Bottega del Teatro: recensione di “Anima e corpo”
Caserta – 6 Dicembre 2009
Articolo di Rossella Barsali, foto Barbara Barsali
Morirò come le grandi scimmie delle foreste,
libera e sola,
le mani piene di schegge,
gli occhi arsi dal verde e poi,
quasi senza voglia,
qualcuno sbranerà la mia ambizione.
(Cesare Cuscianna)
“L’uomo che inventò la guerra ha ucciso l’umanità” : tutto in questa frase,
detta guardando oltre le spalle del pubblico, detta in un sussurro plumbeo,
detta da Cassandra: perciò bisogna crederle.
10 anni di assedio dei Greci a Troia.
Cassandra, la prediletta di papà Priamo, la più piccola e bella della numerosa
stirpe del re Troiano, è l’unica ad intendersi di politica, l’unica a
comprendere i mutamenti della “ragion di Stato”, a sapere che Elena, la “cattiva
moglie” di Menelao non è più a Troia da tempo, e che quindi il pretesto della
guerra è inesistente, è la solita copertura al predominio economico sui
territori, Dardanelli, in questo caso. L’unica a sedere in Camera di Consiglio,
e a tacere al Consiglio di Guerra, levando la voce invece al Consiglio di Pace,
fino a dare i Buoni Consigli, la famosa notte del Cavallo gravido di soldati
greci, sempre non creduta.
Cassandra è qui e ora, è l’archetipo della donna che sceglie per sé la dote più
preziosa, la purezza, e che quindi, non distratta da altro, ascolta in sé
l’intuito che la rende preveggente: ma chi si cala nella realtà, spesso diventa
iettatore.
Brunella Cappiello diventa Cassandra per quasi un’ora: ogni suo gesto, finanche
un rapido sguardo, è carico di metafora. Si cinge di bende chiare, ed è
Cassandra al tempio in abiti sacerdotali; afferra un drappo dorato che le
scivola dai fianchi, e sta danzando con un invisibile Priamo, in un’invisibile
festa di corte; si ricopre di un tulle rosso sangue, che colora immutabile la
scena, volutamente scarna, e si macchia del proprio e altrui sangue innocente.
La sua chioma incontenibile, rosso –fiamma è “spalla” di se stessa, grande
mattatrice solitaria, evocatrice di riti e guerre, in un susseguirsi di
riferimenti politici di un’attualità disarmante: la spartizione delle
prigioniere troiane, scandita da un altoparlante, quasi si fosse in un
supermercato, agghiaccia e rimanda a tutti i campi di sterminio, gli stupri, e
le infamie di cui le donne, incolpevoli vittime, finiscono per soccombere,
durante e dopo le guerre non volute.
Sottolinea, Brunella, il mutamento delle conseguenze della pubblica sconfitta in
intima tragedia, e lo fa incatenandosi i polsi con bende macchiate di sangue,
simulando la cattività e l’orrore della schiava di sconosciuti vincitori, della
figlia ripudiata dai genitori.
Ma la Cassandra di Brunella, nonostante la tragedia incombente, volge anche in
grottesco il proprio destino e le proprie gesta. La accorta scelta delle
musiche, le bandiere sui Consigli ( di guerra, di pace e buoni consigli), lo
stesso costume di scena, i dialoghi col padre durante le danze, ed il suo
diminutivo (Sandrina), l’accento volutamente partenopeo in certi passi
dell’opera, alleggeriscono l’atmosfera di tutto il lavoro, consegnando al
pubblico uno spettacolo completo sotto ogni aspetto.
Da vedere e rivedere.