Vincenzo Salemme

Sogno di una notte di mezza sbornia

Come un cenerentolo

Carlo Buccirosso

Tartaglia-Mazza-Questo-bimbo-a-chi-lo-do-AuditoriumTeano

Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza

Sal Da Vinci - foto Gennaro Leonardi

La scuola

  

Teatro Ricciardi: cartellone 2014/15

Capua (CE) – dall'8 Dicembre al 30 Aprile 2014

Comunicato stampa

Lunedì 8 e martedì 9 dicembre, Diana Or.i.s. e Chi è di Scena presentano "Sogni e bisogni" di Vincenzo Salemme
Ad affiancare, in scena, Salemme, saranno Nicola Acunzo, Domenico Aria, Vincenzo Borrino, Susy Del Giudice, Andrea Di Maria, Antonio Guerriero, con le scene di Alessandro Chiti, i costumi di Mariano Tufano, le musiche di Antonio Boccia e le luci di Umile Vainieri.
Questa commedia è stata scritta nel 1995 con il titolo Io e Lui, chiaramente riferito al celebre romanzo di Moravia. E, come accade in quel romanzo, anche nella commedia l'intreccio narrativo ruota intorno a due personaggi: Rocco Pellecchia e il suo "pene".
A differenza del racconto moraviano, dove il "lui" in questione era solo una voce, qui il più famoso e significativo organo del sesso maschile si stacca materialmente dal corpo del suo "titolare" e diventa egli stesso uomo, rivendicando una sorta di riconoscimento scenico. Rivendica, cioè, lo status di vero e proprio protagonista della vita e della scena.
Egli ritiene che la vita del grigio e mediocre Rocco Pellecchia mal si adatti alla grandeur del suo sottoutilizzato "tronchetto della felicità". Si, Lui ama farsi chiamare proprio così.
Lo spettacolo, in pratica, è un duello tra i due contendenti. Il tronchetto spinge il povero Rocco a rialzare la testa e ad affrontare il futuro con orgoglio e spirito visionario, e il povero Rocco, che cerca di riconquistarlo e riportarlo materialmente nella sede più consona, cioè in basso al suo ventre. L'intreccio é ovviamente popolato da numerosi altri personaggi: un ispettore, chiamato da Rocco a risolvere il caso, la coppia di impressionanti portieri dello stabile, la moglie appassita e avvilita di Rocco.
martedì 23 dicembre, Biagio Izzo in Come un cenerentolo
Spettacolo di Bruno Tabacchini e Biagio Izzo, con la partecipazione di Peppe Barra. Come un Cenerentolo è una rivisitazione in chiave moderna della favola di Cenerentola al maschile, quello che fece Jerry Lewis nel film del 1960 Il Cenerentolo. Una trasposizione delle identità di genere dei due ruoli centrali della fiaba, ovvero dell’eroina discriminata e della fatina buona, che cambiano sesso.
Federico Cocozza è il figlio acquisito di una famiglia di albergatori, i Carrozza, proprietari dell’albergo Contessa sito in una ridente località di mare. Il suo riconoscimento, avvenuto in età adulta, da parte di Alberto, per volontà testamentaria, crea difficoltà ed imbarazzo fra i componenti il nucleo familiare messi di fronte al fatto compiuto.
Da qualche giorno gli è stato notificato l’atto di riconoscimento. Il padre che non aveva mai conosciuto gli donava, post mortem, un cognome importante e un terzo dei suoi averi. Ma da uomo esperto, non credendo ai sogni, e nemmeno alle favole, prima di dare il suo assenso decide di toccare con mano la consistenza della sua fortuna presentandosi di persona presso l’albergo di famiglia. Evidenti risultano immediatamente le differenze di livello sociale tra i fratelli Carrozza, cresciuti nel benessere, e l’ultimo arrivato di cui non si conoscono i trascorsi, ma che, da quanto sì desume, per la rozzezza dei modi, certamente, non può considerarsi pari a chi si è formato nei migliori College italiani.
Intanto l’albergo Contessa sta attraversando un momento difficile. Massimo e Roberto Carrozza, figli legittimi di Alberto, con la colpevole benevolenza della madre Mercedes, si sono indebitati al punto che, se non si trova un finanziatore, l’ufficiale giudiziario pignorerà l’intera struttura per soddisfare le richieste sempre più pressanti dei creditori inferociti. Si rischia il fallimento e forse anche qualche atto d’intemperanza!
Mercedes ha chiesto aiuto al suo vecchio amico d’infanzia Giacomo Principe, detto Jack, tornato di recente dall’America ricco sfondato. Lui potrebbe essere la chiave di volta, in questo momento di sofferenza economica.
Jack ha una figlia, Azzurra, una ragazza infelice perché strappata al suo ambiente e portata in Italia dove proprio non ci vuole stare.Ma l’America scottava sotto i piedi di Mr. Principe e a malincuore la famiglia si è dovuta trasferire nel paese d’origine.
Il padre della ragazza cerca di inserirla nei migliori salotti; vorrebbe che Azzurra frequentasse le più titolate famiglie italiane. Quella dei Carrozza è certamente una famiglia prestigiosa, un nome importante nell’alta società.
Contattato da Mercedes, Jack ha manifestato l’intenzione di organizzare una festa per Azzurra. Ci saranno ospiti importanti. Mercedes mette a disposizione il suo albergo. E’ l’ opportunità giusta per ricordare la vecchia amicizia e, si spera, per sancire rapporti d’affari, e forse chissà, magari, per legare le due famiglie con un ricco e provvidenziale matrimonio. In casa Federico è tenuto a freno e non gode di tutte le prerogative riservate, invece, ai suoi fratelli. La famiglia lo tiene a distanza. Sono in ballo questioni di interessi. Oltre al cognome, il figlio riconosciuto acquista diritti successori. Ma si sa, nelle favole il danaro non è tutto, e la favola stessa ci aiuterà a trasformare quel rozzo Cenerentolo in un perfetto gentleman dei nostri giorni.
Mercoledì 28 gennaio, Rocco Papaleo in "Una piccola impresa meridionale"
Spettacolo scritto a quattro mani dall’artista lucano con Valter Lupo, che ne firma la regia. L’allestimento, con le musiche eseguite dal vivo, è un esperimento di teatro canzone, come un diario da sfogliare a caso, che raccoglie pensieri di giorni differenti, brevi annotazioni, rime lasciate a metà, parole che cercavano una musica, storielle divertenti o che tali sembravano nel rileggerle.
Giovedì 12 febbraio, Luca De Filippo in Sogno di una notte di mezza sbornia di Eduardo De Filippo (liberamente tratta dalla commedia “La fortuna si diverte” di Athos Setti), con Luca De Filippo, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo, per la regia di Armando Pugliese.
scene Bruno Buonincontri, costumi Silvia Polidori, musiche Nicola Piovani
Dopo il lavoro degli ultimi anni, durante i quali è stato realizzato un puntuale approfondimento sulla drammaturgia di Eduardo del primo dopoguerra, con Sogno di una notte di mezza sbornia la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo propone un nuovo progetto, questa volta specificatamente tematico, sui testi di Eduardo, in un percorso che porterà successivamente all’allestimento di “Non ti pago”, che lo stesso Eduardo definisce “una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia scritto” .
Infatti “Sogno di una notte di mezza sbornia” - scritta da Eduardo nel 1936 - ne è il prologo naturale: si parla di sogni, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari di un’ umanità dolente, che solo in questo modo ha la capacità di pensare a un futuro migliore per sopravvivere al proprio presente.
Questa commedia fu tratta da “La fortuna si diverte”, scritta da Athos Setti nel 1933 per la scena toscana; fu poi rappresentata nel 1934 da Ettore Petrolini in romanesco con il titolo “La fortuna di Cecè” e da Angelo Musco in siciliano come “La Profezia di Dante” per arrivare nel ’37 al Teatro Umoristico dei De Filippo col titolo e l’adattamento che conosciamo, con numerose riprese durante le varie stagioni dato lo straordinario successo riscontrato. La commedia fu valutata dalle recensioni dell’epoca tra le più esilaranti che la compagnia Umoristica "I De Filippo" abbia mai messo in scena.
Breve sinossi
A Pasquale Grifone, un povero facchino, piace alzare il gomito e quando beve fa sogni strani, così da ricevere la “visita” di Dante Alighieri, del quale gli era stato regalato un busto in gesso. Il Poeta suggerisce all’uomo quattro numeri da giocare al lotto, sottolineando però che essi rappresentano anche la data e l’ora della sua morte. Di lì a poco, la quaterna esce e Pasquale vince una forte somma di denaro; la famiglia si adatta prestissimo alle nuove condizioni e nessuno si preoccupa della crescente disperazione del povero Pasquale, terrorizzato dalla sua "imminente" morte, cercano anzi di convincerlo del fatto che si tratti solo di una sciocca superstizione. Il giorno annunciato però la famiglia si veste a lutto: tutti, ormai, sono convinti che quelli siano gli ultimi momenti di vita dell’uomo ma quando il pericolo sembra ormai scongiurato un colpo di scena riapre il gioco…
mercoledì 25 febbraio, Carlo Buccirosso, autore, interprete e regista di "Una famiglia quasi perfetta", con Rosalia Porcaro, Gino Monteleone, Davide Marotta, Tilde De Spirito
Peppe Miale, Fiorella Zullo, Giordano Bassetti
In una piacevole e tranquilla villetta residenziale, una pacifica famigliola, lui affermato psicologo, lei insoddisfatta casalinga, sembrano vivere in apparente armonia assieme al loro figlioletto, adottato sin dall’età di sei anni, e che ora appare come il loro principale punto di riferimento, fin quando un giorno, un inaspettato evento arriverà a turbare la pace della loro esistenza: il padre naturale dell’amato e coccolato pargolo, che piomba nel tepore delle mura della casa a recriminare la paternità di suo figlio!
Sembra una normale vicenda legata alle difficoltà che l’adozione di un figlio a volte può arrecare, ma il disordine legislativo, la mancanza di una quotidiana tutela del cittadino, unite alla presunzione di convenienza che ormai regna nel nostro “bel paese”, e cioè che tutti siamo colpevoli di tutto, salvo prova contraria, porteranno gli eventi sul precipizio di una normale tragedia quotidiana, cui la nostra spietata battaglia esistenziale ci ha ormai tristemente abituati. Contenuti importanti, dunque, quelli raccontati da Buccirosso, che per primo medita sull’attualità e su come i disastri familiari in effetti si consumino in poche ore, passando dalla quiete alla tragedia in modo così improvviso che difficilmente si ha il tempo di intervenire.
Giovedì 5 marzo ore 21, Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro presenta Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza in "Questo bimbo a chi lo do?" una commedia scritta e diretta da Eduardo Tartaglia con Giuseppe Miale Di Mauro, Helene Nardini, Giuseppe Gaudino e con la partecipazione di Stefano Sarcinelli
Questo bimbo a chi lo do? è una commedia moderna, che provoca risate trattando argomenti serissimi, scritta e diretta con l’ inconfondibile stile di Eduardo Tartaglia: semplice, genuino ed esilarante.
Si parla di utero in affitto, maternità surrogata acquistata a caro prezzo da una coppia di vip, al fine di salvare la carriera di lei all’interno dello show business destando nuovi interessi e pettegolezzi.
Per non pagare i “prezzi estetici” di una gravidanza sarà Margherita (Veronica Mazza), moglie di Tommaso (Eduardo Tartaglia), a portare in grembo un figlio che la commedia non svelerà mai di chi essere realmente. Tommaso e Margherita hanno bisogno di denaro, magari per poi crescersi un figlio davvero tutto loro, ed accettano dopo qualche indecisione.
Ma questa scelta scatenerà imprevedibili reazioni emotive e tumulti psicologici e sentimentali in tutte e due le coppie, scosse ad un certo punto da paure e incertezze.
La vicenda narrata pare fare il verso alla goffaggine di tanti personaggi delle cronache recenti, inadeguati sia dal punto di vista morale che materiale. Si ride della difficoltà e del disagio dinnanzi a un problema che occorre risolvere e dell’affanno che provoca questa inadeguatezza.
Ma la coppia protagonista, vittima solo in apparenza di un’epoca becera, conserva quella base di valori che la condurrà a fare la scelta giusta al momento giusto.
Irena è la classica esponente di quella nuova categoria sociale di giovani donne che, sulla loro avvenenza, hanno addirittura costruito una nuova “professionalità”: fatta di ospitate televisive, di copertine di giornali, di presenze impalpabili (eppure imprescindibili…) in ogni talk show che, aldilà dei contenuti, ambisca ad un sicuro risultato in termini di ascolto.
In omaggio al più frusto degli stereotipi contemporanei, ella ha per marito Tommaso, ex calciatore di buon livello, che adesso però annaspa in una disastrosa carriera di allenatore. Improvvisamente anche la carriera di Irena entra in crisi: la spietata legge dello show business reclama volti nuovi, nuovi personaggi, nuove storie da offrire in pasto ad una platea sempre più incline a consumare tutto e subito. Come rimediare a questa pericolosissima deriva verso l’anonimato, verso quel letale cono d’ombra che sembra ormai inevitabile? Forse una speranza c’è: un figlio”! L’immagine sempre “vincente” della maternità, la tenerezza irresistibile di un simile evento, pare davvero l’ultima carta da giocarsi: il pubblico, si sa, adora le neo mamme…. Ma come conciliare poi, i rischi delle smagliature, dell’inevitabile soprappeso e di tutti gli altri prezzi “estetici” da pagare di una gestazione? 
Semplice: basta trovare “un utero in affitto”!….
E chi se non Margherita, così bisognosa di denaro e così ammaliata dal miraggio di potersi rendere utile ad un suo mito, potrebbe offrirsi per questa (in Italia vietatissima!…) esperienza di maternità surrogata?
 Tanto più che il di lei marito, Faustino, non dovrebbe con la sua incapacità di opporsi, rappresentare un ostacolo…
Ma quali reazioni emotive, poi, quali tumulti psicologici e soprattutto sentimentali la nuova situazione potrà mai sortire nell’animo di tutti i protagonisti della vicenda? 
Quali e quanti dubbi, ripensamenti, paure, incertezze, una circostanza così estrema saprà mai scatenare nel cuore dei quattro (!) sedicenti e anomali genitori?
“Si è sempre figli di qualcuno” (Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais)
Martedì 24 marzo sarà la volta di Sal Da Vinci in "Se amore è…", spettacolo musicale scritto da Sal Da Vinci, Gino Landi e Paolo Caiazzo, con la regia e le coreografie di Gino Landi.
Corpo di ballo: Francesco Apruzzi, Ylenia D’Agostino, Carmine Verola, Ilaria Leone, Danilo Aiello, Clara Lubrano, Raffaele D’Anna, Noemi Ricci
Piano e Keyboards Maurizio Bosnia, Batteria Gianluca Mirra
Basso Gaetano Diodato, Chitarra Acustica e Classica Salvatore Dell’Aversano
Chitarre elettriche Diego Leanza, Percussioni Antonio Mambelli
Tutte le canzoni dell’omonimo album sono nate sull'onda della sincerità tipica di Sal, quella sincerità figlia della strada, che risuona con tanta passione nella sua anima e nella sua voce. La sola urgenza dell’artista è raccontare la vita, nei suoi voli, nei suoi drammi, nelle sue attese, nei suoi riscatti. Attraverso il disco e attraverso lo spettacolo Sal vuole dare voce a una grande speranza: avvicinare la gente in un momento in cui tutto sembra volerla dividere.
Giovedì 30 aprile, vedrà in scena Silvio Orlando e Marina Missironi in "La scuola" di Domenico Starnone, con Vittorio Ciorcalo, Roberto Citran, Roberto Nobile, Antonio Petrocelli, Maria Laura Rondanini, per la regia di Daniele Luchetti.
Era il 1992, anno in cui debuttò Sottobanco, spettacolo teatrale interpretato da un gruppo di attori eccezionali capitanati da Silvio Orlando e diretti da Daniele Luchetti. Lo spettacolo divenne presto un cult, antesignano di tutto il filone di ambientazione scolastica tra cui anche la trasposizione cinematografica del 1995 della stessa pièce che prese il titolo La scuola. Fu uno dei rari casi in cui il cinema accolse un successo teatrale e non viceversa.
Lo spettacolo era un dipinto della scuola italiana di quei tempi e al tempo stesso un esempio quasi profetico del cammino che stava intraprendendo il sistema scolastico.
“Ho deciso di riportare in scena lo spettacolo più importante della mia carriera; fu un evento straordinario, entusiasmante, con una forte presa sul pubblico’ dice Silvio Orlando. A vent’anni di distanza è davvero interessante fare un bilancio sulla scuola e vedere cos’è successo poi”.
Il testo è tratto dalla produzione letteraria di Domenico Starnone. Siamo in tempo di scrutini in IV D. Un gruppo di insegnanti deve decidere il futuro dei loro studenti. Di tanto in tanto, in questo ambiente circoscritto, filtra la realtà esterna.
Dal confronto tra speranze, ambizioni, conflitti sociali e personali, amori, amicizie e scontri generazionali ,prendono vita personaggi esilaranti, giudici impassibili e compassionevoli al tempo stesso. Il dialogo brillante e le situazioni paradossali lo rendono uno spettacolo irresistibilmente comico

Info e prenotazioni al numero 0823963874 email info@teatroricciardi.it

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