Teatro Garibaldi: stagione 2019-2020
S. Maria Capua Vetere (CE) – dal 26 Novembre 2019 al 7 Marzo 2020
Comunicato stampa
26 novembre,
ore 20:30,
Carolina Rosi e Gianfelice Imparato in "Ditegli sempre di sì"
Una commedia in
bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, un congegno bizzarro in cui
Eduardo si applica a variare il tema della normalità e della follia, consegnando
a Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale
leggerezza. L’intreccio è di una semplicità disarmante: un pazzo, erroneamente
congedato come guarito dal manicomio che lo ha ospitato, torna a casa dalla
sorella Teresa e inizia, lucidamente, furiosamente, a sperimentare, e
stravolgere, gli effetti della cosiddetta normalità. Il luogo dove siamo
convocati è il tipico interno piccolo-borghese di Eduardo, il salottino, e
subito diviene lo specchio scheggiato della follia del protagonista, l’antro
in cui la sua mente può elaborare, manipolare, e distorcere, i ragionamenti e i
sofismi di chi gli viene a tiro, scardinandone la fragilità e la vanità.
14 dicembre, ore 20:30, Biagio Izzo in "Tartassati dalle Tasse"
scritto e diretto da
Eduardo Tartaglia
“Io le tasse le pagherei. Se solo però poi le
cose funzionassero veramente!” Quante volte anche la nostra coscienza di pur
buoni ed onesti cittadini ha segretamen- te partorito concetti del genere? E se
poi davvero ragionassimo tutti quanti sempre così, come e perché mai le cose
potrebbero veramente funzionare? Sarà costretto improvvisamente a domandarselo
anche Innocenzo Tarallo, 54 anni ben portati, napoletano, imprenditore nel
settore della ristorazione, nipote e figlio di baccalaiuolo ora proprietario
orgoglioso di un ristorante internazionale di sushi all’ultima moda, che dopo
tanti sacrifici avrebbe voluto ora godersi anche un po’ la vita; magari anche
grazie a qualche piccola “furbizia” di contribuente… E che si ritroverà invece
in balia di mille peripezie e problemi.
6 Gennaio 2020, Beppe Barra, Rosalia Porcaro in "La Cantata dei
Pastori"
Regista: Peppe Barra
Scritta da Andrea Perrucci nel 1698 con il
titolo Il Vero Lume tra l’Ombre, ovvero la Spelonca Arricchita per la Nascita
del Verbo Umanato, l’opera narra del viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme
e delle insidie che i Diavoli frappongono loro per impedire la nascita di Gesù.
I Diavoli saranno infine sconfitti ad opera degli Angeli e, al termine, vi sarà
l’adorazione dei vari e classici personaggi del presepe: pastori, cacciatori e
pescatori. All’opera si deve l’introduzione di alcuni dei più famosi «pastori»
del presepe napoletano, Razzullo, uno scrivano inviato in Palestina per il
censimento, comico personaggio popolano perennemente affamato, e Sarchiapone, il
folle barbiere.
21 gennaio 2020,
ore 20:30, Massimo Lopez e Tullio Solenghi in "Massimo Lopez e Tullio Solenghi
show"
scritto da Massimo Lopez e
Tullio Solenghi
Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano insieme
sul palco dopo 15 anni come due vecchi amici che si ritrovano, in uno Show di
cui sono interpreti ed autori, coadiuvati dalla Jazz Company che esegue dal vivo
la partitura musicale: uno spettacolo che dopo due stagioni trionfali si avvia
alla terza con sempre rinnovata passione.
Ne scaturisce una scoppiettante
carrellata di voci, imitazioni, scketch, performan- ce musicali,
improvvisazioni ed interazioni col pubblico. Tra i vari camei, l’incontro tra
papa Bergoglio (Massimo) e papa Ratzinger (Tullio) in un esilarante siparietto
di vita domestica, o quello di Maurizio Costanzo con Giampiero Mughini….In
quasi due ore di spettacolo, Tullio e Massimo, da “vecchie volpi del
palcoscenico”, si offrono alla platea con l’empatia spassosa ed emozionale del
loro inconfondibile “marchio di fabbrica”.
Venerdì 21 febbraio, Arancia Records
& Musicaè Management presentano Federico Salvatore in "Malalengua" di Federico
Salvatore
con la band composta da
Menotti Minervini (basso e contrabbasso)
Giacomo Anselmi (chitarre)
Luigi Zaccheo (piano e tastiere)
Daniele
Iacono (batteria e percussioni)
Anche la bruttezza ha la sua bellezza! La
stessa immagine del diavolo è bella se ne rappresenta bene la bruttezza. E il
brutto di Napoli, se rappresentato bellamente, serve a prenderne consapevolezza
e a sostenere una vera e propria tesi morale.
E Federico Salvatore con lo
spettacolo (teatro-canzone) Malalengua (titolo anche del suo nuovo album), porta
in scena il bello del brutto di Napoli.
La malalengua non è solo l’odio
mascherato dei maldicenti, ma anche la lingua inchiodata di un Pulcinella
sputaveleno che scaglia dal cielo un diluvio di sputi (metafora di acqua
lustrale) sulle memorie labili dei napoletani di oggi.
Un Pulcinella
smascherato che porta in scena tutte le contraddizioni che rendono Napoli
diversa dal resto del mondo. La città-femmina, eterna Lucia canazza, umiliata e
vilipesa, che incarna tutti i 50 sinonimi di prostituta che i napoletani hanno
rivolto alle malefemmine durante i secoli.
E come contraltare mistico,
confronta il Cristo flagellato (Ecce homo) con il calvario della sua città
natale (Ecce Napoli).
Se è Napoli la bella addormentata nel Sud da
risvegliare, Pulcinella contrappone al leitmotiv turistico “Vedi Napoli e poi
muori”, la sua doviziosa disamina del chitemmuorto. Ma è anche una malalingua
racconta favole: come quella d’Italia che, sedotta da uno scimpanzè, mette al
mondo i due fratelli coltelli Nordista e Sudista; come quella delle carte da
gioco umanizzate, con le stesse peculiarità dell’uomo; come la battaglia fra
tutti gli elementi di un fritto misto per dileggiare il mondo malavitoso
napoletano; o come quella dei sei regali che il Padreterno concede al re, al
papa, al soldato, al mercante, al povero e alla femmina.
Insomma, un
cantattore che a colpi di versi e rime ha l’illusoria pretesa di destare le
coscienze dei suoi coetanei e l’interesse della nuova generazione dello
Smartphone. Nella vita, come sul palcoscenico, approfittando della libertà che
la società ha sempre concesso ai buffoni di corte e ai pazzi, Federico Salvatore
si è sempre posto fuori da ogni regola e, con Malalengua, conferma ancora una
volta il suo stile ostile.
24 Febbraio, Le signorine di Gianni Clementi
con Isa Danieli, Giuliana De Sio, regia Pierpaolo Sepe
produzione Nuovo
Teatro
Due sorelle zitelle, offese da una natura ingenerosa, trascorrono la
propria esistenza in un continuo e scoppiettante scambio di accuse reciproche.
E' in una piccola storica merceria in un vicolo di Napoli, ormai circondata da
empori cinesi e fast food mediorientali, Addolorata e Rosaria passano gran parte
della loro giornata, per poi tornare nel loro modesto, ma dignitoso appartamento
poco lontano. Una vita scandita dalla monotona, ma rassicurante ripetizione
degli avvenimenti. La prima, Addolorata, dopo una vita condotta all'insegna del
sacrificio e del risparmio, cui è stata obbligata dalla sorella, vuole
finalmente godersi la vita. La seconda, Rosaria, che ha fatto dell'avarizia e
dell'accumulo il fine della propria esistenza, non ha nessuna intenzione di
intaccare il cospicuo conto bancario, cresciuto esponenzialmente nel corso degli
anni. Anche l'uso del televisore, con conseguente consumo di energia elettrica,
può generare una diverbio. Un battibecco infinito che non conosce sosta.
Qualsiasi circostanza, qualsiasi avvenimento diviene argomento di animata e
inconciliabile discussione. Rosaria domina, Addolorata subisce. Finchè un
inaspettato episodio sembra capovolgere i ruoli. La dominata diventa la
dominatrice e, come spesso accade a chi ha trascorso la propria esistenza a capo
chino, coglie l'occasione per mettere in atto una lenta e progressiva vendetta
nei confronti della sorella. O almeno sembra che due poli opposti si attraggano
non è un detto popolare, ma una legge fisica. E Addolorata potrà mai fare a meno
di Rosaria. Un testo confezionato per una grande prova d'attrici, che ne
esaltino l'incalzante comicità, ma anche la struggente malinconia. Un
divertimento raffinato, che scatena il riso, ma anche un confronto intimo, che
induce alla commozione.
Sabato 7, ore 21, e domenica 8 marzo,
ore 18.30, Teatro Totò srl presenta
"Verso il mito...Edith Piaf" di Gianmarco Cesario e Antonio Mocciola
con
Francesca Marini, Massimo Masiello
musiche Lino Cannavacciuolo
adattamento
e regia Gaetano Liguori
Parlare di Edith Piaf, senza entrare
nell’iperrealismo, col rischio della narrazione didascalica che occhieggi alla
fiction (già abbondantemente utilizzata sia in cinema che in teatro), a questo
punta lo spettacolo dove la donna Edith si confronta con il suo mito,
l’immortalità della sua figura e della sua arte con la fine della sua vita
umana.
Le canzoni, gli uomini, e gli episodi della sua vita si susseguono
sulla scena con leggerezza e surrealismo: in un solo uomo lei rivede tutti
quelli che l’hanno incontrata, aiutata, sfruttata, amata, odiata, George
Moustaki, Yves Montand, Charles Aznavour, Gilbert Becaup, Leo Ferré, Eddie
Constantine e Theo Sarapo.
Tutti, in qualche modo, uguali, tranne lui,
Marcel Cardan, l’unico a non aver sfruttato il suo nome per diventare famoso,
lui che veniva da un mondo diverso, quello dello sport, e che era già
famosissimo, ma che un tragico destino le tolse, e dal quale non si sarebbe mai
separata, fino ed oltre la morte.
Il testo, pensato e scritto per due
interpreti di grande spessore, quali Francesca Marini e Massimo Masiello,
rispettivamente nei ruoli della Piaf e di tutti gli uomini (o uno solo?) che con
lei hanno cantato e vissuto, che grazie a lei hanno avuto la possibilità di
provare cosa significhi attraversare l’amore, l’arte, la gioia e il dolore.
Teatro Garibaldi, Corso Giuseppe Garibaldi, 78, Santa
Maria Capua Vetere CE
Telefono: 0823 799612