Teatro Garibaldi: stagione 2021-22
S. Maria C. V. (CE) – dal 17 Novembre 2021
Comunicato stampa
La stagione teatrale 2021-2022 è sempre sotto l'egida del
Teatro Pubblico Campano e, nei giorni feriali, gli spettacoli iniziano alle ore
21.
17 novembre, “Figlie di Eva” con Maria Grazia Cucinotta,
Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi.
di Michela Andreozzi & Vincenzo
Alfieri con Grazia Giardiello
con Massimiliano Vado nel ruolo di Luca Bicozzi
scene Mauro Paradiso, costumi Laura Di Marco, regia Massimiliano Vado
Figlie
di E.V.A. è la storia di un uomo potente, che frega tre donne, che trovano il
modo di vendicarsi. Figlie di E.V.A. è la storia di un ragazzo che incontra tre
fate madrine che lo aiutano a realizzare i suoi sogni.
Figlie di E.V.A. è la
storia di tre donne completamente diverse, che diventano amiche nonostante
tutto. Cioè a dire che Figlie di E.V.A. è tre storie in una, come sono tre i
nomi delle protagoniste: Elvira, Vicky e Antonia.
Elvira. Dietro a ogni
grande uomo c’è una grande donna: la segretaria. lei è la Cadillac delle
segretarie! Elvira sa, Elvira vede, Elvira risolve. A lei, il Cardinale
Richelieu, le fa un baffo. Vicky. Moglie tradita, è una “povera donna di lusso”,
sposata per il suo patrimonio. Un po' ingenua, un po' scaltra, un po' colomba,
un po' volpe. Anzi lince, nel senso della pelliccia.
Antonia. Prof di latino,
emigrata, precaria, ma bellissima. E con una scomoda sindrome di La Tourette,
po*ca tr**a! Comunque romantica, in attesa del primo amore e di una cattedra.
Cosa le lega? Nicola Papaleo. Sindaco disonesto che le inguaia tutte e tre per
diversi motivi: manda Elvira nelle peste legali per falso in bilancio; abbandona
Vicky in diretta tv per una giovincella; incastra Antonia che viene beccata a
passare gli scritti di maturità a quella capra di suo figlio e pertanto radiata
dal provveditorato.
Le tre, che mal si sopportano, unite da un sano
sentimento di vendetta, si coalizzano: lo vogliono morto. Anzi, meglio: lo
vogliono trombato, come si dice dei politici che perdono le elezioni.
Perché
un politico trombato è più morto di un morto. Scopo del gioco? Far sì che
l’odiato Papaleo non venga rieletto sindaco.
Come? Elvira, Vicky e Antonia
sanno prendono coscienza che hanno creato un mostro: sostenendo, proteggendo e
aiutando il sindaco nella sua ascesa. Ma questo vuol dire che sono in grado di
creare anche un antidoto a Papaleo: costruendo a tavolino un candidato
“fantoccio” che lo distrugga alle prossime elezioni. Un po' Pigmalione, un
pizzico di Cyrano, Cenerentola quanto basta ed è fatta!
Grazie auna serie di
estenuanti provini trovano Luca Bicozzi, aspirante attore sfigato con problemi
di autostima. Lo blandiscono, lo convincono, e
dopo una full immersion in cui
le tre figliole gli insegnano tutto, ma proprio tutto quello che serve per
diventare un leader Luca conquista il favore dell’elettorato, anche grazie ad un
astuto sistema di auricolare con cui viene radiocomandato da Elvira.
Conquista però anche la fiducia in sè stesso, quindi vince un provino come
protagonista di una serie. Che farà? Saluterà le tre madrine per rincorrere il
suo sogno? Abbandonerà Antonia di cui, nel frattempo, si è innamoratissimo,
ricambiatissimo?
Forse è arrivato il momento, per Elvira, Vicky e Antonia, di
capire che dietro a un grande uomo a volte non c'è nessuno perché sono le donne
che devono avere il coraggio di mettersi davanti a tutti.
Figlie di E.V.A. è
la vita per come vorremmo che fosse. E anche per come è perché spesso, le donne,
anche quando vogliono vendicarsi, se si mettono insieme sanno creare cose
meravigliose.
7 e 8 dicembre,
“Napoletano? E famm na pizza” di e con Vincenzo Salemme.
“Napoletano? E famme ‘na pizza” è uno spettacolo che
nasce dal mio libro uscito con lo stesso titolo agli inizi di marzo. Titolo che
fa riferimento ad una battuta di una mia commedia teatrale, “E…. fuori nevica”,
nella quale uno dei personaggi chiede al fratello di dimostrare la sua presunta
napoletanità facendogli una pizza. E sì, perché ogni buon napoletano deve saper
fare le pizze, deve saper cantare, deve essere sempre allegro, amare il caffè
bollente in tazza rovente, ogni napoletano che si rispetti deve essere devoto a
San Gennaro, tifare Napoli, amare il ragù di mamma’… e via così con gli
stereotipi che rischiano di rendere la vita di un napoletano più simile ad una
gabbia che ad un percorso libero e indipendente. Tutte le città vivono sulla
propria pelle il peso degli stereotipi ma Napoli più di ogni altra. E, molto
spesso, sono i napoletani stessi a pretendere dai propri concittadini una
autenticità così ortodossa da rischiare l’integralismo culturale. Allora io con
questo spettacolo provo a capire, in chiave ironica, se sono un napoletano
autentico o un traditore dei sacri e inviolabili usi e costumi della nostra
terra. Cominciando dalla confessione di un primo tradimento, una sorta di
peccato originale che rischierebbe di intaccare la mia immagine di attore comico
napoletano. Così, il più delle volte, mi definiscono quando mi presentano da
qualche parte. Ed io, il più delle volte sto zitto. Ebbene, confesso il mio
peccato: io non sono nato a Napoli ma a Bacoli, in provincia di Napoli! Quindi
questo che vuol dire? Che non sono napoletano d.o.c.? Significa che da anni
usurpo un titolo culturale? Voglio cercare con voi la risposta a questa domanda:
“sono” napoletano o “faccio” il napoletano? Aiutatemi!
Scene e costumi:
Francesca Romana Scudiero
Musiche: Antonio Boccia In collaborazione con
Valeria Esposito per “Chi è di scena s.r.l.”
7 gennaio,
Gianfranco Gallo in “Un vizietto Napoletano” con Giovanni Parisi e Gian Luca di
Gennaro.
scritto e diretto da Gianfranco Gallo, con Gianni Parisi e Gianluca
Di Gennaro, scene Luca Di Napoli, costumi Anna Giordano
Nel 2000, l’anno del
Giubileo, sentii di scrivere un mio lavoro ispirato a “La Cage Aux folles”, il
testo del 1973 dal quale poi nel 1978 fu tratto il famoso film “Il Vizietto”. Ho
citato le date perché oggi, a distanza di quasi 50 anni dal lavoro di Molinaro e
a più di 20 dal mio, le loro trame, il loro humus e le loro atmosfere sono
diventate un Vintage teatrale di inestimabile valore.
Siamo nel mondo degli
artisti gay en travestì, persone che vivevano una sessualità ed una vita libera
senza problemi in un’epoca in cui nemmeno si pensava di poter parlare di
diritti, di matrimoni, di adozioni nell’ambito del mondo omosessuale, persone a
volte imprigionate in un corpo a loro stesse estraneo, altre volte potenti della
loro cosciente ambiguità ma sempre empatiche, estroverse, in superficie allegre.
Siamo chiaramente nella Commedia, per cui l’argomento dello scontro di due
realtà apparentemente incompatibili è qui dipinto con l’acquerello, sotto il
quale però, ho cercato di far leggere, a chi voglia interessarsene, un più
criptato messaggio.
Lo spettacolo musicale al quale il pubblico assisterà, è
un tourbillon di situazioni comiche portate, spero con eleganza e puntualità,
fino allo svolgimento finale. Un mix di personaggi, musiche ed esilaranti
situazioni che sorprenderanno per la novità delle loro tinte.
Ho cercato
l’Umanità e non la caricatura fine a stessa, ho reso ridicolo l’imbarazzo della
gente cosiddetta “comune” e non il “diverso”, che è nel mio spettacolo l’unica
vera realtà ammessa e consentita; i soli momenti nel quale i travestiti vengono
messi al centro della burla avvengono tra di loro.
La mia commedia “Un
Vizietto Napoletano”, al suo debutto del 2000 fu accolta da ottima critica e
tanto pubblico. Lo spettacolo ha costituito la parte “teatrale” del mio primo
film da regista e sceneggiatore , oltre che da attore, film che sarà in circuito
nell’autunno 2021. (Gianfranco Gallo)
Venerdì 7 gennaio
alle ore 18.30, nell’ambito de “Il Teatro degli Incontri”, Gianfranco Gallo e la
compagnia saranno ospiti al Salone degli Specchi del Teatro Garibaldi per un
incontro con il pubblico, condotto da Mimmo Cice. L’ingresso è gratuito e
consentito, secondo le norme sanitarie vigenti, solo ai possessori di green
pass.
20 gennaio, “Il Marito invisible” con Maria A.
Monti e Marina Massironi.
scene Luigi
Ferrigno, musiche Massimiliano Gagliardi
costumi Nunzia Russo, luci Giuseppe
D’alterio
video Davide Di Nardo, Leonardo Erba
Il marito invisibile di
Edoardo Erba è un’esilarante commedia sulla scomparsa della nostra vita di
relazione. Le due protagoniste ci accompagnano con la loro personalissima
comicità in un viaggio che dà i brividi per quanto è scottante e attuale.
Una
videochat fra due amiche cinquantenni, Fiamma e Lorella, che non si vedono da
tempo. I saluti di rito, qualche chiacchiera, finché Lorella annuncia a
sorpresa: mi sono sposata!
La cosa sarebbe già straordinaria di per sé, vista
la sua proverbiale sfortuna con gli uomini. Ma diventa ancora più incredibile
quando lei rivela che il nuovo marito ha non proprio un difetto, una
particolarità: è invisibile.
Fiamma teme che l’isolamento abbia prodotto
danni irreparabili nella mente dell’amica. Si propone di aiutarla, ma non ha
fatto i conti con la fatale, sconcertante, attrazione di noi tutti per
l’invisibilità.
Note di regia
Nella regia de Il marito invisibile ho
voluto creare una realtà virtuale più ricca e articolata della realtà che
vediamo sul palco. Le attrici recitano sullo sfondo di un blue screen circondate
da una realtà monocromatica, che prende vita e colore solo dal piano della
telecamera in su.
Sui grandi schermi che sovrastano il palco, invece, le
vediamo vivere nelle loro case, piene di oggetti, di luci, di fumo, di colori e
di movimento. Il contrasto – funzionale alla storia che la commedia racconta –
mette lo spettatore in una situazione nuova.
Può guardare le attrici sui
grandi schermi, godendosi il loro primo piano o, viceversa, guardarle dal vivo
sul palco o, ancora, guardarle un po’ da una parte, un po’ dall’altra,
“montando” le immagini come meglio crede.
Benché composto da cinque scene con
passaggi di tempo fra l’una e l’altra (cinque atti si sarebbe detto una volta)
lo spettacolo non prevede mai il buio. Gli schermi sono sempre attivi, perché
quando i personaggi escono di scena, prendono il cellulare e il pubblico vede
ingrandito quello che loro vedono sullo schermo del telefono.
Ne esce un
atto unico dal ritmo incalzante, che cattura lo spettatore dalla prima battuta,
senza lasciargli mai la possibilità di distrarsi.
Ho lavorato con un team
eccezionale, che mi ha aiutato a far sembrare semplice una tecnologia in realtà
piuttosto complessa. Massimiliano Gagliardi è stato complice della regia e
autore di bellissime musiche. Leonardo Erba ha collaborato all’idea generale e
ha inventato video ironici e imprevedibili; Davide Di Nardo ha immaginato e
realizzato con creatività il supporto tecnico della presa diretta, gli sfondi
virtuali e gli effetti speciali; Luigi Ferrigno e Sara Palmieri hanno studiato
scene minimal ma di grande impatto; Giuseppe D’Alterio ha trovato, con le luci,
il difficile equilibrio fra palco e realtà virtuale; Nunzia Russo ha cucito
costumi semplici ed efficaci; Salvatore Addeo ha padroneggiato la parte sonora
con maestria.
E la produzione ha creduto, incoraggiato e realizzato
un’operazione che ci rende tutti orgogliosi ma che sarebbe fatica sprecata se
non fosse sostenuta dalla bravura, dal talento e dalla straripante comicità di
due grandi attrici: Maria Amelia Monti e Marina Massironi. Edoardo Erba
29 e 30 gennaio, "A che servono
questi quattrini" con Giovanni Esposito, Gennaro Di Biase, Teresa Saponangeloe
Valerio Santoro
regia Andrea Renzi, con Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase,
Luciano Saltarelli, Chiara Baffi, Fabrizio La Marca
scene Luigi Ferrigno,
costumi Ortensia De Francesco
luci Antonio Molinaro, foto di scena Marco
Ghidelli
A che servono questi quattrini è una commedia di grande attualità.
Andata in scena per la prima volta nel 1940 al Teatro Quirino di Roma, fu una
delle più divertenti commedie che resero celebri i grandi fratelli De Filippo,
Eduardo e Peppino.
La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo detto il
Professore che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e
controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità
del possesso del denaro.
L’Italia di lì a poco sarebbe entrata nel conflitto
della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di
là da venire, ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò
la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la
commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo
Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo protagonisti e con, tra gli altri,
Clelia Matania e Paolo Stoppa.
Bolle finanziarie, truffe internazionali,
fallimenti di colossi bancari, tassi di interesse sproporzionati, spread e
fiducia nei mercati sono “slogan” e ridondanti informazioni ampliamente invasive
cui ci siamo abituati e che, per la maggior parte di noi, indicano situazioni
fumose e di oscura interpretazione.
E forse proprio spingendo sul parossismo
del gioco teatrale, mostrato a vista, e sull’assurda fiducia della variegata
comunità coinvolta nel piano del Marchese Parascandolo, si può, con la
scanzonata e creativa adesione degli attori e in un clima popolare e festoso,
relativizzare il potere dei “quattrini”, valore-totem indiscusso, che tutto
muove oggi come allora.
16 Febbraio, "Manola" con Nancy Brilli e
Chiara Noschese
regia Leo Muscato
Due sorelle gemelle in contrasto
tra loro, come due pianeti opposti nello stesso emisfero emotivo. Anemone,
sensuale e irriverente, che aderisce ad ogni dettaglio della vita con vigoroso
entusiasmo, e il suo opposto Ortensia, uccello notturno, irsuta e rabbiosa
creatura in cerca di una perenne rivincita.
Le due per un gioco scenico si
rivolgono alla stessa terapeuta dell’occulto e svuotano il serbatoio di un amore
solido come l’odio. Ed è come carburante che si incendia provocando fiamme
teatrali ustionanti, sotto una grandinata di risate.
In realtà la Manola del
titolo, perennemente invocata dalle due sorelle, interlocutore mitico e
invisibile, non è altro che la quarta parete teatrale sfondata dal fiume di
parole che Anemone e Ortensia rivolgono alla loro squinternata coscienza
attraverso un girotondo di specchi, evocazioni, malintesi, rivalse canzonatorie.
Una maratona impudica e commovente, che svela l’intimità femminile in tutte
le sue scaglie. Come serpenti storditi le due finiranno per fare la muta e
infilarsi nella pelle dell’altra, sbagliando per l’ennesima volta tutto.
Perché un equivoco perenne le insegue nell’inadeguatezza dei loro ruoli
esistenziali. Un testo sfrenato che prevede due interpreti formidabili per una
prova circense senza rete. Ma che invoca l’umano in ogni sua singola cellula
teatrale. Margaret Mazzantini
Mercoledì 16 febbraio alle ore 18.30, nell’ambito de “Il Teatro
degli Incontri”, Nancy Brilli e Chiara Noschese saranno ospiti al Salone degli
Specchi del Teatro Garibaldi per un incontro con il pubblico, condotto da Mimmo
Cice.
16 Marzo, Silvio Orlando in "La vita davanti
a se'"
dal testo “La vie devant a soi” di Romain Gary (Emile Ajar)
riduzione e regia Silvio Orlando
direzione musicale Simone Campa
con
Ensamble dell’Orchestra Terra Madre
chitarra battente e percussioni, Simone
Campa
clarinetto e sax, Gianni Denitto
fisarmonica, Maurizio Pala
kora,
Djambe Kaw Sissoko
scene Roberto Crea
costumi Piera Mura
disegno luci
Valerio Peroni
Pubblicato nel 1975 e adattato per il cinema nel 1977, al
centro di un discusso Premio Goncourt, La vita davanti a sé di Romain Gary è la
storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di
Belleville nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che ora
sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe
più giovani.
Un romanzo commovente e ancora attualissimo, che racconta di
vite sgangherate che vanno alla rovescia, ma anche di un’improbabile storia
d’amore toccata dalla grazia.
Silvio Orlando ci conduce dentro le pagine del
libro con la leggerezza e l’ironia di Momò diventando, con naturalezza, quel
bambino nel suo dramma. Inutile dire che il genio di Gary ha anticipato senza
facili ideologie e sbrigative soluzioni il tema dei temi contemporaneo la
convivenza tra culture religioni e stili di vita diversi.
Il mondo ci appare
improvvisamente piccolo claustrofobico in deficit di ossigeno I flussi migratori
si innestano su una crisi economica che soprattutto in Europa sembra diventata
strutturale creando nuove e antiche paure soprattutto nei ceti popolari, i meno
garantiti.
Se questo è il quadro quale funzione può e deve avere il teatro.
Non certo indicare vie e soluzioni che ad oggi nessuno è in grado di fornire, ma
una volta di più raccontare storie emozionanti commoventi divertenti, chiamare
per nome individui che ci appaiono massa indistinta e angosciante.
Raccontare la storia di Momò e Madame Rosa nel loro disperato abbraccio contro
tutto e tutti è necessario e utile. Le ultime parole del romanzo di Gary
dovrebbero essere uno slogan e una bussola in questi anni dove la compassione
rischia di diventare un lusso per pochi: «Bisogna voler bene».
22 Aprile, Sergio Rubini in "Ristrutturazione"
(ANNULLATO)
ovvero disavventure
casalinghe raccontate da Sergio Rubini, scritto da Sergio Rubini e Carla
Cavalluzzi
musiche eseguite dal vivo da Musica da Ripostiglio
Luca Pirozzi
chitarra e voce, Luca Giacomelli chitarra, Raffaele Toninelli contrabbasso,
Emanuele Pellegrini batteria
regia Sergio Rubini
Dopo anni passati a
pagare l’affitto, metti che un bel giorno ti svegli e decidi di starla a sentire
quella vocina che da anni ti dice di fare quel passo che non hai mai avuto il
coraggio di fare: metterti sulle spalle un mutuo e comprare finalmente una casa
tutta tua. I benefici di essere proprietario di un immobile li conoscono tutti.
Ciò che nessuno dice sono i sicuri disastri a cui andrai incontro il giorno
in cui deciderai di mettere quell’unico bene che possiedi nelle mani di una
ristrutturazione.
Ristrutturazione è il racconto appunto, in forma
confidenziale, della ristrutturazione di un appartamento, un viavai di
architetti e ingegneri, allarmisti e idraulici, operai e condòmini. Una pletora
di personaggi competenti e incapaci, leali e truffaldini, scansafatiche ed
operosi fino all’esaltazione che si avvicendano nella vita dello sfortunato
padrone di casa stravolgendola senza pietà.
E questa vita sconvolta lo è
ancor di più se i padroni di casa sono due, un Lui e una Lei, con i loro diversi
punti di vista, la loro diversa capacità di resistere all’attacco quotidiano
delle truppe corazzate che trasformano il loro “nido” in una casa occupata.
E quando il tubo di scarico si intasa allagando la camera da letto, sembrerebbe
che anche le fondamenta che reggono la stabilità della coppia stiano per
cedere...
Accompagnato e intervallato dai motivi e dalle atmosfere di una
band musicale, il racconto prende il via da molto lontano: una prima casetta a
Roma, un seminterrato con un problema idraulico per il quale si offre di dare
una mano un maldestro autista di cinema che finirà per trasformare il
seminterrato in una piscina; e poi il bell’attico tra i tetti della capitale
dall’affitto galattico dove però non funziona niente, dal citofono all’acqua
calda. Per finire con l’acquisto tanto desiderato di una casa propria, la prima
casa, ed è allora che il fenomeno della ristrutturazione si abbatte sui due
sventurati inesorabilmente.
Una vasca da bagno da costruire in loco, delle
tende frangisole automatizzate, l’installazione dell’allarme e delle relative
telecamere, l’azzeramento di un vergognoso odore di fogna che non molla la presa
per ben trenta giorni, sono le stazioni attraverso le quali si snodano le
vicissitudini del protagonista e della sua compagna che a loro volta
vengono
fuori da quel turbinio di eventi, stressati ma ristrutturati... se non che
l’arrivo della pandemia azzera tutto, imponendo nuove regole e nuovi codici: un
nuovo mondo che necessita a sua volta di una ristrutturazione profonda e
collettiva per poter ricominciare a girare.
Spettacoli per i possessori di voucher della passata stagione
26 Febbraio, "Verso il mito Edith Piaf" di
Gianmarco Cesario e Antonio Mocciola
con Francesca Marini, Massimo Masiello,
musiche Lino Cannavacciuolo
adattamento e regia Gaetano Liguori
Parlare di
Edith Piaf, senza entrare nell’iperrealismo, col rischio della narrazione
didascalica che occhieggi alla fiction (già abbondantemente utilizzata sia in
cinema che in teatro), a questo punta lo spettacolo dove la donna Edith si
confronta con il suo mito, l’immortalità della sua figura e della sua arte con
la fine della sua vita umana.
Le canzoni, gli uomini, e gli episodi della
sua vita si susseguono sulla scena con leggerezza e surrealismo: in un solo uomo
lei rivede tutti quelli che l’hanno incontrata, aiutata, sfruttata, amata,
odiata, George Moustaki, Yves Montand, Charles Aznavour, Gilbert Becaup, Leo
Ferré, Eddie Constantine e Theo Sarapo.
Tutti, in qualche modo, uguali,
tranne lui, Marcel Cardan, l’unico a non aver sfruttato il suo nome per
diventare famoso, lui che veniva da un mondo diverso, quello dello sport, e che
era già famosissimo, ma che un tragico destino le tolse, e dal quale non si
sarebbe mai separata, fino ed oltre la morte.
Il testo, pensato e scritto
per due interpreti di grande spessore, quali Francesca Marini e Massimo
Masiello, rispettivamente nei ruoli della Piaf e di tutti gli uomini (o uno
solo?) che con lei hanno cantato e vissuto, che grazie a lei hanno avuto la
possibilità di provare cosa significhi attraversare l’amore, l’arte, la gioia e
il dolore.
5 marzo, Ente Teatro
Cronaca Vesuvioteatro presenta Carlo Buccirosso in "La rottamazione di un
italiano perbene"
tratto da Il miracolo di Don Ciccillo, scritto e diretto da
Carlo Buccirosso
con (in o.di a.)
Donatella De Felice, Elvira Zingone,
Giordano Bassetti,
Fiorella Zullo, Peppe Miale, Gino Monteleone,
Matteo
Tugnoli, Davide Marotta, Tilde De Spirito
scene Gilda Cerullo e Renato Lori
costumi Zaira de Vincentiis
musiche Paolo Petrella
disegno luci Francesco
Adinolfi
aiuto regia Fabrizio Miano
produzione esecutiva A.G. Spettacoli
Un ristorante di periferia e una famiglia unita per la nuova invenzione di Carlo
Buccirosso. Una vicenda attuale e scottante per Alberto Pisapìa, ristoratore di
professione sull’orlo del fallimento, che dovrà affrontare un incubo che logora
la serenità dell’intera famiglia.
Note di regia
Alberto Pisapìa,
ristoratore di professione, gestisce un ristorante di periferia ormai sull’orlo
del fallimento! Sposato con Valeria Vitiello, donna sanguigna dal carattere
combattivo, è padre di due figli, Viola e Matteo, la prima anarchica e
irascibile, l’altro riflessivo e pacato.
Alberto vive ormai, da quasi quattro
anni, una situazione di grande disagio psichico che negli ultimi tempi ha
assunto la conformazione di un vero e proprio esaurimento nervoso! Difatti, un
po’ a causa della crisi economica del paese e della propria attività di
ristorazione di riflesso, e anche a seguito di una serie di investimenti
avventati consigliati dal fratello Ernesto, suo avvocato e socio in affari,
Alberto si è ritrovato a dover combattere una personale disperata battaglia
contro gli attacchi spietati dell’Equitalia che, con inesorabile precisione lo
colpisce quasi quotidianamente nella quiete della propria abitazione, ormai
ipotecata da tempo, con cartelle esattoriali di tutti i tipi, di tutti generi,
di svariate forme e consistenza!
E ben poco sembra poter fare l’amore
quotidiano di sua moglie Valeria e dei suoi due figli, tesi a recuperare la
lucidità di Alberto attraverso l’illusoria rappresentazione di una realtà ben
diversa da quella che logora ormai da tempo la serenità dell’intera famiglia
Pisapia!
E un altro grosso problema contribuirà a peggiorare ancor di più la
malattia di Alberto, un cancro indistruttibile che neppure la medicina più
all’avanguardia sarebbe stata in grado di debellare: la malvagità di sua suocera
Clementina, spietato ed integerrimo funzionario della agenzia delle Entrate!
Soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare l’anima di Alberto, posseduto
irrimediabilmente da orribili pensieri di morte… farla finita con la propria
vita, o con quella di sua suocera?!?
Un incubo dal quale potersi liberare
solo grazie all’amore della famiglia, che si prodigherà per salvare la vita di
un onesto contribuente di questa Iniquitalia!
Carlo Buccirosso
Fino al 31 ottobre, sarà possibile il rinnovo
dell'abbonamento per i vecchi abbonati
Mini abbonamento agli spettacoli;
“Napoletano? E famm na pizza” e "A che servono questi quattrini" a 60 platea, I
e II ordine, 50 per III ordine, 40 per IV ordine
8 spettacoli 220 platea, I e
II ordine, 160 per III ordine, 120 per IV ordine
Teatro Garibaldi, Corso Giuseppe Garibaldi, 78, Santa
Maria Capua Vetere CE
botteghino da lu a sa 10-13, tel 0823 799612