Teatro Garibaldi : Carlo Giuffrè in “I casi sono due”
Santa Maria Capua Vetere (CE) – 23 febbraio 2010
Articolo e foto di Damiano Gedressi
Uno straordinario spettacolo andato in scena ieri 23 febbraio al teatro
Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, ha visto calcare il palco al grande Carlo
Giuffrè. “I casi sono due” è il titolo della commedia, scritta da Armando Curcio
e diretta dallo stesso Giuffrè. Attorniato da una Compagnia composta da bravi
attori, su tutti la grandissima Angela Pagano, l’attore napoletano ha curato
dunque anche la regia della commedia, il cui testo è brioso, piacevole, a tratti
anche moderno, e molto spiritoso.
La trama racconta le vicende del vecchio barone Ottavio del Duca, Carlo Giuffrè,
che incarica un’agenzia investigativa di trovare un suo figlio illegittimo, nato
da una fugace relazione con una sciantosa di teatro, in gioventù. Il giovane
viene riconosciuto nei panni del cuoco che presta servizio da poche settimane
proprio nella casa del barone. Questi, interpretato dal bravissimo caratterista
Ernesto Lama, in realtà è un furbone che vive di espedienti. Durante la sua vita
ha sempre girovagato, raggirando le varie persone che ha incontrato. La moglie
del barone, interpretata magistralmente da Angela Pagano, non ha avuto figli dal
marito e ha riversato tutto il suo affetto su di un piccolo cagnolino. Non
approva la decisione del barone suo marito di volersi ricongiungere con un
figlio mai visto. Forse per gelosia, per non aver mai avuto da lui un figlio
proprio, e forse perché oramai, come ella stessa gli dice in uno dei passaggi
più belli dello spettacolo, l’azione di voler riconoscere un figlio, avrebbe
dovuto farla in più giovane età. La commedia prende la via classica
dell’equivoco, e l’agenzia investigativa porta al barone un nuovo figlio,
affermando di aver trovato il suo vero erede. Tuttavia questa nuova scoperta si
rivela errata, frutto appunto di un equivoco, e la verità si ristabilisce ben
presto. Alla fine però, il baroncino-cuoco, vero figlio del barone Ottavio Del
Duca, rinuncia a questa nuova vita che gli si prospetta davanti, preferendo la
sua originaria vita di truffaldino. Abbandona dunque la casa, non prima di aver
lasciato una lettera al padre ed aver rubato tutta l’argenteria. Il barone si
ritrova, come ad inizio spettacolo, nuovamente nell’amara condizione della
solitudine, causata dalla mancanza di un figlio nella propria vita, offrendo
interessanti spunti di riflessione sul tema sempre attuale del ruolo dei
genitori. Il senso morale dello spettacolo è tutto nella battuta: “ I figli
prima o poi, se ne vanno via quando li hai cresciuti tu. Figuriamoci quando a
crescerli sono stati gli altri” che recita in un monologo Giuffrè, rivolto alla
moglie, la Pagano, in una emozionante scena alla conclusione della vicenda.
Lo spettacolo, scritto nel 1945, è una delle più interessanti commedie di
Armando Curcio, il celebre intellettuale napoletano dei primi del Novecento.
Grasse risate e toccanti momenti di riflessione si alternano in un meccanismo
che prevede tutti gli stereotipi della commedia classica, e di tradizione
napoletana; personaggi caratterizzati, l’equivoco che complica la trama, il
lieto fine. Insomma tutto da godere, da vedere e rivedere. Carlo Giuffrè, vero e
proprio maestro del palcoscenico, si muove sapientemente tra il comico e la
riflessione, soprattutto verso la fine, quando perduto da poco il figlio
ritrovato, commenta amaramente “I figli sono tuoi davvero, quando li cresci tu”.
Interessante la scelta registica dello stesso Giuffrè di ridurre a due atti, dai
tre originari, la commedia, che in questo modo guadagna un ritmo ancor più
vivace, e meno prolisso. Il primo e il secondo atto, risultano così riuniti e
s’intuisce, grazie ad un raffinato movimento di scena senza battute, di un abile
Pierluigi Iorio nei panni del maggiordomo, dove sarebbe terminato il primo e
dove sarebbe iniziato il secondo.
Un plauso all’unisono di tutto il teatro rivolto agli attori, che escono più
volte acclamati a gran voce, a raccogliere l’entusiasmo del pubblico è la giusta
conclusione di due ore molto piacevoli in compagnia di uno dei maestri del
teatro napoletano.