FaziOpenTheater 2022 - 2023 V Edizione
Capua (CE) – dal 21 ottobre 2022
Comunicato stampa
Rassegna Nazionale di Teatro - Danza - Arti Performative.
Ideazione e direzione artistica di Antonio Iavazzo. Tutti gli spettacoli si
tengono nella Sala teatro di Palazzo Fazio, via Seminario 10, Capua (CE)
Programma:
Venerdi’ 21, Sabato 22, Ore 20.30, e Domenica 23 Ottobre,
ore 19, I'Associazione “Il Colibrì” di Sant’Arpino (CE) presenta "Mut(e)azioni"
Regia Marcella Granito – Antonio Iavazzo
Interpreti: Mario Capasso - Rosalba
Ciliento – Giulio De Riso – Mario Di Fraia – Michele Di Siena – Antonio Geniale
– Valeria Giove – Licia Iovine – Gennaro Marino – Giusy Petrone – Annamaria
Renna – Sonia Serpico – Eliodoro Vagliviello – Antonio Villano – Salvatore
Zappulo – Daniela Ziello
Organizzazione generale: Gianni Arciprete
NOTE
Questo nostro lavoro, nei suoi due quadri, è il risultato della ricerca compiuta
da ogni singolo attore e da quanto ognuno di loro è riuscito ad offrire agli
altri. Si fonda essenzialmente sulla relazione, con un testo, un impulso, e sul
contatto. Tutto il resto è solo un'emanazione di questi pilastri. Il principio
fondamentale che ha guidato il progetto è sempre uno ed uno soltanto: la verità
della presenza. Soprattutto attraverso la loro prima “residenza”: i sensi e il
corpo. Mettendosi autenticamente in ascolto di quanto fatto nelle prove e di ciò
che propone, nel qui e ora, la scena. Eludendo la tentazione, sempre presente,
negli attori, di “fare e agire”. Lo spettacolo che abbiamo curato, invece, è
sostanzialmente “vuoto”. Queste nostre indicazioni hanno necessariamente
richiesto, da parte del gruppo, una sottilissima ed alchemica attenzione e
sensibilità, dove la responsabilità delle azioni è di volta in volta individuale
e collettiva, e non è mai scontata o acquisita per sempre. Il percorso di
conoscenza di se stessi non avviene in un altro momento dalla relazione. L’atto
creativo, in tal modo, diventa un flusso, una continua ricerca. Di dove siamo
noi, cosa avvertiamo, come e con chi ci relazioniamo. E, in più, cosa avviene
sulla scena? Come rispondo alle variabili che inevitabilmente accadranno? Il
segreto, come sopra descritto, è l’ascolto, lo “sguardo panoramico”, esteriore e
soprattutto interiore, e la capacità di cogliere il valore imprescindibile
dell’essenza che, per quanto invisibile agli occhi, contempla tuttavia, forse
proprio per questo, un durissimo training personale, motivazioni forgiate col
fuoco della determinazione e una intensa profondità di spirito.
A. Iavazzo –
M. Granito
13 Novembre, ore 19, Associazione “Musicien” –
Associazione “Resistenza Teatro” di Napoli in "Juorne"
Testo e Regia, Diego
Sommaripa, Interprete Chiara Vitiello, Costumi Dora Occupato, Musiche Originali
Gianluigi Capasso, Disegno Luci Tommaso Vitiello
NOTE
La vicenda in un
flusso di parole porta l’attenzione su una donna, una madre, sola a battagliare
in una guerra giornaliera con un peso specifico: crescere un bambino disabile. A
questa guerra sarà contrapposta la Pace ovvero l’amore per il figlio, un amore
smisurato, che però porterà conseguenze irreparabili. Juorne è una storia di
rapporti, che si creano, si formano, si rompono, si contorcono, si sgretolano.
Vivremo gli anni d’amore e d’odio di questi Rapporti Madre/Figlio, Madre/Padre,
Madre/Istituzioni.
Domenica 20 Novembre, ore 19.00, Arb
Dance Company” di Capua (CE) (Ideazione e Regia) in “Precariato”
Ideazione e
allestimento: Roberta De Rosa
Interpreti: Roberta De Rosa, Sibilla Maria
Celesia, Luigi D’Aiello, Giulia Miraglia, Nicola Picardi, Giada Tibaldi
NOTE
“Corpi in bilico, in lotta per un baricentro. Personaggi che corrispondono ai
caratteri im-possibili della precarietà: la reazione all’ostacolo, l’ingegno ola
furbizia della soluzione, l’elastica adattabilità del contorsionista, la
prontezza felina del trapezista e l’ineffabile misura del funambolo. Nelle
infinite possibilità del moto, ci si ritrova ad “essere come armonia di parti
senza certezza, di volta in volta dentro un diverso respiro” Stefano Mazzotta.
L’idea dello spettacolo nasce nel 2012 sotto forma di studio coreografico che ha
avuto l’incipit al completamento, oggi 2022. Ci troviamo in un periodo storico
in cui la parola PRECARIO, racchiude infiniti schemi fisici e mentali, legati
alla sensazione del BILICO e dell’INCERTEZZA tangibile del futuro. Si vive passo
dopo passo, ora dopo ora, senza sapere cosa può accadere nel minuto esatto in
cui l’asse del quotidiano si sposta sullo straordinario e tutto diventa nullo,
come il tempo, il lavoro, le relazioni, la speranza. Il lavoro coreografico
diventerà l’epilogo di un mondo che è cambiato e che dal suo concetto
primordiale, affonda le radici in un presente PRECARIO e capovolto.
Domenica 11 Dicembre, ore 18 e 19:30, Compagnie “Teatro nel Baule” di Napoli
– “Teatro in Fabula” di Napoli, Coproduzione: Dante Society London in “White
Sound | Suono Bianco”
Testo e Regia Melissa Di Genova e Simona Di Maio.
Interpreti Melissa Di Genova e Simona Di Maio
Musiche originali Santy
Masciaro’. Disegno luci Lorenzo Montanini. Elementi scenici e costumi Maria
Isabel Albertini. Assistente alla regia Louis Bernard. Raccolta testimonianze
Roberta Niero. Voce registrata Carmela Perillo. Realizzazione Video Uncoso
Factory
NOTE
White Sound è il racconto della vita di una donna
straordinaria: Lucia De Rosa, detta Rusell ‘e magg’. Lucia non ha più un’età
attraverso cui definirsi, i suoi oggetti non le appartengono più, non ha volti
da riconoscere, neanche il suo. Cerca qualcosa di importante a cui non sa dare
nome. Ad aiutare Lucia nella ricerca del qualcosa smarrito, c’è una bambina che
irrompe sulla scena, invadendo la sua casa. E’ l’arrivo della bambina a
stimolare la memoria di Lucia, ad aprire le porte che danno accesso al ricordo.
Gli oggetti da cui è circondata, i suoni, i sapori, gli odori sono le tracce del
suo passato. E’ da qui che inizia il viaggio, attraversare ancora una volta la
vita fino ad arrivare all’età felice, l’infanzia. L’ inizio di tutto. Ad
accompagnare il viaggio-racconto, due bizzarri scienziati che introducono e
argomentano ciò che accade al cervello nel momento in cui una malattia
neuro-degenerativa o il tempo ne compromettono le funzionalità. La creazione del
ricordo è, invece, affidata alle voci, ai suoni e alle musiche di cui lo
spettatore fa esperienza immersiva, grazie al binaural microphone, microfono in
grado di riprodurre la tridimensionalità del suono come percepita dall’orecchio
umano
L'originalità consiste anche nel fatto che gli spettatori, all'ingresso, saranno
contingentati ed ognuno riceverà in dotazione una cuffia con la quale seguirà lo
spettacolo. Una cuffia capace di riprodurre il suono e la voce delle due
bravissime attrici in qualità tridimensionale. Data l'eccezionalita' dell'evento
e per il fatto che potrà entrare solo un determinato numero di spettatori, ci
saranno due rappresentazioni consecutive: una alle ore 18.00 ed un'altra alla
ore 19.30.
Domenica 18 Dicembre, ore 19.00, Francesco Rivieccio –
Artista Indipendente in “Non dovevo essere io”
Testo e Regia Francesco
Rivieccio. Interprete Francesco Rivieccio
Un angelo custode, dalla lunga
carriera di quarant’anni, si ritrova a proteggere un giovane attore di teatro,
scoprendo cose che in vita non avrebbe nemmeno immaginato. "Non dovevo essere
io" è un vero e proprio stile di vita che accomuna i due protagonisti di questa
storia. Il primo è un attore di teatro che si affanna tra rinunce, prove e
spettacoli e che resta sveglio la notte per modificare i testi che mette in
scena; l'altro è il suo angelo custode che si affanna a stargli dietro, cercando
in tutti i modi di proteggerlo da una vita che sembra facile e spensierata,
quella di un’artista, ma che in realtà risulta essere non tanto semplice da
gestire. Così questo angelo, che ha le stesse sembianze dell'uomo che protegge,
ci racconterà le tante peripezie, le mille difficoltà di un giovane attore che
prova a farsi strada, alternandosi proprio al suo assistito che si esibisce nel
suo spettacolo. Emergeranno, tra i ricordi e i pensieri dell'angelo e tra le
interpretazioni dell'attore, molti punti in comune: sensazioni e suggestioni che
mette in scena l'artista gli vengono suggerite, in maniera inconscia, dal suo
angelo custode, il quale contemporaneamente si rispecchia negli atteggiamenti e
nel modo di essere nel suo protetto.
Domenica 8 Gennaio, ore
19.00, Associazione “Gli In-Stabili” di Casalnuovo (NA) in “Le tre s e la
piramide”
Interpreti: Lucia Barra, Caterina Meles, Daniela , Maria
Cuccurullo, Giuseppina Perrotta
Scene Scenotecnica 2000. Costumi Astro,
Sartoria di Pietro Rocco. Assistente audio, luci Raffaele Silvestro. Direzione
artistica Gerardo Amorino. Foto di scena Fabiana Esposito
NOTE
E’ uno
spettacolo brillante, al femminile che con ironia, a tratti provocatoria,
trascina il pubblico nella quotidianità di tre amiche in un ambiente giovane e
moderno dai colori vivaci. La trama verte su una storia d’amore “surreale” (per
usare un eufemismo) vissuta da Susanna, ma in corso d’opera emergono vari temi
che si intrecciano e sovrappongono. La storia si sviluppa in una quotidianità
che, per quanto scontata possa apparire, lancia messaggi chiari e importanti.
Attraverso luoghi comuni e situazioni divertenti si evince il pensiero e la
visione femminile sull’universo maschile. Il lavoro tocca con allegria e
leggerezza temi rilevanti e attuali come il ruolo e la figura della donna, che
resta ancora oggi, per alcuni, legata a stereotipi atavici, lasciando allo
stesso modo interessanti spunti di riflessione sul rapporto uomo-donna. Il tutto
raccontato da tre donne che riescono a saltare da un argomento ad un altro con
una disinvoltura invidiabile, con battute assolutamente comiche, fulminanti, ma
che lasciano in bocca un retrogusto amaro, perché i dialoghi che sembrano
lineari, in realtà fanno percepire altro e soprattutto che si voglia colpire
proprio qualcuno seduto tra il pubblico. La sintesi di tutto la si può trovare
in una battuta che spesso le tre donne pronunciano: “Ogni riferimento a fatti e
persone è puramente casuale!”.
Domenica 15 Gennaio, ore
19.00, Associazione “Attitude” di Napoli in “Lovesong / d’intimita’ e
refrattarieta’”
Ideazione, Coreografia, Regia Nicoletta Severino. Interpreti
(Lovesong) Gugliemo Schettino, Nicoletta Severino
Interpreti (D’Intimità e
Refrattarietà): Emanuela , Nicoletta , Valeria Esposito
NOTE (Lovesong)
La
pièce intende farsi esperienza di trascendimento, possibilità di dare visibilità
all’invisibile, di uscire fuori di sé e dirigersi verso l’altro, nel tentativo
di rispondere ad una necessità tipicamente umana: indagare se stessi ed il
proprio essere nel mondo, la propria urgenza di esistere, di comprendere la
propria corporeità e di recuperare il senso della propria umanità che sembra
trovare risposta solo nello sguardo dell’altro, nel riconoscimento. L’altro in
scena e l’altro spettatore sono entrambi protagonisti perché accomunati dalla
medesima struttura fisica ed emotiva e dal medesimo destino.
NOTE (D’Intimità
e Frammentarietà)
Una canzone d’amore all’amore, al bisogno emotivo, di
relazione, di condivisione che ciascuno di noi ha, ma anche un’amara
consapevolezza dellacomplessità dei rapporti umani e della mortalità dei
sentimenti, della solitudine esistenziale e profonda che ci portiamo dentro. Una
canzone fatta di delicatezza e violenza, di senso d’incomunicabilità, di
desiderio e di affanno, di slancio, ma anche di conflitto e vulnerabilità
Domenica 22 Gennaio, ore 19.00, Associazione Culturale
“TeatrArteAllaRibalta” di Mercato San Severino (SA) in “Farsescamente” Di
Antonio Vitale da Antonio Petito
Drammaturgia e Regia Antonio Vitale.
Interpreti Antonio Coppola, Federica Coppola, Antonio Vitale. Direttrice di
scena Natalia Fusco. Costumi TeatrArteAllaRibalta
NOTE
Le farse di Antonio
Petito, se analizzate bene, hanno dei contenuti che vanno ben oltre il
significato specifico proprio del genere teatrale della “farsa”. Da anni ho
cercato, leggendole assiduamente, questi contenuti ed effettivamente emergono in
una maniera disarmante. Dietro la risata grassa, dovuta all’equivoco o ad una
caratterizzazione di qualche personaggio si nasconde, inconsapevolmente, un
mondo di sentimenti molto profondi e veri, da quello amoroso a quello della
gelosia fino ad arrivare addirittura ad una certa compassione per alcuni
personaggi anziani che, a causa di una menomazione fisica, da un lato sono
oggetto di lazzi ma dall’altro di una profonda riflessione sulla determinata
situazione che vivono. Ciò che mi ha spinto a riscrivere tre farse di Petito è
stata la mia continua ricerca di voler creare un ponte tra la tradizione e la
contemporaneità, evidenziando attraverso un prologo ed un epilogo completamente
inediti la situazione del mestiere dell’attore oggi. Inoltre per quanto riguarda
il testo ho voluto abolire del tutto Pulcinella, dando lo spazio che si merita
ad un altro personaggio creato da Antonio Petito ovvero Pascariello Carota,
antesignano del Felice Sciosciammocca di Eduardo Scarpetta. Da questa mia
“spasmodica” ricerca è partita la mia idea di messa in scena che vuole essere
snella con pochi elementi, da cui dovrà emergere forte e potente la parola
detta. Una parola che dal testo si distacca per vivere pienamente in scena. Una
recitazione naturalistica che evidenzierà un’interpretazione vera. Volutamente
non ho inserito delle musiche ma soltanto dei suoni, che in scena verranno
riprodotti dal vivo da una tammorra
sabato 4, ore 20,
domenica 5 febbraio, ore 19, Associazione “Il Colibrì” di
Sant’Arpino (CE) presenta "Sconosciuti"
Regia Luigi De Sanctis. Interpreti:
Rosalba Ciliento, Angela Setaro, Chiara Russo, Luigi De Sanctis, Vincenzo Di
Marco, Antonio Geniale, Mario Di Fraia
Tecnico Audio - Luci Antonio Ferraro
NOTE
Un tempo, le relazioni, familiari, affettive, sentimentali, erano
esperienze e vissuti ristretti a determinate cerchie e ben definite, seppur mai
è mancata l’ipocrisia di tanti rapporti. Oggi, nel XXI secolo, le storie, anche
le più intime e segrete, vengono delegate, sempre più spesso, ai social e ai
network informatici. Che la famiglia del Mulino Bianco sia solo una fantasia tra
le più ingannevoli, della storia recente, non è più un mistero per nessuno, ma
che si possa vivere e coltivare vizi e virtù all’insaputa della propria metà,
continuando a vivere in superficie come su nulla fosse, sembra un modus vivendi
quasi scontato e acquisito. La commedia, pur nella sua apparente leggerezza e
comicità, svela, in maniera inequivocabile e a volte tragica, maschere e
ipocrisie che con-vivono in ognuno di noi.
12 Febbraio, ore 19,
Associazione “Il Colibrì” di Sant’Arpino (CE) in “Sconosciuti - Io che qui sto
morendo e tu che mangi il gelato” Liberamente ispirato al film “Perfetti
Sconosciuti”
Adattamento e Regia Luigi De Santis
Interpreti: Angela
Setaro, Rosalba Ciliento, Chiara Russo, Luigi De Sanctis, Vincenzo Di Marco,
Antonio Geniale, Mario Di Fraia
Partecipazione amichevole: Pino L’Abbate,
Pierpaolo Esposito, Fabiana Vinciguerra, Giuseppe Greco, Gianni Arciprete,
Giulietta Setaro, Bartolomeo Setaro
Digital painter Emanuela Pagano - Audio -
Luci Antonio Ferraro
NOTE
Mariti e mogli. Compagni di una vita, allietata
e responsabilizzata dalla nascita di figli, o appena uniti in matrimonio, dopo
mille incertezze, confluite poi nella decisione di legarsi “per sempre”, vivendo
poi felici e contenti...Che la famiglia del Mulino Bianco sia solo una fantasia
tra le più ingannevoli, della storia recente, non è più un mistero per nessuno,
ma che si possa vivere e coltivare vizi e virtù all’insaputa della propria metà,
continuando a vivere in superficie come se nulla fosse, sembra irragionevole a
più. E di fatto lo è. Ma basta una scatoletta nera, alias smartphone, a
rivelare, la nostra vera natura, attraverso messaggi, messaggini e telefonate
che ci tormentano e deliziano ad ogni ora del giorno e della notte. Questo e
tanto altro è SCONOSCIUTI, che tiene col fiato sospeso gli spettatori fino alla
fine.
Domenica 26 Febbraio, ore 19, Associazione “ComicArt”
di Frattaminore (NA) in “Lo Scaldaletto”
Riadattamento a cura di Angelo
Perotta. Regia Angelo Perotta
Interpreti: Angelo Perotta, Francesco
Rivieccio, Melania Pellino, Laura Orabona, Francesco Barra
NOTE
La
commedia ruota tutta attorno al personaggio di Felice Sciosciammocca, una delle
maschere più frequenti nelle opere di Scarpetta e che racchiude in sé i
caratteri fondamentali della commedia napoletana – e di sua moglie Amalia. I due
coniugi litigano continuamente a causa dei tanti quotidiani fraintendimenti, a
cominciare dall’invadente “scarfalietto” che tormenta le notti trascorse nel
talamo nuziale. Cinque attori, due atti, due camerieri, due coniugi e il
“famoso” Papocchia. Questi sono gli attori in scena nel riadattamento.
Stravolgendo il finale, facendo ricadere tutta la storia dello “Scaldaletto” e
dei continui litigi dei due coniugi, in un famigerato senso di colpa del
cameriere, il quale si trova ad affrontare l’“incubo” di una causa non ancora
avvenuta, per colpa di un malore che colpisce il povero Felice.
Domenica 12 Marzo, ore 19.00, Compagnia “DoveComeQuando” di Roma in
“Cascando”,
Drammaturgia e Regia Pietro Dattola. Interprete Flavia Germana
De Lipsis
NOTE
Le cose finiscono. Anche noi. Eppure nessuno sembra
accorgersene. Pochissimi ne parlano. “Tanto tocca a tutti, che ci possiamo
fare?”, e poi basta, punto, fine, la chiudono lì, non ne parlano più, come se
non li riguardasse. Forse si tengono a distanza di sicurezza: se si guarda
troppo a lungo l’abisso, l’abisso ti guarda dentro. Anna, per esempio, ci casca
spesso, nell’abisso. Ci casca tanto. Di più. Sempre. Soprattutto la notte. E
sono cadute affollate, stupefacenti, imprevedibili, movimentate, scomposte,
grottesche: un caleidoscopio di ragionamenti, situazioni, sogni capovolti, un
vociare che devia, procrastina, contrasta, asseconda, scherza, un cuore pensante
ed un pensiero accorato: se non è possibile evitare la caduta, bisogna almeno
provare a restare in equilibrio durante. Se la fine sfinisce, bisogna
disinnescare la paura della fine! La fine è una stella caduta, un respiro
mozzato, una nota che ha smesso di vibrare, un grissino e hai ancora fame. La
fine è un fatto, è un rimpianto, un rimorso, un rimosso. La fine è di tutto, è
di tutti, è sempre, è comunque. E allora cosa c’è di speciale, nella fine?
Niente. Davvero. Niente. Soltanto noi.
Domenica 19 Marzo,
ore 19.00, Associazione “Campania Danza” di Salerno in The L(O)Ast Jew
Coreografie Simone Liguori. Drammaturgia Eirene Campagna
Interpreti Simone
Centanni – Francesca D’arienzo – Simone Liguori - Olimpia Milione – Melania
Nicastro
Direzione artistica Antonella Iannone
NOTE
Io sono l’ultimo
ebreo è il sottotitolo del libro di Chil Rajchman, uno dei 57 ebrei del
Sonderkommando sopravvissuto alla fuga dal lager di Treblinka. Rajchman scrive
il libro subito dopo la fine della guerra, nel 1945, ma il testo è rimasto
inedito fino al 2009. La parola L(o)ast posta all’interno del titolo dello
spettacolo di teatro danza, non ha apparentemente alcun significato, ma è il
risultato dell’accostamento della parola Last, che significa ultimo (per
riprendere la testimonianza di Raichman), e la parola Lost che significa
letteralmente perso, smarrito, disperso, e si riferisce sia alla condizione
psicologica degli ebrei che hanno vissuto l’esperienza dell’Olocausto, sia al
progetto nazifascista di dispersione e annientamento della religione e della
cultura ebraica. The L(o)ast Jew, nasce da un approfondito lavoro di ricerca e
si traduce in coreografia: una modalità, questa, diversa e inedita per ritornare
a riflettere sulla storia del Sonderkommando, la squadra speciale di detenuti,
per lo più ebrei, destinati a compiere il loro lavoro nei crematori e nelle
camere a gas nei campi di sterminio. La loro storia rappresenta l’inferno in
terra, la loro parola sembra essere la testimonianza più vera, la versione più
integrale della verità. Si tratta di un racconto corporeo immateriale, in cui la
parola “io” scompare nell’incessante flusso di movimenti, è un resoconto di
testimonianze difficili, in cui l’acume e la crudezza delle parole scritte da
alcuni membri dei Sonderkommando prendono le sembianze delle descrizioni fornite
dagli ebrei scomparsi, annientati, annullati, tanto da considerarsi ultimi,
persi, dimenticati. Oltre ai cinque danzatori protagonisti del racconto, saranno
presenti in scena cumuli di foglie secche, cadute e raccolte che richiamano
l’opera intitolata Shalechet (Foglie cadute) dell’artista israeliano Menashe
Kadishman, realizzata nel 1997 in uno dei Memory Void del museo ebraico di
Berlino, un ambiente lungo, stretto e poco illuminato. Ripercorrere le
controverse vicende delle squadre speciali è un compito arduo, “ridare” corpo,
voce e identità a quelle particolari vittime del nazismo è un atto doloroso, ma
necessario. Caino uccise Abele, è vero, ma l’ebreo del Sonderkommando che uccide
un altro ebreo, è anch’egli una vittima inerme del nazismo. Il comportamento di
questi uomini non può essere valutato in base a nessuno dei criteri morali
validi per la società civile, su di loro, “i corvi neri del crematorio”, Primo
Levi scriverà che il giudizio è sospeso. Eppure per loro, per la loro
testimonianza bisogna ancora spendersi, non solo perché non accada più, ma anche
perché “nel cuore dell’Europa civilizzata un profondo abisso si era aperto” e
loro, gli ebrei del Sonderkommando vi si trovavano sospesi, attanagliati tra la
voglia di morire e il desiderio di vivere, almeno per poter raccontare al mondo
quel “crimine orrendo” di cui sono stati, in un modo controverso, vittime fino
alla fine.
Domenica 26 Marzo, ore 19.00, TAN – Teatro Area
Nord di Napoli presenta "Usciti Pazzi"
Regia Niko Mucci. Interpreti Antonio
D’avino – Laura Pagliara – Valeria Impiagliazzo. Costumi Federica Pirone. Scene
Melissa de Vincenzo
NOTE
Gli aspetti farseschi e a un tempo drammatici del
quotidiano, in un contesto familiare, popolare e alquanto problematico a livello
psicologico, sono al centro di questo lavoro che si propone di illuminare ed
approfondire gli aspetti comici, dandoci la possibilità di scherzare e sorridere
degli atteggiamenti e degli stati mentali che ogni spettatore riconoscerà in
qualcuno già incontrato, e forse specularmente in se stesso. La chiave
interpretativa è quella del paradosso verbale ed emozionale, quasi surreale
l’ambientazione dei fatti, mentre la lunga attesa del soccorso medico è la
versione lazzara delle lunghe e dense attese dei testi sacri del teatro
contemporaneo (Pinter-Beckett). Ma l’arrivo della presunta salvazione salvifica,
il soccorso sanitario, pone i protagonisti di fronte a una scelta che gli fa
riconsiderare il senso della propria alienazione mentale, sino a trovarlo più
rassicurante del mondo esterno. Nel loro guscio terremotato e caotico essi
troveranno la loro dimensione rassicurante ed in grado di fargli superare la
criticità della loro condizione di esauriti dalla Normalità.
Domenica
16 Aprile, ore 19.00, Associazione “Il Colibrì” di Sant’Arpino (CE) in
"Le sedie"
Liberamente ispirato all’omonimo testo di Ionesco
Adattamento
e Regia Gianni Arciprete, Antonio Iavazzo. Interpreti Gianni Arciprete, Licia
Iovine. Audio e Luci Antonio Ferraro
NOTE
Una coppia. Sono sposati da una
vita ed entrambi vecchissimi. La delirante conferenza che organizzano diventa
l’agape finale, l’occasione per fare i conti sulla loro vita, sulla follia, le
paure, i desideri, i rimpianti. Regalandoci, forse, il loro atto più bello e
sublime. E’ quasi un’operazione di svuotamento, di ripulitura di sentimenti.
Demoliscono ogni riferimento al quotidiano e alla vita romanzata, eppure, in
ogni passaggio virtuale lasciano tracce e riferimenti a noi familiari: vicine di
casa, colleghi, amici vittimisti. Il lessico perde connessioni e sensi
trasfigurando in una farsa tragica, in un vuoto assordante, in cui l’assenza che
pesa di più è l’umanità. “Le sedie restano vuote semplicemente perché non c’è
nessuno...Il mondo non esiste per davvero”. Nella nostra personale rivisitazione
abbiamo cercato di rendere e sottolineare ancora di più, a nostro modo,
l’aspetto veramente grottesco e comico delle relazioni.
Domenica 23
Aprile, ore 19.00, “Diversamente Uguali ovvero I Dentici” di Fausto
Bellone dal soggetto di Adriano Bennicelli.
Sezione “Teatri d’inclusione”
con un cartellone integrativo dedicato e curato da Angelo Perotta.
Mario e
Mario sono due gemelli eterozigoti, interpretati rispettivamente dagli attori
Domenico Bottone e Michele Sorrentino.
La tradizione di dare al nipote il
nome del nonno ha colpito anche la loro famiglia. Sfortunatamente si chiamavano
Mario sia il nonno materno che quello paterno. Avete presente quando nessuno dei
genitori vuole cedere?
Fortunatamente, a districare il caso ci pensa uno dei
due Mario che, ben presto, capisce che la sua vera natura è quella di farsi
chiamare Mary e giocare con le bambole.
Inevitabilmente la loro storia li
vede, fin da bambini, avvicinarsi ed allontanarsi a seconda di quanto prevalga
l’affetto o le difficoltà legate alla loro diversità.
La diversità, il
ricordo, l’omologazione. Il “diverso” ed il “differente”, i “costumi” ed il
“dover essere”. L’analisi di ciò che lega e divide, nell’andirivieni del tempo
che è stato e che verrà.
L’opera è prodotta e distribuita dalla compagnia
teatrale “Non Solo Sipario” di Fausto Bellone, punto di riferimento decennale
sul territorio con opere e proposte artistiche estremamente diversificate tra
loro.
Domenica 14 Maggio, ore
19.00, Associazione “LLUM” di Brescia “Piccolo Teatro Libero” di Brescia in
“Evelyn” Tratto dal racconto “La linfa di Evelyn” di G. Gamba
Regia Giacomo
Gamba. Interprete Elena Guitti. Partecipazione in video Fabio Bonora, Gaia
Scopo. Video riprese Matteo Colli. Scene e luci Giacomo Gamba
NOTE
Evelyn,
la protagonista, si trova a vivere in una situazione estrema, rinchiusa dentro
uno spazio angusto, manipolata e bombardata da una costante presenza di messaggi
e informazioni che le giungono attraverso uno schermo che ormai fa parte
integrante della sua casa e della sua vita. La sua realtà è sicuramente lesa e
indirizzata verso un’illusione vitale. Evelyn non può essere se stessa, è sola e
indotta. La presenza costante d’immagini veicolate e innaturali la sottopone a
un pesante condizionamento che la trasforma in altro da sé inducendola a credere
appunto in ciò che non è reale. Una trasformazione che è fisica e mentale, che
la inibisce e la stordisce fino a renderla a tratti comica, buffa, tragica. Un
viaggio drammatico lungo una giornata quotidiana, scandita da finti riti, che
mostra la fragilità umana di fronte ai modelli imposti, ma che anche ci
accompagna verso la riscoperta della Natura (quella umana più profonda), qui
rappresentata simbolicamente dall’albero, che prende le distanze dal nostro
assurdo e nocivo modo di vivere, che non si adegua alla distorsione della
realtà. L’albero osserva, rimane se stesso, al fine accoglie l’essere umano
ormai in fuga disperata dalla gabbia che si è costruito, per riportarlo alla
realtà naturale del suo essere al mondo.
Domenica 21 Maggio,
ore 19.00, Associazione “ComicArt” di Frattaminore (NA) in “Napoli... e son
felice” di Angelo Perotta
Regia Angelo Perotta. Interpreti: Angelo Perotta e
Mario Coppeta
NOTE
Questo spettacolo vuole essere un omaggio ai grandi
autori partenopei. Un varietà moderno, tra teatro e cabaret, tra spettacolo e
avanspettacolo, uno spettacolo che porterà sorriso e spensieratezza nello
spettatore. Partendo con un omaggio al mai dimenticato De Crescenzo, che nel suo
“Così parlò bellavista” spiega la differenza tra i milanesi e i napoletani, si
abbandoneranno i vari luoghi comuni, per poi passare ad alcuni riadattamenti e
rielaborazioni del regista Angelo Perotta. Tra sketch comici, personaggi vari si
darà vita ad uno spettacolo “indefinibile e originale”, un filo conduttore tra
il tradizionale e l’innovativo, dove tra risate e buona musica, non mancheranno
momenti di riflessione. Una risata allunga la vita e noi proviamo a rendervi
molto longevi.
Domenica 28 Maggio,
- ore 19,
Associazione “AKERUSIA DANZA” di Napoli con il sostegno della Regione Campania
in "Forse si’ forse no"
Di e con Sabrina D’Aguanno – Sonia Di Gennaro
Elaborazioni musicali Giosi Cincotti
Direzione artistica Elena D’Aguanno
NOTE
Molti anni fa nelle campagne cinesi un uomo e suo figlio vivevano in un
piccolo villaggio, lavorando duramente la terra grazie all’aiuto di un cavallo.
Un giorno il cavallo scappò e gli abitanti del villaggio gli dissero: “Il
cavallo ti era utile per poter lavorare. Che sfortuna hai avuto!”. E il
contadino rispose: “Forse sì, forse no. Vedremo”. La settimana dopo il cavallo
ritornò con altri due cavalli selvatici e il contadino si ritrovò quindi ad
avere tre cavalli. Gli abitanti del villaggio questa volta gli dissero: “Avevi
un solo cavallo e ora ne hai tre. Che fortuna hai avuto!”. Anche questa volta il
contadino rispose: “Forse sì, forse no. Vedremo”. Qualche giorno dopo il figlio
stava pulendo la stalla, quando uno dei cavalli si agitò e lo colpì con forza,
facendolo cadere. Il ragazzo si fece male ad una gamba. Gli abitanti del
villaggio questa volta dissero: “Tuo figlio è l’unico che ti può aiutare nel tuo
lavoro. Che sfortuna hai avuto!” Ancora una volta, il contadino rispose: “Forse
sì, forse no. Vedremo”. Qualche settimana più tardi alcuni soldati dell’esercito
arrivarono nel villaggio e iniziarono a reclutare giovani uomini da portare a
combattere in guerra: quando passarono dalla casa del contadino videro suo
figlio con la gamba rotta e decisero di passare oltre.
- ore 20, Compagnia
“Excursus/Pindoc” di Roma con il contributo di MIBAC e Regione Siciliana in
“Elegia…about men” (da QUADRI 2023)
Coreografia Ricky Bonavita. Interpreti
Ricky Bonavita – Emilio Perazzini. Musiche originali Francesco Ziello
Musiche
di repertorio Debussy - Chopin
- “Urban Dance” (da QUADRI 2023)
Coreografia Ricky Bonavita. Interpreti Claudia Pompili – Andrea Di Matteo.
Musiche Ake Parmerud
NOTE
Una serata con nuovi allestimenti di due
coreografie appartenenti al repertorio più recente della compagnia. Tornano le
tematiche emozionali e il lavoro sempre caro a Bonavita sulla caratterizzazione
dei personaggi, nonché sulle relazioni che fra di essi intercorrono in scena, ma
con anche nuovi punti di vista, nuove possibilità creative e compositive, per
azioni non narrative, sempre considerando però un forte tessuto drammaturgico e
al tempo stesso una regia che possa diversamente concepire le azioni a seconda
della composizione del programma.
11 giugno, ore 19,
KALISFERA – “Il senso degli eventi” di Amaroni (CZ) presenta "Tamburo e' voce -
Battiti di un Cantastorie" di e con Nando Brusco
Un cantastorie originale.
Diverso da tutti gli altri. Un suonatore di tamburo a cui piace raccontare
storie. Un musicista da anni impegnato nel campo della musica popolare, con un
percorso di studio sul tamburo rivolto alla ricerca della sua capacità
evocativa, del suo suono, della sua " voce ". Un artista a cui piace affiancare
a tutto ciò l'aspetto culturale, narrativo, letterario presente nella cultura
popolare, da lui studiata ed approfondita, ma presente soprattutto nella memoria
orale di cui lui è portatore. Una performance davvero speciale. Si tratta di un
viaggio emozionale, che ci conduce in mondi lontani ed epici che fanno risuonare
l’anima e lo spirito.
SINOSSI
Con lo spettacolo TAMBURO è VOCE…Battiti di
un Cantastorie, Nando Busco compie un viaggio nella cultura popolare e nella
memoria orale della sua terra. I ricordi di storie lontane; le leggende; i fatti
realmente accaduti, rivivono nel cerchio magico del tamburo: lo strumento che è
ventre materno, forza generante, voce narrante dell’umanità. Lo spettatore si
troverà coinvolto in un viaggio emozionante. Fra mito e realtà. Fra Voce e
Tamburo.
NOTE DI REGIA
L’idea di fondo è quella di far incontrare la voce
del narratore con le potenzialità sonore del tamburo. Il cantastorie inoltre,
scevro dei classici cartelloni (con i suoi disegni), si ritrova ad evocare gli
scenari cantati attraverso i suoni del tamburo; il quale diventa risacca,
diventa zappa, uccello in volo. L’uso del dialetto (anticipato da
un’introduzione in lingua italiana) esalta il ritmo e la musicalità del canto o
del racconto.
Info - Prenotazioni
Antonio Iavazzo, 3389924524 -
info@antonioiavazzo.it
Gianni Arciprete, 3343638451 -
gianniarciprete@libero.it