Officina Teatro: recensione di “Sante Pollastri – Un brigante al giro d’Italia”
S. Leucio (CE) – 21 Novembre 2009
Articolo di Alessandra Ronza
Una storia autentica in scena: quella di Sante Pollastri, un uomo dedito
all’amicizia e allo sport, brigante gentiluomo amato dalle donne e dalla gente,
e del suo idolo Costante Girardengo, campione di ciclismo.
Lo spettacolo teatrale “Sante Pollastri – un brigante al giro d’Italia”, di e
con Mario Mascitelli offre un’ottima interpretazione teatrale, un racconto che
riesce a trasportare lo spettatore in quei duri anni della guerra, riuscendo a
trasmettere, su di uno sfondo triste, quelli che per un uomo sono valori
fondamentali: aiutare sempre gli amici, la famiglia e non dimenticare le proprie
origini.
La fuga sulla bici e quella dalla polizia e la cattura, l’amico che passa
correndo, il processo, la prigione, i tentativi di salvare sempre e comunque i
“compagni”, la vendetta…
Uno sguardo sulla miseria degli anni fra le due grandi guerre. Una passione, lo
sport, che accomuna due personaggi diversi tra loro, ma che, nonostante il
passare di anni travagliati, riescono per tutta la vita ad andare in bicicletta,
“l’unica cosa che so fare…”.
Una scenografia essenziale e semplice, pochi oggetti in scena: una sedia, una
bicicletta, e una “gabbia”, ed è grazie alla bravura dell’attore, alla sua
passione insita nel recitare, che, lo spettatore, si perde nello spazio storico
e viaggia con la fantasia, immaginando il vivere e la sofferenza di quel
personaggio che ha ispirato anche un artista della musica italiana: Il bandito e
il campione - Francesco De Gregori, che fa da colonna sonora allo spettacolo.
Naturalmente il monologo di Mascitelli è anche un bagno nel clima sociale,
storico e pure musicale dei tempi - quelli fra le due guerre - con le canzonette
allora in voga, ad addolcire un pò l'amaro di un'esistenza agra vissuta
pericolosamente sul filo del rasoio tra la vita e la morte, tra la libertà e la
cella. Questa l'avventura di Sante Pollastri, una vita tra gesta criminali,
fughe, armi e spari. Ma Mascitelli-Pollastri per sparare non usa pistole, usa la
mano con le dita puntate, nel gesto infantile dei bambini. Il pericoloso gioco
della vita nel breve e malinconico spettacolo, al termine del quale il
protagonista è stato a lungo e calorosamente applaudito per la sua incisiva
interpretazione.
Consulta: Officina Teatro
Stagione 2009/10 "Prospettive Contemporanee"