Officinateatro. Le 99 Stanze Di Berconách: 99 stanze, 7 spettatori alla volta.

S. Leucio (CE)  26 dicembre 2013

Articolo di Benedetta De Rosa

Come ogni periodo natalizio OfficinaTeatro, in Via degli Antichi Platani n. 28, San Leucio, presenta un proprio spettacolo, figlio di chi Officina l'ha ideata, il regista Michele Pagano, e di chi l'anima con le proprie passioni come gli attori dei laboratori teatrali, che mettono a frutto, in scena, ciò che apprendono durante i corsi.
Dopo la consueta tradizione di proporre una favola, che, seppur liberamente riadattata, manteneva alcuni caratteri che lo spettatore avrebbe riconosciuto, questa volta la proposta è ben più ardua, orientata verso il teatro sensoriale, ancora troppo poco sperimentato e proposto nelle nostre zone, ma di grandissimo impatto per lo spettatore, che prende parte in maniera “interattiva” allo spettacolo. Attraverso un linguaggio per lo più non verbale, si è accompagnati a vivere in prima persona il viaggio nella memoria di Berconàch, in quei luoghi dell'infanzia, materializzati e deformati come se si stesse camminando, in punta di piedi, attraverso la mente del protagonista, essendo protagonisti anche noi con i nostri compagni di viaggio, in tutto sette spettatori alla volta.
Riaffiorano ricordi dell'infanzia, il periodo che più di tutti segna quello che saremo da adulti: le memorie delle feste natalizie, dalla lettera a Babbo Natale, con il suo carico di desiderio e di aspettative, spesso deluse; ad aspetti della vita che ci si porta dentro, più o meno consciamente, come la nascita, associata al “rito” del pane, che cresce dal lievito madre, la “vita”, e necessita di particolari attenzioni e cure, proprio come una piccola creatura; come le diverse fasi della crescita, le prime scelte, dapprima guidate dalle persone che ci sono accanto, e poi indipendenti ed autonome, con tutte le responsabilità che queste comportano.
Chi vive questo percorso “labirintico” per 45 minuti abbandona le proprie ansie, le proprie preoccupazioni e, accompagnato dalle musiche di Andrea Giuntini e Augusto Ferraiouolo, trascende da quello che è al di là della prima porta e si predispone a toccare, sentire, annusare, cogliere le sollecitazioni che vengono ben sottoposte. Sembra di essere nel film l' “Arte del sogno” di Michel Gondry, con queste ambientazioni che sanno di antico, tra carte da parato anni 70 e oggetti di un passato che non tornerà, inevitabilmente.
L'unica pecca, forse, è la mancanza di un ambiente di “decantazione”, tra l'ultima stanza e il “mondo reale”, una stanza per riassettare i propri pensieri prima di uscire e sentirsi meno spaesati nei minuti immediatamente successivi, in cui siamo come al risveglio da un sonno piacevole ma confuso, da interpretare e capire, però mai pienamente.
Lo spettacolo continuerà ad essere rappresentato fino al 6 gennaio, in continua evoluzione, alla luce del fatto che tutto ciò è sperimentazione non solo per il pubblico, ma anche per chi è in scena, caratteristica particolare di Officina; chi lo rifarà, quindi, non vivrà le stesse sensazioni e chi si appresterà a farlo per la prima volta, vivrà qualcosa di nuovo e di unico rispetto a chi lo ha già provato.
Qualcosa di intimo ed unico da regalare a se stessi, e non solo perché è Natale.

Ideazione, progettazione e regia Michele Pagano
Aiuto regia Maria Macri
Costumi Pina Raucci
Scene IBM
Accessori e parrucche Elena Luppino
Sonorità Andrea Giuntini – Augusto Ferraiuolo

consulta: Officinateatro “Prospettive Contemporanee”: Stagione 2013|14

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