Teatro Ricciardi: stagione 2015/16
Capua (CE) – dal 12 Novembre 2015 al 14 Aprile 2016
Comunicato stampa
Al Teatro Ricciardi, Largo Porta Nuova, Capua
Programma:
Giovedì 12 novembre, ore 21, Leo Gullotta in “Spirito allegro” di Noel
Coward
Regia di Fabio Grossi.
L’irresistibile commedia del commediografo inglese
Noel Coward debuttò a Londra nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, dove
rimase in scena per ben 1997 repliche. La versione cinematografica del 1945 con
la regia di David Lean si aggiudicò l’Oscar per gli effetti speciali.
Recentemente è stata messa in scena a Broadway con Rupert Everett e Angela
Lansbury.
Il protagonista Charles Condomine (Considine nella traduzione
italiana), famoso scrittore inglese, per documentarsi sul genere
spiritico/mistico decide di fare una seduta spiritica in compagnia di Ruth, la
sua seconda moglie, e una coppia di amici.
La seduta è gestita dalla
maldestra e buffa Madame Arcati. La medium evoca lo spiritello di una dispettosa
bambina. Lo spirito evocato ne evoca a sua volta un altro, quello di Elvira,
prima moglie dello scrittore. Si innescano così equivoci e battibecchi fra le
due “mogli”, e una serie di misteriosi accadimenti, che a 75 anni di distanza
catturano ancora lo spettatore per la comicità e l’attualità del testo.
Giovedì 26 novembre, ore 21, La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
presenta “Non ti pago” di Eduardo
De Filippo
Regia di Luca De Filippo con (in ordine di apparizione): Carolina Rosi, Viola
Forestiero, Nicola Di Pinto, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Gianfelice
Imparato, Massimo De Matteo, Carmen Annibale, Paola Fulciniti, Gianni
Cannavacciuolo, Giovanni Allocca
Continuando il lavoro di approfondimento
sulla drammaturgia di Eduardo, a partire da ottobre 2015, la Compagnia di Teatro
di Luca De Filippo propone Non ti pago, commedia tra le più brillanti del
repertorio eduardiano che lo stesso grande drammaturgo napoletano ha definito
“una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia mai
scritto”.
Con Non ti pago la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo porta
avanti un percorso specificatamente tematico, preceduto nella stagione 2013/2014
dall’allestimento di Sogno di una notte di mezza sbronza, che ne costituisce il
prologo naturale.
La commedia parla di sogni, vincite al lotto, superstizioni
e credenze popolari di un’umanità dolente e sfaccendata, che nella cruda realtà
quotidiana, fatta di paure, angosce e miseria, non rinuncia però alla speranza,
all’illusione, all’ingenua attesa di un colpo di fortuna che determini un futuro
migliore.
Breve sinossi
Il protagonista Ferdinando Quagliuolo, è personaggio ambiguo e surreale, che
vive tra sogno e realtà. Gestore di un botteghino del lotto a Napoli è un
accanito giocatore eccezionalmente sfortunato. Al contrario un suo impiegato
Mario Bertolini, suo futuro genero, interpretando i sogni, colleziona vincite su
vincite e addirittura un giorno gli capita di vincere una ricca quaterna di
quattro milioni delle vecchie lire datagli in sogno proprio dal defunto padre
del suo datore di lavoro.
Accecato da una feroce invidia Don Ferdinando si
rifiuta di pagargli la vincita e rivendica il diritto di incassare la somma per
se. Egli sostiene che lo spirito di suo padre avrebbe commesso un involontario
scambio di persona recandosi per errore nella vecchia abitazione della famiglia
Quagliuolo dove ora risiede il giovane Bertolini.
La commedia si sviluppa
intorno ai vari tentativi di Ferdinando di appropriarsi del biglietto vincente
con esasperate contese, dispute surreali e grottesche maledizioni.
Martedì 8 dicembre, ore 21, Giovanni Esposito, Ernesto Lama, Paolo
Sassanelli in “Signori in carrozza” di Andrej Longo
con Giovanni Esposito, Ernesto Lama, Paolo Sassanelli, Gaia Bassi, Marit Nissen,
Ivano Schiavi, Sergio Del Prete
piano Salvatore Cardone, violino Ruben
Chaviano, chitarra Luca Giacomelli, percussioni Emanuele Pellegrini, chitarra e
banjo Luca Pirozzi, contrabbasso Raffaele Toninelli
elaborazioni musicali
Musica da Ripostiglio – Salvatore Cardone
scene Luigi Ferrigno, costumi Moris
Verdiani, coreografie Carlotta Bruni
regia Paolo Sassanelli
Un’occasione
straordinaria! Siamo nel dopoguerra, tra la fine degli anni ’40 e gli inizi
degli anni ’50.
Un gruppo di attori meridionali viene a conoscenza che stanno
decidendo di ripristinare la linea ferroviaria denominata La Valigia delle Indie
(India Mail) attiva tra il 1870 e il 1914; questo treno,
postale-merci-passeggeri, partiva dalla Gran Bretagna e attraverso Francia e
Italia, giungeva a Brindisi dopo 42 h e 30’. I passeggeri lasciavano il treno e
si imbarcavano sul Piroscafo Postale Inglese, diretto a Porto Said e, dopo 17
giorni di viaggio, approdavano a Bombay. La notizia pervenuta al gruppo di
artisti è che su questo treno e sul piroscafo, i passeggeri sarebbero stati
allietati da uno spettacolo di varietà; quindi, si recano a Brindisi, dove
sapevano di trovare ospitalità in un teatro semidistrutto dalla guerra. Giunti
sul posto tentano di sistemarsi alla meglio in palcoscenico in modo da poter
provare il piccolo spettacolo che avrebbero sottoposto alla compagnia
ferroviaria.
Grande sorpresa! Incontrano in palcoscenico quattro musicisti ed
una famosa cantante-attrice che, avendo appreso la stessa notizia, erano giunti
lì con lo stesso scopo. Iniziano le rivalità: ciascun gruppo è intenzionato a
sfoggiare il suo repertorio provando pezzi famosi di artisti di varietà,
macchiette, canzoni, ecc… con l’intento di affermare la superiorità degli uni
sugli altri. La convivenza forzata fa nascere dei sentimenti e dei legami
importanti e, alla fine, tutti comprendono che le differenze sono talmente poche
e tali da poter preparare e proporre un unico spettacolo. A tirare le fila delle
loro azioni, sarà uno strano personaggio che vive e ama quel teatro.
Parte
importante dello spettacolo è la musica dal vivo eseguita dal gruppo Musica da
Ripostiglio con l’apporto di un pianista e di un violinista.
La Valigia delle
Indie
Per raggiungere le sue colonie indiane via mare, la Gran Bretagna
doveva far percorrere alle proprie navi il periplo dell’Africa doppiando il Capo
di Buona Speranza con un viaggio che durava cento giorni. Questo collegamento,
noto come la Valigia delle Indie, era in origine principalmente un servizio
postale. Nel 1829 le cose cambiarono allorché Thomas Waghorn, un ex ufficiale
della Royal Navy, propose di passare attraverso l’Egitto ed il Mar Rosso; in tal
modo per raggiungere Bombay il viaggio si sarebbe ridotto a 60 giorni.
Poiché
il Canale di Suez sarà aperto solo nel 1869, questo nuovo percorso prevedeva che
le navi provenienti dall’India giungessero a Suez dove merci e passeggeri
trasbordavano, quindi pervenivano ad Alessandria d’Egitto a dorso di cammello,
attraverso il deserto. Qui i piroscafi della Peninsular and Oriental (P&O)
salpavano dirigendosi verso lo stretto di Gibilterra e, attraversatolo,
costeggiando la penisola iberica fino allo stretto della Manica, raggiungevano
Dover e si era finalmente in patria.
Dal 1839 avvenne un'ulteriore modifica
del percorso: il collegamento navale fu limitato da Alessandria al porto di
Marsiglia e da qui, via terra, merci e passeggeri giungevano a Boulogne. Non
restava che traversare la Manica per essere in Gran Bretagna. Con lo sviluppo ed
il progresso della rete ferroviaria francese, dopo lo scalo di Malta, i
piroscafi della P&O provenienti da Alessandria d'Egitto terminavano il loro
viaggio a Marsiglia; da qui si proseguiva in treno fino a Calais, passando per
Lione e Parigi.
Dopo l’unità d’Italia, a seguito dei lavori di scavo del
Canale di Suez iniziati nel 1859, il neonato governo propose alle autorità
britanniche di utilizzare per la Valigia delle Indie il percorso italiano in
alternativa a quello francese, pur sapendo che la rete ferroviaria e lo stato
dei porti non permettevano un utilizzo immediato delle strutture. Tuttavia,
proprio nel 1862, fu comunque attivato un primo collegamento marittimo tra
Ancona ed Alessandria con scalo a Brindisi utilizzando quattro piroscafi della
Società Italiana Adriatico-Orientale.
Nel 1869 la validità del percorso
alternativo italiano, studiato con attenzione dagli Inglesi, mostrò i suoi
vantaggi a seguito di una Valigia delle Indie supplementare che la P&O aveva
messo in essere attraverso il territorio italiano, con imbarco nel porto di
Brindisi ed arrivo ad Alessandria con l'impiego di una compagnia di navigazione
italiana.
Fu il 25 ottobre del 1870 che la Valigia transitò ufficialmente per
la prima volta attraverso la penisola con imbarco a Brindisi sul piroscafo
Delta, il primo della P&O ad approdare in città. Tuttavia, anche se il Canale di
Suez era stato inaugurato l’anno precedente, la Valigia faceva scalo ancora nel
porto di Alessandria. Da qui, con il treno, i viaggiatori e le merci venivano
trasportati sino a Suez per continuare il viaggio attraverso il Mar Rosso sino a
raggiungere Bombay.
Questo treno di lusso, inaugurato venerdì 18 luglio 1890,
fu denominato Peninsular Express e, partito da Calais, toccava Parigi, Digione,
Torino, Piacenza, Bologna, Ancona, Foggia, Bari e infine Brindisi. In realtà la
cosa era nata nel 1879 quando al centro del treno postale per l’India fu
attaccato un vagone letto della CIWL limitatamente alla tratta Calais - Bologna.
Nel 1886 il servizio fu esteso fino a Brindisi.
Tornando al Peninsular
Express, esso si inseriva nel collegamento Londra - Bombay, viaggio che veniva
effettuato per treno da Londra a Dover, per battello da qui a Calais, nuovamente
per treno fino a Brindisi ed infine per nave, attraverso il Canale di Suez, fino
a Bombay.
Il tragitto Londra - Brindisi, secondo le pubblicità dell’epoca,
era coperto in appena 45 ore. Cosa strana è che il viaggio era programmato solo
per l’andata in India. La partenza da Londra era settimanale, il venerdì, alle
ore 15,15; alle 23 si era a Parigi per poi viaggiare l’intera notte, tutto il
sabato, ancora una notte per giungere alle 16 della domenica a Brindisi. Dopo
una sosta di sei ore ci si imbarcava per Bombay che veniva raggiunta dopo alcuni
giorni di viaggio.
Nel 1897 la compagnia di navigazione P&O destinò al porto
di Marsiglia i suoi grossi piroscafi, lasciando in esercizio a Brindisi solo
Iris ed Osiris, due battelli più piccoli e più veloci diretti a Port Said.
Nonostante il rinnovo delle convenzioni, lo scalo brindisino assumeva sempre
meno importanza per la compagnia britannica, tanto che gli approdi furono
ridotti da quindicinali a mensili.
Questa situazione di precarietà si
protrasse fino al 1914, quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, dopo
circa 40 anni, la Valigia delle Indie fu soppressa definitivamente.
Mercoledì 13 gennaio, ore 21, Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro presenta
Carlo Buccirosso in "Il divorzio dei compromessi sposi"
liberamente tratto
dal romanzo di Alessandro Manzoni, scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con
Rosalia Porcaro e Gino Monteleone e Nunzia Schiano e Antonio Pennarella, Peppe
Miale, Claudiafederica Petrella, Giordano Bassetti, Giuseppe Ansaldi; ensemble
Alessandra Calamassi, Elvira Zingone, Alessia Cutigni, Alessia Di Maio, Sergio
Cunto, Mauro De Palma, Matteo Tugnoli, Giancarlo Grosso.
Don Rodrigo, usuraio
dell’entroterra campano, emigrato sulle rive del lago di Como, con i propri
scagnozzi, per tentare di rivitalizzare la propria attività fnanziaria minata
ormai dalla crisi crescente e dalla concorrenza di similari organizzazioni
locali, si invaghisce di Lucia Mondella, futura sposa di Renzo Tramaglino,
giovani di modeste famiglie contadine irrimediabilmente compromesse dai legami
di usura intrapresi col suddetto Rodrigo, a tal proposito fermamente deciso a
sperimentare, loro malgrado, il primo caso di “separazione prematrimoniale, non
consensuale, a tasso di interesse fsso”!
La storia, pur mantenendo per sommi
capi lo sviluppo del noto romanzo manzoniano, trova nei caratteri dei singoli
personaggi, da Perpetua ad Agnese, da Don Rodrigo a don Abbondio, dai Bravi
all’Innominato, l’originale chiave di lettura satiro-farsesca, e nel linguaggio
musicale degli stessi, attraverso canoni famose riadattate e riambientate in
atmosfere e melodie seicentesche, la classica struttura della tradizionale
operetta musicale!
L’uso poi di svariati dialetti, dal toscano al
bergamasco, dal calabrese al napoletano, dall’emiliano al siculo, e la vorticosa
girandola di numerosi personaggi minori, interpretati dai componenti del corpo
di ballo, attraverso canzoni e coreografe, completano la struttura di uno
spettacolo che trova i suoi innegabili punti di forza nella tradizione teatrale
e nel divertimento della più classica delle satire popolari!
Martedì 26 gennaio, ore 21, Toni Servillo in “Toni Servillo legge Napoli”
da Di Giacomo, Russo, De Filippo; Moscato, Borrelli.
Regia di Toni Servillo
Lassammo fa’ Dio – Salvatore Di Giacomo
Vincenzo
De Pretore – Eduardo de Filippo
A Madonna d’e’mandarine – Ferdinando Russo
E’ sfogliatelle – Ferdinando Russo
Fravecature – Raffaele Viviani
A
sciaveca – Mimmo Borrelli
Litoranea – Enzo Moscato
‘O vecchio sott’o
ponte – Maurizio De Giovanni
Sogno napoletano – Giuseppe Montesano
Napule
– Mimmo Borrelli
Primitivamente – Raffaele Viviani
Cose sta lengua
sperduta – Michele Sovente
‘ A Livella – Antonio De Curtis (Totò)
‘A
casciaforte – Alfonso Mangione
Napoli, città dai mille volti e dalle mille
contraddizioni nella quale da sempre convivono vitalità e disperazione, prende
vita nella voce di Toni Servillo. Toni Servillo legge Napoli è un viaggio nelle
parole di Napoli, da Salvatore Di Giacomo a Ferdinando Russo, daRaffaele Viviani
a Eduardo De Filippo e Antonio De Curtis, fino alla voce contemporanea di Enzo
Moscato, Mimmo Borrelli, Maurizio De Giovanni e Giuseppe Montesano.
Ne
emerge una fuga dalle icone più obsolete della napoletanità, ma insieme un
bisogno perentorio di non rinunciare ad una identità sedimentata da quattro
secoli di letteratura.
Giovedì 4 febbraio, ore 21, Lina Sastri in “La Lupa” di Giovanni Verga
con Giuseppe Zeno e con Clelia Piscitello, Enzo Gambino, Eleonora Tiberia,
Simone Vaio, Giorgio Musumeci, Valeria Panepinto, Giulia Fiume
arrangiamentimusicali Franco Battiato, musiche Massimiliano Pace, scene e
costumi Françoise Raybaud
regia Guglielmo Ferro
Da un punto di vista
drammaturgico la figura della Lupa, che era già una figura femminile di rottura
nella produzione verghiana, risuona oggi di grande attualità come ogni
personaggio archetipo della letteratura.
Gnà Pina ha un fascino e una forza
che emergono con grande facilità dal testo, consentendo un lavoro di riscrittura
stimolante e creativo.
È lei oggi, fuori dalla Sicilia di Verga, una figura
distruggente, che non ha nessuna attenuante né psicologica né storico-‐sociale.
La Lupa è radicalmente feroce. Il suo fascino è esercitato su tutti coloro
che le stanno vicino senza pietà, come un maleficio che porta sofferenza,
dipendenza e morte. Il linguaggio poetico, fatto di canto e giochi di parole,
che Gnà Pina utilizza per sedurre Nanni o quello crudo, violento, subdolo per
sottomettere la figlia hanno in questa versione il ritmo adamantino di un
sortilegio verbale.
La prosa è volutamente contemporanea nella scelta del
lessico pur rimanendo ancorata all’impianto linguistico verghiano. Solo grazie
alla presenza di Lina Sastri, una delle poche attrici in grado di sostenere un
ruolo così complesso, in cui l'interprete deve interrogare gli strati più
profondi della sua anima, si è potuto realizzare il progetto "Lupa".
In
quest’ottica drammaturgica la messinscena si gioca tutta su un’alternanza di
luce e ombra, di sole e luna, che non è però dicotomia bene/male quanto
piuttosto una scansione naturale della vita bestiale ruota intorno a La Lupa.
In Verga la lotta è sempre per la sopravvivenza. Tutti i personaggi sono buttati
in mezzo a una terra desertificata a sbranarsi gli uni con gli altri, agiscono
come gli animali per esigenze primarie: mangiare, dormire, riprodursi.
La
Lupa impone le sue traiettorie, il suo territorio di caccia e condiziona gli
spostamenti degli altri che ne subiscono la costante minaccia. Così ci sono due
anelli concentrici: l’anello esterno quello della difesa dei ruoli, degli
scontri feroci e anche il luogo della morte; e l’anello interno, il mondo
notturno, la tana dove si allevano i cuccioli, si nascondono segreti e si
consumano gli incesti.
Il buco nero del maleficio.
Mercoledì 24 febbraio, ore 21, Gloriana e Nello Mascia in “Filumena
Marturano” di Eduardo De Filippo
con Gloriana (Filumena Marturano) e Nello Mascia (Domenico Soriano) e con
ClorisBrosca (Rosaria Solimene) e Giancarlo Cosentino (Alfredo Amoroso) e
Ferdinando Maddaloni (Avvocato Nocella), Francesca Golia (Diana), Antonio
D’Avino (Michele), Antonio Filogamo (Umberto), Gianluca d’Agostino (Riccardo),
Rossella Amato (Lucia, cameriera), Valentina Elia (Teresina, sarta), Sergio
Caporaso (facchino)
musiche James Senese, scenografia Raffaele Di Florio
costumi Luca Sallustio, disegno luci Lucio Sabatino
aiuto regia Ferdinando
Maddaloni
regia Nello Mascia
Filumena Marturano è tra i lavori di Eduardo
più conosciuti e apprezzati. E’ stato proprio l’erede del grande maestro, Luca
De Filippo, a concedere i diritti di rappresentazione all’attrice Gloriana in
scena insieme a Nello Mascia, che ha accettato il doppio ruolo di protagonista
maschile (Domenico Soriano) e di regista.
Il 1946 fu un anno fondamentale
della Storia d'Italia. Proprio in quell'anno l’Assemblea Costituente dibatteva
il tema del diritto-dovere di riconoscimento dei figli illegittimi.
Eduardo
scrisse Filumena in pochi giorni, in un impeto creativo folgorante, che lo
teneva sveglio anche di notte. L’opera è costruita all’interno di un quadro
socio-culturale molto ben definito.
La contrapposizione di due mondi: la
Napoli dei “bassi” trasudanti miseria e dignità e la città “bene”, spensierata e
inconsapevole che sfrutta ed umilia lo stuolo dei concittadini poveri. Due
culture che non hanno possibilità di incontrarsi. Commedia sociale, la definì a
giusta ragione Eduardo, ma anche commedia di sentimenti.
L’istinto materno è
infatti la sola molla che fa ribellare Filumena dopo anni di silenziosa
sottomissione, inducendola all’inganno che è la sola via per assicurare un
cognome ai tre figli generati di nascosto da tutti.
Nel teatro eduardiano
Filumena è l’unica protagonista femminile. Ed è lei la vessillifera di valori
che i maschi sembrano aver dimenticato. Il coraggio, la dignità, il desiderio di
riscatto. Medea al rovescio, non sacrifica i suoi figli, ma lotta per assicurare
loro stabilità, rispetto un posto non subalterno nella società.
Commedia
rivoluzionaria. Filumena non può niente se usa i mezzi della cultura borghese.
La legge non è mai stata dalla parte della povera gente, ma potrà avere tutto,
usando la forza dei sentimenti. Farà leva sul tema della paternità, e, solo in
quel punto, Domenico Soriano cederà. Filumena ha ottenuto quello che desiderava.
Ora, finalmente, potrà piangere.
Mercoledì 9 marzo, ore 21, Serena Autieri in “La sciantosa (ho scelto un
nome eccentrico)” di Vincenzo Incenzo
Regia Gino Landi, in scena Alessandro Urso, con il Quintetto Eccentrico Italiano
lighting design Valerio Tiberi
costumi Monica Celeste
Sull’ onda dello
straordinario successo con cui è stata accolta da critica epubblico nelle prime
tappe italiane, Serena Autieri parte in tour con il suo OneWoman Show “La
Sciantosa - ho scelto un nome eccentrico”, spettacolo scrittoda Vincenzo Incenzo
e diretto da Gino Landi.
“Ho voluto rileggere in chiave nuova ed attuale il
caffe chantant – raccontaSerena - con un lavoro di ricerca e rivalutazione nel
repertorio dei primidel ‘900, da brani più conosciuti e coinvolgenti, quali ‘A
tazz’ e cafèe Comefacettemammetasino a perle nascoste come Serenata napulitana e
Chiove,oggi ascoltabili solo con il grammofono a tromba.
Tra una rima
recitata e una lacrima intendo riportare al pubblico quelleradici poetiche e
melodiche ottocentesche e quei profumi arabi, saraceni eamericani che Napoli ha
ruminato e restituito al mondo nella suainconfondibile cifra.
Ho voluto
fortemente mantenere il clima provocatorio e sensuale diquei Caffè, e ricreare
in teatro quel rapporto senza rete con il pubblico,improvvisando, battibeccando,
fino a coinvolgerlo spudoratamente nella‘mossa’, asso nella manica di tutte le
sciantose”.
Nasce così ogni sera uno spettacolo nuovo e allo stesso
tempo eterno. Infondo, dai tabarin ai talent show nulla è cambiato; la storia de
“La Sciantosa”è una storia che non finirà mai.
Giovedì 17 marzo, ore 21, Camelia White presenta Sabrina Ferilli,
Maurizio Micheli, Pino Quartullo in "Signori…le paté de la maison!"
(Le
Prenom di Matthieu DeLaporte - Alexandre De La Patellière) adattamento di Carlo
Buccirosso e Sabrina Ferilli
conmMassimiliano Giovanetti, Claudiafederica,
Petrella, Liliana Oricchio Vallasciani, regia Maurizio Micheli
scenografia
Gilda Cerullo, costumi Andreas Mercante
Una cena in famiglia con il marito,
l’amico del cuore e I cognati nel calore delle mura domestiche, il profumo del
cibo che con amorosa pazienza la padrona di casa prepara fin dal primo mattino
aiutata dalla madre esperta e pignola, l’annuncio di un imminente lieto evento e
il nome da scegliere per il nascituro, la voglia e il piacere di stare insieme,
di dirsi tante cose non dette e forse tenute dentro per anni, cosa c’è di più
bello?
Il migliore dei ristorante non potrebbe mai regalare la stessa
atmosfera, ma si sa, nella famiglia si nasconde tutto il bene e tutto il male
possibile come del resto nella società degli uomini.
Le sorprese non mancano
e uno scherzo innocente e goliardico può rivelare realtà inaspettate ed
imbarazzanti e allora anche la più gustosa delle pietanze come il patè che da il
nome al titolo può cambiare sapore e diventare un vero pasticcio, anzi un
“pasticciaccio”, la padrona di casa pentirsi di aver passato tante ore ai
fornelli e magari dare sfogo a rabbie e frustrazioni per troppi anni represse,
ma ormai tutto è pronto, ci si può, anzi ci si deve mettere a tavola.
Una
commedia brillante, a tratti grottesca dai risvolti Amari che porta i
protagonisti alla consapevolezza che, finite la cena, niente sarà più come
prima.
Insomma un “gruppo di famiglia in un interno”, anzi l’interno di un
gruppo di famiglia.
Signori e signori .. lo spettacolo è servito!
Giovedì
14 aprile, ore 21, Commedia Futura presenta Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza
in "La paura che ti fai. Sveglia e vinci!"
due strane storie vesuviane
scritte e dirette da Eduardo Tartaglia, con Massimo De Matteo
E' uno
spettacolo, del quale lo stesso Tartaglia è autore, regista ed interprete
principale assieme a Veronica Mazza e Massimo De Matteo. Lo spettacolo si
compone di due atti unici, “La paura che ti fai” e “Sveglia e Vinci!”, che
coniugano momenti di estremo divertimento ad attimi di autentica commozione, nel
solco della più nobile tradizione drammaturgica napoletana.
L'originalità
delle tematiche rappresentate, la modernità del linguaggio, il ritmo incalzante
della narrazione, la linearità dell'impianto scenico, la freschezza dei
protagonisti, sono i fattori che hanno decretato la particolare fortuna di
questo testo, da cui è stato tratto il primo dei tre film di Tartaglia, “Il
mare, non c'è paragone”, prodotto e distribuito dalla Medusa Film nel 2001 e
registrato lo scorso anno da Rai 3 nella prestigiosa rassegna “Palco e
Retropalco” diretta da Maurizio Costanzo.
I due atti unici in argomento, le
due strane storie vesuviane, rappresentano nel disegno dell'autore due momenti
distinti, ma non separati, di un'unica riflessione: segmenti e tappe di un
percorso unitario.
L'ambientazione vesuviana che li accomuna, più che di un
occasionale coincidenza geografica, è il filo conduttore, sentimentale ed
emotivo di tutto lo spettacolo; il motivo che salda, in maniera ora dichiarata
addirittura, forse, inconsapevole, personaggi, vicende e destini diversi.
Ne
“La Paura che ti fai”, un professore ed un bidello intrappolati nello scantinato
di una scuola forse in seguito all’eruzione del Vesuvio. Di personalità e
temperamento diversissimi, attraverso divertimenti e divertentissime
incomprensioni, piccole ripicche, accenni di litigi poi sempre sopiti,
giungeranno a cercare e a trovare quelle affinità, quelle parentele morali che
neanche sospettavano di avere e che consentiranno loro di affrontare “insieme”,
ciò che è… di là da venire.
Non si richiede nessuna impegnata lettura “in
contro luce”, per cogliere nel finale un semplice messaggio, se non di
fratellanza, certo di solidarietà. Che poi tale messaggio venga da un
fantomatico paese tra il mare ed il Vesuvio è di sicuro un segnale molto forte.
Ma è un segnale al quale, evidentemente, non si è saputo e non si è voluto
rinunciare.
In “Sveglia e vinci”, una esilarante giostra colorata di
personaggi “improbabili” (eppure ahinoi quanto vicini alla realtà…), ruota
attorno ad una “Orwelliana” lotteria, in cui si vince “…solo se il malato esce
dal coma proprio in quei dieci minuti del collegamento in diretta via satellite
per tutta Europa…”
Commozione e speranza, ma anche cupidigia e meschinità,
affollano il capezzale di un’inconsapevole vittima predestinata, che non vuole,
però, arrendersi ad un ruolo di “non protagonista”.
Gli abbonamenti:
La vendita rivolta ai soli abbonati alla scorsa stagione avrà inizio lunedì 13
luglio e si concluderà domenica 26 luglio.
La vendita per i nuovi abbonati, invece, avrà inizio martedì 28 luglio e si
concluderà domenica 9 agosto. Fino a questa data sarà disponibile solo il
pacchetto completo composto da 10 spettacoli.
Dopo la pausa estiva la vendita riprenderà da mercoledì 2 settembre e proseguirà
fino ad inizio rassegna.
Info: 0823.9638.74 – info@teatroricciardi.it
Fuori abbonamento:
28 Novembre, Sal Da Vinci in concerto
"Se amore è … Revolution”
Scritto da Sal Da Vinci insieme a Gino Landi e
Paolo Caiazzo
Sal Da Vinci duetterà e accompagnerà al pianoforte suo figlio
Francesco. Un esordio che ripercorre le tappe artistiche e di vita di Sal che,
alla stessa età del figlio Francesco, salì per la prima volta sul palco
accompagnato dal genitore Mario.
Due ore di musica, di sketch affidati
all'attore Lello Radice, e di narrazioni a cura di Pasquale Panella, per uno
spettacolo che ha conquistato le platee dei maggiori teatri del mondo.
In
scaletta, accanto a successi come “Vera” e “Non riesco a farti innamorare” (con
cui ha rispettivamente vinto il Festival Italiano di Canale 5 ed è arrivato
terzo a Sanremo 2009), anche brani che l'artista napoletano non proponeva da
tempo, nonché quella “Tu stella mia” che ha fatto da colonna sonora al film di
Alessandro Siani “Si accettano miracoli”.
Saranno inoltre proposti brani
della tradizione napoletana e momenti dedicati ai più grandi autori italiani
come Carosone, Modugno, Battisti, De André e Pino Daniele.
Partito con
un'anteprima ad Atlantic City negli Stati Uniti e una tappa a Parigi (Teatro
Alhambra), lo show è approdato in Italia, toccando le maggiori città quali Roma
(Teatro Eliseo) e Napoli (Teatro Augusteo). Tutte le canzoni sono nate sull'onda
della sincerità tipica di Sal, quella sincerità figlia della strada che risuona
con tanta passione nella sua anima e nella sua voce. Attraverso lo spettacolo
Sal vuole dare voce a una grande speranza: avvicinare la gente in un momento in
cui tutto sembra volerla dividere.
Costo del biglietto: €.35 in platea, €.30
in galleria.
Domenica 14 febbraio, ore 19, Le canzoni
d’amore di Peppino Di Capri
Sarà quindi un San Valentino speciale al Teatro
Ricciardi con un Peppino di Capri in eccellente forma ed una scaletta di canzoni
evergreen da dedicare agli innamorati.
Costo del biglietto: platea €. 35,00;
galleria €. 30.00
I biglietti sono disponibili al botteghino e sul sito
www.teatroricciardi.it