Teatro Ricciardi: programma stagione 2016/17
Capua (CE) – 23 Novembre 2016 al 12 Aprile 2017
Comunicato stampa
A cura del teatro Pubblico Campano, Inizio Spettacoli ore 21
23 Novembre,
"Una festa esagerata!" con Vincenzo
Salemme
regia Vincenzo Salemme
Una festa esagerata! nasce da un’idea
che avevo in mente da tempo, uno spunto che mi permettesse di raccontare in
chiave realisti ca e divertente il lato oscuro e grottesco dell’animo umano. Non
dell’umanità intera ovviamente, ma di quella grande melassa/massa dalla quale
provengo, quel blocco sociale che in Italia viene definito “piccola borghesia”.
Volevo parlare delle cosiddette persone normali, di coloro che vivono
nascondendosi dietro lo scudo delle convenzioni, coloro che vivono le relazioni
sociali usando il codice dell’ipocrisia come unica strada per la sopravvivenza.
Sopravvivenza alle “chiacchiere”, alle “voci”, ai sussurri pettegoli e
sospettosi dei vicini. E sì, perché io vedo la nostra enorme piccola borghesia
come un grande condominio, fatto di vicini che si prestano lo zucchero, il
termometro e si scambiano i saluti ma che, al contempo, sono pronti a tradirsi,
abbandonarsi e, in qualche caso estremo, anche a condannarsi a vicenda. Non è la
prima volta che questo ventre antico del nostro paese viene messo in commedia ma
l’idea dalla quale parto mi sembra molto efficace in questo momento storico
fatto di conflitti internazionali, guerre di religione e odi razziali. La
barbarie, temo, nasconda sempre dietro un alibi. Ognuno trova sempre una buona
ragione per odiare l’altro. Ma quel che temo ancora di più é l’odio che si
nasconde dietro il velo sorridente della nostra educazione. Temo il buio del
nostro animo spaventato. Temo la viltà dettata dalla paura. Temo il sonno della
ragione. Spero che questa commedia strappi risate e sproni al dialogo. Un
dialogo tra persone. Che si rispettano e, seppure con qualche sforzo, provino a
volersi bene.
6 Dicembre, "Una giornata particolare" di Gigliola Fantoni
dal Film scritto da Scola/Maccari
con Valeria Solarino e Giulio Scarpati, regia Nora Venturini
produzione Gli Ipocriti, scene Luigi
Ferrigno
Abbiamo deciso di mettere in scena "Una giornata particolare",
superando timori e scrupoli verso il capolavoro cinematografico originale,
perche' a ben guardarla la sceneggiatura di Scola e Maccari nasconde una
commedia perfetta. Un ambiente chiuso, due grandi protagonisti, due storie umane
che si incontrano in uno spazio comune in cui sono obbligati a restare,
prigionieri. Fuori il mondo, la Storia, di cui ci arriva l'eco dalla radio. Un
grande evento che fa da sfondo a due piccole storie personali, in una giornata
che sara' particolare per tutti: per Gabriele, per Antonietta, per la sua
famiglia che si reca alla parata, per gli Italiani che festeggiano l'incontro
tra Mussolini e Hitler, senza sapere quanto fatale sara' per i destini del
Paese. Unita' di tempo, unita' di luogo. E due personaggi che, grazie al loro
incontro, cambiano, si trasformano sotto i nostri occhi, scoprono una parte
nuova di se stessi, modificano il loro sguardo sulla realta' che li circonda.
Antonietta, asservita ai figli e al marito, grazie a Gabriele mette in
discussione le sue certezze sul regime, inizia a dubitare sulle verita'
propagandate dal fascismo, acquista maggiore rispetto di se stessa, assapora un
modo diverso di stare con un uomo. Gabriele, omosessuale licenziato dalla Radio
e in procinto di essere spedito al confino, costretto tutta la vita a fingere e
a nascondersi, con Antonietta finalmente si sente libero, esce allo scoperto,
per la prima volta si sente accettato, apprezzato e amato per quello che e'.
Ignorante e sottomessa lei, colto e raffinato lui, apparentemente diversissimi,
si sentono, si annusano, si riconoscono. Sono due umiliati, due calpestati, sono
due ultimi. Nel giorno del ballo, sono le due Cenerentole rimaste a casa. E la
loro storia e' la storia, purtroppo sempre attuale, di coloro che non hanno
voce, spazio, rispetto, e sui destini dei quali cammina con passo marziale la
Storia con la S maiuscola.
12 Gennaio, "La cantata dei
pastori" di
Peppe Barra e Paolo Memoli
con Peppe Barra, regia Peppe Barra
produzione Consorzio Campano Teatro e Musica, costumi Annalisa Giacci, scene Lele Luzzati, musiche Roberto De Simone
Non c'e' Natale senza
La Cantata dei Pastori e da quarant'anni a questa parte non c'e' Cantata senza
Peppe Barra. La Cantata dei Pastori ha un titolo lunghissimo e barocco, ma e'
universalmente nota con l'abbreviazione d'uso. Fu scritta alla fine del Seicento
(1698) da Andrea Perrucci e da allora, da piu' di tre secoli, e' continuamente
rappresentata, rimaneggiata, riscritta. Ultimo e piu' illustre di tutti e' Peppe
Barra, che aveva gia' interpretato l'opera a fianco della madre Concetta, nel
ruolo di un irresistibile Sarchiapone, dopo essere stato l'Angelo nella versione
di Roberto De Simone alla fine degli anni Settanta. La Cantata dei Pastori e' la
storia delle traversie di Giuseppe e Maria per giungere al censimento di
Betlemme. Nel difficile viaggio vengono accompagnati da due figure popolari
napoletane, Razzullo, scrivano napoletano assoldato per il censimento, e
Sarchiapone, barbiere pazzo e omicida, maschera ispirata quasi direttamente
dalla tradizione popolare dei Pulcinella e antesignano di Felice Sciosciammocca.
Sarchiapone e' la dimostrazione delle varie sovrapposizioni e aggiunte delle
tradizioni delle Cantate. Il personaggio di Sarchiapone non esisteva infatti
nella versione originale di Perrucci, fu introdotto per rendere meno paludata la
rappresentazione, per adattarla al gusto del pubblico e via, via, si e' andato
ritagliando un ruolo sempre piu' importante. Anche nella tradizione iconografica
del presepe i personaggi hanno un nome e un ruolo sia perche' Andrea Perrucci lo
ha scritto e sia perche' tre secoli di rappresentazioni lo hanno trascritto e
rappresentato. Il presepe popolare napoletano e' direttamente influenzato dalla
Cantata dei pastori che mescola il suo narrare con quello dei vangeli apocrifi e
con altre tradizioni popolari del sud, a meta' strada tra il cristiano, il
pagano, il magico. Molti sono gli ostacoli che Giuseppe e Maria dovranno
superare prima di trovare rifugio nella grotta della Nativita' . Ed e'
naturalmente conseguente il lieto fine, la salvazione dell'umanita' dal peccato
e il ritorno di Belfagor, sconfitto, nel suo mondo infero di fiamme e zolfo.
Fino all'anno prossimo, quando anche lui, vecchio diavolaccio impunito, potra'
tornare a raccontarci la storia infinita della lotta millenaria tra Bene e Male.
Insomma, un grande archetipo.
26 Gennaio, "Io e Napoli" di Gino
Rivieccio e Gustavo Verde
con Gino Rivieccio, regia Giancarlo
Drillo
produzione Albertina Produzioni
Gino Rivieccio ripercorre,
in questo personalissimo recital, la sua storia umana e artistica, attraverso
quel legame viscerale e particolare, che ha sempre contraddistinto il suo
rapporto con la città di Napoli.
E’ considerato fra i personaggi storici
della comicità partenopea degli ultimi decenni, che ha saputo caratterizzare il
suo percorso artistico sia in teatro sia in televisione. Capace di creare una
comicità elegante e mai volgare, è definito come un vero e proprio gentleman
della risata.
Io e Napoli rappresenta un grande abbraccio, che dalla città
arriva alle isole e alle solfatare del sorriso, rendendo unica e preziosa la
celebrazione, ma, spesso, anche la denuncia. L’ironia e la riflessione si
fondono in un percorso originale, lasciando spazio, talvolta, alla poesia, in un
succedersi dialettico e incalzante, con quel tono caldo e sferzante tipici del
comico partenopeo.
In questo spettacolo Rivieccio racconta Napoli, a suo
modo, con i suoi pregi e i suoi difetti, ma con gli occhi un innamorato, per cui
sono, quasi sempre, i pregi a prevalere. In primo piano ci sono le attese dei
napoletani, abituati ad aspettare qualcuno o qualcosa, mostrando una pazienza
enorme. La pazienza, grande pregio, può diventare, alla lunga, un difetto. Per
questa ragione lo spettacolo esorta i partenopei a reagire, a ribellarsi alle
ingiustizie, ai soprusi, alle discriminazioni di cui spesso sono vittime.
“La novità di questo spettacolo - spiega Gino Rivieccio - è rappresentata dalla
presenza in scena di Antonello Cascone, al piano, e Fiorenza Calogero, una delle
voci più interessanti del panorama musicale. Con Fiorenza mi alternerò in alcuni
momenti canori, in particolare con un brano scritto per me da Bruno Lanza e
Leonardo Barbareschi, Questa Napoli.”.
Io e Napoli vuole essere un piacevole
viaggio tra monologhi, personaggi, tradizioni, aneddoti e canzoni, per decantare
la grande pazienza dei napoletani, destinati sempre ad aspettare qualcosa o
qualcuno, per migliorare la propria condizione. Alla fine il messaggio apparirà
molto chiaro: provare a cambiare una realtà che offusca lo splendore di una
delle città e delle regioni più belle del mondo.
9 Febbraio, "Lucio incontra
Lucio" di
Liberato Santarpino
con Sebastiano Somma, regia Sebastiano Somma
produzione Orchestra da Camera della Campania
Il progetto, denominato
Lucio incontra Lucio prevede la realizzazione di una performance di teatro
canzone, la quale narra la vita e la produzione di due notevoli artisti di fama
nazionale e internazionale. Si tratta di Lucio Battisti e Lucio Dalla: il primo,
tra i più grandi, influenti e innovativi cantanti italiani di sempre, è
considerato una delle massime personalità nella storia della musica leggera
italiana. La sua produzione ha impresso una svolta decisiva alla musica da un
punto di vista strettamente musicale. Lucio Battisti ha personalizzato e
innovato in ogni senso la forma della tradizionale e melodica. Lucio Dalla
invece, nato nello stesso anno e nello stesso mese con un giorno di differenza
dal primo, ha una formazione e anch’egli, è stato uno dei più importanti,
influenti e innovativi cantautori italiani. Alla ricerca costante di nuovi
stimoli e orizzonti, si è addentrato con curiosità ed eclettismo nei più diversi
generi musicali, collaborando e duettando con molti artisti di fama nazionale e
internazionale. Autore inizialmente solo delle musiche, si è scoperto in una
fase matura, anche paroliere e autore dei suoi testi. La sua copiosa produzione
artistica ha attraversato numerose fasi: dalla stagione alla sperimentazione
ritmica e musicale, fino alla "Canzone d'autore" arrivando a varcare i confini
dell' opera e della musica lirica entrambi, con le differenze geografiche di
provenienza e di stile musicale, hanno dato lustro al panorama della musica
italiana introducendo elementi di assoluta innovazione nella canzone italiana.
Sicuramente non sono mai stati l’uno contro l’altro, anzi, certamente si sono
apprezzati sia umanamente che artisticamente. Così diversi ma uniti dalla
esigenza della sperimentazioni di nuove strutture musicali. Erano gli inizi
degli anni ottanta quando Dalla parlò a Battisti di un suo grande progetto da
fare insieme: una grande tournèe e poi un disco da incidere. Battisti rifiutò
l’invito, perché ormai immerso in una nuova sperimentazione musicale con quella
decisione devastante di sparire dalle scene. Lucio incontra Lucio quindi, prova
a figurare quell’incontro artistico mai avvenuto, anche se solo immaginario,
raccontando attraverso le loro canzoni - eseguite dalle voci del gruppo Martucci
Vocal Ensemble (tre voci) , accompagnate da un quintetto jazz capitanato da
Sandro Deidda al Sax e Guglielmo Guglielmi al pianoforte in collaborazione con
il Conservatorio “G. Martucci” di Salerno uno spaccato musicale che parte dagli
anni ’60 per arrivare ai nostri giorni. La recitazione è affidata al noto attore
Sebastiano Somma che, con i musicisti dal vivo e i cantanti, interpreta entrambi
i cantautori sottolineando affinità e differenze.
23 Febbraio,
"Bello di papà" di Vincenzo Salemme
con Biagio Izzo, regia Vincenzo
Salemme
produzione Bibì Productions
Bello di papà è una commedia del
2006. Credo che l’idea mi sia venuta quando in tutto il mondo occidentale
arrivavano i primi segnali della crisi economica che ancora oggi fatichiamo a
superare. Dico forse perché col senno di poi mi sembra che Antonio Mecca, il
dentista protagonista della commedia, possa rappresentare, ovviamente in
versione decisamente comica, il travaglio sociale, economico, psicologico di una
gran parte della cosidetta generazione dei cinquantenni, che dall’inizio di
questo millennio viene messa in discussione ogni volta che la politica si deve
occupare delle programmazioni finanziarie. Antonio Mecca è il classico uomo che
ha raggiunto una posizione sociale, ma che allo stesso tempo la sente, questa
posizione, vacillare sotto i colpi del cosidetto “Nuovo che avanza”. E il “nuovo
che avanza” per quella generazione cui facevo riferimento poco più sopra, sono
appunto i giovani che vogliono prendere i posti di comando. Antonio ha paura di
ogni novità, è un vero conservatore, conservatore di danaro, ma soprattutto
conservatore di affetti. Profondamente sarebbe un buono, ma costantemente ha
paura di essere fregato, è forse per questo che non si è mai sposato, è forse
per questo che adesso sta con una bellissima ragazza ucraina, che gli piace da
morire, ma che allo stesso tempo teme come un ingombrante invasore, invasore
della casa e soprattutto del conto corrente perché Marina, l’ucraina, vorrebbe
costruire una famiglia con Antonio, Marina vorrebbe soprattutto (questa la cosa
più terrificante e spaventevole per il nostro dentista) dei figli. Antonio teme
i figli più di ogni altra cosa perché i bambini sono di un egoismo assoluto e
lui, egoista per paura, questo proprio non può accettarlo. E’ così che nasce
l’idea di questa commedia, da questo paradosso: un uomo che non vuole avere
figli costretto a ricevere in casa un suo coetaneo che ha bisogno di ritornare
ad essere un figlio. Nel paradosso di questo scontro generazionale tra due
uomini della stessa età forse si nasconde quello che io credo sia un finto
problema. Penso che l’età ci distingua gli uni dagli altri, ma altrettanto
fermamente credo che dal punto di vista sociale l’età sia soltanto una
convenzione. Credo che dividere i cittadini tra giovani ed anziani sia un
vecchio modo di intendere la politica. Penso che esistano piuttosto le persone e
che ogni persona abbia il diritto e il dovere di salvaguardare il proprio
benessere sociale e spirituale.
21 Marzo, "Diana e Lady D" di Vincenzo
Incenzo
con Serena Autieri, regia Vincenzo Incenzo
produzione Engage
Diana & Lady D è un dialogo per voce sola. Serena Autieri
sul palco inscena una performance verbale e fisica dai contrasti sorprendenti.
La scenografia è sviluppata in verticale, su due piani, (alto e basso) Lady D
sul livello superiore incombe, Diana soccombe. Il concetto è il recupero della
mitologica immagine doppia di Narciso che si riflette nel lago. Serena migra da
un’anima all’altra muovendosi di continuo, incarnando gli stati d’animo più
diversi, vestendosi e truccandosi a vista. La scena prevede grandi specchi in
cui Serena/Diana/Lady D si riflette, si perde, si sdoppia, torna bambina, si
moltiplica. Ballerine e accompagnano l’esecuzione delle canzoni, evergreen dei
Beatles, Elton John e inediti.
12 Aprile, "Il pomo della
discordia" di
Carlo Buccirosso
con Carlo Buccirosso, Maria Nazionale, regia Carlo
Buccirosso
produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
Doveva essere
un giorno felice, si celebravano le nozze della dea del mare con un uomo
bellissimo, e tutti gli dei erano venuti a festeggiare gli sposi, portando loro
dei doni!... La sala del banchetto splendeva di mille luci e sulla tavola
brillavano caraffe e coppe preziose, colme di nettare ed ambrosia, e tutti gli
invitati erano felici e contenti… solo Eris, dea della discordia, non era stata
invitata, ma nel bel mezzo del banchetto, arrivò, lanciò una mela d’oro sul
tavolo imbandito e scappò via, creando dissapori e contrasti tra i tutti i
presenti. Tutto ciò, in breve, appartiene alla classica mitologia greca, ma
proviamo a trasferirla ai giorni d’oggi, in una normale famiglia benestante,
dove l’atmosfera e l’euforia di una festa di compleanno organizzata a sorpresa
per Achille, primogenito dei coniugi Tramontano, potrebbe essere turbata non da
una mela, non da un frutto, bensì da un pomo, un pomo d’Adamo, o meglio, il pomo
di Achille, il festeggiato, ritenuto un po’ troppo sporgente… E se aggiungiamo
che Achille, vivendo un rapporto molto difficile con suo padre Nicola, è
continuamente difeso a spada tratta da sua madre, la epica Angela, non essendosi
ancora dichiarato gay, e non avendo mai presentato Cristian, il proprio
fidanzato, che da anni bazzica in casa spacciandosi per il compagno di sua
sorella Francesca… se aggiungiamo poi che alla festa sarà presente anche Sara,
prima ed unica fiamma al femminile della sua tormentata adolescenza, Manuel
estroso trasformista, Marianna garbata psicologa di famiglia, ed Oscar un
bizzarro vicino di casa che non ha mai tenuto nascoste le proprie simpatie nei
confronti di Achille… beh, allora possiamo realmente comprendere come a volte la
realtà, possa di gran lunga superare le fantasie, anche quelle più remote della
antica mitologia... Omero mi perdoni!
I biglietti sono disponibili al botteghino e sul sito
www.teatroricciardi.it,
info@teatroricciardi.it
Teatro
Ricciardi - Largo Porta Napoli, Capua (CE) - Tel. +39 0823 969574