Teatro Garibaldi: "La fortuna con l’effe maiuscola"

S. Maria C. V. (CE) –  16 Gennaio 2010

Articolo di Giorgio Ruberti

S. Maria C. V., sabato 16 gennaio. Diciamolo subito, La fortuna con l’effe maiuscola di Eduardo nell’interpretazione di Luigi De Filippo è una commedia che diverte e lascia appagato anche lo spettatore più esigente, vale a dire colui che ieri sera si è recato al Teatro Garibaldi avendo in mente l’inarrivabile modello eduardiano. Certamente aiutati da una commedia non tra le più conosciute e rappresentate, Luigi e la sua Compagnia hanno molto divertito un pubblico, alla fine, ampiamente soddisfatto.
La fortuna con l’effe maiuscola appartiene al filone “umoristico” della produzione di Eduardo (che la scrisse nel 1942 con Armando Curcio), filone caratterizzato da una comicità amara, non “grassa”. In parte questo soggetto anticipa il capolavoro di Eduardo, Natale in casa Cupiello, almeno per quel che riguarda l’ambientazione della vicenda ed alcune situazioni. Il protagonista Giovanni è un pover’uomo, ma onesto, appartenente al popolino napoletano; ogni giorno è costretto a “sbarcare il lunario” per potere andare avanti e permettere di mangiare a lui ed alla sua famiglia (moglie e figlio adottivo “scemo”). Un bel giorno, però, la fortuna bussa a casa sua. Ed essa ha davvero la “effe” maiuscola, dal momento che viene a concedergli la possibilità di ereditare un grosso capitale da un fratello che aveva fatto fortuna in America. Tuttavia, ad una condizione: che Giovanni non abbia figli naturali. Ma proprio il giorno prima Giovanni ha riconosciuto un figlio in cambio di un misero compenso che l’avrebbe aiutato ad estinguere i suoi debiti. E così, da questo impedimento, prendono avvio una serie di equivoci e tragicomiche disavventure, metafora della fatica di vivere.
L’interpretazione di Luigi è apparsa impeccabile. A mio avviso si può indicare in lui piuttosto che in Luca il vero erede teatrale di Eduardo, ovviamente limitatamente a ciò che riguarda la recitazione. Impressionante la somiglianza col grande (a volte ricercata) modello per ciò che riguarda il timbro vocale e la modulazione della voce. Per mimica facciale e gestualità, invece, è sembrato di rivedere il padre Peppino (non annoino questi paragoni, ma credo che la maggiore attrazione per che si reca ad assistere ad una commedia di Luca o Luigi è quella di veder recitare il “figlio di” Eduardo o Peppino). Degna di nota anche la prova di Paolo Pietrantonio nei panni del figlio “scemo” Erricuccio, che con le sue macchiette ha fatto più volte ridere a crepapelle (forse l’unico appunto alla regia di Luigi è proprio nel risvolto della medaglia di questo aspetto, l’aver troppo calcato il ruolo comico di Erricuccio, che a volte sembra il vero protagonista della vicenda).
Alla fine, come anticipato, lungo applauso e soddisfazione generale in un Garibaldi gremito. Si replica oggi alle 18 e 30, con pienone di pubblico e risate assicurati.

Consulta: Teatro Garibald, S. Maria C.V.: programma 2009/10

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