Silvio Orlando

  

Silvio Orlando è "Il nipote di Rameau" al Garibaldi

S. Maria C. V. (CE) – 26 gennaio 2014

Articolo di Roberta Cacciapuoti

E' andato in scena domenica scorsa, 26 gennaio, "Il nipote di Rameau", lo spettacolo diretto ed interpretato da Silvio Orlando accompagnato in scena da Amerigo Fontani, Maria Rondanini, mentre le musiche sono eseguite dal clavicembalista Luca Testa, ed Edoardo Erba, autore dell'adattamento teatrale. Lo scritto di Diderot risale alla seconda metà del Settecento, e fortissima è infatti la presenza al suo interno del pensiero illuministico, imperante in quel secolo. Riflessioni, dispute, battibecchi su alcuni dei temi fondamentali di questa corrente filosofica e letteraria che ha influenzato in maniera prepotente la cultura europea dal Settecento in poi.
L’atto unico è in verità uno scritto di grandissima attualità, questo perchè la natura umana, con i suoi vizi e le sue virtù, non è poi così diversa nei secoli, in quanto poco soggetta allo scorrere del tempo e al mutare delle cose. Il testo, infatti, potrebbe essere ambientato in un qualsiasi ristorante o bar dei nostri giorni, anziché al Café de la Régence.
Protagonisti dell'atto unico sono il filosofo stesso, Diderot, e il musicista fallito Rameau, nipote del ben più celebre e di successo Jean-Philippe Rameau. L’incontro/scontro tra questi due personaggi pone a confronto due visioni del mondo e della vita umana del tutto contrastanti: da un lato il punto di vista dello studioso e del filosofo, che mette in cima alla sua "classifica" di valori l'onestà, la cultura, la cura dell'intelletto, la ragione, la morale e l'altruismo; dall'altro lato il punto di vista del "buono a nulla", dello sfaccendato e dell'arrivista, che mette al primo posto la sua capacità di simulare adulazione e ammirazione, "doti" che lo hanno portato a vivere alle spalle di ricchi signori. E' sottilissima, però, la linea di demarcazione che separa la consapevolezza dei propri limiti e la convinzione di essere nel giusto, che caratterizzano il personaggio interpretato da Silvio Orlando, che appare disincantato nella sua affermazione di supremazia dell'interesse personale su quello collettivo, dei piaceri materiali su quelli intellettuali. Nel dialogo tra i due personaggi emergono alcuni tra i temi che hanno principalmente interessato l'Illuminismo e le sue divagazioni filosofiche e intellettuali: dalla morale al rapporto tra bene e male, dal ruolo dell'arte nella vita all'indagine sulla figura del genio.
E' uno sguardo amaro sulle cose, quello che emerge dal testo, e che lascia lo spettatore sospeso tra il riconoscimento di alcune tra le grandi verità di oggi e di ieri, e la speranza che in fondo si possa aspirare a qualcosa di più onesto, seppur raro, al di là dei giochi meschini di arrivismo e simulazione.

Consulta: Teatro Garibaldi: stagione 2013-14

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