Festival delle arti(n)contemporanee: Le Tre Verita’ Di Cesira
S. Leucio (CE) – 23 Settembre 2014
Articolo di Valentina Crisci. foto di Sebastiano Sacco
L'ironia tipica del teatro di De Filippo, quella che ti fa ridere ma che non
ti fa distendere troppo le labbra, quella velata di malinconia, quella che ti fa
battere le mani senza sosta alla fine dello spettacolo e che non ti fa capire se
la commozione che provi sia dovuta alla bellezza cui hai appena assistito o al
significato che credi di aver colto. E alla fine opti per entrambe le
spiegazioni.
Le tre verità di Cesira, un monologo di Manlio Santanelli, diretto da Antonello
De Rosa e magistralmente interpretato da Rino Di Martino, è tutto ciò e ben
altro.
Una scenografia minimale i cui oggetti descrivono la “donna baffuta” Cesira e le
cui diverse luci sottolineano, ciascuna, una delle verità che lei ci svela.
L'arrivo di un uomo “della televisione” che punta verso di lei un oggetto simile
ad una videocamera fa sì che Cesira si spogli del velo che le copre la metà
inferiore del viso e ci racconti i motivi per cui lei è dotata di un folto paio
di “mustacci”.
Di questi ultimi lei assolutamente non si vergogna e rappresentano l'input
per conoscere la storia della sua famiglia di “acquaiuoli”, passando, poi, per
l'ambiente e l'inquinamento che ha colpito, non solo lei, ma tutti gli uomini
con il seno prosperoso che passeggiano per Via Toledo, fino ad arrivare al
miracolo di Sant'Antonio di Padova, che ha provato a salvarla dai marocchini che
volevano “aiutarla” nel secondo dopoguerra.
Le tre verità di Cesira è un lento amplificarsi di emozioni che ti travolgono,
all'improvviso, in un finale che non avresti mai immaginato.
Quando si spegne la videocamera e Cesira torna alla sua finzione, hai una sola
certezza: Officina Teatro ed il festival Ouverture ti hanno regalato l'ennesima
storia da ricordare e mostrato nuovamente un raro esempio di Arte
Consulta: III edizione del "Festival delle arti(n)contemporanee" di Officina Teatro