Nostos Teatro: rassegna Sciapò
Aversa (CE)– dal 13 dicembre 2013
Comunicato stampa
Venerdì 13 dicembre 2013, Enrico, L’ultimo, uno spettacolo della
Compagnia Mutamenti
con Ilaria Delli Paoli, Roberto Solofria, Rosario Lerro, Antimo Navarra,
Domenico Santo
adattamento e regia Rosario Lerro
liberamente ispirato a Enrico IV di Luigi Pirandello
costumi Ortensia de Francesco
scene Antonio Buonocore
Venerdì 24 gennaio 2014, La Nave Dei Folli, uno spettacolo del Teatro Di
Legno
con Annamaria Palomba, Silvana Pirone, Domenico Santo, Salvatore Veneruso
Regia e drammaturgia di Luigi Imperato e Silvana Pirone
Costumi e scene di Luigi Imperato e Silvana Pirone
Disegno Luci di Paco Summonte
Personaggi grotteschi segnati dalla follia. Sono vittime dell’emarginazione,
prigionieri del viaggio, immobili sulla soglia dell’esilio. Vengono condotti al
loro destino con l’inganno: imbarcati con l’illusione di un pellegrinaggio
salvifico.
NOTE DI REGIA | La nave dei folli accoglie corpi-relitti, storie di oltraggi, di
umanità ripudiata. Anime sopravvissute a se stesse, personaggi senza più nome in
un ambiente senza più nome: brandelli di esistenze appartenute forse ad alcuni
ma ormai rifiutate, come si rifiutano oggetti vecchi in cui non ci si riconosce
più e che denunciano una parte di sé. Quella parte che è comodo non mostrare e
soprattutto non guardare.
I nostri folli aspirano ad aggirarsi nelle nostre menti e sotto la nostra pelle,
godono a metterci di fronte ad un dubbio, uno specchio distorto che ci fa
domande e che non sa dare risposte. Loro stessi vivono nel continuo dubbio della
realtà che li esula a volte esitanti nel credere a sé stessi: si sorprendono a
fingere, a recitare ruoli o a sentirsene doppi involontari. Sono soli eppure
uniti dalla comune solitudine, si tengono per mano, si abbracciano in un
amplesso di male comune, ma si fanno anche la guerra, si odiano, si amano e
sperano. Sono uomini.
La nostra attenzione non è concentrata sulla follia come stato psichico, ma
sulla ritualizzazione scenica dell’esilio che si trasforma lentamente nel rito
del ricordo e della disperazione.
Venerdì 14 febbraio 2014, Il Bambino Che Verrà, uno spettacolo della
Compagnia Teatrale Imprevisti E Probabilità
con Soledad Agresti e Raffaele Furno.
Testo di Soledad Agresti.
Regia di Raffaele Furno
SINOSSI | Due, ma potrebbero essere uno. Eppure sono due.
NOTE DI REGIA | Due figure in scena. Sembrano gemelli. Forse perché sono vestiti
nello stesso identico modo, con un tessuto che li fa assomigliare ad una carta
da parati, o ad un inutile suppellettile passata di moda.
Ma a volte sembrano uno, questi due. Perché si immergono l’uno nell’altro, si
intrecciano fino a che le gambe dell’uno sono le gambe dell’altro, le braccia
dell’uno sono le braccia dell’altro, il torso dell’uno è il torso dell’altro.
Forse una leggera differenza tra questi due esiste, nonostante il loro
vestiario, nonostante il loro essere gemelli. Uno è maschio, l’altro è femmina,
dovrà pure esserci una differenza. Uno è dominante, l’altro è dominato, dovrà
pure esserci una differenza. Ma non c’è equazione tra maschio = dominante,
femmina = dominato, potrebbe essere l’opposto. A ben guardare poi, questi due
non sono affatto inutili. Anzi. Sono molto operosi queste due figurine un po’
caricaturali, un po’ grottesche, un po’ paradossali. Operosi perché costruiscono
muri, spingono complicati marchingegni, producono energia, raccolgono cibo, ma
soprattutto in cuor loro e nei loro dialoghi aspettano. Aspettano un salvatore,
un redentore, nella forma di un bambino che li solleverà finalmente da tutte
queste gravose quotidiane incombenze di costruire muri, spingere marchingegni,
produrre energia.
E se il bambino che verrà non venisse? O se fosse monco e menomato allora chi
aiuterebbe questi due gemelli a lavorare?
Venerdì 14 marzo 2014, Rosa Nurzia (Pena De L’alma) uno spettacolo della
Compagnia Esposti
di e con Ciro Esposito
regia di Valentina Carbonara
elementi di scena di Monica Costigliola,
Venerdì 9 maggio 2014, Le 95 Tesi – una storia di Lutero,
con Raffaele Ausiello, Eduardo Di Pietro, Alessandro Paschitto, Stefano Ferraro,
Antonio Piccolo
progetto e regia Giuseppe Cerrone e Antonio Piccolo
liberamente tradito dai testi di John Osborne, Roland H. Bainton, Luther
Blissett
una produzione Teatro In Fabula
organizzazione Paola Boccanfuso
foto di Tiziana Mastropasqua
SINOSSI | AUTORITRATTO: Salve. Sono Martino Lutero. Non sono mite come Erasmo.
Soffro di stitichezza. Sono pallido e sudo come i maiali. Leggo le scritture e
le interpreto. Sarò il protagonista di uno spettacolo sul potere. Sarò il
cantore di una cronaca politica. Ho scelto l’azione dopo aver tentato la
contemplazione. Sono cose che capitano. Chiedo asilo e conforto ai tedeschi per
disarcionare il papa. Parlo come un santo e agisco come un ribelle. Sono
specializzato in assalti frontali. Il mio fucile è il Nuovo testamento. Dio
chiama senza preavviso e anche Satana. Non esiste mediazione. Ho preso moglie
perché il clero è un’invenzione romana. Ho fatto figli perché il celibato è
un’ingiustizia senza rimedio. Gioco ma dico cose serie. Cose di valore, perfino
nel 2013. Dio è morto, ma non la preghiera! Nietzsche ha scritto: “ascolta cosa
dice la mezzanotte profonda”. John Coltrane ha dichiarato: “L’Universo in cui
viviamo, che ci è stato dato, è grande e bello”. Quanti guai ho combinato.
NOTE DI REGIA | Nel 2013 è facile sentir dire che le ideologie siano morte. È
falso. Ce n’è una che ha trionfato e si chiama “mercato”. Si è imposta con
un’abilità tale da farsi considerare una realtà di fatto, non una creazione e un
artificio umani. Le sue leggi vengono scambiate per naturali e immutabili. Se ne
dimentica l’arbitrarietà, tanto da impedire il pensiero di un’ideologia
radicalmente alternativa. Il massimo a cui si aspira è un perfezionamento del
sistema vigente. Quando Martino Lutero nasce nel 1483 (esattamente 530 anni fa)
la Chiesa cristiana ha costruito in Europa un sistema enorme ed invasivo.
Risquote tasse, amministra terreni, si avvale di servi della gleba, guida
eserciti, incorona i sovrani, delega l’emanazione delle leggi, quando non
l’emana direttamente. Ha il potere di scomunica dei sovrani, a cui le
popolazioni credono sinceramente. Cosa più importante: a fronte del
disgregamento del vecchio Sacro Romano Impero, la Chiesa mantiene la
compattezza, è l’ultimo baluardo dell’unità europea. La Chiesa è sostanzialmente
tutto il mondo conosciuto, uguale a se stesso da un millennio. Martino Lutero si
affida sinceramente nelle mani della Chiesa, ma è ossessionato dall’osservanza
delle regole. La corruzione dilagante nei piani alti dell’istituzione, ma anche
la meschinità dei piccoli sacerdoti lo spingono ad una naturale, anche ingenua,
ricerca di risposte. Ma come? Nessuno da anni pone più domande alla Chiesa. La
Chiesa è il Mondo! Lui è solo un uomo. Ma l’ossessione di Martino è più forte
della paura. Tanto più forte da fargli montare un inaspettato senso di
ribellione, che lo fa soffrire fisicamente ancor prima che mentalmente. Tanto
più forte da non saperne controllare le conseguenze… Le 95 tesi non è
un’apologia di Martino Lutero. Non ne è una condanna.
Nostos Teatro, Viale Kennedy, Traversa Bradolini, 6, Aversa