Teatro comunale: Il miracolo di Don Ciccillo.

Caserta, 15 Gennaio 2011

Articolo di Arianna Quarantotto, foto di M. Amato

Tra suocere e facebook c’è poco da stare tranquilli di questi tempi: soprattutto se di mezzo c’è crisi coniugale, una bella dose di depressione sparsa qua e là per casa, cartelle dell’Equitalia che arrivano puntuali come un treno svizzero e una domestica che annegherebbe volentieri nella camomilla. Se poi ci si mette pure un fratello azzeccagarbugli che insidia la moglie del povero protagonista, Alberto Pisapìa, i giochi sono fatti. Il divertimento è assicurato.

“Il miracolo di don Ciccillo” è una commedia in due atti, scritta e ideata da Carlo Buccirosso, che come sempre, con delicatezza e verve comica, porta sulla scena uno spaccato di vita quotidiana. Lui, Alberto, quasi in fin di vita, ha un incubo ricorrente: la suocera, funzionaria dell’Equitalia (denominata sarcasticamente dal Buccirosso ”iniqua Italia”) lo tormenta con continue richieste di pagamento: il ristorante di cui è gestore è quasi sull’orlo del fallimento, la casa è ipotecata, i figli sono poco collaborativi (uno si dedica agli studi di filosofia, l’altro è un accanito lettore del Corriere dello sport); il fratello avvocato, cattivo consigliere, ha collaborato alla cattiva gestione del patrimonio familiare e gli insidia la moglie che è stata un’ex cantante di piano bar.
La follia omicida, “come in tutte le più normali famiglie”, si insinua un po’ alla volta nella mente di Alberto che vedrà nella suocera il capro espiatorio della sua storia tormentata.
Tra colpi di scena, giochi di luce e battute ad effetto, la vicenda scorre piacevolmente e riserva non poche riflessioni sul mondo affettivo familiare. La sensibilità di Buccirosso, attento a rappresentare l’intreccio delle passioni con le vicende quotidiane, si focalizza sulla problematica mutevolezza della realtà, sul rapporto di coppia, sulla necessità di creare vincoli affettivi saldi.
Ne emerge la consapevolezza della fragilità come tratto distintivo della condizione umana, che può essere temperata solo dall’affetto e dalla solidarietà verso gli altri.

Consulta: Teatro Comunale Di Caserta: Stagione Teatrale 2010/2011

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