18ma stagione teatrale al Piccolo Teatro CTS: programma 2016/17
Caserta – dal 28 Ottobre 2017 al 6 maggio 2018
Comunicato stampa
Gli orari sono: sabato ore 21 e domenica ore 19
28 e 29 Ottobre,
Genere: Teatro di Prosa , Comp. Rosso e Nero in "Le regole del gioco" di e con
Antonietta Barcellona e Danilo Napoli
In scena altre ai due autori/attori
anche Riccardo Caliendo. La regia è stata curata dalla stessa Barcellona. Queste
le note di regia: “La criminalità è un gioco pericoloso, nel quale regole sono
sempre le stesse e valgono per tutti: Quando si comincia a giocare si resta in
campo fino alla fine. O si esce morti. Sono le regole del gioco.” Raffaele
Contaldo, killer assoldato dalla camorra, è rinchiuso in carcere nella sezione
speciale 41bis in attesa di processo. Le condizioni del carcere, dure oltre ogni
aspettativa, forse anche oltre quanto previsto dalla Legge, lo inducono a
tentare l'unica via d'uscita: diventare collaboratore di Giustizia. Chiede di
parlare con il Giudice Del Regno, noto e integerrimo Magistrato antimafia. Ma il
caso viene assegnato al Procuratore aggiunto Claudia Sofia Del Regno, sua
figlia. Nel trovarsi di fronte una donna, giovane, piacente e motivata, Raffaele
dapprima si rifiuta di parlare ma poi, riconoscendo le capacità della ragazza,
la sua serietà e del suo senso di giustizia, decide di collaborare. I due sono
faccia a faccia in un confronto durissimo su fatti scabrosi e moralità, su
orrore e tentativo di riscatto, su legalità e giustizia. Il palcoscenico diventa
un ring dove ogni tema ha due aspetti, mai scontati, e tutto è in opposizione
(sessi, classi sociali, cultura, modo di vedere la vita, la giustizia) tranne
una cosa. Le favole ci insegnano che esiste il bene e il male; la vita ci
dimostra che non sempre questi sono in opposizione, ma coesistono, a volte
confondono le loro linee di confine e non è più così facile decidere cosa sia
giusto e cosa sbagliato. Con un finale a più colpi di scena
4 e 5 Novembre,
Genere: Teatro Comico , Comp. Elio Angelini in "Preciso, conciso e circonciso"
di e con Elio Angelini "ché con ironia fa anch’egli outing"
Spettacolo che parte dal cabaret classico per arrivare alle nuove tecniche della
comicità attuale. Preciso perché vuol mettere i puntini sulle i (ma anche le
virgole, gli accenti e le mutine) su un po' cose. Conciso perché è uno
spettacolo senza fronzoli (anche perché ormai è stanchevole parlar molto visto
l'avanzare dell'età). Circonciso perché è arrivato il momento di fare outing su
questo e tanto altro. Lo spettacolo si sviluppa con ritmi alti ironizzando sugli
accadimenti della nostra vita e soprattutto sulla nostra morte coinvolgendo il
pubblico che diventa parte integrante e attiva nello spettacolo. 60/70/80 minuti
che scivolano sorridendo, ridendo e riflettendo (chi ne ha voglia) senza
rendersene conto del tempo trascorso. Vedere per credere....Elio Angelini,
putignanese nato oltre mezzo secolo fa, appassionato, sin da giovane, di teatro
ha trascorso la sua giovinezza sulle tavole del palcoscenico, annoverando
diverse esperienze con varie compagnie teatrali. Elio Angelini, appassionatosi
in seguito alla comicità, si è cimentato con esperienze di cabaret radiofoniche,
televisive, teatrali e live nelle varie piazze sul territorio nazionale.
Divenuto un tantino più riconoscibile ai tanti grazie alla partecipazione a
varie trasmissioni televisive sulle reti nazionali, fra le quali spiccano quelle
ad ITALIA’S GOT TALENT, COLORADO, AMICI, AVANTI UN ALTRO e OTTOVOLANTE con il
personaggio dei F.lli Lo Tumolo. Nel 2014 in tournèe con il suo primo one man
show “Io e i mie 7 gemelli”. Nel 2015 in tournèe con lo spettacolo “Raccomandati
senza ricevuta di ritorno”. Attualmente in tournèe con lo spettacolo “Preciso,
conciso e circonciso”. Diverse esperienze a livello cinema, pubblicità e tv con
produzioni regionali. Da febbraio 2017 nelle sale cinematografiche con ruolo da
protagonista nel film “Due un po' così” di Daniele Chiariello, (genere commedia
italiana) che vede nel cast anche Paolo Granci, Beppe Servillo, Gianluca Guidi e
tanti altri.
11 e 12
Novembre, Genere: Teatro di prosa, Comp. Sergio Savastano e Federico
Torre in "Game Over" di e con Sergio Savastano e Federico Torre
Inoltre assieme ai due attori/coautori in scena anche Bruno De Filippis e
Gabriele Basile. Ispirandosi ad ambientazioni tipicamente pinteriane, gli autori
ci conducono in un’atmosfera cupa, claustrofobica, non disdegnando un excursus
nelle atmosfere cinematografiche del poliziesco americano degli anni ’70,
(Pollack, Siegel, Frankenheimer) dove ciò che apparentemente segue un filo
logico, evolve inaspettatamente in un altro epilogo. L'idea é partita dal
portare in scena “Il calapranzi “ di H. Pinter. Poi, man mano che il lavoro si
sviluppava, tra le righe del testo, abbiamo intravisto la possibilità di
inserire ciò che la cronaca italiana ci suggeriva, e abbiamo così voluto porre
l'attenzione sui tanti omicidi misteriosi avvenuti nel nostro Paese negli ultimi
decenni. Omicidi che, a nostro parere, sono stati fatti passare per suicidi. Fra
i tanti, quello più oggettivamente misterioso e recente di David Rossi,
responsabile della comunicazione della banca MPS. Così, dopo numerose stesure,
abbiamo trovato il giusto mix, ed é nato GAME OVER. Il testo parla di due killer
che, per scelta autoriale, non hanno nome e cognome. I due, fanno parte di
un'organizzazione segreta che si occupa dell'eliminazione fisica di personaggi
scomodi o pericolosi per i poteri forti del nostro Paese. L'organizzazione,
denominata dai due, "Loro", li ha incaricati di svolgere una nuova operazione.
Ma, quella che apparentemente sarebbe la “solita routine”, si trasforma in
qualcosa di totalmente inaspettato. L'ambientazione claustrofobica, conduce il
pubblico in un’atmosfera cupa, ma piena di sorprese, fino all'ultima scena.
18 e
19 Novembre, "Baci Botte e …Champagne" di Anton P. Cechov, presentato
dalla compagnia teatrale Micro Teatro Terra Marique.
Una commedia in due
atti unici di Anton P. Cechov: "La Proposta" e "L'orso". In scena ci saranno:
Nicola Di Filippo, Valentina Pippi, Emilio Rosolia, Federico Sisani e con
Tristan Remi che interverrà con un intermezzo di clownerie. La Regia è curata da
Claudio Massimo Paternò.
Anton Cechov, maestro del teatro mondiale, ci
lascia due atti unici (La proposta di matrimonio e L'orso) per testimoniare come
tutto il mondo giri al contrario. Che la vita sia fatta di grandi scontri o da
inevitabili equivoci; che la comicità sia nella natura dell'essere umano; che
basti osservarlo per ridere. In questo spettacolo si ride dell'amore e di come
esso possa nascere da uno schiaffo o da un semplice: «No!». Si ride dell'uomo e
della donna. Si ride di come in un batter di ciglia tutto possa cambiare nelle
relazioni umane. Anton Cechov ci mostra come l'essere umano viva sempre in un
costante contrappunto, su un filo sospeso e come gli animi umani siano in un
ascensore che sale e scende. Questo è il bello della vita!!! Perché non riderne
e gioirne … e allora champagne, champagne, champagne per tutti che le bollicine
ci solletichino le labbra in un grande sorriso!!! La compagnia ha al suo interno
diversi attori e performers che da 8 anni seguono con dedizione il laboratorio
tecnico di Biomeccanica Teatrale di Mejerchol'd tenuto dal maestro Claudio
Massimo Paternò presso il Centro internazionale di Biomeccanica a Perugia. Lo
spettacolo è dedicato alla memoria del maestro e regista russo Vsevolod
Mejerchol'd assassinato 75 anni fa di cui seguiamo da anni le tracce e gli
insegnamenti. Inoltre la compagnia teatrale Micro Teatro Terra Marique è
vincitrice di diversi premi: Al Memorial “Massimo Troisi” edizione 2016-2017 di
Casalbuono (Sa); 3° premio Miglior spettacolo; 1° premio Migliore attrice
protagonista. Questo il giudizio della critica: “Per la prorompente nonchè
ironica messa in scena di due testi di non facile interpretazione, considerando
lo spessore stesso dell’autore che nella sua drammaturgia si avvale di dialoghi
spesso banali, che rende tuttavia profondi attraverso silenzi prolungati,
divagazioni di rottura di toni, che i ragazzi hanno saputo cogliere
egregiamente”. La compagnia teatrale Micro Teatro Terra Marique nasce ne 1998 a
Perugia per impulso di un gruppo di ragazzi e in pochi anni entra a far parte
del tessuto culturale e sociale della città. La propria missione è quella di
sviluppare l’arte e in particolare il teatro, in quanto espressione delle
culture dei popoli e dell’essere umano, attraverso il contatto tra l’attuale
(l’artista) e il testimone (lo spettatore). Punto di partenza della propria
attività è il sistema teatrale della Biomeccanica Teatrale di Mejerchol’d. Dal
2004 Micro Teatro si è fusa con il Centro Internazionale Studi di Biomeccanica
Teatrale, diventandone di fatto il braccio operativo e amministrativo. I propri
spettacoli e progetti teatrali sono lo sviluppo scenico del sistema di
educazione teatrale della Biomeccanica Teatrale nel XXI secolo e distinti in
differenti ricerche espressive e drammaturgiche.
25 e 26 Novembre, Genere: Comico/Circense, Compagnia dei
Saltimbanchi in "Circ'eccentric" con Giulio Carfora e Lia Mosca
Circ’eccentric è uno show per ogni generazione, ma allestito soprattutto per
offrire ad un pubblico teatrale adulto il ricordo o l’idea di rivivere quei
momenti di quando si era bambini e si sognava di andare a vedere il clown al
grande tendone del circo. Il circo dei clown è una creazione di Giulio Carfora,
presidente e direttore artistico della Compagnia dei Saltimbanchi, che con la
sua partner Lia Mosca porta in scena tutte le sfumature del clown. L’idea di
portare il clown a teatro nasce dal tentativo e dalla volontà di fondere la
magia del circo tradizionale con il linguaggio dell’artificio teatrale. Le
esibizioni circensi, rapide e colorate, stimolano il pubblico a recuperare il
contatto diretto con il corpo d’attore. In questo allestimento la recitazione
vocale è ridotta al minimo mentre la narrazione è affidata soprattutto alla
mimica e alla gestualità. Lo spettacolo offre a tutti, la possibilità di
attraversare l’ombra del vivere quanto la luce e la gioia di esistere. È un
tentativo di raccontare storie con una drammaturgia non convenzionale e al
contempo è un’occasione speciale capace di risvegliare nella maggior parte degli
adulti i ricordi allegri legati alla loro infanzia che vorrebbero trasmettere ai
propri figli. Attraverso le esibizioni dei clown si tenta di accattivare
l’attenzione del pubblico e di rivolgerla verso una profonda riflessione: è
possibile attraversare un mondo virtuale senza l’aiuto della tecnologia? È
possibile riabituare i bambini a forme di intrattenimento ludico tradizionale?
Attualmente siamo talmente assuefatti ai meccanismi del sistema mediatico che la
finzione si percepisce come realtà…La vera scommessa, forse, è che il mondo
reale della clowneria sia trasportato nella finzione affinché dia nuovo impulso
alla fantasia, alla vera essenza del gioco e all’emozione del contatto fisico.
2 e 3
Dicembre, Genere: Teatro/Canzone, Comp. Federica Palo in "Encefalo" con
Federica Palo e Silvia Romano (voce e piano)
Lo spettacolo musicale, prevede
la presenza in scena di Federica Palo (attrice) e Silvia Romano
(cantante/musicista). Queste le note di regia: “Encefalo è un abbaglio, Encefalo
è uno sbaglio, Encefalo è un bambino birichino, Encefalo lancia i sassi dal
cavalcavia, Encefalo è una spia...” Encefalo racconta a più livelli e a più
linguaggi una mondanità virtuale, i suoi tranelli, le sue aberrazioni. L’euforia
del singolo, l’esaltazione della massa senza ideali, la costante e strisciante
necessità di essere al centro della scena anche prima di morire. Il vuoto e gli
stimoli esterni a cui l'individuo reagisce come può, seguendo le logiche
meccaniche, creative, alle volte imprevedibili di un enorme encefalo, sempre
costretto ad adattarsi ai nuovi contesti. Il tutto a partire dall'intreccio di
musica e teatro, sempre tesi alla ricerca di una descrizione amara, sarcastica,
grottesca, a tratti rassegnata dei singoli temi dell'esistenza (vanità, amore,
morte..). Il teatro canzone del duo Encefalo è rappresentato dalla rivisitazione
di testi di autori classici e contemporanei, da Stefano Benni a Karl Valentine,
passando per Nazim Hikmet, e musicato da brani inediti.
9 e 10 Dicembre,
Genere: Teatro Comico, Comp. Mario Sorbello in "Che notte" regia di A. Denovo,
con Mario Sorbello e Tony Pasqua
Lo spettacolo è in due parti e affronterà il
tema della follia nei suoi risvolti tragicomici. La prima parte sarà tratta
dalle memorie di un pazzo di Leonida Tolstoj. Un monologo di grande impatto
emotivo ed intenso. La ricerca del senso della vita diventa per ogni essere
umano fondamento dell' esistenza. Attraverso un racconto accorato e pieno di
suspense, il protagonista narra la sua follia che in realtà non è. Nei meandri
dell' esistenza umana il conflitto vita e morte costituisce un momento
particolare ed intenso che può portare alla follia se manca l'aspetto della
spiritualità. La seconda parte è invece un testo comico. Due matti in un
manicomio sono alle prese con la scrittura di una sceneggiatura che ha avuto un
inizio, ma che di notte in notte non ha mai un suo fine. Attraverso il grottesco
e situazioni divertenti, la follia diventa una strumento per divertire ed
allietare la platea. Talvolta, chi può mai dire che il folle non sia più
razionale di colui che è invece ritenuto razionale? Ci si diverte, riflettendo.
Tony Pasqua è un bravissimo attore caratterista/comico e Mario Sorbello un
attore/regista con una verve creativa e alquanto grottesca in alcuni casi, ma
che si concilia paradossalmente con il suo essere riflessivo.
16 e 17 Dicembre, Genere:
Teatro di Prosa, Comp. Gennaro Testa in “La leggenda del pianista sull’oceano”
con Gennaro Testa e Alessandra Testa
30 Dicembre, Genere:
Musicale, Gino Accardo e Bottarte Tharumbò in “La canzone napoletana tra il
classico e il popolare” con Gino Accardo e il gruppo Battarte Tharumbò
Lo spettacolo scritto da Gennaro Testa, che ne sarà anche l’interprete, è una
libera rivisitazione dell’omonimo film di Giuseppe Tornatore. Gennaro Testa sarà
affiancato in scena per alcuni momenti, dalla figlia Alessandra Testa, giovane
attrice casertana, che darà “vita” ad alcuni personaggi del racconto. In realtà,
Gennaro Testa ha già una notevole confidenza con il testo, in quanto per diversi
anni ha portato in scena il monologo “Novecento”, scritto da Alessandro
Baricco e da cui Tornatore ha attinto per il suo film. Lo spettacolo viene ora
riproposto con uno sguardo leggermente diverso. La struttura narrativa ha
acquistato un andamento più cinematografico”, intervenendo sulla temporalità
degli eventi, inserendo anche particolari “momenti visivi” a supporto della
messa in scena. La scena è sostanzialmente scevra di elementi, ad eccezione di
una vela, che oltre a simboleggiare il “viaggio”, funge anche come diaframma tra
i vari momenti narrativi, e di una cassa “piena di dinamite” posta a commiato
del “viaggio”. Il protagonista di questo fantastico andare, è Danny Boodman T.D.
Lemon Novecento, che non vedremo mai fisicamente, ma che sarà presente
attraverso momenti raffigurativi, e attraverso la voce di Max, colui che di
fatto racconta l’intera vicenda. Max è un trombettista assunto per suonare con
la Band che tutte le sere delizia i ricconi della prima classe del piroscafo il
Virginian, che fa avanti e indietro tra Europa e America. Ed è proprio sul
Virginian che Max conosce il più grande pianista che abbia mai suonato
sull’oceano. Uno che suona una musica che non esiste. Uno che pare che su quella
nave ci sia nato, e che non sia mai sceso a terra. Assurdo. I due diventano
amici per la pelle, amici per sempre. Anche se poi non sarà proprio per sempre.
Lo spettacolo è una produzione L’Officina Teatrale – Compagnia del sole di
Napoli. Dopo Caserta, lo spettacolo dirigerà la propria prua verso altri porti.
7 Gennaio, Genere: Musicale, Gino Accardo in “Serenata e' Notte”
Con Gino Accardo la canzone classica napoletana trova un
interprete, di grande affermazione nel panorama della melodia partenopea di
tutti i tempi della cultura canora napoletana. Dotato di una voce accattivante
che lo rende unico nel panorama musicale della canzone classica napoletana e di
carattere aperto e solare, Gino Accardo riesce a stabilire un feeling con il
pubblico e creare atmosfere di suggestiva intimità. Gino nasce al Vomero, ed e'
proprio al Vomero che Gino si sente più legato. Non mancano, infatti, in alcune
sue incisioni, brani di sua composizione, dove e' viva, presente e più che mai
radicata l'ispirazione alla figura paterna, che diventa un mito per Gino, fino
al punto da rendergli omaggio scrivendo un brano dal titolo “Quann'e' sera” che
tanto profondamente ama. Cantante chitarrista della canzone classica napoletana
un accurato conoscitore dei motivi della tradizione canora napoletana dal
Duecento al Novecento. Roberto Murolo, che lo ha sempre stimato volendolo al Suo
fianco, scrive tra l'altro in una lettera: ".....ricorda Gino che Napoli ha
bisogno di giovani come te che porti avanti la vera cultura classica
napoletana..." E stato protagonista in molte trasmissioni televisive: “La Vita
In Diretta” (Rai uno) “Uno Mattina” (Rai uno) “Serata d’onore” (TMC) “Stelle del
Mediterraneo” (Rete 4) “Il Canta Giro” (Rai International) “Premio Calabria”
(Rai Tre) “ Miss Italia in Campania (Rai uno) Il riconoscimento maggiore alle
straordinarie qualità canore-artistiche vengono premiate quando a l’onore di
cantare nel concerto al Campidoglio davanti al Presidente della Repubblica
Italiana il Dr. Carlo Azeglio Ciampi. Numerosi sono stati i suoi concerti in
Italia e all'estero: Croazia, Germania, Francia, Belgio, Spagna, Grecia,
Svizzera, Australia, Canada.
13 e 14 Gennaio, Genere:
Comico/Napoletano, Comp. Francesco Rivieccio in “Trame di Palcoscenico” (richiamo poetico a
Nino Taranto) con Francesco Rivieccio e Lucio De Filippis (alla Chitarra)
Trame di palcoscenico è un’immersione nel mare dell’arte del Varietà che è stata
trampolino di lancio di numerosi artisti che hanno reso grande il teatro
napoletano in Europa e nel Mondo. Una forma di spettacolo che affonda le sue
radici nei canovacci della Commedia dell’Arte e nel teatro brillante. Trame di
vecchi costumi teatrali; trame da un palcoscenico vuoto, abbandonato; trame
raccontate da un sarto di compagnia… ma la compagnia di chi? Con questo
interrogativo si tesse la tela della storia di uno spettacolo. Non è semplice
omaggiare Nino Taranto... ma poi ci siamo convinti che omaggiare lui voleva dire
omaggiare tutta Napoli... un grande artista ha sempre un grande cuore e Taranto
lo aveva più di tutti: lo apriva e dava vita ai personaggi scritti da Viviani...
agli schizzi di Pisano e Cioffi... ai versi di Ferdinando Russo... passando per
Totò e le macchiette di Eduardo... noi proviamo ad aprire un pò anche il nostro
di cuore (per quanto sia possibile) e rendiamo giustizia anche a Nino Taranto
autore... con diversi brani tra prosa e musica da lui scritti... dalle parodie
ai monologhi per le sue riviste. Vogliamo condividere con lo spettatore questa
ricerca... questa poesia. Lo spettacolo ruota attorno alla figura di un sarto
teatrale, o meglio l’anima di un sarto teatrale che non è riuscita a passare
oltre; un “principe spodestato” dal suo sogno, un novello Amleto che da sarto
desiderava diventare artista, proprio come Nino Taranto, del quale attraverso i
suoi ricordi ci narra la vita. La sua anima ora “rivive” in un vecchio teatro
abbandonato, pieno di costumi di scena malandati e cappelli rotti. Passa
l’eternità a far rinascere quel vecchio palcoscenico, recitando poesie e
cantando macchiette. Ognuno ha il suo destino… se ci credete. Numeri
d’avanspettacolo che, nonostante siano stati scritti ed interpretati oltre un
secolo fa, restano attualissimi e disponibili alle nuove forme di cultura
teatrale. Lo spettacolo debutta nel 2016 a fine stagione teatrale, a Torre del
Greco, per poi passare in svariati cartelloni l’anno successivo, partecipando
alla programmazione del “Teatro CAT” di Castellammare di Stabia e dello “spazio
ZTN” a Napoli.
20 e 21 Gennaio, Genere: Teatro di Prosa, Comp. Mountains
Production in “43 minuti”, regia di Luigi Vuolo, con Luigi Vuolo e Vincenzo
Messina
Se non ci fosse lui, ne sentirei il bisogno. Per appagare me. Ma il
bisogno smette. Cede il posto all'oppressione. La necessità di riconoscere i
propri limiti o errori, la forza di stralciare il velo dietro cui si cela ciò
che in fondo lega due persone: l'egoismo. L’incessante bisogno di una presenza
per sopprimere il timore di rimanere soli. la voglia di condividere tutto. Gli
stessi spazi, gli stessi momenti, le stesse voglie. Solo per paura di non
sentirsi reali e realizzati, se non in sincrono. Un uomo solo non è
necessariamente un uomo libero, talvolta la debolezza più grande si cela
nell'assenza di legami. Il tutto, sotto gli occhi vigili di una giustizia che
dovrà esprimersi, per compensare gli sbagli, le azioni, dettati da un momento di
assoluta libertà. Perché se vivere con libertà vuol dire vivere secondo la
propria logica, il proprio istinto, allora non dovrebbe essere condannabile il
gesto di un uomo che persegue il proprio fine: sentire quale unico bisogno se
stesso. Una giustizia che spesso pecca di abusi e superficialità. Una giustizia
che condanna e assolve secondo una logica non sempre del tutto chiara. Una
giustizia che punisce l'azione, macchiata col sangue, ma che spesso non agisce.
La mano impugna il martelletto quando un uomo decide per la vita di un altro. La
mano impugna il martelletto contro il diritto di scegliere per sé. Ora le mani
sono legate, o meglio, una lava l'altra, e la giustizia è monca. Il verdetto
finale è senz'altro insito nei dialoghi tra i due protagonisti: non esiste pena
di morte più oscura se non la certezza di camminare sempre al buio, nell'
illusione di trovare una spiraglio di luce negli altri”.
27 e 28 Gennaio, Genere: Teatro di Prosa, Comp. Ciro
Kurush Giordano Zangaro in “Rondine’” testo e regia di G. Testa. Storia di un
Trans dei quartieri napoletani con Ciro Zangaro
Rondinè è un trans, nato e
cresciuto in uno dei tanti quartieri napoletani, quei quartieri dove il sole non
splende mai, e se a volte lo fa è solo per sbaglio. Fin da bambino è sempre
stato “diverso”, ha sempre detestato tutti quei comportamenti stereotipati dei
maschi. A lui non piaceva giocare a pallone, fare a botte o altro, lui voleva
essere una rondine, volare alta nel cielo, elegante e sinuosa come solo loro
sanno essere. Ma in certi luoghi si sa, l’apparire è assai più importante
dell’essere. L’immagine che gli altri hanno di noi può fare la differenza tra
una bella vita ed una vita brutta. Il padre aveva sin da subito intuito che nel
figlio ci fosse qualcosa che non andava. E questo era spesso oggetto di
furibonde discussioni con la moglie, la quale da madre difendeva il figlio sopra
ogni cosa, al di là dell’oggettiva “verità”. Le “mazzate” erano all’ordine del
giorno, non c’era occasione che il padre non cogliesse per mettere in pratica il
vecchio detto: “mazze ‘e panelle…” solo che le panelle non arrivavano mai. Ma
Rondinè si era abituato, abbuscava, sorrideva al padre, e poi tornava ad essere
una rondine… Adesso Rondinè, è adulto. Non sappiamo cosa sia accaduto tra lui ed
i genitori, ma non importa, quel gap temporale non contiene particolari
“interessanti”. Adesso vive da solo, si mantiene con il suo “lavoro”. Ed è
perennemente “solo”. Non è mai diventato una rondine, ma continua comunque a
sognare di esserlo. La vita ha saputo “mazziarlo” a dovere. E queste “mazziate”
a differenza di quelle del padre hanno lasciato solchi profondi. Ma stasera
Rondinella è allegra. Ha un ospite a cena. Era da tempo che non ne aveva uno, di
solito riceve solo clienti e qualche sporadica conoscenza, occasioni in cui non
può permettersi il lusso di essere se stesso, ma deve fingere di essere una
rondine. L’ospite noi non lo vedremo mai. Non si saprà mai chi sia realmente.
Potrebbe essere il padre, la madre, la vita, la morte, se stesso o addirittura
tutti loro... Ognuno di noi potrà dare all’invisibile ospite la maschera che
riterrà più opportuna. La cena è ovviamente un pretesto per raccontarsi, e
confrontarsi con i suoi “fantasmi. Per dirsi quelle cose che in fondo si sono
sempre taciute. Per provare a capire come sarebbe stata la sua vita se le cose
fossero state o andate diversamente. Rondinella ha cucinato il ragù, pietanza
poco adatta ad una “rondine”, ma che per una napoletana come lei ha un
significato ben preciso. Nella tradizione napoletana al ragù è legata la
rappresentazione della “famiglia”, non tanto quella fisica, ma piuttosto quella
affettiva. Famiglia appunto che lei non ha avuto mai, e che tanto avrebbe
voluto. Però in compenso, la tavola è apparecchiata con ricercata particolarità
ed eleganza, in netto contrasto con il ragù (che per altro, risulterà esser
l’unica pietanza servita), lo stesso contrasto che esiste tra l’eleganza di una
rondine, e la realtà in cui egli vive…
3 e 4 Febbraio,
Genere: Teatro di Prosa, Comp. Teatro Lux di Pisa in “Il negozio d’altalene”
regia di A. Ierardi, con Luca Oldani e Bernardo Sommani (alla chitarra)
Avete
mai pensato di vivere in altalena? E di viaggiare in altalena? Sicuramente
occupa meno spazio di una casa, o di una macchina, un treno, un aereo, ma ha un
problema: rimani sempre fermo. Non ti sposti, resti comunque nello stesso posto.
Marco Polo, alla fine dei suoi viaggi apre un'agenzia, dove racconta quando da
bambino è riuscito a viaggiare senza mai spostarsi. Ispirato a “Le città
Invisibili” di Italo Calvino, “Il Milione” di Marco Polo, “Se Venezia Muore” di
Salvatore Settis, “Fondamenta degli Incurabili” di Iosif Brodskij, e “Morte a
Venezia” di Thomas Mann, questo spettacolo è un inno al viaggio immaginario, al
viaggio più grande che possiamo fare e anche il più difficile; il viaggio dentro
di noi. Un avanti e indietro continuo, supportato e amplificato da un repertorio
di canzoni popolari che vanno dal 1940 al 1970. Attraverso cosa? La memoria, la
più grande altalena mai costruita. Perché “i ricordi rimangono, e il restare non
ha dove”. Lo spettacolo gode anche della ricca collaborazione dell'associazione
“120grammi”, associazione pisana composta da giovani architetti pisani, nata per
promuovere l'architettura e le iniziative per la salvaguardia dell'architettura
e per un urbanistica responsabile. Gli architetti di 120grammi, letto il testo,
si sono offerti con entusiasmo di progettare assieme alla compagnia teatrale, le
scenografie dello spettacolo, partendo dall'idea di un parco giochi. Il parco
giochi, una metafora perfetta di questa storia. Marco Polo viaggia rimanendo
fermo, senza spostarsi, e cosa meglio di una giostra, un arrampicata (ispirata
all'abitacolo di Bruno Munari), un'altalena, può esprimere questo concetto? Il
parco giochi come viaggio statico ma immaginario, infinito e senza costi. Credo
sia importante, in questo periodo storico parlare di viaggio e di città. In un
epoca e in una società che ci “obbliga” ad abbandonare la nostra terra, in un
tempo in cui vivere la città è sempre più pericoloso, sempre più privo di
progetti culturali, sociali e architettonici, con questo lavoro si prova,
tramite la poesia, a interrogarsi su come possiamo vivere le nostre città, la
nostra condizione ormai nomade, in altro modo. Qual'è il confine tra andare via
perché effettivamente non c'è rimasto niente per noi, e la voglia di scappare da
una realtà che ci fa paura, da una città e una comunità che forse semplicemente
ci chiede delle responsabilità che magari noi giovani non vogliamo prenderci.
Marco Polo ci suggerisce di partire da noi, di viaggiare dentro di noi, e poi
capire, successivamente, se l'unica soluzione a tutto è la fuga. Il progetto è
sostenuto economicamente dall'università di Pisa (UNIPI).
17 e 18
Febbraio, Genere: Teatro di Prosa, Comp. Riflessa In Uno Specchio Scuro
in “Nel nome del padre” regia di Andrea Carraro, con Maria Giordano e Stefano
Persiani
In un luogo indefinito,due giovani,un uomo e una donna,si incontrano
(ma non sappiamo se è la prima volta) per mettere a confronto le loro esperienze
di vita. Si capisce che sono già morti e che si preparano ad un prossimo
appuntamento per non si sa dove. Non appartengono allo stesso rango sociale e il
loro bagaglio culturale è diversissimo;'parlano lingue diverse: lui è italiano,
lei è americana. Ma allora che cosa hanno in comune? Ambedue hanno difficoltà di
adattamento agli usi e costumi della società in cui vivono; ma i loro padri,
nelle rispettive comunità, rivestono ruoli importantissimi. Il dubbio che
accompagna tutto lo spettacolo è se i due figli siano un problema per i loro
padri, oppure, al contrario, se i due padri siano stati il problema dei figli.
Luigi Lunari, autore del testo, provvede ad informare dettagliatamente il
pubblico delle motivazioni tremende che portano alla decisione di escludere i
giovani da una vita normale. Sarà il pubblico a trarre delle conclusioni e
prendere le difese dei padri o dei figli. Nella saga della dinastia più
celebrata d'America, i Kennedy, Rosemary è stata prima sepolta viva in un
istituto per ritardati mentali, poi quando la sua esistenza non poteva più
essere negata, dopo l'elezione a Presidente degli Stati Uniti di suo fratello
John - è stata trasformata in un simbolo della munificenza e pietà cattolica
della sua famiglia. Per anni un silenzio totale ha coperto la sua vita, ma,
quando l'esistenza di questa donna, lobotomizzata all'età di 23 anni, divenne
pubblica, la famiglia ritenne giusto trasformare la Fondazione Joseph Kennedy
Jr. in Fondazione Rosemary Kennedy, un ente benefico a favore dei ritardati
mentali. La filosofia dichiarata dalla fondazione era: <<Crediamo che le persone
con handicap intellettuali abbiano la capacità di vivere, imparare, lavorare,
divertirsi, praticare la fede come chiunque altro,magari con l'aiuto per
farlo.>>. Crediamo che il percorso di vita di Rosemary suoni in forte contrasto
con tutto ciò. Come altrettanto infelice fu Aldo Togliatti,figlio di Palmiro
Togliatti, politico italiano comunista,perseguitato, esule in Russia durante la
Seconda Guerra Mondiale e, dopo, il più importante segretario politico del
Partito Comunista Italiano. Aldo nasce, quando suo padre è rinchiuso in carcere;
vive un'infanzia disgraziata e vagabonda, sballottato dal padre e dalla madre,
Rita Montagnana, tra Mosca e Parigi. Nonostante una giovinezza passata
tristemente, affidata a gente che aveva altro a cui pensare, cresce coltissimo e
con particolari attitudini scientifiche, quali l'ingegneria, lo studio dei
numeri, gli scacchi e la conoscenza di quattro lingue. Ma, i medici, Aldo soffre
di "schizofrenia con spunti autistici"; ed allora meglio proteggerlo, isolandolo
in una clinica per malattie mentali di Modena, senza la necessità di indicarlo
con il cognome "Togliatti". Joe Kennedy e Palmiro Togliatti hanno la necessità
comune di nascondere l'esistenza di figli,come dire,"imbarazzanti". Ma
l'insicurezza di affrontare l'opinione pubblica di chi è? Dei padri o dei figli?
C'è un particolare momento di vita che accomuna Rosemary e Aldo.
24 e 25, Febbraio, Genere: Teatro di Prosa, Comp.
L’ARTES Piccolo Teatro Caligola di Aversa in “Pirandello oggi e …domani”,
regia R. di Santi, In scena Alessandra Di Martino, Eleonora Fardella, Sara
Bencivenga e Rocco Di Santi.
Un libero adattamento e una regia dello stesso
Di Santi, per un immaginario viaggio attraverso lo ieri, l’oggi e il domani
dell’opera pirandelliana per incontrare le maschere sospese nel recondito
intrico de: La Patente ( ieri ), L’uomo Dal Fiore In Bocca ( oggi ), Le Tre
Chiavi liberamente tratto da Il Berretto A Sonagli (e…domani?). Ne La Patente si
narra del personaggio di Chiarchiaro che si presenta in tribunale perché vuole
la patente di iettatore poiché è così che lo vedono tutti quelli che
terrorizzati lo incontrano facendo nel contempo gesti scaramantici; e dunque, se
così deve essere, è meglio corrispondere a quello che gli altri credono che tu
sia come tutti credono. Il giudice D'Andrea, seriamente convinto che la jella
non esista, vuole rendere giustizia al pover'uomo così ingiustamente messo al
bando dalla società per una sciocca superstizione ed è quindi disposto a
condannare il figlio del sindaco e un assessore, contro i quali s’è querelato
per diffamazione Chiarchiaro a seguito degli scongiuri che quelli hanno
pubblicamente e sfacciatamente fatti al suo passaggio. Mentre L'uomo dal fiore
in bocca ha come protagonista un uomo malato di tumore (il fiore in bocca),
quindi quest'ultimo è prossimo alla morte; questa sua situazione lo spinge a
indagare nel mistero della vita e a tentare di penetrarne l'essenza. Per chi,
come lui, sa che la morte è vicina, tutti i particolari e le cose,
insignificanti agli occhi altrui, assumono un valore e una collocazione diversa.
Infine Il Berretto A Sonagli è una commedia, che riprende le tematiche delle due
novelle La verità (1912) e Certi obblighi (1912), venne scritta nell'agosto 1916
in lingua siciliana per l'attore Angelo Musco con il titolo A birritta cu' i
ciancianeddi. In questa versione fu messa in scena dalla compagnia di Musco a
Roma, al Teatro Nazionale, il 27 giugno 1917. Il nullaosta per la
rappresentazione venne dato dalla prefettura di Palermo l'8 settembre 1917. I
lavori per la rappresentazione della pièce furono caratterizzati dalle continue
tensioni tra Musco ed il professore (con questo nome Musco usava chiamare
Pirandello). I conflitti erano dovuti alle diverse aspettative: la commedia
doveva, secondo Pirandello, concentrarsi sui paradossi del personaggio e
dell'esistenza, mentre Musco voleva, da attore abituato a rappresentazioni
brillanti, sottolinearne l'aspetto comico.
3 e 4 Marzo, Genere: Teatro Canzone,
Comp. Piccolo Teatro Cts presenta - Angelo Bove in “Faber la leggenda” (omaggio
a Fabrizio De Andrè), sussidi in video, narrazioni, canzoni e interpretazioni su
F. De Andrè
Una rappresentazione con percorsi musicali e sussidi in video
sulle tormentate vicende del poeta Fabrizio De André: la leggenda di Fabrizio De
André continua e continuerà ancora per tanto tempo, perché tante sono le sue
canzoni, tanti sono gli episodi che si possono raccontare, si potrebbe parlare
del suo essere anarchico, anticonformista, il rapimento, la morte, il funerale,
ecc.” Per cui, proprio da quest’ultime considerazioni e in particolare
ascoltando la canzone “Un Malato Di Cuore” di De André, che ha iniziato ha
prendere forma quell’ incipit creativo che si è concretizzato nella messinscena
di uno spettacolo non solo per celebrare il cantautore De Andrè, ma anche per
mettere in rilievo il suo essere poeta a tutti gli effetti. Fabrizio De Andrè,
con la sua voce si è immerso straordinariamente nell’universo musicale, ma con
la stessa sensibilità ha però magnificato le parole e i versi delle sue canzoni.
Non a caso “La Guerra Di Piero” è uno degli esempi della produzione musicale di
De André che meglio rappresentano questo tipo di poetica, dove la componente
narrativa è fortissima. Che i versi di Fabrizio De André siano considerati
poesia non è una novità, ma vedere analizzata “La Guerra Di Piero” come un vero
e proprio componimento letterario (a spiegarlo è stata Federica Ivaldi,
dottoressa di ricerca in Studi Italianistici all’Università di Pisa) è la
dimostrazione più chiara di come “Faber” sia riuscito con musica e parole a
infrangere e ampliare i confini della letteratura e della poesia. Gli
avvenimenti che si racconteranno in questo allestimento, riguarderanno sia la
vita privata di Fabrizio De Andrè che gli stessi eventi da cui il cantante
Genovese ha tratto l’ispirazioni per dare musica e parole a canzoni come: Il
Suonatore Jones, La Guerra Di Piero, Una Storia Sbagliata, Bocca di Rosa, Don
Raffaé, Il Bombarolo, Dolcenera, La Canzone di Marinella. Tra le tante storie,
si rivelerà anche la fonte ispiratrice de “La Canzone di Marinella” che ha
segnato la svolta definitiva nella di vita di Fabrizio De Andrè, facendogli
abbandonare l’università a pochi esami dalla laurea in giurisprudenza,
preferendo la musica anche grazie ai primi contratti discografici. Un altro
aspetto particolare di questo spettacolo è la scelta registica di una
messinscena garbata, sia per quanto riguarda il volume morigerato, che per la
“delicatezza narrativa” dei racconti e dei momenti recitativi, fino ad arrivare
ad una esecuzione canora armoniosa, che pur rispettando la melodia dei brani di
De André, offre una lieve variante interpretativa che si contraddistingue da
quella originale.
10 e 11 Marzo, Genere: Teatro Comico, Comp.
Anema e Core in “Pompieri in tacchi a spillo” scritta da Eva De
Rosa,
Gli attori in scena sono: Paolo Nicolella, Raf Mel, Velia Affinito,
Anna Marra, Angela Perrone, Vincenzo Ianniello, Lino Del Genio, Salvatore Pizzo,
Antonella Ferrucci. La regia è stata affidata Vanni Isabella.
Questa la
trama: E’ la storia grottesca di due coniugi alle prese con un matrimonio che
sta andando allo sfascio e che decidono di sperimentare la formula della “coppia
aperta” per risolvere i problemi della loro relazione. Ma la “coppia aperta” in
realtà è un’invenzione del marito per giustificare le sue infedeltà di immaturo,
vanaglorioso dongiovanni (con comico strazio della moglie ridotta a maldestri
tentativi di suicidio). Infatti, fino a che di questa libertà fruisce il maschio
va tutto bene, ma cosa succede quando anche la donna, superate le iniziali
ritrosie, decide di reclamare la sua parte trovandosi un altro, bello,
intelligente, docente universitario, ricercatore nucleare, innamorato di lei? I
ruoli si invertono: il marito strilla, va in crisi, vuole la mamma e minaccia il
suicidio, salvo poi ringalluzzirsi precipitosamente non appena la moglie,
impietosita, confessa di avere inscenato una situazione del tutto inventata.
Naturalmente, a questo punto, non può mancare il classico colpo di scena
17
e 18 Marzo, Genere: Teatro di Prosa, Comp. Artemis en Provence in
“Piccoli crimini coniugali” regia A. De Angelis, con Jacqueline Spaccini e
Massimo Provinciali
Una trama semplice e avvincente: dopo aver subito un
brutto incidente domestico, Gilles torna a casa dall’ospedale completamente
privo di memoria, ragiona ma non ricorda, non riconosce più nemmeno la moglie,
che tenta di ricostruire la loro vita di coppia tassello dopo tassello cercando
di oscurarne le ombre.
Via via che si riportano alla luce informazioni
dimenticate, si manifestano delle crepe: sono molte le cose che cominciano a non
tornare. Come mai Lisa mente? E perché non vuole darsi fisicamente a Gilles, che
pure è fortemente attratto da Lisa? Per quale motivo Gilles - che afferma di
essere completamente privo di memoria - si ricorda di certi particolari del
viaggio di nozze? Sono alcuni dei misteri di questo giallo coniugale in cui la
verità non è mai ciò che sembra, dove la memoria (e la sua supposta mancanza),
la menzogna e la violenza vengono completamente riviste per assumere dei
significati nuovi, inaspettatamente vivificanti.
Angelo De Angelis ha
diretto quest’opera con grazia e freschezza, giocando briosamente tanto con gli
attori, quanto con “oggetti” ostici quali la verità, la colpa e, soprattutto,
l’amore. Una macchina narrativa pressoché perfetta che svela impietosamente i
meccanismi della coppia e i più intimi recessi dell’animo umano. Questo testo è
un piccolo gioiello che dettaglia il necessario inabissamento all’inferno di
Lisa e Gilles nel tentativo di riemergere alla serenità come coppia.
24 e 25 Marzo, Genere: Teatro di
Figura/Movimento, Comp. MavenMar presenta MavenMar in “La strana storia
dell’uomo pinguino” maschere e personaggi che si muovono tra ombre e luci
Sul palco ci sarà l’artista/attore MavenMar, fondatore dell’omonima compagnia
teatrale e curatore di questo stesso spettacolo che per 63 minuti si priva della
parola ad eccezione di una frase, declamata in 40 secondi che irrompe nel
silenzio. La parola compare come uno spettro, come colpo di scena, la realtà che
pone fine od inizio ad un sogno, ad un viaggio dell'immaginazione. "Signore i
signori, questa è la storia, una storia di ricordi soffiati nel vento o annegati
in un mare profondo, o semplicemente è la storia di un vecchio uomo e di una
vecchia piccola bambola di pezza, una storia raccontata da un…narratore muto".
Questa è la frase che nessuno si aspetta. Innanzitutto una colonna sonora
inedita di fondo, avvolgerà il pubblico per 63 minuti, poi maschere e personaggi
si muoveranno tra ombre e luci. Il corpo dei personaggi racconta una storia
fatta di emozioni, una storia che ogni spettatore riscrive nella propria
immaginazione con la propria sensibilità. Sulla scena un solo attore che
interpreta 6 personaggi: il pinguino, il vecchio, il mostro, la dama bianca, il
guerriero, il narratore muto. Sei personaggi ed una vecchia bambola in una
scrittura drammaturgica che li lega tra loro in una storia sottile, personaggi
che si intrecciano e si impregnano di emozioni, uno specchio in cui guardarsi.
Non è mimo, non è danza, non è teatro danza, non è teatro di figura, non è
teatro di parola, è teatro dell'oltre. Un teatro che ricerca la fusione tra vari
linguaggi e che coinvolge il corpo nel suo complesso, compresa la voce.
Drammaturgia che punta al cuore, agli occhi, ai sensi, che produce elaborazione,
rielaborazione, dove ognuno scrive una storia, la propria storia. Scena dove,
scrittura, movimento, musica, corpo e maschere si fondono nel respiro profondo
della luce e dell'ombra. Teatro che va oltre, perché il teatro può tutto, essere
tutto ed il suo contrario, può essere un ossimoro, un narratore muto che si
muove tra la luce e l'ombra. L’artista MavenMar si è specializzato in mimo alla
“Civica Scuola d’Arte Drammatica Piccolo Teatro di Milano” e si è laureato in
Discipline delle Arti e dello Spettacolo all’Università di Bologna. Dopo molte
esperienze teatrali, sia da attore che da ideatore di spettacoli, ha continuato
a ricercare attraverso lunghi studi, le tecniche che riguardano la conoscenza
del corpo e del teatro approfondendo diverse discipline orientali. Esperto in
arti marziali giapponesi, si è addentrato nel mondo del pensiero orientale
diplomandosi operatore Zen Shiatsu al Monastero Buddista Enso Jin di Milano.
31 Marzo e 1 aprile, Genere: Teatro di Prosa, Comp. Modesta
Compagnia dell’Arte in “Copenaghen” di Maicheal Frayn/ Regia di M. Tonelli con
Massimiliano Messere, Maurizio Tonelli, Patrizia Angelone
questa pièce
teatrale, ha come protagonisti i due fisici, premi Nobel: Niels Bohr e Werner
Heisenberg. Nell’autunno nel 1941 la Danimarca è occupata dall’esercito nazista
e Hitler è alla ricerca dell’arma definitiva. Il fisico Werner Heisenberg, uno
dei più prestigiosi fisici tedeschi, fa visita al suo antico maestro, il danese
Niels Bohr: la ricostruzione di questo colloquio è il nerbo del testo. I due
fisici sono nemici, le loro patrie sono in guerra ma condividono un’amicizia
fortissima che li lega al di là della nazionalità: ad unirli la passione per la
ricerca, l’amore per la scienza, la loro vocazione per la sperimentazione.
L’unica testimone di questo evento, di questo incontro epocale che avrebbe
potuto cambiare i destini della Seconda Guerra mondiale e quindi gli assetti del
mondo, è la moglie di Bohr: Margrethe; la sua umanità, il suo intuito femminile
giocano un ruolo fondamentale: grazie a lei, la narrazione esce dal solco del
racconto storico e la drammaturgia si arricchisce sapientemente di elementi
narrativi meno didascalici (seppure molto coinvolgenti) ed estremamente
accattivanti: l’intreccio storico incontra una fabula che lambisce e tocca
alcuni temi che ci sembrano importanti e molto formativi.
Innanzitutto la
pièce ha come movente narrativo l’incontro di due personalità storiche
importanti come Heisemberg e Bohr, la loro aura è misteriosa, enigmatica così
come è misterioso ed enigmatico il loro incontro, il loro colloquio; il testo
mostra con dovizia la genialità delle menti dei due fisici, la caparbietà e
l’ambizione che li muove ma non solo: ad emergere è anche la loro vanità, il
sapere di avere potere sui destini del mondo e della guerra, il volere che li
muove e il dovere di farlo.
Ma non solo, la pièce è interessante per almeno
altri due motivi. Il primo coinvolge la relazione tra Scienza e potere: quanto
si può alzare l’asticella della ricerca? Chi lo decide? Chi orchestra il genio?
Qual è il terreno comune su cui la scienza e il potere si accordano per
stabilire eticamente i confini della ricerca scientifica? La scienza ha dei
confini?
La Modesta compagnia dell’Arte metterà in scena il testo
enfatizzando questi valori profondi, con assoluta leggerezza e divertimento, nel
rispetto – si spera - del testo.
7 e 8 Aprile, Genere: Teatro Canzone,
Comp. Piccolo Teatro Cts presenta - Angelo Bove in “Faber la leggenda” (omaggio
a Fabrizio De Andrè), sussidi in video, narrazioni, canzoni e interpretazioni su
F. De Andrè (replica)
14 e 15 Aprile, “Se Nun So’ Duje So’
Tre” scritta e diretta da Rita Pirro. In scena ci saranno: Vincenzo Coppola,
Eduardo Stasi, Rosy Speranza, Giuseppe Baldini, Lello Pipolo, Lilly Amati, Luisa
D’Onisi, Tony Vespe, Gina Luongo. Queste le note di regia:
Condotta con i
modi della commedia napoletana ottocentesca sul tema del riconoscimento dei
figli illegittimi, caro al teatro fin da Plauto, in questa commedia si
inseriscono risvolti agrodolci, tra malinconia e grasse risate. I fatti si
svolgono intorno ad una aristocratica dimora napoletana in bilico tra due
secoli.
Il Barone Ottaviano Del Duca e sua moglie Aspasia, soli, ormai
anziani, senza eredi, vivono tristemente la loro età. Il Barone somatizza la
solitudine mostrando tratti ipocondriaci, Aspasia riversa in coccole eccessive
al cane Medoro l’istinto materno frustrato.
In questa situazione il Barone
confessa alla moglie l’esistenza di un figlio illegittimo, nato, prima del loro
matrimonio, da una fugace relazione con una cantante.
Aspasia prontamente lo
perdona, e i due decidono, pressati da una urgenza di affetti, di incaricare una
Agenzia Investigativa di rintracciare il figlio sperduto.
Scompare
d’improvviso il cane Medoro, gettando in ambasce Aspasia.
Da questo punto la
trama di esile commedia degli affetti si impenna su differenti versanti, più
improbabili e surreali, più farseschi e decisamente ridanciani.
Il fulcro di
questa ridda scoppiettante di gags variegate, assortite, ma mai sovrapposte o
devitalizzanti è lui, Vincenzo Esposito, il cuoco/presunto figlio.
Vincenzo
Esposito, petulante e borioso nella voce, ignorante nell’esposizione del
pensiero, cattivo e anche… mariuolo. Ma attorno a lui scoppiano i mortaretti
delle battute teatrali, dei gesti e dei movimenti, delle pause e dei silenzi;
insomma quella summa infinita di particolari che il gran Maestro Eduardo
definiva “La magia del teatro”.
Il primo “deragliamento” surreale ce lo
fornisce l’Investigatore, figura improbabile e surreale che tiene comportamenti
equivoci e, addirittura prende abbagli. E’ lui che, comunicando alla nobile
coppia che l’erede ricercato altri non è che il nuovo cuoco, da poco assunto e
già rivelatosi rissoso, maleducato e rozzo, getta per primo la casa nello
scompiglio. Riappare il cane Medoro trasformatosi però, non si sa come in un
barboncino.
Il cuoco passando da dipendente a padrone peggiora gli aspetti
più negativi del suo carattere innescando situazioni insostenibili e perigliose
in tutti e due i campi.
Quando la vicenda tra padroni e servitori è ormai
satura, nuovamente e surrealmente l’investigatore scompiglia le carte, peraltro
già arruffate, affermando che, per una omonimia è capitato uno scambio di
persone.
Il vero Vincenzo Esposito, generato dagli aristocratici lombi del
Barone, è un altro; un giovane privo di intelligenza e di ogni spirito vitale,
un babbeo fatto e rifinito!
Infine il cuoco, sentendo che le vicende volgono
al peggio, incamera nella sua valigia l’argenteria “di famiglia” e fugge.
Il
secondo Vincenzo, il babbeo,, stupefatto dai repentini mutamenti, per lui
incomprensibili, alla notizia del furto e della fuga del rivale, fugge a sua
volta, spaventato.
Il sipario cala con i due anziani protagonisti tornati
soli; la Baronessa passeggia surrealmente sulla scena, col barboncino, novello
Medoro, come se nulla fosse accaduto, sotto gli occhi attoniti dell’incredulo
marito.
21 e 22 Aprile,
Genere: Teatro di Prosa, Comp. 47mortochenarra in “Creditori” di A. Strindberg,
regia S. Balice, con Daniele Paesano, Sabrina Balice e Valerio Rosati
Sinossi:
Un ex marito e un attuale marito. Cosa accadrebbe se si
incontrassero? Forse non è un caso che Gustav si trovi a chiacchierare con Adolf
sulla terrazza della casa al mare. Il suo più grande amore Tekla, lo ha
abbandonato per un ragazzo più giovane. Gustav è un uomo maturo, uno stimato
professore, tradito e privato del suo onore da una donna. Adolf è un artista,
giovane, fragile e molto ingenuo in questioni di cuore. Tekla ha sconvolto le
vite di entrambi seguendo il suo cuore e il suo temperamento passionale. Ma ora
è arrivato il momento di fare i conti, di pagare il proprio debito e Gustav
diventa il creditore che bussa per riscuotere.
28 e 29 Aprile, (replica) Teatro Canzone,
Comp. Piccolo Teatro Cts presenta - Angelo Bove in “Faber la leggenda” (omaggio
a Fabrizio De Andrè), sussidi in video, narrazioni, canzoni e interpretazioni su
F. De Andrè
5 e 6 Maggio, Genere: Teatro Comico, Comp. Esperimento Teatro
in “Coppia aperta quasi spalangata” di Rame/Fo, con Eufemia Sparaco e Paolo
Nicolella, regia Luigi Laperuta
Orario: Sabato ore 21,00 e
Domenica ore 19,00 - biglietto Euro 10
Piccolo Teatro Studio, Via L. Pasteur
6, Caserta
Per info. e prenotazioni tel.
330.713278, angelo.bove@libero.it