanno conosciuto ed alla quale hanno fatto credere di essere grandi
artisti e con la quale fingono di essere stranieri.
La farsa si chiude con
loro che si avventano, divorandoli, su dei cioccolatini lasciati dalla ragazza,
per poi scoprire che erano cioccolatini lassativi. In questo pretesto
drammaturgico entra in gioco la tradizione del teatro Napoletano, quello di fine
ottocento inizio novecento.
Un teatro che spesso si rifà alla commedia
dell’arte, con lazzi, gags e giochi comici tirati fino all’inverosimile. Ed è su
questo che si punta in questo allestimento. Far divertire, far ridere, così, sul
niente. Senza volgarità. Un teatro di evasione di cui si sente estremo bisogno
in questo periodo storico.
Il testo dà spazio a quello che viene detto,
teatro d’esecuzione, nel senso che occorre grande capacità attoriale, tempi
comici, grande senso del ritmo, affiatamento in scena. L’obbiettivo è la risata,
ridere di tutto, anche della fame. Una risata che esorcizza tutto, persino la
morte.
Sabato 25 febbraio, ore 20.30, MusicalManagement
presenta Gino Rivieccio in "Rimettetevi comodi"
terapia comico musicale di
Gino Rivieccio e Gustavo Verde, con Federica Avallone e con la Minale Big Band
musiche originali e arrangiamenti Raffaele Minale, Pino Perris, regia Enzo
Liguori
Gino Rivieccio torna in teatro con un nuovo spettacolo comico
musicale. L’artista partenopeo si presenta in una veste insolita, imbracciando
la chitarra come agli esordi nei piccoli cabaret.
Da allora ha calcato le
scene italiane passando dalla commedia alla rivista, dal varietà alla pochade.
Ma la voglia di raccontarsi e raccontare l’Italia alla sua maniera non si è mai
annacquata.
Con questo scoppiettante show Gino Rivieccio ripercorre, grazie
all’apporto di un’orchestra di 10 musicisti, la Minale Big Band, alcuni generi
musicali spaziando dalla canzone degli anni ’70, al night club, dallo swing alle
armonie sudamericane, attraversando la satira di costume senza tralasciare
alcuni celebri personaggi del suo repertorio.
A tutto ciò aggiungete le gags
più amate del suo repertorio e i monologhi più gustosi su quello che è accaduto
negli ultimi tre anni, insaporiti da napoletanità garbata, moderna e
intelligente. Il suggerimento che vi diamo è: mettetevi comodi. Anzi
spaparanzatevi in poltrona e ...Rimettetevi Comodi.
Martedi 14 Marzo, ore 21, Biagio Izzo in "Balcone a tre piazze" di
Mirko Setaro e Francesco Velonà
con Mario Porfito, Carla Ferraro, Roberto
Giordano, Adele Vitale, Ciro Pauciullo
costumi Federica Calabrese, scene
Massimo Comune, luci Luigi Raia, musiche Antonio Caruso, regia Pino L’Abbate
Napoli. Antivigilia di Natale. Un’insolita bufera ha interrotto tutti i
collegamenti col resto dell’Italia. A causa della bufera, Alfredo ha dovuto
rinunciare a un viaggio con la moglie, con cui è separato da sei mesi, un
viaggio in cui sperava di riallacciare i rapporti con lei.
Mentre è da solo
in casa, sente bussare al balcone. Un uomo infreddolito gli chiede di farlo
entrare. È Riccardo, l’amante della signora a fianco. È dovuto scappare sul
cornicione perché, a causa della tempesta, il marito è tornato a casa prima del
previsto. La signora a fianco, però, è Elis, nuova e giovane moglie venezuelana
di Michele, amico e vicino di Alfredo.
Alfredo, il giorno prima della
vigilia di Natale si ritroverà a vivere una favola al contrario. Sarà, infatti,
costretto a coprire la tresca di Elis ai danni del suo amico Michele, spacciando
Riccardo per suo cugino. Dovrà recuperare il rapporto con sua moglie. E dovrà
anche fronteggiare Ciro, un rapinatore capitato anch’egli sul suo balcone per
scappare dall’appartamento in cui si era introdotto.
La bufera inaspettata,
insomma, ha sconvolto i piani di tutti i personaggi, che si trovano a vivere una
vigilia di Natale piena di equivoci.
Giovedi 23 Marzo, ore 21, "Le cinque rose di Jennifer"
di Annibale Ruccello
con Daniele Russo, Sergio Del Prete, regia Gabriele
Russo
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini
costumi
Chiara Aversano, scene Lucia Imperato, musiche Alessio Foglia
Jennifer è un
travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli
anni'80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l'ingegnere di
Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo
alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che
in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Gabriele Russo affronta per la
prima volta un testo di Ruccello scegliendo il più simbolico, quello che nel
1980 impose il drammaturgo all?attenzione di pubblico e critica. Il regista ci
preannuncia una messinscena dall?estetica potente, fedele al testo e, dunque,
alle intenzioni dell?autore «ci atteniamo alle rigide regole e alle precise
indicazioni che ci dà Ruccello stesso racconta Russo cercando di attraversare,
analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente
perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla
mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima visione. Non è
un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti,
possibilità, suggestioni, dubbi». In scena, un inedito Daniele Russo, affiancato
da Sergio Del Prete in un allestimento che restituirà tutta la malinconia del
testo senza sacrificarne l'irresistibile umorismo.
Note di regia
Se ci
si ferma a pensare, l'unica scelta sensata è quella di non azzardarsi a toccare
un testo come Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello. È una pietra
miliare del teatro, un testo che quanto più lo si legge e approfondisce tanto
più ti penetra, ti entra nell'immaginario, si cristallizza nei pensieri e si
deposita nell?inconscio. Anche solo dopo averlo letto (caso raro poiché sappiamo
che il teatro non si legge) Jennifer smette di essere il personaggio di un testo
teatrale per farsi carne e ossa, sangue e sentimenti. Una persona viva, sempre
esistita. Qualcosa che ti appartiene, che è dentro di te, nei tuoi sentimenti,
nella tua cultura, nei tuoi suoni, nel tuo immaginario. Qualcosa di ancestrale,
di antico e moderno, che risuona tutti i giorni dentro di noi, su un
palcoscenico, nei vicoli della città o nelle pagine di un libro. Jennifer è il
diavolo e l?acqua santa. Eterna contraddizione. Paradigma dell'ambiguità
napoletana.
Questa sensazione di appartenenza è quella che soltanto i
personaggi dei grandi classici riescono a restituire, quelli che, come fantasmi,
si aggirano quotidianamente nelle segrete di tutti i teatri, anche quando in
scena si recitano testi contemporanei.
È un testo che è Napoli stessa e
dunque punto di riferimento, mito e desiderio di tutta la Napoli teatrale che ne
conosce le battute a memoria. È un testo che, come tutti i classici ma in modo
forse ancor più radicale, vediamo anche attraverso quello che è già stato, nella
voce e nei corpi di chi già lo ha interpretato, primo fra tutti Ruccello stesso.
Questi elementi, però, sono anche quelli che ci spingono a rimetterlo in scena,
ad accostarci al suo mito, al suo fantasma, con rispetto ma anche liberi da
sovrastrutture, poiché apparteniamo alla generazione che non ha vissuto Ruccello
negli anni in cui era in vita, non abbiamo vissuto il lutto della sua prematura
scomparsa: pertanto, scriviamo su di noi attraverso di lui. Per farlo, ci
atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà l?autore
stesso, cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo
replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno
di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla
propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui
scavare, per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi. Ad
esempio, Anna, il travestito che va a trovarla a casa, chi è? Una proiezione di
Jennifer? Il suo inconscio? L?assassino del quartiere? Gli omicidi stanno
accadendo realmente? Le telefonate sono vere o inventate? Quel che accade è vero
o è tutto nell?immaginario di Jennifer? Ecco perché nella nostra messinscena
Anna è presente sul palco tutto il tempo dello spettacolo, osserva Jennifer
dall?esterno, si aggira come uno spettro intorno alla casa (l'isola) su cui
Jennifer galleggia e vive la sua intimità. È il suo specchio. Queste domande,
queste sospensioni sostengono l?atmosfera fra il thriller ed il noir tanto cara
a Ruccello, che noi cercheremo di amplificare al fine di creare quella tensione
che richiede un testo fatto di telefonate e attese. Un testo che rimanda a
Pinter o a Beckett...Confesso di aver immaginato anche di metterlo in scena come
Giorni Felici, con la sola testa di Jennifer che fuoriusciva da un telo che
avrebbe rappresentato il Vesuvio. Ma poi... perché? I temi e i livelli di
lettura non sono univoci, non possono essere ingabbiati ed intellettualizzati.
Le cinque rose di Jennifer racconta di due travestiti napoletani ma racconta
anche e soprattutto la solitudine, la solitudine che è il rovescio della
medaglia della speranza che Jennifer mantiene dentro di sè fino alla fine e, dal
mio punto di vista, oggi racconta con forza anche la condizione dell?emarginato,
quella di chi si deve nascondere. Ecco perché in questa nostra messinscena
Jennifer al suo ingresso in casa non vestirà panni che dichiarano la sua
condizione femminile ma si nasconderà in abiti apparentemente maschili,
trasformandosi solo nell?intimità casalinga, in cui è libera di essere o di
provare a essere. La trasformazione è un tema centrale della nostra messinscena:
il travestire più che il travestito, il che ci lega anche alla città ed ai mille
modi in cui essa si copre e agghinda. Jennifer si traveste, come un attore, come
Napoli. Jennifer si trasforma, come un attore, come Napoli. È fragile, come un
attore, come Napoli. Prova, come un attore, non come Napoli, che non ci prova
nemmeno.
L'estetica della messinscena, sarà nel segno del Kitsch, un aspetto
che Ruccello tiene ad evidenziare fin dalle prime didascalie, che rimanda a uno
stile e a un linguaggio specifici. Per spiegarmi meglio, prendo a prestito le
parole di Kundera, secondo il quale «Nel regno del Kitsch impera la dittatura
del cuore. Il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che
nell'esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.» è un mondo di sentimenti,
dove vige la dittatura del cuore e, nel caso di Jennifer, la solitudine. Le
restano solo gli oggetti e le fantasie a cui aggrapparsi per non sprofondare nel
vuoto, nelle mancanze, nelle ansie, nelle angoscia. L'estetica del Kitsch è
finzione, così Jennifer finge con gli altri e con se stessa fino alle estreme
conseguenze, respinge dal proprio campo visivo ciò che è essenzialmente
inaccettabile. In tal senso è una vera attrice, perché finge talmente bene da
essere vera. Gabriele Russo
Stagione collaterale
22 Ottobre, "Una folle normalità" di Jury Monaco con Yuliya
Mayarchuck
28 Ottobre, "Hai un'amico all'Inps?" di Gaeano
Liguori e Rosario Verde
fuori abbonamento
18 DIcembre, ore 20.30, Sergio Vespertino in "Fiato di
madre"
musiche di Pier Paolo Petta
Sotto il grembiule di ogni madre c'è ancora una ragazza scapigliata e un po'
egoista
22 dicembre ore 20.30, Jury Monaco in "L'incanto del presepe
napoletano" scritto e diretto da Jury Monaco
con gli attori Antonio
Ferraro, Diego Cirillo, Luigi Mncione, Francesco Alberta, Marianna Moriello,
Simona Orlando, Maria Gravina
domenica 5 Febbraio, ore
11:30, Ma dove vivono i cartoni ? Vi presenta la novità assoluta del 2023: "La
famiglia MADRIGAL".
Bambini e genitori potranno ridere, divertirsi ed
emozionarsi con Mirabel, Abuela, Dolores, Isabela, Pepa, Luisa, Felix e Bru…?
Ops non si può nominare, ma ci sarà.
Ispirato al nuovo classico Disney
‘’Encanto’’, con una formazione di 12 attori cantanti e ballerini e la loro
magica Casita.
Tutti invitati in maschera. Commedia musicale della durata di
75 minuti
Biglietto euro 10
Pacchetto famiglia 2 adulti e due bambini
euro 32
Pacchetto famiglia per 5 euro 40
Biglietti disponibili sul sito
madovevivonoicartoni.it
mercoledì 8 marzo, ore 20.30,
Nannarella 5.0
Con Raffaella Ambrosino, Patrizio Rispo, Stefano Sannino. Al
pianoforte m. Carlo Berton
Nannarella 5.0 nasce da un’idea di Raffaella
Ambrosino di cui ne è interprete principale, con Patrizio Rispo, la regia di
Stefano Sannino e la musica del maestro Carlo Berton al pianoforte. Come
cantante lirica e direttrice del premio internazionale Maria Malibran, Raffaella
Ambrosino predilige il teatro del Settecento napoletano con il desiderio di
riportare in vita donne che hanno fatto la storia dello spettacolo.
Nannarella 5.0 è un viaggio celebrativo nel racconto di un’attrice che ha saputo
esaltare ogni sfumatura della napoletanità consacrata, a suo modo, all’eternità
romana e romanesca che le apparteneva. << Questo spettacolo riprende la vita
della Magnani facendo dialogare tra loro cinema, musica e teatro – dice
Ambrosino – una lode ai sentimenti del dramma e della comicità interpretati in
maniera impeccabile da una diva fuori dal tempo>>.
La messa in scena è un
percorso tra le canzoni amate dalla Magnani e la poetica postuma a lei dedicata.
<< È sempre difficile costruire uno spettacolo in memoria di un’ artista
scomparsa quando ancora si è neonati – dice il registra- ma come spesso succede,
basta vedere un solo filmato di repertorio per poi documentarsi e vedere tutto
di tali colossi del cinema e dello spettacolo. Per anni ho cercato, in ogni
anfratto del web e, prima ancora, nelle videoteche tutto quello che riguardava
la vita e le opere di Anna Magnani. In questo spettacolo ho inteso acquisire le
sue note gravi, la sua improvvisazione traducendo le prime in lirica, le seconde
in essenze jazz. Da napoletano, ovviamente, non potevo che essere attratto dal
suo amore per la mia città e per gli artisti che con lei hanno fatto la storia
dell’avanspettacolo prima, del cinema poi>>.
Venerdì 21
aprile, ore 21, Jury Monaco presenta un partyshow dal titolo “Ho solo
30 anni …di carriera”.
Allo spettacolo è prevista la partecipazione
straordinaria di Michele Caputo, Yuliya Mayarchuk e Giulio Adinolfi. A fianco
dell’attore capuano ci saranno anche Diego Cirillo, Antonio Ferraro, Luigi
Mincione, Simona Orlando e Marianna Moriello oltre agli allievi della scuola di
recitazione di Jury Monaco che ha scritto i testi dello spettacolo di cui curerà
anche la regia. La serata vedrà al pianoforte Antonio Fierro e alla chitarra
Nicola Papale.
Per informazioni e prenotazioni 3383710795.
Domenica 14, ore 18:30, Andrea Delogu in "40 e sto"
regia di Enrico
Zaccheo
40 e sto è lo show che racconta le donne alla soglia dei
quarant’anni, tra crisi, rinascita e battaglie contro i luoghi comuni. Solo due
tappe in tutta la Campania e il teatro capuano ospita la messa in scena nata da
un’idea della presentatrice radiofonica, con il testo scritto insieme a Rossella
Rizzi, Giovanna Salvatori, Alberto Caviglia e la regia di Enrico Zaccheo. << In
questo sorprendente viaggio – dice il regista - Andrea si mette a nudo
trascinandoci nella sua nuova vita, quella di una quarantenne che,
riappropriatasi della propria indipendenza, si metterà in gioco esplorando le
mode, i vizi e le ossessioni di questa strana epoca che viviamo. Sorpresa
dall’approccio e le aspettative degli uomini, dal giudizio di una società che ti
vuole madre a tutti i costi e dal seduttivo desiderio di sentirsi accettata,
Andrea capirà che quando compi 40 anni si gioca un’altra partita. Dove è in
palio la cosa più importante di tutte: la libertà di essere sé stessi>>. Dal
2018 Andrea Delogu conduce un programma su Radio2, nel 2022 ha presentato
insieme a Stefano De Martino il Tim Summer HIts. Durante l'ultimo festival di
Sanremo conduce il primo format dedicato a tutte le news e anticipazioni sulla
kermesse della canzone italiana.
Per tutte le info: Tel. +39 0823 963874
Email:
info@teatroricciardi.it
Biglietteria: dalle 17.30 alle 21.00