Al Teatro Comunale "Vinti e Vincitori"
Caserta – 25 gennaio 2017
Comunicato stampa
L’11 aprile 2000 la Gran Corte di Giustizia del Regno Unito chiuse, con una
storica sentenza, una causa iniziata quattro anni prima. Al banco degli imputati
la scrittrice newyorkese Deborah Lipstadt e la sua casa editrice inglese – la
Penguin Books – mentre al posto dell’accusa sedeva lo storico e saggista inglese
David Irving. Oggetto della causa, la veridicità dell’Olocausto.
Irving era
un convinto negazionista. Talmente convinto al punto da denunciare per
diffamazione la Lipstadt perché impegnata in una campagna a favore del ricordo
delle vittime dell’Olocausto. Come se non fossero stati i fatti a bastare, la
memoria ha dovuto dimostrare sé stessa davanti ad una corte di giustizia.
Come secondo pronunciamento della Corte Inglese, mercoledì 25 gennaio
alle ore 20,30 presso il Teatro Comunale «Costantino Parravano» di Caserta, il
Progetto Tradizione & Traduzione porterà in scena con la Compagnia della Città
l’opera "Vinti e Vincitori", accurato e particolare lavoro teatrale sul tema
dell’Olocausto scritto da Patrizio Ranieri Ciu con la collaborazione
dell’insigne e compianto penalista Alfonso Martucci.
Facendo perno sui fatti
storici e sulle testimonianze di chi ha vissuto e si è reso protagonista della
Shoah, lo spettacolo mette alla sbarra il negazionismo ed il revisionismo
storico in un percorso in cui accusa e difesa si affrontano, attraverso
testimonianze tra la più drammatiche della grande pagina oscura del secolo
passato.
In vece dei terribili protagonisti del Processo di Norimberga del
1958 – da Hermann Göring a Rudolf Hess passando per Albert Speer – davanti alla
corte di Vinti e Vincitori sfilano i testimoni anonimi, protagonisti semplici e
crudeli di una pagina di storia che non potrà più essere dimenticata. Con loro,
si confronta la verità storica con le più argute tecniche del negazionismo in un
processo in cui la memoria rischia più volta di divenire solo opinione di fronte
alla vera verità.
Vinti e Vincitori conduce per mano lo spettatore verso
riflessioni mutevoli ed improvvise destinate all’unico fine del «non
dimenticare» in quel momento storico che, con il suo cronologico incedere,
rischia di portarsi via gli ultimi testimoni viventi di questa terribile pagina
del ‘900. È il pubblico, infatti, l’ultimo giudice e l’unico certificatore della
tremenda crudeltà di cui è capace la natura umana.