Teatro Garibaldi: cartellone 2015/16
Santa Maria Capua Vetere (CE) – dal 12 dicembre 2015 al 12 aprile 2016
Sintesi di Tonia Cestari
Nove spettacoli in abbonamento in collaborazione con il Teatro Pubblico
Campano
12 dicembre 2015 alle ore 21, Il Divorzio dei
Compromessi Sposi di e con Carlo Buccirosso.
scritto e diretto da Carlo
Buccirosso, con Rosalia Porcaro e Gino Monteleone e Nunzia Schiano e Antonio
Pennarella, Peppe Miale, Claudiafederica Petrella, Giordano Bassetti, Giuseppe
Ansaldi
ensemble Alessandra Calamassi, Elvira Zingone, Alessia Cutigni,
Alessia Di Maio, Sergio Cunto, Mauro De Palma, Matteo Tugnoli, Giancarlo Grosso.
Don Rodrigo, usuraio dell’entroterra campano, emigrato sulle rive del lago di
Como, con i propri scagnozzi, per tentare di rivitalizzare la propria attività
fnanziaria minata ormai dalla crisi crescente e dalla concorrenza di similari
organizzazioni locali, si invaghisce di Lucia Mondella, futura sposa di Renzo
Tramaglino, giovani di modeste famiglie contadine irrimediabilmente compromesse
dai legami di usura intrapresi col suddetto Rodrigo, a tal proposito fermamente
deciso a sperimentare, loro malgrado, il primo caso di “separazione
prematrimoniale, non consensuale, a tasso di interesse fsso”!
La storia, pur
mantenendo per sommi capi lo sviluppo del noto romanzo manzoniano, trova nei
caratteri dei singoli personaggi, da Perpetua ad Agnese, da Don Rodrigo a don
Abbondio, dai Bravi all’Innominato, l’originale chiave di lettura
satiro-farsesca, e nel linguaggio musicale degli stessi, attraverso canoni
famose riadattate e riambientate in atmosfere e melodie seicentesche, la
classica struttura della tradizionale operetta musicale!
L’uso poi di
svariati dialetti, dal toscano al bergamasco, dal calabrese al napoletano,
dall’emiliano al siculo, e la vorticosa girandola di numerosi personaggi minori,
interpretati dai componenti del corpo di ballo, attraverso canzoni e coreografe,
completano la struttura di uno spettacolo che trova i suoi innegabili punti di
forza nella tradizione teatrale e nel divertimento della più classica delle
satire popolari!
19 dicembre
2015, ore 21, “Sirene, sciantose, malafemmene… ed altre storie di donne
veraci” di Monica Sarnelli, regia di Elena De Candia . Concerto-spettacolo di
Monica Sarnelli, in scena con Martina Liberti e quattro musicisti dal vivo.
Un recital antimisogino sulla donna nella canzone napoletana, sulle donne della
canzone napoletana, che mette al centro una delle moderne protagoniste della
canzone napoletana. Testo, canzoni e videoproiezioni raccontano la città al
femminile, e le sue donne: Femmene, malafemmene, mamme, puttane, figlie, trans.
Un filo narrativo ironico, in cui, a tratti, spuntano anche i ricordi personali
di Monica, tra stralci di letteratura, teatro. Monica Sarnelli veste da
sciantosa (ma la giarrettiera è di cuoio e nasconde una pistola alla Lara
Croft), da bammenella, da primadonna postmoderna, da brava ragazza in jeans e
maglietta: si cambia in scena, dietro un paravento, continuando il suo racconto.
Al suo fianco un musicista elettronico/dj e una band. Poi un'un'attrice e
una ballerina, di flamenco. Fondamentale l'uso del mezzo video, tra immagini
d'archivio, veri e proprio videoclip e sdoppiamenti d'azione tra il teatro e lo
schermo ad alta definizione, unica scenografia in campo.
Canzoni famose, ma
anche no, in qualche caso messe alla berlina, per raccontare il maschilismo
insito nella canzone napoletana di ieri e di oggi. Arrangiamenti moderni, con un
dj e un chitarrista a dettare la linea, che sanno di tradizione, ma anche di
electroswing, di rap, di tango digitale, che portano ai giovani il repertorio e
le storie di Gilda Mignonette, Ria Rosa, Angela Luce, Gloria Christian, Mirna
Doris, Lina Sastri, Teresa De Sio...
Anche di loro la Sarnelli parla e canta
tra momenti duri, altri sentimentali, femministi, altri sensuali, ironici: il
sorriso, la rabbia, la pancia, il sesso, il ritmo, la melodia saranno chiavi di
volta di uno spettacolo che usa le radici per imparare a volare.
Dopo
"Passione tour" e "Carosone l'americano di Napoli", Federico Vacalebre,
giornalista, critico musicale, saggista, esperto di canzone napoletana,
sceneggiatore, continua a misurarsi con la scrittura teatrale e questa volta lo
fa ritagliando su misura di Monica Sarnelli uno spettacolo innovativo, capace di
mostrare talenti dell'interprete finora nascosti, esaltando, nello stesso tempo,
quanto da lei fatto finora nella sua carriera di interprete sempre verace e in
grado di passare dai classici del passato remoto a quelli del passato prossimo.
Uno spettacolo che rinnova del tutto il suo repertorio, ma poi riconsegna ai
fans, nei bis, i suoi cavalli di battaglia, da "Un posto al sole" a "Chesta
sera", dopo un viaggio al termine della melodia perduta che ci porta da "Era de
maggio" a Pino Daniele, da "Passione" a "Ipocrisia", da "Preferisco il
Novecento" a "Ninì Tirabusciò", tra amare verita e dolci bugie.
16 gennaio 2016, ore 21, Lino D’Angiò in "Da grande voglio fare
il sindaco" di Lino D’Angiò e Maurizio De Angelis
“La mia non è ne una
discesa ne una salita, semplicemente una rimasta in campo”. E’ con queste parole
che il noto trasformista partenopeo Lino D’Angiò, annuncia la sua decisione di
lanciarsi nell’arena politica italiana. Una scelta presa dopo tante
tribolazioni, ma con la consapevolezza che è ormai necessario che qualcuno
indichi la giusta via, la terza.
Da Grande voglio fare il sindaco è il
titolo del comizio spettacolo con il quale il napoletano sta dimostrando a tutta
la Campania che un altro modo di fare politica esiste, il suo. Un programma
trasversale, scritto per la gente e portato nei teatri finalmente da uno che
quelle tavole ben le conosce.
Il sipario si aprirà finalmente su un
professionista dello spettacolo, non uno dei tanti improvvisati che in questi
mesi hanno riempito le sale di militanti. Uno che con il suo dissacrante comizio
metterà alla berlina tutti i suoi avversari. Meglio essergli amico che nemico, è
la regola non scritta da anni rispettata da tutti i maggiori esponenti delle
correnti politiche nazionali.
Per annunciare il proprio endorsement al
candidato Lino D’Angiò, sulle tavole del teatro, ci saranno esponenti del mondo
politico, culturale e religioso del calibro del cardinale Crescenzio Sepe,
Giorgio Napolitano, Aurelio De Laurentiis, Nino D’Angelo, Gennario D’Auria,
Vincenzo De Luca e Luigi De Magistris.
Una vera e propria consegna del
testimone che darà a D’Angiò l’opportunità di coronare quelle che da sempre sono
le speranze di un giovane e brillante napoletano che ha avuto un solo sogno,
ossia quello di raggiungere la poltrona più ambita, ma allo stesso tempo più
scomoda, per un cittadino partenopeo.
Da grande voglio fare il sindaco è il
naturale porto d’arrivo per un artista che nelle figure politiche ha
storicamente attinto a piene mani. “Per conoscere i cittadini si deve cominciare
dal primo, ma allo stesso tempo non bisogna tralasciare le tante piccole
sfaccettature che caratterizzano il nostro essere meridionali” commenta così
l’attore il suo ultimo spettacolo. “L’essere meridionali nasce da uno strano mix
di superstizione, religiosità, politica gridata che i personaggi che da sempre
ho personificato negli anni di spettacolo mi hanno permesso di approfondire.
Credo, grazie a loro, di essere diventato un profondo conoscitore della cultura
napoletana e di larga parte del sud d’Italia”. Prima di cimentarsi con la
stesura di Da grande voglio fare il sindaco, Lino D’Angiò si è assicurato
centinaia di repliche per Natale in casa Bassolindo, Spasso dopo spasso in casa
Bassolindo, Il Codice D'Angiò e Faccio...Piazza pulita, piéce teatrali scritte
di proprio pugno.
Fortunata anche la produzione al di fuori del palco, in
particolare per il piccolo schermo. Da anni D’Angiò scrive e conduce programmi
televisivi.
Il primo di successo, TeleGaribaldi, è diventato in breve
trampolino di lancio per diversi comici napoletani del calibro di Biagio Izzo,
Rosaria De Cicco, Rosalia Porcaro, I Ditelo voi, Lisa Fusco, Antonio e Michele e
Alessandro Siani. Avanzi Popolo! - The Original, Facciamo ...Piazza pulita, Il
codice D'Angiò sono solo alcuni degli altri programmi che hanno portato l’attore
napoletano nel programma di Antonio Ricci Striscia la notizia e a diverse
apparizioni in programmi delle televisioni nazionali, quali La posta del cuore
con Sabina Guzzanti, Quelli che il calcio con Simona Ventura e Fenomeni con
Piero Chiambretti. Ultimo, in ordine di tempo, lo strepitoso esperimento del Tg
D’Angiò, realizzato con una serie di approfondimenti giornalistici e notizie
straNordinarie sulla pagina napoletana del sito repubblica.it.
11 febbraio
2016 “Miseria e Nobiltà” commedia in due parti di Eduardo Scarpetta,
rielaborazione e regia di Luigi de Filippo
La ripresa di questa storica e
famosa commedia da parte di Luigi De Filippo che ne è autorevole protagonista e
regista, vuole essere un omaggio a Eduardo Scarpetta, riformatore del Teatro
napoletano, che proprio in questa “Miseria e nobiltà” aveva compiuto la sua
riforma, con l’invenzione e la consacrazione del personaggio di don Felice
Sciosciammocca, prototipo del napoletano piccolo borghese, che sostituisce
Pulcinella, maschera d’altri tempi.
La fame è il tema della commedia, e da
quando Scarpetta scrisse questo testo fino ad oggi, la fame è rimasta immutata:
la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza, la fame di giustizia, quella fame
che, soprattutto nel Mezzogiorno, se non soddisfatta, può provocare grandi
sconvolgimenti
E’ celebre il finale del primo atto. Tutti in scena siedono
avviliti perché ogni tentativo di procurarsi da mangiare è fallito;
improvvisamente un cuoco e due sguatteri entrano portando ogni ben di Dio,
nessuno si chiede da dove provenga quella grazia e tutti scattano come molle
avventandosi sui maccheroni fumanti.
E’ la scena che rappresenta e riassume
in termini di grottesco, non il dramma di due famiglie, ma la secolare tragedia
di un popolo.
La vicenda è semplice: Eugenio, un giovane nobile, ama la
figlia di un buffo cuoco arricchito. Temendo di non avere dai suoi genitori
aristocratici il consenso alle nozze, chiede l’aiuto di Don Felice
Sciosciammocca, scrivano pubblico, povero e affamato.
Sciosciammocca e alcuni
suoi amici, altrettanto poveri e affamati, dovranno fingersi genitori e parenti
nobili del marchesino Eugenio e presentarsi dal cuoco credulone e sciocco: da
qui una serie di equivoci estremamente divertenti che rendono questa commedia
tra le piu’ famose del repertorio napoletano.
Luigi De Filippo, degno erede
della grande tradizione teatrale napoletana, è l’umanissimo interprete della
vicenda, assieme alla sua Compagnia di Teatro composta da undici attori.
Uno
spettacolo da non perdere.
Un divertimento raro nel panorama del nostro
teatro contemporaneo. Commedia estremamente comica ma anche amara, a detta della
critica “degna della firma di Moliére”.
La tradizione è il nostro passato, ma
è un passato che insegna.
25 febbraio 2016
“Sogno di una notte incantata” di Peppe Barra con la regia Fabrizio Bancale, ci
trasporta nella Napoli seicentesca protagonista delle fiabe de “Lo cunto de li
cunti” di Gianbattista Basile. Con Peppe Barra e Teresa Del Vecchio
complesso strumentale: Paolo Del Vecchio - chitarra, mandolino, Luca Urciuolo -
pianoforte, fisarmonica, Ivan Lacagnina - tammorre, percussioni, Alessandro De
Carolis - flauti; scenografia Luigi Ferrigno, musiche Patrizio Trampetti,
costumi Annalisa Giacci, video scenografie Alessandro Papa e Mariano Soria,
illustrazioni Irene Servillo. regia Fabrizio Bancale
Un viaggio poetico e
visionario a spasso nel cuore di Napoli attraverso i secoli, tra le fiabe di
Giambattista Basile e il Pulcinella di Libero Bovio. Peppe Barra si imbatte in
alcune tra le pagine più celebri della letteratura classica napoletana per
innervarle con la sua dirompente ironia e la sua inconfondibile arte
affabulatoria.
Tra canzoni, villanelle e musica colta, all’insegna della
napoletanità di ieri…e di oggi. Fa caldo in questa notte d’estate. Fa caldo come
sa fare caldo solo in una città del sud del mondo, come Napoli. Peppe Barra sta
dormendo, o almeno ci prova. E sogna. Sogna di aggirarsi in costumi seicenteschi
all’interno di un mondo fiabesco e fantastico, tra luci accecanti e ombre nere,
tra Principi e Orchi, tra fate, crudeli matrigne e animali parlanti.
E’
l’universo barocco de “Lo cunto de li cunti”, noto anche come “Pentamerone”, la
raccolta di fiabe di Giambattista Basile, considerata il monumento della cultura
e della fantasia di un intero popolo: quello napoletano, naturalmente.
Un’opera che ebbe larga diffusione nella civiltà europea dell’epoca tanto da
costituire, nelle varie elaborazioni successive, un patrimonio comune a tutte le
culture mondiali (da Charles Perrault, ai fratelli Grimm, fino ad arrivare a
Walt Disney, giusto per citarne alcuni).
E nell’universo fiabesco di Basile
si canta, si balla, si ride…si sogna. Poi un rumore improvviso nella notte, o
forse solo il caldo che non dà più tregua e Peppe Barra si sveglia di
soprassalto. Prova a riaddormentarsi per riacciuffare nuovamente quei buffi e
poetici personaggi raccontati da Basile, ma i sogni, si sa, sono spesso
capricciosi e sfuggenti.
Così Barra si ritrova a indossare il costume di
Pulcinella, come raccontato da Libero Bovio. Pulcinella, il simbolo universale
della napoletanità di cui incarna l’esuberanza, il virtuosismo mimico e canoro,
lo spirito ironico, canagliesco e generoso, la filosofia pratica e disincantata,
è morto ed ha ottenuto da san Pietro una breve licenza per poter salutare la
moglie Colombina.
Ma la Napoli che Pulcinella ritrova non è la stessa che
aveva lasciato pochi anni prima: tutto è cambiato, non ne riconosce le strade, i
passanti. Tutti corrono, si affannano e nemmeno lo riconosco. Forse, la Napoli
di oggi non ha più bisogno di Pulcinella. Non ha più bisogno di favole e poesia.
Il viaggio poetico e visionario, un vero e proprio Sogno di una notte incantata,
inizia con la fiaba de I sette palombelli, che la regia ha deciso di utilizzare
come fil rouge dell’intera narrazione.
Pian piano, intorno alla vicenda di
Gianna che va alla ricerca dei suoi sette fratelli dai riccioli d’oro, Peppe
Barra svela alcune delle più belle favole satiriche della tradizione partenopea:
conosciamo l’ingenuo Vardiello, la papera d’oro, l’orco disperatamente
innamorato del giovane Carcaverchia e tanti altri personaggi ironici e fatati.
Teresa Del Vecchio veste i panni della piccola e biondissima Gianna, e il
simpaticissimo pasticcione Vardiello, regalando momenti di pura allegria.
4 marzo
2016, ore 21:00 Gianfranco Gallo e Massimiliano Gallo in “E’ tutta una farsa
ovvero Petito’s Play”
scritto e diretto da Gianfranco Gallo con
Gianluca Di Gennaro
I fratelli Gallo potrebbero definirsi anche i
“Petito’sbrothers”, vista la loro esperienza nel recitare i testi del celebre
“Totonno ‘o Pazzo” rivisti totalmente dalla riscrittura originale di Gianfranco
che riesce a creare uno stile teatrale tutto nuovo e particolare . In linea con
questa scelta che da anni ormai decreta il successo dei loro spettacoli , la
nuova messa in scena s’intitola “E’ tutta una farsa” ovvero Petito’s Play, in
cui i due fratelli giocano con tutta la comicità della nostra tradizione
spaziando dalla Commedia dell’Arte , alla farsa appunto, fino ai fenomeni
moderni da esse contaminati. I Gallo, al di là del Cinema e della TV,
frequentano con amore il Teatro, casa madre dalla quale sono partiti e che mai
dimenticano.La commedia si ispira a varie opere di Antonio Petito per un
divertimento senza tempo.
Note dell’autore e
regista
La Tradizione a volte viene spacciata per immobilismo
culturale e vista come una corpo morto mentre è esattamente il contrario.
Tradizione viene da Trans e Dare dunque vuol dire trasmettere.
Per
trasmettere bisogna conoscere il passato, il presente e immaginare un futuro,
per cui, chi fa tradizione non è il custode di un morto né un imbalsamatore ma è
più che altro un Medium.
Il mio Teatro apparentemente classico, voglio
definirlo un Teatro di "Oltradizione", che viene dall'Oltre ed è diretto ad
Oltre. Io riscrivo tutto e svelo cio' che dal passato deriva e che si è
trasformato e trasmesso fino a me per andare oltre me. Non riuscirei a
imbalsamare Petito, io lo rivelo come calco del volto di Totò, di Troisi e di
tanti altri. Per il resto c'è il Museo.
Da sempre la rappresentazione
teatrale mi affascina per la sua unicità, per la sua esistenza negata sera dopo
sera , per le sue ceneri disperse durante il rituale collettivo, per il miracolo
che compieattraverso la sintesi attore/autore e pubblico, sintesi che crea ciò
che è e che sarà irripetibile: unmondo che ad ogni finale si nega agli
spettatori, agli attori e all’autore che vi avevano trovato rifugio. Il Teatro
napoletano di tradizione che preferisco e che preferisco rimodellare dunque,
proprio per questi motivi, è quello della farsa, dei Petito, della maschera, del
travestimento, dell’invenzione, del corpo, dell’effetto, della mutazione, della
scomparsa.
A mio parere due sono le linee discendenti dal nobile Teatro
comico di tradizione napoletana: quella della Commedia dell’Arte e quella del
testo scritto, la prima derivante addirittura dalle atellane , l’altra,
proveniente dalla prima, ma riformata da Eduardo Scarpetta con la messa in scena
di testi che poco o nulla lasciavano all’improvvisazione e con l’abolizione
della maschera per la creazione di personaggi più reali seppur proiezioni
evidenti dei tipi fissi della commedia dell’Arte stessa.
Per dirla in breve,
nel Teatro comico di Napoli, c’è chi, da sempre, segue la lezione di Petito e
chi quella di Scarpetta. Un manifesto recente della Commedia dell’Arte furono i
comici del Varietà, del Cafè Chantant, dell’avanspettacolo e cioè i Villani, i
Maldacea, Maggio, Totò , forse anche in parte il primo Troisicon la Smorfia, i
Giuffrè e tantissimi altri.
In linea diretta e non invece, sono seguaci
della riforma scarpettiana, intesa come regola per rappresentazioni con aderenza
precisa ad un testo scritto e chiuso, i De Filippo, il Viviani delle commedie,
gli stessi critici del teatro di Scarpetta, Di Giacomo e Bracco e poi Ruccello e
tutti i nuovi drammaturghi napoletani. Io ho scelto ancora Petito e mi sono
divertito ad intrecciare le trame di due suoi lavori: la famosa ‘Na campagnata e
tre disperateed Inferno, Purgatorio e Paradiso.
La mia sfida è quella di
dimostrare che il Teatro della farsa è un Teatro che rende libero chiunque si
interessi a lui. Niente di morto, niente di vecchio, solo antico e vivo. Nel mio
testo Totò incrocerà i De Rege, Troisi si vestirà da Petito, la commedia
dell’Arte metterà la sua maschera al teatro moderno per tracciarne la
provenienza.
Un mondo di maschere in cui la maschera non ci sarà, non è
necessaria, in un Teatro potente perché nudo e dotato di una forza centripeta
ineguagliabile nell’assetto delle trame ingegnose e fantastiche.
Antonio
Petito, che è stato il Pulcinella più famoso della Storia, è secondo me il vero
assassino di Pulcinella. Le sue farse sono talmente dirompenti nell’invenzione e
nella vis comica, che possono fare a meno di essere datate, vestite e
mascherate, sono già oltre quel che rappresentarono. Possono scorrere come magma
fino ad invadere anche i testi scritti e intoccabili.
Petito inventore di
trame, giunge fino agli inamidati lavori di Curcio ed io mi diletto a segnarlo
con la riga blu. La mia scenografia rappresenta una grande maschera di
Pulcinella che si apre e si chiude, che fagocita gli attori che vi recitano
dentro e che gli attori stessi alla fine chiuderanno per uscire da essa, una
grande maschera simbolo di un intera genìa di teatranti e non di un personaggio
singolo. (Gianfranco Gallo)
17 marzo
2016, ore 21:00, “Sogni e Bisogni - Incubi e risvegli", scritto, diretto e
interpretato da Vincenzo Salemme
con Nicola Acunzo, Domenico Aria, Sergio
D’Auria, Andrea Di Maria, Antonio Guerriero
scene Alessandro Chiti, costumi
Mariano Tufano,
musiche Antonio Boccia, luci Umile Vainieri
Questa
commedia è stata scritta nel 1995 con il titolo Io e Lui, chiaramente riferito
al celebre romanzo di Moravia. E, come accade in quel romanzo, anche nella
commedia l'intreccio narrativo ruota intorno a due personaggi: Rocco Pellecchia
ed il suo "pene".
A differenza del racconto moraviano, dove il "lui" in
questione era solo una voce, qui il più famoso e significativo organo del sesso
maschile si stacca materialmente dal corpo del suo "titolare" e diventa egli
stesso uomo, rivendicando una sorta di riconoscimento scenico. Rivendica, cioè,
lo status di vero e proprio protagonista della vita e della scena.
Egli
ritiene che la vita del grigio e mediocre Rocco Pellecchia mal si adatta alla
grandeur del suo sottoutilizzato "tronchetto della felicità". Si, Lui ama farsi
chiamare proprio così.
Lo spettacolo, in pratica, è un duello tra i due
contendenti. Il tronchetto spinge il povero Rocco a rialzare la testa e ad
affrontare il futuro con orgoglio e spirito visionario, e il povero Rocco, che
cerca di riconquistarlo e riportarlo materialmente nella sede più consona, cioè
in basso al suo ventre.
L'intreccio é ovviamente popolato da numerosi altri
personaggi: un ispettore chiamato da Rocco a risolvere il caso, la coppia di
impressionanti portieri dello stabile, la moglie appassita e avvilita di Rocco.
“Al di là degli accadimenti - chiarisce Salemme - Sogni e Bisogni è una
commedia di fortissimo impatto comico, e al tempo stesso, mi consente di
continuare il percorso che ho iniziato ormai già da qualche anno. Aprire, in
qualche modo, la confezione borghese della commedia classica, per intrattenermi
ed intrattenere il rapporto con il pubblico in sala. Avrò modo cioè di
interloquire con loro per rispondere alle domande più frequenti che ci facciamo
sulla profondità della natura umana, soprattutto nei suoi aspetti apparentemente
più semplici”.
2
aprile 2016, ore 21:00, “3 donne in cerca di guai” con Corinne Clery,
Barbara Bouchet e Iva Zanicchi.
Libero adattamento da LesAmazones di Jean
Marie Chevret, adattamento di Mario Scaletta
con Giovanni Di Lonardo e Nicola
Paduano
musiche Roberto Fia, costumi Graziella Pera, scene Fabiana Di Marco,
movimenti coreografici Gabriella Huober, disegno luci Luca Barbati
regia
Nicasio Anzelmo
Una commedia molto divertente dove sono vincitrici le donne
con la loro forza e la loro determinazione. Donne che riescono a risorgere come
Araba Fenice prendendo dal loro passato, fatto di delusioni e sconfitte, il
vigore per costruire un nuovo giorno, un nuovo progetto.
Il retrogusto di
questa commedia è la crisi della mezza età e della solitudine, narrate qui con
umorismo e allegria, dove il piacere della seduzione è sempre motivo di
autoironia, giocato sempre con gusto, eleganza e grande divertimento.
E’ una
commedia sapientemente gestita da un serie di delicati comici equilibri dove i 5
protagonisti sono continuamente sotto pressione con un finale sorprendente. La
risata è assicurata . In Francia in scena da 5 anni
12 aprile 2016, ore 21:00,
“Signori in carrozza”, di Andrej Longo,
con Giovanni Esposito,
Ernesto Lama, Paolo Sassanelli, Gaia Bassi, MaritNissen, Ivano Schiavi, Sergio
Del Prete
piano Salvatore Cardone,violino Ruben Chaviano
chitarra Luca
Giacomelli,percussioni Emanuele Pellegrini
chitarra e banjo Luca
Pirozzi,contrabbasso Raffaele Toninelli
elaborazioni musicali Musica da
Ripostiglio – Salvatore Cardone
scene Luigi Ferrigno, costumi Moris Verdiani,
coreografie Carlotta Bruni
regia Paolo Sassanelli
Un’occasione
straordinaria! Siamo nel dopoguerra, tra la fine degli anni ’40 e gli inizi
degli anni ’50.
Un gruppo di attori meridionali viene a conoscenza che stanno
decidendo di ripristinare la linea ferroviaria denominata La Valigia delle Indie
(India Mail) attiva tra il 1870 e il 1914; questo treno,
postale-merci-passeggeri, partiva dalla Gran Bretagna e attraverso Francia e
Italia, giungeva a Brindisi dopo 42 h e 30’. I passeggeri lasciavano il treno e
si imbarcavano sul Piroscafo Postale Inglese, diretto a Porto Said e, dopo 17
giorni di viaggio, approdavano a Bombay. La notizia pervenuta al gruppo di
artisti è che su questo treno e sul piroscafo, i passeggeri sarebbero stati
allietati da uno spettacolo di varietà; quindi, si recano a Brindisi, dove
sapevano di trovare ospitalità in un teatro semidistrutto dalla guerra. Giunti
sul posto tentano di sistemarsi alla meglio in palcoscenico in modo da poter
provare il piccolo spettacolo che avrebbero sottoposto alla compagnia
ferroviaria.
Grande sorpresa! Incontrano in palcoscenico quattro musicisti ed
una famosa cantante-attrice che, avendo appreso la stessa notizia, erano giunti
lì con lo stesso scopo.
Iniziano le rivalità: ciascun gruppo è intenzionato
a sfoggiare il suo repertorio provando pezzi famosi di artisti di varietà,
macchiette, canzoni, ecc… con l’intento di affermare la superiorità degli uni
sugli altri. La convivenza forzata fa nascere dei sentimenti e dei legami
importanti e, alla fine, tutti comprendono che le differenze sono talmente poche
e tali da poter preparare e proporre un unico spettacolo. A tirare le fila delle
loro azioni, sarà uno strano personaggio che vive e ama quel teatro.
Parte
importante dello spettacolo è la musica dal vivo eseguita dal gruppo Musica da
Ripostiglio con l’apporto di un pianista e di un violinista.
La Valigia delle
Indie
Per raggiungere le sue colonie indiane via mare, la Gran Bretagna
doveva far percorrere alle proprie navi il periplo dell’Africa doppiando il Capo
di Buona Speranza con un viaggio che durava cento giorni. Questo collegamento,
noto come la Valigia delle Indie, era in origine principalmente un servizio
postale. Nel 1829 le cose cambiarono allorché Thomas Waghorn, un ex ufficiale
della RoyalNavy, propose di passare attraverso l’Egitto ed il Mar Rosso; in tal
modo per raggiungere Bombay il viaggio si sarebbe ridotto a 60 giorni.
Poiché
il Canale di Suez sarà aperto solo nel 1869, questo nuovo percorso prevedeva che
le navi provenienti dall’India giungessero a Suez dove merci e passeggeri
trasbordavano, quindi pervenivano ad Alessandria d’Egitto a dorso di cammello,
attraverso il deserto. Qui i piroscafi della Peninsular and Oriental (P&O)
salpavano dirigendosi verso lo stretto di Gibilterra e, attraversatolo,
costeggiando la penisola iberica fino allo stretto della Manica, raggiungevano
Dover e si era finalmente in patria.
Dal 1839 avvenne un'ulteriore modifica
del percorso: il collegamento navale fu limitato da Alessandria al porto di
Marsiglia e da qui, via terra, merci e passeggeri giungevano a Boulogne. Non
restava che traversare la Manica per essere in Gran Bretagna. Con lo sviluppo ed
il progresso della rete ferroviaria francese, dopo lo scalo di Malta, i
piroscafi della P&O provenienti da Alessandria d'Egitto terminavano il loro
viaggio a Marsiglia; da qui si proseguiva in treno fino a Calais, passando per
Lione e Parigi.
Dopo l’unità d’Italia, a seguito dei lavori di scavo del
Canale di Suez iniziati nel 1859, il neonato governo propose alle autorità
britanniche di utilizzare per la Valigia delle Indie il percorso italiano in
alternativa a quello francese, pur sapendo che la rete ferroviaria e lo stato
dei porti non permettevano un utilizzo immediato delle strutture. Tuttavia,
proprio nel 1862, fu comunque attivato un primo collegamento marittimo tra
Ancona ed Alessandria con scalo a Brindisi utilizzando quattro piroscafi della
Società Italiana Adriatico-Orientale.
Nel 1869 la validità del percorso
alternativo italiano, studiato con attenzione dagli Inglesi, mostrò i suoi
vantaggi a seguito di una Valigia delle Indie supplementare che la P&O aveva
messo in essere attraverso il territorio italiano, con imbarco nel porto di
Brindisi ed arrivo ad Alessandria con l'impiego di una compagnia di navigazione
italiana.
Fu il 25 ottobre del 1870 che la Valigia transitò ufficialmente per
la prima volta attraverso la penisola con imbarco a Brindisi sul piroscafo
Delta, il primo della P&O ad approdare in città. Tuttavia, anche se il Canale di
Suez era stato inaugurato l’anno precedente, la Valigia faceva scalo ancora nel
porto di Alessandria. Da qui, con il treno, i viaggiatori e le merci venivano
trasportati sino a Suez per continuare il viaggio attraverso il Mar Rosso sino a
raggiungere Bombay.
Questo treno di lusso, inaugurato venerdì 18 luglio 1890,
fu denominato Peninsular Express e, partito da Calais, toccava Parigi, Digione,
Torino, Piacenza, Bologna, Ancona, Foggia, Bari e infine Brindisi. In realtà la
cosa era nata nel 1879 quando al centro del treno postale per l’India fu
attaccato un vagone letto della CIWL limitatamente alla tratta Calais - Bologna.
Nel 1886 il servizio fu esteso fino a Brindisi.
Tornando al Peninsular
Express, esso si inseriva nel collegamento Londra - Bombay, viaggio che veniva
effettuato per treno da Londra a Dover, per battello da qui a Calais, nuovamente
per treno fino a Brindisi ed infine per nave, attraverso il Canale di Suez, fino
a Bombay.
Il tragitto Londra - Brindisi, secondo le pubblicità dell’epoca,
era coperto in appena 45 ore. Cosa strana è che il viaggio era programmato solo
per l’andata in India. La partenza da Londra era settimanale, il venerdì, alle
ore 15,15; alle 23 si era a Parigi per poi viaggiare l’intera notte, tutto il
sabato, ancora una notte per giungere alle 16 della domenica a Brindisi. Dopo
una sosta di sei ore ci si imbarcava per Bombay che veniva raggiunta dopo alcuni
giorni di viaggio.
Nel 1897 la compagnia di navigazione P&O destinò al porto
di Marsiglia i suoi grossi piroscafi, lasciando in esercizio a Brindisi solo
Iris ed Osiris, due battelli più piccoli e più veloci diretti a Port Said.
Nonostante il rinnovo delle convenzioni, lo scalo brindisino assumeva sempre
meno importanza per la compagnia britannica, tanto che gli approdi furono
ridotti da quindicinali a mensili.
Questa situazione di precarietà si
protrasse fino al 1914, quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, dopo
circa 40 anni, la Valigia delle Indie fu soppressa definitivamente.
Orario botteghino dal lunedì al sabato 10.00 - 13.00 solo lunedì e giovedì
anche 17.00 - 20.00
Teatro garibaldi, Corso Giuseppe Garibaldi, 78, Santa
Maria Capua Vetere