Massimo Ranieri

Luca De Filippo

Peppe Barra

Valeria Valeri e Paolo Ferrari

Carlo Buccirosso

Carlo Giuffre'

Enrico Montesano

Francesco Paolantoni

  

Teatro Garibaldi: cartellone 2011/12

Santa Maria Capua Vetere (CE) – Dal 15 Novembre 2011

Comunicato stampa

Dal 15 al 16  Novembre 2011, Massimo Ranieri in "Chi nun tene coraggio nun se cocca ch'e femmene belle"
Chi nun tene coraggio nun se cocca ch'e femmene belle, è un inno alla vita, all’amore e alla speranza e segna il ritorno di Massimo Ranieri tra i sipari napoletani, con uno show musicale scritto insieme a Gualtiero Peirce. Prima di varcare i teatri, lo spettacolo è stato presentato al Ravello Festival. Il tema portante è il coraggio, da qui il detto napoletano Chi nun tene curaggio… nun se cocca ch’ e femmene belle che ne fa da titolo e diventa metafora di vita.
Domenica 27 Novembre 2011, "Due ragazzi irresistibili" con Gianfranco D'Angelo e Eleonora Giorgi (nostro articolo)
di Mario Scaletta, regia Ennio Coltorti
Lo spettacolo è una gita in barca su un mare di risate intervallate da riflessioni ironiche ,amare ma sempre divertenti. Salite a bordo, il divertimento è assicurato. Gianfranco D'Angelo e Eleonora Giorgi sulle onde dei decenni intrecciano i loro ricordi umani e professionali: speranze, frustrazioni, lacrime e gioie, attraverso gli eventi che hanno segnato la nostra vita. Il comico ironico e dissacrante, ma anche l'attore che ti fa commuovere e pensare; la bellissima interprete di tanti film di successo, alla quale la maturità non ha tolto la voglia di ridere e di prendersi in giro. Un uomo e una donna, due bambini un pò cresciuti con l'anima da ragazzacci. Le loro parole sono scandite dalle canzoni che tutti, almeno una volta, abbiamo cantato, interpretate dalla giovane, calda voce di Tania, un'autentica rivelazione. Belli ed emozionanti i balletti, con sei strepitose ballerine. Spettacolo spiritoso e graffiante, per ridere e sorridere, per ricordare e ricordarsi e perchè no, commuoversi, attraverso gli occhi e l'anima di: Due ragazzi irresistibili. Emozionarsi non è stato mai così divertente!
dal 6 al 7 Dicembre 2011, Elledieffe presenta La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo in "Le bugie con le gambe lunghe" di Eduardo De Filippo
con Luca De Filippo, Nicola Di Pinto, Anna Fiorelli, Fulvia Carotenuto, Carolina Rosi, Massimo De Matteo, Gioia Miale, Giuseppe Rispoli, Antonio D’Avino, Chiara De Crescenzo, regia Luca De Filippo, scene Gianmaurizio Fercioni, costumi Silvia Polidori, luci Stefano Stacchini
Nella seconda parte dell’anno 2010, continuerà il nostro lavoro sulla drammaturgia di Eduardo, in particolare su quella del dopoguerra con la messa in scena de ''Le bugie con le gambe lunghe”, commedia scritta nel dicembre 1946 - subito dopo il debutto napoletano di ''Filumena Marturano” - che venne rappresentata solo un anno dopo: lo straordinario successo di Filumena infatti ne fece rinviare continuamente il debutto.
Come sarà poi ''Le voci di dentro”, ''Le bugie con le gambe lunghe” è una commedia sul tema della veritàe della menzogna, in cui la vena amara che scorre in sottofondo alla comicità a tratti quasi farsesca del primo atto si accentua con il procedere dell’azione, tanto da far scrivere a Gerardo Guerrieri come Eduardo
”…scansa gli effetti e le situazioni già fatte, accenna, colpisce di striscio con una padronanza del mezzo tecnico impressionante…”, conferendo al testo un suo carattere insieme ''antico” e sperimentale.
La storia vive dei reciproci intrighi che alcune coppie intrecciano intorno a Libero Incoronato, un uomo modesto, onesto, insieme dignitoso e fiero, la cui vita tranquilla viene sconvolta dai vicini che tentano in ogni modo di coinvolgerlo, suo malgrado, nelle loro squallide storie. Prima ingenuamente ostinato nello smascherare le clamorose menzogne spacciate per verità, di cui è testimone, Libero decide alla fine di adeguarsi in modo provocatorio alla regola generale, rilanciandola e amplificandola fino al paradosso.
Ed ecco il titolo della commedia, che rovescia il proverbio popolare: le bugie con le gambe corte sono quelle dei bambini, quelle puerili, mentre quelle con le gambe lunghe sono quelle ''che tutti noi dobbiamo aiutare a camminare per non far cadere l’impalcatura della società (Eduardo nell’intervista a Sergio Romano).
Un personaggio e una commedia che anticipano modalità drammaturgiche molto moderne, fortemente presenti nell’Eduardo a venire.
Giovedì 15 Dicembre 2011, Peppe Barra in "La musica dei chiechi" di Raffaele Viviani, con Patrizio Trampetti e Lalla Esposito (nostro articolo)
regia Claudio Di Palma
“ T'aggio vista!”. Esclama dolente, ma con intonazione ferma, il Ferdinando della “Musica dei ciechi” accusando sua moglie Nannina di “evidente” infedeltà. Sembrerebbe, la sua, una prova testimoniale forte e sufficiente alla condanna morale della donna se non fosse, però, che a fornirla sia lui, ovvero, un musicista cieco. Un buffo controsenso, dunque. Viviani, però, geniale, non lo informa neppure di ironia. T'aggio vista! Afferma amaro Ferdinando e noi dobbiamo credergli. Poco importa se quello che dice di aver visto gli sia stato soltanto malevolmente riferito da un ostricaro di passaggio e che l'accusa stessa possa essere vuota d'ogni verità. Ferdinando ha visto il tradimento proprio perché gli è stato raccontato; nel suo mondo percettivo ascoltare è vedere. Nel suo mondo percettivo il senso proviene dal suono in un rapporto sinestetico tra vista ed udito. Allora eccolo, in questa messa in scena de “La musica dei ciechi”, il suo mondo di visioni ossessive e di solitudini, rimodulate secondo la fonetica di una partitura breve fatta di quadrature e dissonanze sia musicali che emotive. Eccolo, questo mondo, moltiplicarsi nelle ombre che gli si muovono intorno in un Borgo Marinari presunto; rifugio di suoni lontani, di lingue straniere, di voci arrochite dal mare. Gli si muove intorno una Napoli “di un altro tempo”, impenetrabile per lui, indistinta per noi, diradata, in scena, da superfici che ne opacizzano il senso e le forme. Una Napoli della strada, degli ultimi, dei sacrificati, dei veri, ma ormai una “Napoli, forse”. Una Napoli di cui solo Viviani ce ne può far intravedere l'eco. Infine il buio, assiduo corteggiatore di Ferdinando, che ingoia la sua storia silenziandone le deludenti liturgie quotidiane. Restano i suoni che si manifestano ed amplificano a seguire nel racconto di scena. E' una musica di strada, nobilmente plebea, musica ancora degli ultimi, dei sacrificati, dei veri. Una musica che riorchestra, in una sorta di onirismo circense, raccapricci e desideri profondi avvertiti e registrati da Viviani dai tempi del Vico Finale. Una musica che restituisce l'indomita dignità di corpi immiseriti dal destino, che racconta del loro vitalismo inesausto, di una violenza che cresce, neppure silente. Una musica che tenta di farci ascoltare la forma di una città come Napoli, di farcela riconoscere consentendoci di esclamare con la stessa certezza cieca di Ferdinando “T'aggio vista”. Visione illusoria. All'interno del contesto narrativo, l'eccezionalità estetico-tonale di Peppe Barra rappresenta l'ideale misura espressiva per coniugare il crudo realismo di Viviani con la sospensione onirica che la “ Musica ” tende ad evocare. Il suo corpo scenico avanza a tentoni tra ombre di uomini, canta con pulsione solare tra corpi di strumenti abbandonati quasi ad incarnare, con poetico disincanto, il tentativo di ricomporre l'accordo tra uomini e suoni la cui dissociazione sembra un profetico presentimento su Napoli che ne “ La musica dei ciechi ” Viviani dichiara sottotraccia.
Venerdì 6 Gennaio 2012, Valeria Valeri e Paolo Ferrari in "Gin Game", di Donald Lee Coburn - Regia di Francesco Macedonio
Uno spaccato esistenziale riguardante due vecchi, Fonzia e Weller, ospiti di una casa di riposo convenzionata. Weller insegna a Fonzia il gin nel quale da sempre eccelle. Quando Fonzia, che ha imparato subito, comincia a vincere superando il maestro, scatena in Weller disappunto, collera e rabbia allo stato puro. Dietro questa collera si nascondono ragioni più profonde del semplice orgoglio ferito: l’ anziano giocatore è vittima di un passato fatto di delusioni, di frustrazioni economiche e personali; Fonzia sfoga le sue delusioni fatte di abbandoni e altrettante delusioni, cedendo al turpiloquio ed agli istinti ben lontani dal suo abituale stile di vita e dalla sua educazione
dal 2 al 3 Febbraio 2012, Carlo Buccirosso in "Napoletani a Broadway" Nuova Edizione, con Valentina Stella
Vito Pappacena, cinquantenne attore innamorato del palcoscenico, vive un momento difficile della propria già misera carriera artistica, avendo persofede nel sistema del mondo dello spettacolo ed in tutti coloro che hanno l’arroganza ed il potere di darne vita!Sua madre Margherita, ex attrice della compagnia di Eduardo de Filippo, costretta suo malgrado ad abbandonare la sua prestigiosa carriera artistica,causa la gravidanza di suo figlio Vito, è una donna tradizionale energica e stravagante, pur portando dentro di se il rimpianto di una vita artistica abbandonata troppo prematuramente in vista del desiderato successo.Un bel giorno Vito, al suo ennesimo infruttuoso provino, mortificato dalla insensibilità del regista Sebastiano Sommella, che lo dichiara responsabile d’essere “un pò troppo napoletano”, liquidandolo col più classico dei “le faremo sapere”, decide di passare dall’altra sponda del fiume, e con l’aiuto economico di sua madre mette sù un’agenzia di spettacolo “per soli artisti napoletani”...una sfida singolare alla conquista di un palcoscenico utopistico popolato esclusivamente da artisti innamorati del mestiere più bello, ma a volte anche più malinconico del mondo!L’agenzia di spettacolo “PAPPACENA” così formata ed avviata da madre e figlio, raggiungerà in pochi anni un elevato livello di popolarità, con attori, cantanti, ballerini, imitatori e trasformisti, ad affollare un palcoscenico fatiscente... “Se li vengono a prendere come il pane” dice Caterina, bizzarra donna delle pulizie invaghita di Pappacena, parlando degli artisti talentuosi che quotidianamente affollano l’agenzia sbucando da porte, finestre e cunicoli sotterranei... ”L’agenzia di Pappacena è il supermercato del vero artista istrione, lo trovi buono, fresco e a lunga conservazione!Persa la fede nelle istituzioni dello spettacolo, Vito ritrova grande vitalità nella spregiudicatezza dei suoi artisti, investendo cuore tempo e danaro nella sua nuova attività...ma la visita inaspettata del regista Sommella, che quattro anni or sono ne aveva causato la sua crisi professionale, ridarà linfa improvvisa alla velleità istrionica di Pappacena, con una “proposta” che Vito non potrà rifiutare! La sua fatiscente carriera teatrale, accantonata ormai da tempo, sembra rifiorire d’incanto, ed inebriato dal fascino del palcoscenico e dalla illusoria speranza di una vita priva di compromessi, dove anche l’artista sofferente possa trovare un suo momento di gloria e ristoro, Vito si lancia per l’ultima volta con tutto il suo cuore, ed assieme ad un manipolo di bizzarri artisti disincantati, in una grottesca fantastica avventura lungo le strade luccicanti di una incantevole Broadway!”
Martedì 14 Febbraio 2012, Carlo Giuffre' in "Questi fantasmi" di Eduardo De Filippo (nostro articolo)
Scene e costumi Aldo Terlizzi. Musiche Francesco Giuffre’. Regia di Carlo Giuffre’
“Questi Fantasmi” è una delle commedie di Eduardo De Filippo che piu’ ha saputo raccogliere un eccezionale successo di pubblico: la ragione di tale successo va ricercata, probabilmente, nella sua caratteristica principale una commedia comica ma al tempo stesso amara. In un appartamento di un palazzo secentesco vengono ad abitare Pasquale Lojacono e la giovane moglie Maria. All’insaputa di Maria, Pasquale ha un accordo con il proprietario, per cui, in cambio dell’alloggio, dovrà sfatare le dicerie sull'esistenza di fantasmi nella casa. Suggestionato dai racconti del portiere, Pasquale si imbatte in Alfredo, amante della moglie, e lo scambia per un fantasma. Con il suo dirimpettaio, il professor Santanna, silenzioso e invisibile testimone di ciò che accade in casa, intrattiene intanto lunghi monologhi. I regali di Alfredo consentono alla coppia un certo benesssere e Pasquale, sentendosi beneficiato dal fantasma, non si pone troppe domande. Non sopportando più l’equivoca connivenza dimostrata dal marito, Maria decide di fuggire con Alfredo, ma i suoi familiari si recano da Pasquale per denunciare l'adulterio e vengono a loro volta scambiati per fantasmi. Alfredo torna con la moglie e Pasquale, senza donazioni, è in difficoltà: quando reincontra Alfredo, desideroso di riabbracciare Maria, lo riconosce come "fantasma" e gli rivela il suo amore per la moglie e la pena di non poterle assicurare una vita dignitosa. Alfredo, commosso da quelle parole, sta al gioco e regala a Pasquale il denaro desiderato.
dal 21 al 22 Febbraio 2012, Enrico Montesano in "Buon Compleanno!”, ultimo lavoro teatrale di Enrico Montesano, un’ironica pièce sulla vita, i ricordi, la carriera di un grande attore. Divertimento, bravura, sorpresa: questi i tre ingredienti principali di un incontro teatrale con uno dei più grandi showman dello spettacolo italiano.
Una festa di compleanno con il Teatro. 45 anni di carriera….45 ma non li dimostra!!…. E’ l’occasione per Montesano per ripercorrere la propria storia: dai sogni dei suoi esordi di attore, ai grandi successi del teatro di rivista, ai popolari personaggi comici creati dalla sua fantasia per la tv: il tutto accompagnato da un filo di nostalgia per note e accenti del grande teatro classico, da cui la vita e il successo l’hanno tenuto lontano. Ma anche (e questi son forse nuovi “colori” nella sua tavolozza d’attore, e una “novità” nella proposta) l’occasione per affiancare alle più popolari macchiette e alle canzoni del suo repertorio “classici” assoli di bravura e di eclettismo.
Ogni pacco regalo, che gli sarà recapitato in scena, con il suo pungolante bigliettino d’auguri, si trasformerà in un pretesto per scenette, monologhi, canzoni e balli. Non mancheranno incursioni in quel teatro classico di cui si accennava prima. Una festa che racconta con ironia e che passa, con disinvoltura, dal ricordo alla frecciata satirica ed al commento mordace sull’attualità. Il tutto con mano lieve, garbo ed elganza! L’attore racconta e da grande affabulatore suscita emozioni, rivive e … recita la propria vita agli spettatori….ma anche a se stesso.
Cosa c’è di più intrigante di un attore che recita , da solo, davanti allo specchio, ciò che non ha mai avuto il coraggio di fare in pubblico…ma che muore dalla voglia di fare, e che si diverte a recitare per se stesso! Ecco allora il pubblio, come una candid camera, assistere e carpirne i segreti!
Uno spettacolo di grande varietà di stili e di accenti, in cui Montesano è affiancato da una giovane soubrettina e da un’attrice che danno vita ai ruoli femminili nelle varie scorribande teatrali e da due validi attori che lo supportano. Un quartetto di musicisti il “Non conforme jazz quartet” completa l’affiatato ed armonico gruppo.
Divertimento, bravura, sorpresa: questi i tre ingredienti principali di un incontro teatrale con uno dei più grandi show men dello spettacolo italiano
Mercoledì 14 Marzo 2012, Compagnia Gli Ipocriti in coproduzione con il Teatro Stabile di Napoli presentano "Compagnia Totò" testo e regia di Giancarlo Sepe
interpreti principali: Francesco Paolantoni e Giovanni Esposito
15 Febbraio 1898 è nato Totò. Evviva Totò!!! 15 Aprile 1967 è morto Totò. Evviva Totò!!! C'è altro attore che potrebbe raccontarci meglio di Antonio Clemente? Fu registrato col nome della madre, che poi più tardi, nel 1921, sposerà il marchese Giuseppe de Curtis, che lo riconoscerà nel 1928. Il grande Totò, che un pò parla la nostra lingua e un pò no, che pensa in napoletano e vive in miseria, volgendo il suo sguardo obliquo a tutta la meraviglia umana, e non solo meraviglia, che lo circondava. Era talmente povero che la madre gli infilava per casa le sue gonne smesse, e molti lo chiamavano 'o femminiello. Da subito guardava le miserie del mondo, della povertà, e le pativa facendole rivivere attraverso la sua decantazione d'attore: fatta di sguardi affamati, occhi concupiscenti, racconti accentati dalle mani e virgolettati dal movimento della fronte. Si arruola a 19 anni, e nel 1919 è già in palcoscenico alla sala Napoli, e poi al Trianon. Nel 1922 lascia Napoli dopo un insuccesso e raggiunge Roma, dove debutta all'Ambra Jovinelli, esplodendo finalmente. Nel '26 calca i palcoscenici della rivista e dal 1933 al 1940, gira l'Italia con la sua compagnia che scioglie proprio a Roma, al Quattro Fontane, dove recita con Anna Magnani. Ecco l'attore necessario, quello senza il quale non avremmo capito la miseria, la ribellione, l'umanità e il riscatto della povera gente. Morto Totò, ci siamo inventati dei surrogati, a volte abbiamo cercato il suo mondo in altri mondi, limitrofi, affini, ma non quelli popolati dalla sua figura esile e marionettistica. C'è tutto un popolo sotterraneo che lo cerca ancora, ostinatamente, ma non lo trova, e lo reinventa dando ad ogni mariuolo, ad ogni sgobbato, ad ogni perdente, ad ogni nano o ad ogni sofferente un pò della sua vitalità. Lo spettacolo è una messa laica in memoria di ToTò: c'è chi ne parla, chi ne ripercorre le mimiche, i temi, i vezzi, le disarticolazioni, gli atti e le parole poetiche, le canzonette e i lazzi. C'è il fine dicitore che officia e che educa all'arte del nostro eroe, senza riuscirvi ma con forza dissacrante e comica. ToTò non c'è più, ma è qui negli sguardi di chi lo commemora, di chi lo ricorda e di chi se lo sogna tutte le notti, in un atto d'amore perenne che è quello di divertire la gente.

Info Contatto:
Teatro Garibaldi Corso Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere Info Botteghino: 0823 799612 dal lunedì al sabato dalle ore 10.00-13.00 e solo lunedì e giovedì anche 17.00-20.00 Per gli spettacoli apre solo tre giorni prima di ogni rappresentazione e si effettua la vendita per tutti gli spettacoli.

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