Teatro Ricciardi: stagione 2018/19
Capua (CE) – dal 18 Novembre al 20 Marzo 2019
Comunicato stampa
18 Novembre, Giovanna D'Arco di Monica
Guerritore
con Monica Guerritore, regia Monica Guerritore
produzione
Compagnia Umberto Orsini e Parmaconcerti
scene Pietro Sperduti
Monica
Guerritore, tornerà ad avere la corta zazzera bionda, il corpo scattante e
muscolosissimo nell'armatura di Giovanna D' Arco, spettacolo di cui è
interprete, regista e autrice: «La sua forza» dice l' attrice «trascende la sua
appartenenza al genere femminile. La sua passione è universale e travalica il
tempo, la sua idea di libertà è eterna». E Giovanna rivive nella nostra epoca,
compagna di ribellione e speranza di Che Guevara, del giovane cinese che a
piazza Tien An Men ferma col suo corpo un carro armato, di uomini e donne 'forti
della forza' che viene dall?istinto di libertà. Le proiezioni che accompagnano
tutto lo spettacolo mostrano i volti terribili dei giudici del film di Dreyer,
presenti e giudicanti contrapporsi al sogno di Martin Luther King e testimoniano
come si levino alte in ogni tempo le voci contro il Potere'. La partitura
musicale, di grande importanza, accosta nella massima libertà i ?Carmina Burana?
di Orff, all'Adagio per Archi di Barber, i Queen a Tom Waits, creando quella
risonanza emotiva che permette di accompagnare Giovanna alla sua morte senza
rimanerne distanti. Dimenticando l?immagine tramandata, Giovanna è viva
attraverso gli Atti del Processo, visionaria e poetica nei versi di Maria Luisa
Spaziani, reale nel racconto di Cardini e sarà il De Immenso, che Giordano Bruno
scrive prima di essere messo a morte , a dare parole alla sua ? chiamata ?.
..lei che incarna la perfetta fusione di Corpo- Mente-Anima? che lui stesso
aveva preconizzato .Un parallelo tra due destini.Tra due intuizioni. ?Dio è in
me? si ostina a gridare Giovanna davanti ai giudici. Ed è la sua morte. Ma non
la sua fine. Il cuore di Giovanna non aveva ragioni, ma forze. Forze e passioni
che sole cambiano la realtà.
30 Novembre, Mostri a parte
con Maurizio Casagrande, Ernesto Lama e Andrea di Maria, regia Maurizio
Casagrande
di Maurizio Casagrande e Francesco Velona'
produzione
Nonsoloeventi s.r.l. / Associazione Culturale Primoatto
costumi Maria Rosaria
Riccio
scene Davide e Delehaye
Le urla di un uomo che viene trascinato via
aprono lo spettacolo. "Ma come fate a guardare questa robaccia".aprite gli
occhi? ma non lo vedete che sono tutti mostri!? Franco, dimenticata rockstar
degli anni '80, è sposato con la più giovane Ursula, conduttrice televisiva di
grande successo, fervente ammiratrice negli anni d'oro della sua carriera, ma
che oggi è la vera "star" di casa. Lui, un artista non particolarmente bravo, ma
sincero ed originale, e lei senza grandi capacità, ma priva di scrupoli e
bravissima ad approfittare di chiunque per aumentare gli ascolti. Lui
completamente fuori luogo nello show business dei giorni nostri, e lei
perfettamente inserita nell'effimero mondo della televisione. Lui e lei. Un uomo
e una donna, ma in realtà il passato ed il presente che si scontrano in campo
neutro: Il teatro. Ursula, quasi per pietà, offre a Franco la possibilità di
partecipare alla sua seguitissima trasmissione, ma la cosa si trasforma in un
clamoroso flop. Le curve degli ascolti della sua esibizione risultano più basse
di quelle della pubblicità, e questo porta alla rottura del rapporto tra i due.
O lui troverà il modo di risalire la china, o lei lo eliminerà dalla sua vita.
Ma come fare? Ormai lo spettacolo propone solo robaccia e lui vede solo mostri
intorno a lui, non più "sacri", come un tempo, ma assolutamente pagani. Per
farcela dovrebbe diventare uno di loro! Ed è proprio quello che accadrà quando
scoprirà di essere l'erede del dott. Jekyll, ed entrerà in possesso della famosa
pozione che riesce a svelare e portare in vita l'altro lato di noi stessi. L'uso
della pozione cambierà tutto, e anche Ursula ritroverà per Franco l'antico
amore. Sembra un lieto fine, ma si sa, i finali in cui vissero tutti felici e
contenti appartengono alle fiabe, nella realtà la voce di Franco ci porterà al
tragico epilogo.
20 Dicembre, I fiori del latte di Edoardo
Tartaglia
con Biagio Izzo, regia Giuseppe Miale Di Mauro
"I Fiori del
latte" è il nome di un caseificio campano di prossima apertura scelto tra un
inconsapevole rimando baudelairiano e un più probabile errore di declinazione
(Ma esisterà mai il plurale del fiordilatte? E allora le mozzarelle, le provole,
le ricotte, le scamorze??). Un nome che è tutto un programma per quello che sarà
?? il fior fiore dei fiori all'occhiello di Casaldisotto Scalo!?? Un caseificio
modernissimo, in linea con le nuove tendenze ecologiche, una sorta di vera e
propria oasi biologica. Tutti prodotti assolutamente naturali, genuini, puri.
Bufale allevate secondo rigorosissimi metodi naturali; di mangimi animali
neanche l'ombra; pascoli incontaminati? Questo il progetto, nuovo ed antico, di
Aniello Scapece: anni di sacrifici, impegni, fatiche, aspirazioni che,
finalmente, sembrano vedere la luce. Ma Un bidone arrugginito! Inopinatamente
dissepolto da un cane fin troppo vivace, proprio lì, vicino al recinto delle
bufale. Sospetto. Molto sospetto. Troppo! Che fare?? Approfondire? Denunciare?
Verificare? Andare fino in fondo? Col rischio di veder naufragare il desiderio
di una vita? Oppure sottrarsi a quell'imperativo morale che seppur non
categorico, ma solo sonnecchiante, pur sempre alberga nel più profondo del cuore
di ognuno. Quando il desiderio legittimo cessa di essere una aspirazione sana e
trascolora verso le cupe tinte della cupidigia, della ambizione, della bramosia.
Quando la capacità di far tacere la propria coscienza per il raggiungimento di
posizioni di potere, siano esse economiche, politiche o sociali (ove mai
esistesse ancora in una società plutocratica una possibilità di distinguo) Ecco
che la commedia rischia di trasformarsi in Tragedia. Per ritornare a tratti
addirittura Farsa, laddove si lasci al personaggio medesimo, lo spazio per far
venire fuori tutta la sua inadeguatezza a fronteggiare un destino più grande di
lui. Tra il Joe Keller di "Erano tutti figli miei" di Arthur Miller (anche qui,
forse, la sua yùbis rischierà di ricadere su di un figlio come ineluttabile
nemesi) ed il Peppino Lo Turco de "La banda degli Onesti" (la cui irresistibile
e goffa cialtroneria ce lo rende commovente), Aniello Scapece viene a rendere
testimonianza di come, oggi più che mai, il vero eroe per caso rimarrebbe chi,
lontano da ogni retorica ribalta, si opponesse in silenziosa solitudine alle
lusinghe ed al miraggio di un qualsivoglia potere, con rinunce tanto più
meritevoli e dolorose quanto meno ostentate ed esibite. In omaggio al monito di
Giovenale: "Nessun uomo colpevole potrà sottrarsi mai al tribunale della sua
coscienza".
13 Gennaio, Le signorine di Gianni Clementi
con Isa Danieli, Giuliana De Sio, regia Pierpaolo Sepe
produzione Nuovo
Teatro
Due sorelle zitelle, offese da una natura ingenerosa, trascorrono la
propria esistenza in un continuo e scoppiettante scambio di accuse reciproche.
E' in una piccola storica merceria in un vicolo di Napoli, ormai circondata da
empori cinesi e fast food mediorientali, Addolorata e Rosaria passano gran parte
della loro giornata, per poi tornare nel loro modesto, ma dignitoso appartamento
poco lontano. Una vita scandita dalla monotona, ma rassicurante ripetizione
degli avvenimenti. La prima, Addolorata, dopo una vita condotta all'insegna del
sacrificio e del risparmio, cui è stata obbligata dalla sorella, vuole
finalmente godersi la vita. La seconda, Rosaria, che ha fatto dell'avarizia e
dell'accumulo il fine della propria esistenza, non ha nessuna intenzione di
intaccare il cospicuo conto bancario, cresciuto esponenzialmente nel corso degli
anni. Anche l'uso del televisore, con conseguente consumo di energia elettrica,
può generare una diverbio. Un battibecco infinito che non conosce sosta.
Qualsiasi circostanza, qualsiasi avvenimento diviene argomento di animata e
inconciliabile discussione. Rosaria domina, Addolorata subisce. Finchè un
inaspettato episodio sembra capovolgere i ruoli. La dominata diventa la
dominatrice e, come spesso accade a chi ha trascorso la propria esistenza a capo
chino, coglie l'occasione per mettere in atto una lenta e progressiva vendetta
nei confronti della sorella. O almeno sembra che due poli opposti si attraggano
non è un detto popolare, ma una legge fisica. E Addolorata potrà mai fare a meno
di Rosaria. Un testo confezionato per una grande prova d'attrici, che ne
esaltino l'incalzante comicità, ma anche la struggente malinconia. Un
divertimento raffinato, che scatena il riso, ma anche un confronto intimo, che
induce alla commozione.
9 Febbraio, Colpo di scena di Carlo
Buccirosso
con Carlo Buccirosso, regia Carlo Buccirosso
In un classico
commissariato di provincia, il vice questore Armando Piscitelli, conduce da
sempre il proprio lavoro nel rispetto del più integerrimo rigore, con la
consapevolezza di svolgere le mansioni di garante dell'ordine pubblico e difesa
della sicurezza del cittadino con la tenacia e la fede di un missionario,
inviato dal cielo esclusivamente per ripulire la terra dalle nefandezze degli
uomini scellerati che minacciano la gente cristiana che vorrebbe condurre in
pace una vita serena... Nell'ufficio del paladino Armando, si barcamenano una
serie di fidi scudieri nel tentativo di debellare le barbarie di tutti i santi
giorni dall'inossidabile tartassato ispettore Murolo, ai giovani agenti rampanti
Varriale, Di Nardo e Farina, all'esperta rassicurante sovrintendente Signorelli
una sorta di cavalieri della tavola rotonda, attorno alla quale si aggirano le
insidie quotidiane della delinquenza spicciola, lontana sì dagli echi mortali
del terrorismo mondiale, ma angosciosamente vicina al respiro del singolo
cittadino, a difesa del quale il vice questore si vedrà costretto
all'inevitabile sacrificio di un capro espiatorio a lui tristemente noto, tale
Michele Donnarumma, vittima predestinata, agnello feroce dall'aspetto
inquietante, che sconvolgerà la salda religione di Piscitelli, come il più
spietato e barbaro dei saraceni! Solo allora, il paladino Armando per la prima
volta nella sua vita, cercherà conforto nel tepore degli affetti familiari,
trovando così rifugio tra le mura sicure della propria casa di montagna, dove ad
attenderlo con ansia ci saranno suo padre Marcello, ex colonnello dell'esercito
affetto da Alzheimer, Gina la sua bisbetica badante rumena, e la suadente
professoressa Cuccurullo, che con stravagante follia, degna della più classica
struttura psichiatrica, contribuiranno a far vacillare definitivamente le
sicurezze ed i sacri comandamenti di Piscitelli! E come nella più classica e
scontata sceneggiatura di una trama thriller, neppure il tepore di un sicuro
nascondiglio di montagna potrà sottrarre lo spettatore, ed il povero vice
questore, dal più classico, ma si spera imprevedibile, colpo di scena finale...
18 febbraio, Miss Marple giochi di prestigio di Agatha Christie
con Maria Amelia Monti, regia Pierpaolo Sepe
produzione Gli Ipocriti Melina
Balsamo
costumi Alessandro Lai
scene Luigi Ferrigno
musiche Francesco
Forni
Miss Marple - la più famosa detective di Agatha Christie - sale per la
prima volta su un palcoscenico in Italia. E lo fa con la simpatia di Maria
Amelia Monti, che dà vita a un personaggio contagioso, in un'interpretazione che
creerà dipendenza.Con lei due attori di originale talento come Roberto Citran e
Sabrina Scuccimarra, e un gruppo di giovani dalla strabordante energia
scenica.Siamo alla fine degli anni '40, in una casa vittoriana della campagna
inglese. Miss Marple è andata a trovare la sua vecchia amica Caroline, una
filantropa che vive lì col terzo marito, Lewis, e vari figli e figliastri dei
matrimoni precedenti. Di questa famiglia allargata, fa parte anche uno strano
giovane, Edgard, che aiuta Lewis a dirigere le attività filantropiche. Il gruppo
è attraversato da malumori e odi sotterranei, di cui Miss Marple si accorge ben
presto. Durante un tranquillo dopocena, improvvisamente Edgard perde i nervi:
pistola in pugno minaccia Lewis e lo costringe a entrare nel suo studio. Il
delitto avviene sotto gli occhi terrorizzati di tutti. Ma le cose non sono come
sembrano. Toccherà a Miss Marple, in attesa dell'arrivo della polizia, capire
che ciò che è successo non è quello che tutti credono di aver visto. Il pubblico
è stato distratto da qualcosa che ha permesso all'assassino di agire
indisturbato. Come a teatro. Come in un Gioco di Prestigio.
2 Marzo,
Cavalli di ritorno 2.0, di Cassini, Verde, Rivieccio, Puca
con Gino
Rivieccio, regia Gino Rivieccio
Cosa accadrebbe se a un attore venisse rubata
la sua identità? E come vi comportereste se il delinquente entrando nella vostra
privacy si vantasse di avervi incastrato e vi obbligasse a fare quello che lui
vuole? E' quello che succede in teatro a Gino Rivieccio la cui vita viene presa
di mira on line da un fan che si impadronisce dei suoi dati e del suo profilo
per sbeffeggiarlo e ricattarlo davanti agli occhi di tutti. E il nostro
protagonista non può neppure ribellarsi, perché altrimenti il ladro minaccia di
farlo sparire dal web e da tutto quello che si può gestire attraverso la rete:
ovverossia l'universo. Sono questi ed altri ancora gli ingredienti del nuovo
spettacolo di Gino Rivieccio scritto dalla coppia Riccardo Cassini e Gustavo
Verde con la collaborazione di Gianni Puca e dello stesso Rivieccio che ne firma
anche la regia. Insomma dopo i cavalli di razza, i cavalli dei pantaloni, i
cavalli di Troia e i cavalli di battaglia è il momento di ridere e divertirsi
con i "Cavalli di ritorno".
20 Marzo, Millevoci Tonight
Show, di Francesco Cicchella, Riccardo Cassini, Vincenzo De Honestis, Gennaro
Scarpato
con Francesco Cicchella, regia Gigi Proietti
uno spettacolo di
Francesco Cicchella
la band: Paco Ruggiero (tastiere e direzione musicale),
Emilio Silva Bedmar (sax), Carmen Buscè (voce), Arturo Caccavale (tromba),
Sebastiano Esposito (chitarre), Gino Giovannelli (pianoforte e tastiere),
Umberto Lepore (basso elettrico e contrabbasso), Elio Severino (batteria)
"Millevoci Tonight Show" è un one man show comico-musicale nel quale
Francesco Cicchella mette in gioco le sue doti di comico, cantante e
intrattenitore. Il titolo strizza l'occhio allo storico varietà di Rai1
Milleluci e al contemporaneo Tonight show americano, sintetizzando uno dei
criteri principali dello spettacolo: fondere gli elementi tradizionali del
varietà con una concezione più fresca, moderna ed innovativa del one man show.
Le mille voci a cui si fa riferimento sono quelle che Cicchella porta in scena,
facendo vivere una moltitudine di personaggi e giocando continuamente con la sua
vocalità anche quando veste i panni di se stesso. Il giovane comico si racconta
con ironia, in un susseguirsi di pezzi di bravura e grande comicità, lasciando
scoprire al pubblico il mondo che c'è dietro l?artista televisivo, senza però
trascurare i personaggi che lo hanno reso popolare sul piccolo schermo. Le
celebri parodie televisive di Massimo Ranieri, Michael Bublé, Gigi D'Alessio,
rivisitate in chiave teatrale, restano infatti tra i momenti più esilaranti
dello show. A queste, si aggiungono delle vere e proprie novità assolute, come
la parodia dell'attore Toni Servillo. Accanto a Cicchella, ritroviamo ancora una
volta la fedelissima spalla Vincenzo De Honestis, con il quale forma una coppia
comica più che collaudata, e i due giovani performer Ciro Salatino e Giovanni
Quaranta nei panni di due attrezzisti che approfittano di ogni momento utile per
dare sfogo alle loro velleità artistiche. La direzione musicale è affidata al
maestro Paco Ruggiero, che dirige una band formata da otto elementi, la cui
qualità spicca in numeri caratterizzati da grande spessore musicale, oltre che
dalla loro innata vis comica, come quando il nostro protagonista si chiede cosa
sarebbe accaduto se i vecchi successi della musica italiana fossero stati
scritti nei giorni nostri. La regia di Gigi Proietti impreziosisce il tutto,
confezionando con maestria uno spettacolo ricco di ingredienti, capace di
intrattenere il pubblico regalando momenti di puro divertimento e performances
musicali, senza privarsi di qualche momento di riflessione e lasciando ampio
spazio all'improvvisazione, che resta il valore aggiunto di questo show fresco,
leggero e molto godibile. Lo spettacolo è scritto dallo stesso Cicchella,
insieme a Riccardo Cassini, Vincenzo De Honestis e Gennaro Scarpato.
Rassegna classica curata da Ferdinando Troiano: “Venerdì... tra Storia e Letteratura”
Venerdì 16 Novembre, ore 21, "Cantami
dell'Universo - Imprevisti e probabilita'", regia di R. Furno
Venerdì
14 Dicembre, ore 21, Rosario Santella in "L'arte di strisciare", regia
di Rosario Santella e Francantonio.
Commedia ironica in un atto unico, L'arte
di strisciare è tratta dal "Saggio sull'arte di strisciare ad uso dei
cortigiani" del filosofo Paul D'Holbach che lo scrisse nel Settecento, ma che
presenta ancora una forte attinenza con la realtà dell'oggi.
La commedia
mette in luce la tendenza, dell'uomo di ogni tempo, al servilismo nei confronti
del potere, che si tratti del sovrano (dell'epoca di D'Holbach) o di qualsiasi
altra forma di potere costituito. Compito del cortigiano è quello di rendere
felice l'uomo al potere assecondandone vizi e virtù, evitando di lasciarsi
andare ad opinioni personali. Conservando lo stile satirico e pungente
dell'autore del Saggio, Santella mette in evidenza come, ancora oggi, la
piaggeria verso il potere sia atteggiamento quanto mai diffuso, e come il
tentativo di sottrarsi ad essa sia spesso additato come inopportuno e
controproducente. In scena avremo il servilismo dal volto eterno che oggi nei
palazzi del potere si dirige verso "novelli notabili" con tutto un seguito di
dignitari, consiglieri, avvocati, menestrelli, giullari etc...un servilismo che
si ripete sempre uguale a se stesso, in una instancabile farsa.
Venerdì 18 Gennaio, ore 21, “Cyrano de Bergerac” della compagnia
“Teatro dell’Ovo”, regia di Raffaele Patti
con Teresa Perretta, Giovanni
Moccia, Raffaele Patti
Il manifesto della coscienza di un popolo preordinato
al sacrificio, la ragione del vivere e morire. Lo stoicismo della passione,
l’eminenza del verbo, il peccato della menzogna in una trilogia di luci, ombre e
rimorsi, che impattano al suolo dopo essersi macchiati di polvere lunare,
lacrime e sangue.
Compagnia Teatro dell’Ovo: Vincitrice del premio Miglior
Regia e Miglior Spettacolo (giuria giovani) al 71° Festival Nazionale d’Arte
Drammatica di Pesaro.
Venerdì 1 Febbraio, ore 21, Jury
Monaco ci racconta le Avventure del Re Nasone in "Un finto reale"
Un finto
reale ovvero le buffe avventure di re nasone. Il re più longevo e strampalato
della storia di Napoli. Nello spettacolo si racconta la vita di un uomo
diventato re per uno strano scherzo del destino di nobili origini ma con un
animo e un cuore profondamente plebeo non a caso fra i vari epiteti è passato
alla storia come re Lazzarone. Nonostante il suo carattere greve simpaticamente
rustico donnaiolo buffone e poco coraggioso si è dovuto districare suo malgrado
con gli eventi nefasti del suo tempo la rivoluzione francese la rivoluzione
napoletana la restaurazione e fra una tragedia e l'altra è riuscito a governare
per 65 anni. Nello spettacolo lui si trova al teatro San Ferdinando mentre
assiste ad una farsa di pulcinella e in una pausa fra il primo e secondo atto
mentre divora un fumante piatto di maccheroni con le mani parlando col suo fido
servitore Domenico Cattaneo prendono vita i suoi ricordi. Ma purtroppo l'arrivo
dei francesi interrompera' drasticamente il goliardico momento. Lo spettacolo è
una straordinaria prova d'attore dove il recitante interpreta ben 12 personaggi:
Pulcinella, Ferdinando bambino, Maria Carolina, San Gennaro, Napoleone, Carlo 3,
il Munaciello, il boia e fra diavolo. uno spettacolo accattivante allegro
coinvolgente.
Scritto diretto ed interpretato da Jury Monaco
Musiche: Enzo
Anoldo
Scene e Costumi: Jury Monaco
Venerdì 22 Marzo, ore
21, ”I Menecmi”
“I menecmi” di Plauto. L’adattamento in chiave moderna con
canzoni è di Fabio Pisano. Protagonisti Enzo Varone, che firma anche la regia, e
Gennaro Morrone. Gli altri interpreti sono Antonio Vitale, Pina Giarmanà, Tina
Gesumaria ed Elena Fattorusso. Due gemelli, che il caso ha separato da bambini,
si trovano a vivere ignari l’uno dell’altro nella stessa città. Lo scambio di
persona, che la perfetta somiglianza rende inevitabile, dà avvio alla vicenda
comica. Da questo espediente scaturisce una serie infinita di equivoci,
ambiguità, incomprensioni, fraintendimenti ed errori che sfociano in situazioni
esilaranti capaci di far divertire il pubblico dall’inizio alla fine. Un servo,
un parassita, una moglie gelosa, una tenera amante si trovano coinvolti in una
serie di situazioni paradossali che scardinano l’ordito delle convenzioni
quotidiane, portando i due protagonisti sull’orlo della follia, fino a che
l’atteso riconoscimento non risolve l’intrigo.
Biglietti disponibili in tutte le Ticketterie: Platea €15, Gallerie €12
Fuori abbonamento
Sabato 8 Dicembre Ore 21, Peppino di
Capri: 60 Anni di Carriera
Era il 1958 quando il giovane Giuseppe Faiella
scoprì il grande successo pubblicando il suo primo album “Peppino di Capri e i
suoi Rockers” con canzoni come “Malatia” e “Nun è peccato”, un 45 giri che
vendette un milione di copie.
Sessant'anni dopo Peppino di Capri è pronto a
festeggiare a Capua il suo anniversario di successi evergreen con un concerto
che ha già registrato il sould out nei teatri più prestigiosi d'Italia e
dell'America latina.
Ad accompagnare l'artista nel suo viaggio di canzoni e
di vita ci sarà la sua Orchestra al completo per uno show live che alternerà
momenti di ricordi e aneddoti a quelli di canzoni come "Roberta”, “Champagne”,
“Let's Twist Again” (primo disco d’oro con un milione e duecentomila copie
vendute), “St. Tropez twist”, e “Un grande amore e niente più” con cui vinse il
Festival di Sanremo nel 1973.
Biglietti disponibili: Platea €40, Prima
Galleria €35, Seconda Galleria €30
I biglietti sono disponibili al botteghino e sul sito
www.teatroricciardi.it,
info@teatroricciardi.it
Teatro
Ricciardi, Largo Porta Napoli, Capua (CE) - Tel. +39 0823 969574