Teatro comunale: Zingaretti legge "La Sirena"
Caserta – 6 Marzo 2010
Articolo di Arianna Quarantotto, foto M. Amato
Sulla scena c’è solo lui, Luca Zingaretti, accompagnato dalla fisarmonica di
Fabio Ceccarelli, eppure la sua voce dà vita a due personaggi, diversi per età,
estrazione sociale, interessi: redattore squattrinato il primo, professore
universitario il secondo. Li unisce l’amore per la stessa terra, la Sicilia, di
cui ci sembra di sentire il rumore del mare, il sapore dei ricci, il calore
della terra.
La voce si fa emozione, immagine, alimento per la nostra fantasia. Si
concretizza nei due personaggi, Paolo Corbera, in piena crisi sentimentale dopo
l’abbandono di due donnine di malaffare, e Rosario La Ciura, intento a sputar
(in tutti i sensi) sentenze, mentre è immerso nelle sue letture.
Dal “Caffè Po” di Torino, Zingaretti ci conduce a casa dell’uno e dell’altro: da
una parte il letto, teatro di incontri focosi di Paolo, dall’altra il salone
biblioteca di Rosario. La fotografia sbiadita di un giovanotto in piena forma,
bello, baldanzoso, ferma il tempo della narrazione e ci porta indietro, alla
giovinezza del vecchio professore, alla sua Sicilia, sulle colline che
sovrastano le Saline, al gusto forte ed aspro dei ricci mangiati senza sale,
all’Etna avvolto dai vapori del mattino, al mare che dà la morte e
l’immortalità.
E’ nel mare che vive la fanciulla adolescente dal sorriso che esprime «bestiale
gioia di esistere, una quasi divina letizia», il suo è un «profumo mai sentito,
un odore magico di mare», e la sua voce sembra un canto. E’ la Sirena, creatura
profetica, nella cui voce risuona quella più vasta e terribile del cosmo:
nell’amplesso d’amore tra lei e il giovane di rara bellezza si fondono
conoscenza iniziatica, sapere ancestrale, senso del sacro e del profano.
Zingaretti ci lascia con un’altra lettura, quella di ”Ho sceso un milione di
scale dandoti il braccio” di Montale. La metafora del viaggio, la tenerezza
della figura femminile, capace di cogliere con gli occhi dell’anima il senso
profondo del reale, sono un inno no all’amore e al mistero che avvolge la vita.
Proprio come la Sirena.