Prima Rassegna Nazionale di Teatro – Danza – Arti Performative “FaziOpentheater”
Capua (CE) – dal 17 novembre 2018 al 16 Giugno 2019
Comunicato stampa
L’ Associazione “Il Colibrì” (Centro Sperimentale Teatro –
Arte – Cultura) di Sant’Arpino (CE); il Centro di Alta Formazione e Pedagogia
teatrale “Il Pendolo” (Caserta – Capua); le Associazioni “Capuanova” e “Aliante”
di Capua (CE); Associazione “Mestieri del Palco – Progetto Zeta” di Napoli con
il patrocinio del Comune di Capua promuovono la Prima Rassegna Nazionale di
Teatro – Danza – Arti Performative “FaziOpentheater”, Teatri d’Innovazione –
Ricerca – Formazione, stagione 2019 – 2019. Ideazione e direzione artistica di
Antonio Iavazzo, Direzione amministrativa di Beatrice Baino.
Questo
progetto si inserisce in una più vasta programmazione culturale denominata
“Palazzo Fazio Open”, che mira a valorizzare e a rilanciare la storica location
di Palazzo Fazio a Capua con manifestazioni e attività di prestigio (Teatro,
Cinema, Danza, Formazione, Mostre, Eventi, ecc.). L’idea è quella di contribuire
a far sì che Palazzo Fazio possa diventare un centro culturale e di aggregazione
di grande dinamicità, multidimensionale, attorno al quale possano crescere e
trovare attuazione fermenti artistici, forze nuove e creative della città e non
solo. Insomma che possa diventare, con una programmazione culturale di qualità e
lungimirante, un significativo punto di riferimento cittadino e regionale, uno
spazio aperto ai linguaggi multipli e complessi dell’arte e della comunicazione.
E che possa contribuire anche a valorizzare quella che è da sempre la mission
forse più naturale di Capua: cioè quella della sua vocazione a porsi
compiutamente nella sua dimensione di attrattore storico e turistico. E’ proprio
in virtù di queste caratteristiche di grande slancio ed apertura di questo
progetto, che i promotori, oltre a confrontarsi con realtà nazionali ed
internazionali, intendono accogliere in tale progetto tutte le forze attive e
propositrici della città, nello spirito di una autentico perseguimento di una
crescita civile ed etica.
Tutto il programma della rassegna e il progetto
generale di “Palazzo Fazio Open” si svolgeranno a Palazzo Fazio, via Seminario, Capua (CE).
Programma:
17 e 18 Novembre, “Pulcinellesco”, di e con Valerio Apice,
Produzione Teatro Laboratorio “Isola di Confine” di Marsciano (PG).
Pulcinellesco è uno spettacolo sulla Commedia dell’Arte, sulle dinamiche
sceniche che fanno dialogare le maschere a teatro. Un giorno a Pulcinella fanno
visita tre maschere che sono in cerca di un autore. Il Cetrulo non sa come si
scrive il teatro dei commedianti dell’arte, allora cerca di convincerle a
scrivere davanti agli occhi dello spettatore, prospettando una rivoluzione
dell’arte scenica. Lo spettacolo si snoda attraverso poesie, canzoni, monologhi
e “pulcinellesco” diventa il confine tra premeditazione e improvvisazione. Le
fila le tiene Pulcinella che cerca di trasmettere il suo “segreto” e, mentre lo
fa, si fa autore, regista, capocomico in un percorso grottesco che vuole
riscoprire il teatro delle maschere senza far perdere l’ombra che le guida. Il
contesto in cui si svolge l’azione è rappresentato da testi di Viviani, Eduardo
De Filippo, Pirandello e dello stesso Apice.
1 e 2 Dicembre, “Matricola Zero Zero Uno”, Regia di Antonio Iavazzo,
Produzione “Il Colibrì” di Sant’Arpino (CE)
(Debutto in
prima nazionale al Rassegna Nazionale PulciNellaMente 2018)
Con: Gianni
Arciprete – Claudia Orsino – Angelo Rotunno – Luigi De Sanctis – Chiara Russo
Questo spettacolo ha debuttato, in anteprima nazionale, e con grandissimo
successo, di Foto 9pubblico e critica, al Teatro Lendi di Sant’Arpino (CE) nella
ventesima edizione della prestigiosa rassegna nazionale “PulciNellaMente”.
Affrontare il tema del disagio, della follia è sempre un impegno non comune.
Bisogna entrare in un altro ordine di idee ma farlo, paradossalmente, con
lucidità e con un progetto organico. Infatti i pericoli di un “qualunquismo” da
cronaca e di un sentire demagogico sono sempre in agguato e avrebbero potuto
farci divergere dalla nostra missione poetica. Perché fin dal primo momento, per
me, di questo si è trattato. Il bellissimo e toccante libro di Nicola Graziano
basta, di per sé, a farci immergere in atmosfere di grande impatto emotivo.
Quando l’autore mi ha chiesto di rendere “verticale” la sua opera, oltre
all’oggettiva difficoltà di traslazione, mi si è subito evidenziata la necessità
e anche oserei dire “l’urgenza”, di evitare luoghi comuni, dogmatismo e prassi
quotidiane in relazione alla salute mentale. Così come mi era chiaro
l’imperativo di non cadere in facili suggestioni pietistiche e in un moralismo
da cronaca spicciola. Il testo meritava altro. Il lavoro con gli attori, quindi,
è stato quello di farne una versione estremamente poetica e sospesa. Nel nostro
“manicomio” non ci sono grida, urla, aggressioni o altri cliché del disagio
psichico. Ci sono struggenti richiami musicali, immagini dell’inconscio, rimandi
a vite che forse, e dico forse, aspiravano ad altre compiutezze. Utilizzando
alcune tracce dell’io narrante, in un climax “beckettiano”, intercalate da
citazioni letterarie, si snodano piccole storie, rituali innocenti, danze
volutamente goffe, reiterazioni da “giorni senza tempo”. Qui il dolore, che pure
appare, assume i contorni e il valore di un “tutti dentro” e nella gestalt
perseguita il segno poetico che abbiamo voluto dare allo spettacolo lo fa
sbiadire nel gioco infinito della stessa follia.
IL LIBRO
“Matricola Zero
Zero Uno” di Nicola Graziano con foto di Nicola Baldieri, ed. Giapeto 2017, è un
viaggio documentario. Il 27 ottobre 2014, con il nulla osta della Direttrice
dell’allora OPG di Aversa, dott.ssa Elisabetta Palmieri e con l’autorizzazione
del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria presso il Ministero della
Giustizia, il magistrato Nicola Graziano di fa internare, con la matricola Zero
Zero Uno, proprio nell’OPG aversano, che è stato il primo manicomio giudiziario
d’Italia. Nicola Graziano non è pazzo e non ha fatto niente, ma sotto mentite
spoglie vuole solo raccontare la Follia dietro le sbarre e la vita di chi è
fuori dalla società. Si è in un momento cruciale: o 154 internati dell’OPG di
Aversa, come quelli di altre località, nei mesi seguenti verranno dirottati
verso le R.E.M.S., le nuove strutture residenziali che superano la terribile
esperienza degli OPG oramai in dismissione. Quel ricovero volontario del
magistrato, particolarmente attento ai diritti umani, è diventato un libro con
terribili storie e molte immagini, scattate dal giovane fotoreporter Nicola
Baldieri. Uno spaccato di dolore, un dolore diventato folle. Ci sono i rumori di
ferraglia delle serrature notturne, e il silenzio che non arriva: chi si
lamentava prima si lamenta ancora. Domani è uguale a oggi. Pagine intense,
autentiche, cariche di tensione ma anche capaci di suscitare delle riflessioni
profonde non solo sotto l’aspetto umano, ma anche sul merito delle politiche da
adottare in simili circostanze.
12 e 13 gennaio,
“Hòios eì”, regia di Elena D’Aguanno – “Power_Game”, Coreografia di Ricky
Bonavita – “ScontrIncontri”, Coreografia di Valerio De Vita - Produzione
“Akerusia Danza” – “Compagnia Excursus” di Napoli
Hòios eì - Ideazione e Regia di Elena d’Aguanno
Con: Sabrina d’Aguanno – Sonia Di Gennaro – Danzatori della Compagnia
Hòios
eí (ciò che sei) è un invito a lavorare sull’individualità, a sviluppare
l’individualità, ma è contemporaneamente un grido di ribellione contro
l’appiattimento culturale, contro l’omologazione, contro la standardizzazione. È
un appello rivolto agli artisti coinvolti a lavorare sulle proprie emozioni, sul
proprio sentire attraverso il corpo, e a trasmettere ciò attraverso il
movimento, ognuno secondo la propria modalità e espressione individuale Il
concetto ha origini lontane: il poeta greco Pindaro, uno tra i maggiori
esponenti della lirica greca, così diceva in una sua ode “Divieni ciò che sei,
diventa ciò che hai appreso di essere”, una riflessione sull’individuo ripresa
poi nel corso dei secoli da filosofi e pensatori, ognuno con la propria
interpretazione, basti ricordare fra tutti Friedrich Nietzsche o uno dei
pensatori contemporanei più interessanti, Umberto Galimberti. La crescita, lo
sviluppo individuale non hanno luogo attraverso imposizioni da parte di un altro
individuo, ma quando ci si concede il tempo e l’energia di essere ciò che si è,
maturando la consapevolezza del proprio modo di essere e di stare al mondo, come
punto di partenza per camminare verso la realizzazione di sé. È indispensabile
avere il coraggio di riflettere sulle proprie esigenze, bisogna avere il
coraggio di affrontare la solitudine, bisogna avere il coraggio di sapersi
mettere in discussione, di cambiare opinione e di sperimentare attraverso la
condivisione, concetto ben diverso dall’imitazione e dall’omologazione.
Accogliere nuove proposte, stimolare la creatività attraverso diverse
interpretazioni di uno stesso pensiero, Hòios eí è questo, è uno strumento
espressivo per chi ne è interprete e per chi ne sarà spettatore. Non essere come
gli altri, mettersi in gioco, confrontarsi, essere aperti alla conoscenza del
nuovo e dell’altro, senza essere uguali a tutti i costi, usando come strumento
l’arte in generale e la danza in particolare, per ottenere attraverso un canale
privilegiato di espressione, la possibilità di avvicinarsi, anche solo per un
istante, alla emozione che l’assoluta purezza di un’opera d’arte può
trasmettere.
POWER_GAME (Affinità)
Coreografia di Ricky Bonavita
Con: Valerio De Vita – Ricky Bonavita
“Affinità“ è il sottotitolo con il quale il coreografo descrive in maniera
sintetica un passo a due maschile tratto dalla sua opera più ampia „Power_game“.
“Basta che uno si dichiari libero, e subito avverte la costrizione. Se osa
riconoscere la costrizione, ecco che si sente libero.” (Johann Wolfgang Goethe –
Le affinità elettive – Parte 2, cap 5). Siamo in un’epoca in cui il turbine
tecnologico è sempre più incalzante e dirompente, eppure le relazioni umane
continuano a riproporre le tematiche, i giochi, le dinamiche e le problematiche
di sempre; cambiano solo le modalità di accesso e di connessione, come ci si
approccia e ci si rapporta. Tutto ciò diventa pretesto per un’esplorazione
coreografica che traduce i tentativi relazionali tra le persone mediante
simboliche lotte tra i performer. Avvicinamenti e allontanamenti vengono
percorsi nella logica della dipendenza “with and without you” e dei giochi di
potere. Nel frattempo, la ricerca dell’altro, espressa come tentativo di
riempire il vuoto dato dalla propria incostanza e fragilità, sembra mettere in
luce una faticosa mediazione tra la difficoltà all’abbandono dell’esser umano,
il desiderio e l’amore. In Affinità ci troviamo di fronte a una traccia
narrativa molto forte che si svolge tra situazioni ironiche e al tempo stesso
drammatiche, svelandosi allo spettatore nel pieno delle proprie emozioni.
SCONTRINCONTRI
Coreografia di Valerio De
Vita
Con: Valerio De Vita – Emiliano Perazzini
Anche oggi. Lo sento, è
qui, mi vede. Fa il mio stesso lavoro, occupa lo spazio che creo, ora mi segue,
ora scompare. Muovendosi in questa stanza disegna forme, esse si mescolano con
le mie, rendendole irriconoscibili. E’ diverso, è un’interferenza, e le nostre
esistenze sono inconciliabili. Eppure siamo così simili.
9 e 10 Febbraio,
“Totò Crooner”, di e con Carmine Borrino - Produzione “CRASC” di Napoli
– Un Otello principe di Bisanzio
Antonio de Curtis, geloso come un Otello.
Il copione shakespereano preso a pre-testo per “drammatizzare” quella passione
fatale che il giovane Totò ebbe agli inizi della sua carriera con la sciantosa
Liliana Castagnola: la morbosa gelosia, le malelingue, le incomprensioni, la
violenza di genere, la tragica morte di una donna. Un racconto in prima persona,
in forma di crooner, cantato e suonato dal vivo, in un quasi studio radiofonico,
per una drammaturgia che mischia, fonde, confonde e sovrappone la grandissima
poesia del bardo con i guizzi e i lazzi da teatro dell’assurdo dello
“sconfinato” repertorio di Totò.
9 e 10 Marzo,
“Full ‘e Fools”, di Paolo Romano, Produzione “Crown Theater”
di Napoli in collaborazione con L.A.A.V. Officina Teatrale di Avellino
(Debuttato in prima nazionale al Napoli Teatro Festival 2018)
Con: Rossella
Amato – Gianluca D’Agostino – Marcella Granito – Paolo Romano – Gabriele Carlo
D’Acquino
Malora coltelloIn un fazzoletto di terra, sotto un ponte stradale
tra oggetti, rifiuti, letti e lenzuola di cartone, una Regina clochard, una
Regina vagabonda, un Re barbone, un Re homeless e in fine un piccolo Re folle,
si combinano per formare un'accoppiata vincente: il “full dei fool's.” Questi
cinque emarginati nella loro diversità caratteriale, fisica, nella singolare
esperienza di vita vissuta, incarnano in qualche modo quella tragedia che
riverbera dai personaggi del mondo immaginativo shakespeariano, senza però
palesarlo in modo evidente, per far sì che il carico drammatico rappresenti
l'uomo e la sua storia in modo archetipale. I pensieri, che logorano l'animo,
che lo lacerano, che hanno occupato con tutto il loro peso lo spazio della
mente, prendono ora forma, suono, vita, dando voce come in una possessione, a
reminiscenze dello spirito di Lady Macbeth, di Lavinia, di Re Lear, di Riccardo
III, per una confessione catartico drammatica. Una partita a carte paventata ma
mai giocata, diviene l'effetto scatenante di questa purificazione liberatoria,
il pretesto per attivare nei personaggi dinamiche di psicologia introspettiva in
una terapia di gruppo, dove a turno i quattro reietti confessano un vissuto
carico di piccoli o grandi tragedie, drammi esistenziali e stati d'animo mai
dichiarati, un flusso di coscienza che emerge in modo improvviso ed eruttivo.
Quattro personaggi, come quattro carte francesi che palesano sul campo da gioco
il loro valore, si alternano ignari di essere manovrati dal mazziere, da chi
attacca bottone sul panno verde della scena, contaminati da una pazzia
rivelatrice per mano di un piccolo fool, quel Discolo, o disco, o puck, che fa
da jolly nel gruppo. Ma lo stesso ragazzino, il giullare manovratore che deforma
le coscienze per riformarle, altro non è che un giovane embrione, la materia
grezza da istruire, il Golem nelle mani di un messaggero di Dio ancor più folle,
sceso da una macchina nella forma di un pacco caduto dall'alto. E come nella
migliore tradizione antica del teatro, il divino che scende a sorpresa con un
marchingegno per districare l'ordito nella trama, il Deus ex machina, il
manovratore occulto, irrompe in modo apparentemente casuale per portare luce
nell'ombra e risolvere ciò che altrimenti non era risolvibile da parte dei
protagonisti di questa scena umana. Darà chiarezza, senso e significato
simbolico ad ogni oggetto manifesto, che possa essere un fiore, uno specchio, un
coltello, uno scrigno. Nel loro sfogo verbale si evincerà lo stato di uomo o
donna senza tetto, o nucleo familiare di riferimento, o lavoro, o attività
redditizia, senza averi, se non oggetti trovati sul vasto campo di ricerca
scavando nei materiali di scarto, loro stessi scarti di una società che si
mostra respingente verso i più deboli e bisognosi. La disattenzione del nostro
sistema sociale si tramuta il più delle volte in disinteresse verso chi convive
con il proprio fantasma interiore, ed è questo stesso spettro ad auto
legittimare la sua condizione, rifuggendo quel corpo ospite un tempo integro ed
integrato, per ratificare una marginalità che lo allontana sempre più dal mondo
della gente in vista. Il tempo scorre inesorabile mentre ci affanniamo a
rincorrere i nostri obbiettivi, ciò per cui eravamo convinti di essere preposti,
ciò che ci è stato inculcato dalla tenera età con dovizia maniacale, e quel
riflettore sempre puntato su di noi diventa così forte da accecarci. Eppure
continueremo a rincorrere l'inafferrabile a causa di ciò che non ci basta, con
occhi sbarrati e con un velo di cecità incroceremo un'anima raminga senza
avvertire la sua presenza, un uomo estraniato nell'ombra che grazie al nostro
comune egoismo, raggiunge per diritto di investitura lo status di uomo
invisibile. Il reietto diviene così l'aspetto negativo di questa cultura
positivista, ma tra il gioco di luci ed ombre, il senso più che confondersi si
fonde chiaramente. Non sempre ciò che riteniamo non idoneo alla nostra visione
di progresso viene da noi facilmente eliminato, ed il faro della società che
crediamo ci rischiari il cammino guidandoci come il sole più splendente, ci
investe dando vita al nostro alter ego nell'ombra che produciamo, proiettiamo e
calpestiamo. Ma in questa dualità, nelle facce di una stessa medaglia, si
avverte lo strappo, la trazione che allontana le parti, che le tiene distanti
pur non essendo recise e il non luogo di chi passa una notte all' addiaccio,
sembra lontano dal caldo tepore di un letto, di chi riposa la sua esistenza tra
le mura ed un tetto. Nel nostro caso, più che un filo sottile ad unire le due
differenti categorie umane, vi è un elastico teso, e più queste tendono ad
distanziarsi, più l'estrema tensione le richiama verso il fulcro. L'incontro
dell'umano nel teatro del mondo, avviene in questo caso specifico nel mondo del
teatro e quella sottile linea di confine, la barriera posta dalla società e da
noi stessi facenti parte della stessa, si riduce a golfo mistico, a quello
spazio fisico tra platea e palcoscenico in un gioco a specchio tra le parti dove
la riflessione fa emergere il dramma della condizione umana al di là delle
classi e delle etichette.
30 e 31 Marzo, “Epoché”, Ideazione e regia di Antonio Iavazzo,
Produzione “Il Colibrì” di Sant’Arpino (CE)
Assistente alla
regia: Gianni Arciprete
Con: Michele Di Siena – Antonio Geniale – Pasquale
Loffredo – Caterina Mingione – Claudia Orsino – Angelo Rotunno – Chiara Russo –
Daniela Vallo – Davide Volpe – Vincenzo Di Marco
Con questo spettacolo,
ancora inedito in Italia, ci siamo confrontati con una “materia” che per me e
per i miei attori, rappresenta la vera stella polare che non ci deve mai
abbandonare, e cioè quella che chiamiamo “operazione verità”. Ho proposto agli
attori del gruppo una vera e propria sfida. Una metodologia, cioè, che mirasse
ad una resa scenica tenendo conto sia della “fase” teatrale che quella
cinematografica. Lo spunto è stato quello di ispirarsi alle emozionanti e
toccanti “confessioni” e monologhi estrapolati dal film – documentario “Human”.
Tale sfida all’inizio ha spaventato un po’. Ha causato anche un certo timore
circa la difficoltà che tale percorso suscitava. Tuttavia, procedendo
nell’intensissimo lavoro, scendendo sempre di più in profondità e autenticità,
si è venuto a creare un meraviglioso clima di cooperazione e una virtuosa “gara”
a scarnificare dalle performance ogni inutile orpello decorativo, ogni
barocchismo tecnico e sfuggendo a cliché o virtuosismi attoriali. Ci siamo
avviati così, decisamente, verso la vastissima distesa della meraviglia e
dell’incanto che solo la nuda verità può produrre. La stessa meraviglia che
vorremmo (e vogliamo) condividere con tutti coloro che assisteranno al nostro
lavoro.
13 e 14 Aprile, “Per una rosa”,
dal “Vangelo secondo Matteo” Ideazione e regia Teatri 35, Produzione
“Teatri 35” di Portici (NA)
Con: Antonella Perrella – Gaetano
Coccia – Francesco Ottavio De Santis
La performance “per una Rosa” è un
omaggio a Pier Paolo Pasolini, alla sua Poetica, alle sue Passioni, alle sue
Parole. È uno studio liberamente ispirato al testo “poesia in forma di rosa”,
un’opera manifesto della produzione artistica di Pasolini dei primi anni
sessanta, che ha fortemente influenzato la nostra poetica e la nostra ricerca
sul sacro, sulle iconografie e sui simboli. Numerosi nel film sono i riferimenti
al mondo dell’arte: da Giotto a Correggio, da Masaccio a Piero della Francesca,
da Caravaggio ai manieristi Pontormo e Rosso Fiorentino, da Niccolò dell’Arca a
di Guido Mazzoni. Le descrizioni paesistiche di Pasolini sono vere e proprie
descrizioni digressive che hanno come tema opere d’arte figurative. Il
linguaggio tautologico della realtà, la tradizione figurativa ed iconografica,
le sacre rappresentazioni, la messa in scena popolare, lo studio sui simboli, la
relazione tra fissità e movimento, sono gli elementi che da sempre hanno
accompagnato la nostra ricerca sulla tecnica dei tableaux vivants. Costruiti
sulla musica, altro elemento centrale del nostro lavoro, i quadri viventi sono
realizzati con pochi mezzi: poche stoffe, pochi oggetti e, soprattutto, i corpi
degli attori che, facendosi modelli ed attrezzisti, compongono dinanzi agli
occhi degli spettatori le tele. Nulla è lasciato al caso così come nulla è
superfluo. La dinamica della costruzione trova il suo equilibrio nella
sospensione musicale di uno stop, nel fermo immagine di un’azione in divenire
che costringe il corpo ad una tensione muscolare viva e pulsante.
Teatri
Associati di Napoli
4 e 5 Maggio, “Sigmund & Carlo”, Regia
di Niko Mucci, Produzione “Teatri Associati di Napoli” (NA)
Con:
Roberto Cardone – Niko Mucci
Due vecchi esibizionisti in competizione per
una panchina, un lampione. Una partenza grottesca, che ben presto svela altri
sapori. I due sono forse Freud e Marx, sopravvissuti al loro tempo, ed alla
degenerazione del loro pensiero. Fra loro si sviluppa un dialogo a fisarmonica
in cui si alternano i litigi ed i tentativi di allearsi nel portare a termine la
loro misteriosa e, forse impudica, missione, mentre i frequenti passaggi di
auto, li inducono a mimetizzarsi, assumendo di volta in volta ruoli di
improbabili, pagliacci, religiosi, venditori, sino al colpo di scena finale. Uno
spettacolo basato sulla riflessione relativa all’abuso interpretativo delle idee
e delle ideologie, e soprattutto un accorato appello al senso della
responsabilità collettiva. Un testo che fa sorridere e ridere spesso, ma che
lascio un ché di amaro, nel suo rifiutare possibili letture positive e di
speranza.
15 e 16
Giugno, “Orsù”, Drammaturgia e regia di Libero De Martino,
Produzione “Balagancik” di Torre del Greco (NA)
Con: Donatella
Faraone Mennella – Nello Provenzano
Le trame semplici di Cechov risultano ad
una lettura più approfondita, essere incredibilmente ricche di spunti, di colpi
di scena, di situazioni, di trovate, di risvolti imprevedibili e di profondità
inaudite. Per mettere in scena Cechov, oggi come allora, bisogna lasciarsi
andare alla miriade di suggestioni che vengono dai suoi personaggi ed accogliere
lo stupore di trovarsi proiettati istantaneamente nella dimensione del teatro,
dove tutto può essere e tutto può accadere. Con Orsù abbiamo voluto cogliere nel
gioco tra la vedova inconsolabile Popova e il ricco benestante Smirnoff, nel
loro comico duello, l’essenza stessa del gioco teatrale. I personaggi si
trasformano in continuazione davanti agli occhi dello spettatore e non si
incontrano mai alla stessa altezza, la loro lotta non ha vincitori né vinti. Il
vero protagonista è dunque il Teatro che diverte e insegna con le sue veritiere
menzogne. Benché Cechov abbia concepito il testo come un vaudeville alla russa,
ci è risultato naturale esagerarne il tono farsesco per ricordare i lazzi della
commedia dell’arte e le clownerie tanto care alle avanguardie russe del primo
‘900.
Domenica 19 maggio, ore 18.00, Novalis
Eurythmie Ensemble presenta "Nel mezzo del cammin di nostra vita"
La
“Comedia”, il più grande capolavoro letterario italiano, ha ispirato con le sue
immagini il lavoro artistico della Novalis Eurythmie Ensemble, che ha
riconosciuto le visioni iniziatiche di Dante come vere e reali esperienze
interiori dell’anima umana. Lo spettacolo è tratto da canti della Divina
Commedia intervallati da brani musicali di compositori vari, tra cui Bach,
Wagner e Liszt.
In questo programma troviamo Dante che accompagnato da
Virgilio nei meandri dell’inferno incontra vari personaggi e figure mitologiche,
come Caronte il traghettatore o Ulisse che con la sua voglia di conoscenza
narrerà le sue avventure sul mare Mediterraneo. Dante arriverà fino al paradiso
dove troverà le forze creatrici dell’universo.
Il viaggio nel celeste
soprasensibile è il linguaggio ed il ritmo giusto per l’Euritmia, forma
artistica nata dall’impulso di Rudolf Steiner (scienziato e filosofo dei primi
del novecento), in quanto essa ha la capacità di portare, con movimenti
coscienti e armonici, attraverso giusti ritmi (eu-rhythmós), a rendere visibili
parola e musica.
Lo spettacolo si articola in episodi salienti tratti
dall’opera, che si prestano a portare un messaggio di grande attualità per il
nichilismo dell’uomo odierno, come nel canto XXVI dell’Inferno “…..considerate
la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e
canoscenza".
COMPAGNIA – NOTE BIOGRAFICHE
La Novalis Eurythmie Ensemble è
una compagnia di artisti di tutto il mondo (Germania, Brasile, Cile, Italia,
Taiwan, Giappone e Armenia), che si pone l’obiettivo di portare, attraverso
l’euritmia artistica, un “nuovo” impulso culturale.
La compagnia è formata
da sette euritmisti, un pianista e un artista della parola. La regia degli
spettacoli è il frutto del collettivo lavoro di clausura artistica del gruppo.
Novalis Eurythmie Ensemble nasce nel 2015, dopo un lungo tirocinio con altri
gruppi conosciuti, come l’Eurythmeum di Stoccarda, e prendendo parte a diversi
importanti progetti: Kontraste con Carina Schmid e Benedikt Zweifel, al
Märchengruppe con Michael Leber, e molti altri. In questi anni il gruppo si è
fatto conoscere e apprezzare attraverso i suoi spettacoli in molti paesi
d’Europa (Inghilterra, Irlanda, Francia, Germania, Italia).
Ingresso: 20 euro
compreso il buffet.
15, ore 20:30, e 16 giugno,
ore 18:30, Balancick Teatro di Torre del Greco (NA) presenta "Orsu'"
Interpreti: Donatella Faraone Mennella - Nello Provenzano
Drammaturgia e
regia: Libero De Martino
Le trame semplici di Cechov risultano ad una lettura
più approfondita, essere incredibilmente ricche di spunti, di colpi di scena, di
situazioni, di trovate, di risvolti imprevedibili e di profondità inaudite. Per
mettere in scena Cechov, oggi come allora, bisogna lasciarsi andare alla miriade
di suggestioni che vengono dai suoi personaggi ed accogliere lo stupore di
trovarsi proiettati istantaneamente nella dimensione del teatro, dove tutto può
essere e tutto può accadere. Con Orsù abbiamo voluto cogliere nel gioco tra la
vedova inconsolabile Popova e il ricco benestante Smirnoff, nel loro comico
duello, l’essenza stessa del gioco teatrale. I personaggi si trasformano in
continuazione davanti agli occhi dello spettatore e non si incontrano mai alla
stessa altezza, la loro lotta non ha vincitori né vinti. Il vero protagonista è
dunque il Teatro che diverte e insegna con le sue veritiere menzogne. Benché
Cechov abbia concepito il testo come un vaudeville alla russa, ci è risultato
naturale esagerarne il tono farsesco per ricordare i lazzi della commedia
dell’arte e le clownerie tanto care alle avanguardie russe del primo ‘900.
29 e 30 giugno, ore 19, spettacolo “Il Crociato alla
Battaglia”, per la regia di Antonio Iavazzo, con protagonisti gli allievi de “Il
Pendolo”, Scuola di Alta Formazione Teatrale e Cinematografica.
L’evento è
promosso da: “Il Colibrì” (Centro Sperimentale Teatro – Arte – Cultura) di
Sant’Arpino in collaborazione con l'Istituto Sant'Antida di Caserta e
l’associazione “Capuanova” di Capua. Si avvale inoltre del patrocinio della
Regione Campania, della Provincia di Caserta, dei comuni di Caserta e Capua.
La serata si aprirà con la messa in scena de "Il Crociato alla Battaglia" e la
"La Città abbandonata", due lavori liberamente ispirati ai testi di Italo
Calvino. “Queste due pieces teatrali – spiega il regista Antonio Iavazzo -
rivisitano spezzoni del fantastico mondo poetico e visionario di Calvino. Nella
prima, “Il Crociato alla Battaglia”, commuove e fa tenerezza la presunta ferocia
di una vendetta di un guerriero cristiano che con le armi del grottesco e del
disincanto smonta l’idea, quella sì folle e sconsiderata, di combattere ogni
forma di guerra. Ne “La Città abbandonata” le figure si muovono sospese come in
un sogno antico ed eterno e la nostalgia è la cifra che domina. I personaggi,
come se fossero velati, ricordano quei polverosi giocattoli e carillon che si
riscoprono nei vecchi bauli di soffitte dimenticate. E come per magia riprendono
vita per la sola potenza dello sguardo dello spettatore, per donargli e
perdonarsi frammenti di dolcezza ed eternità”.
Gli interpreti: Davide Volpe,
Vincenzo Di Marco, Claudia Orsino, Angelo Rotunno, Daniela Vallo.
A seguire
lo spettacolo "Fortunata e il suo ritorno", liberamente ispirato a “La
Gabbianella e il Gatto” di L. Sepulveda.
Gli interpreti: Giusy Cavasso, Luigi
De Sanctis, Lina Fabozzi , Valeria Giove , Licia Iovine , Viviana Pepe ,
Raffaele Sperlongano , Alessia Tescione , Alessia Verde , Daniela Ziello, Chiara
Russo , Antonio Geniale, Michele Di Siena, Fabiana Vinciguerra.
Giovanni
Arciprete cura l’organizzazione generale mentre lo staff tecnico è composto da:
Luigi Sanctis, Claudia Orsino, Angelo Rotunno, Chiara Russo.
Tutti gli spettacoli e le manifestazioni si terranno a
Palazzo Fazio, via Seminario (centro storico) – CAPUA (CE). Giorni e orari di
spettacolo: Sabato ore 20.30 – Domenica ore 18.30.
Biglietti
-
Intero: euro 10
- Abbonamento: € 50 (8 spettacoli)
Stage Internazionale "La Danza delle Intenzioni" con R. Carreri
dal 24 al 27 Gennaio, Questo straordinario evento è aperto
ad attori, danzatori, professionisti e non, ad allievi, performer, ricercatori
teatrali, antropologi e studiosi.
E' organizzato dalla Scuola di Teatro e
Recitazione "IL PENDOLO" (CE), dall'Associazione "IL COLIBRI'" di Sant'Arpino
(CE), dall' ODIN TEATRET, in collaborazione con l' Associazione "CAPUANOVA" di
Capua (CE).
Ideazione e direzione artistica di Antonio IAVAZZO.
DATA L'
ECCEZIONALITA' DELL' INIZIATIVA E IL NUMERO LIMITATO DEI POSTI DISPONIBILI, SI
CONSIGLIA, A CHI FOSSE VERAMENTE INTERESSATO, DI COMUNICARE LA PROPRIA ADESIONE
CON LARGO ANTICIPO.
P.S. Possibilità di Vitto e Alloggio a prezzi
estremamente economici.
CALENDARIO E ORARI STAGE:
DAL 24 AL 27 GENNAIO
2019:
- Giovedì 24 GENNAIO 2019 (17.00 - 22.00)
- Venerdì 25 GENNAIO 2019
(17.00 - 22.00)
- Sabato 26 GENNAIO 2019 (15.00 - 20.00)
- Domenica 27
GENNAIO 2019 (15.00 - 20.00)
"LA DANZA DELLE INTENZIONI" - Stage
Internazionale diretto da ROBERTA CARRERI
Il lavoro sarà diviso in due parti:
• la prima parte si concentrerà sul training fisico dell'attore, ovvero sul
risveglio della presenza dell'attore;
• la seconda parte si concentrerà sul
lavoro con la voce.
Lo scopo del workshop è di trasmettere, in uno spazio di
tempo relativamente breve, le basi di un training dell'attore che possa aiutare
il giovane attore a trovare la sua presenza scenica attraverso un comportamento
scenico formalizzato e l'attore già esperto a liberarsi dai suoi automatismi, i
suoi cliché, e trovare nuovi stimoli professionali.
Il workshop si
concentrerà:
• sulla percezione della propria presenza in relazione allo
spazio scenico e agli altri attori, trovando modo di essere presenti nell'azione
mantenendosi aperti alle circostanze, pronti a reagire;
• su come trovare
l'asse del proprio corpo, lavorare con le in-tensioni e acquisire l'immobilità
dinamica;
• sulla creazione di sequenze di azioni fisiche e l'esplorazione di
diverse qualità di energia del corpo, dello sguardo e della voce, oltre al
lavoro in slow motion e alla identificazione di diversi punti motori da cui fare
partire l'impulso per muoversi nello spazio;
• sul training vocale usando
diversi risuonatori, sulla creazione di azioni vocali e la relazione tra queste
e le azioni fisiche.
CONSEGNE PER I PARTECIPANTI
- Sapere a memoria un
testo di circa 20 righe (prosa o letteratura)
- Portare una canzone a memoria
(solo voce)
- Abbigliamento comodo (possibilmente a tinta unita)
- Un
accessorio qualsiasi
ROBERTA CARRERI - NOTE BIOGRAFICHE
Roberta Carreri è
un'attrice, insegnante, scrittrice e organizzatrice. Nata nel 1953 a Milano,
Italia, si è laureata in Design pubblicitario e ha studiato Storia dell'Arte
all'Università Statale di Milano. È entrata a far parte dell'Odin Teatret nel
1974 durante il soggiorno del gruppo a Carpignano, in Italia. Roberta Carreri ha
preso parte all'ISTA (International School of Theatre Anthropology) sin dal suo
inizio nel 1980, entrando in contatto con tecniche performative provenienti da
Giappone, India, Bali e Cina. Questo ha influenzato il suo lavoro come attrice e
insegnante. Dal 1980 al 1986 ha studiato con maestri giapponesi come Katsuko
Azuma (ballerino Nihon Buyo), Natsu Nakajima e Kazuo Ohno (ballerini Butoh).
Organizza workshop per attori in tutto il mondo e presenta, come dimostrazione
di lavoro, la sua autobiografia professionale, Traces in the Snow . Organizza e
conduce l'annuale workshop internazionale dell'Odin Week Festival a Holstebro e
all'estero. Nel 2009 dirige Rumor con Cinzia Ciaramicoli per la Masakini Theatre
Company (Malesia). Nel 2014 The Woman Who Spat Out the Apple , con Rosa Antuña -
Núcleo de Criaçao Rosa Antuña (Brasile). Le sue esperienze professionali sono
presentate in The Actor Way , a cura di Erik Exe Christoffersen. Roberta Carreri
ha scritto il suo libro Tracce (pubblicato nel 2007 da Edizioni Il Principe
Costante, Milano (in italiano), nel 2012 da Editora Perspectiva, Brasile (in
portoghese) e Ed. Artezblai, Spagna, e Triskel Artes Escénicas, Cile (in
Spagnolo), nel 2013 da El Apuntador Ediciones, Argentina (in spagnolo), nel 2014
da Routledge, Regno Unito / USA (in inglese), in cui rivive gli aspetti più
rilevanti della sua vita teatrale: la sua formazione, pedagogia e la sua storia
come attrice di Odin Teatret. I suoi articoli sono stati pubblicati su riviste
come New Theatre Quarterly, Teatro e Storia, Máscara, The Open Page, Peripeti e
Performance Research.
PER PRENOTAZIONI - INFO - CONTATTI:
Antonio Iavazzo
- Cell. 3389924524
Mail: info@antonioiavazzo.it
Info -
contatti - prenotazioni
Antonio Iavazzo - Cell. 3389924524 - Mail:
info@antonioiavazzo.it
Beatrice Baino - Mail: beatrice@mestieridelpalco.it
Gianni Arciprete - Cell. 3343638451 - Mail: gianniarciprete@libero.it
Sito
web - htpps://faziopentheater.wixsite.com/faziopentheater