Festival delle arti(n)contemporanee: Le Tre Verita’ Di Cesira
S. Leucio (CE) – 27 Settembre 2014
Articolo e foto di Sebastiano Sacco
Nel foyer ci sono diverse persone, anche qualche bambino.
Se ne stanno sedute in attesa del sipario/serranda che si apra. E osservano uno
strano oggetto, adagiato su una panca, il cui braccio meccanico sta creando dal
nulla, strato su strato, la statuetta di una regina. Questo strano oggetto è una
stampante 3D, ed è riuscito ad ipnotizzare i presenti, nello stampare quel
personaggio.
Un personaggio simile a quelli protagonisti de "La città di carta" di Michele
Pagano, statuette inanimate che abitano la scenografia di una città, appunto, di
carta, che domina il palcoscenico e sarà il luogo della storia. Una città dove
il cuore non conosce, letteralmente, la tristezza e le pene umane.
Chiara Caminiti
E' una storia fantasy, quella del regista, interpretata dai due giovani, bravi attori Gerardo Benedetti e Chiara Caminiti. Una storia d'amore tra una donna ed un re che, per essere vissuta, necessita di qualcosa in più che "il semplice" amare. Occorrerà un sacrificio per la donna, quello di diventare di carta, accettando tutte le conseguenze di questa trasfigurazione. Finanche quella di finire avvolta dalle fiamme. Ma, come accade in ogni incontro/scontro tra diversità, il sogno della donna di amare genererà conseguenze inaspettate.
E' un viaggio affascinante, quello di questa storia, ben
congegnato dalle luci e ancora meglio dalla scelta della colonna sonora. C'è
Shakespeare, con i tormenti d'amore di giovani amanti e delle barriere che sono
costretti a superare. Ma anche il sogno (al contrario) di Pinocchio, nel
desiderio di farsi altro per amare, per vivere. E c'è anche, di certo, il
fascino senza tempo del burattinaio.
Chi non ha mai desiderato far parte di un mondo semplice, dove tutto è perfetto?
Chi non ha mai riflettuto, amaramente, sull'attualità del confronto tra culture
diverse in luoghi comuni?
"La città di carta" ci racconta che l'amore, qualunque esso sia, va al di là non
più del colore, ma della forma. Anche se questa ci rende fragili, vulnerabili.
Lo spettacolo finisce. Gli spettatori abbandonano il mondo della storia
applaudendo. E nel foyer, la stampante 3D crea un altro personaggio. E' l'inizio
di una nuova storia...?
Consulta: III edizione del "Festival delle arti(n)contemporanee" di Officina Teatro