Teatri Di Pietra: Mise En Espace Odissea Penelope
Mondragone (CE) – 13 Agosto 2009
Note sullo spettacolo
La Mise En Espace in collaborazione con Ass.Musicale Tempo Vivo "Odissea
Penelope"
Prosa in concerto per voce recitante e pianoforte
Liberamente ispirato all’odissea di Omero
drammaturgia e regia: Giuseppe Argirò
con Iaia Forte, Sebastian Roggero al piano
Musiche eseguite dal vivo: Albeniz, Allevi, Chopin, Duretto, Matthews, Morricone,
Mozart-Say, Piazzolla, Prokofjew, Sakamoto, Satie, Skrjabin, Tiersen
note di regia
Un’ ODISSEA per l’impegno civile Lo spettacolo ODISSEA PENELOPE,
interpretato da Iaia Forte, ha una portata affabulatoria che si radica
nell’impegno civile. Un’attrice di grande talento diventa così un’interprete
eccellente di tutte le istanze di un mondo femminile che voglia discutere in
maniera costruttiva alternando momenti di riflessione, di ironia, di
drammaticità di tutti i temi che spesso non possono essere affrontati perché
ritenuti marginali in una società in cui l’immagine della donna non è sempre
pari alla sua intelligenza, alla sua carica innovativa, alla sua profondità
psicologica. Lo spettacolo fa emergere le contraddizioni di un’umanità
eterogenea e a volte troppo diversa per poter raggiungere una pacifica
convivenza. Penelope pensando alle vicende di Troia baluardo dell’Asia minore,
non può non riflettere su un conflitto etnico di scottante attualità come quello
tra oriente e occidente. Odissea Penelope rivendica il diritto della donna ad
esistere, a chiamarsi con un nome proprio di persona affermando un’identità
personale che non può essere decisa a priori da nessun sistema culturale, se pur
fondato su una tradizione millenaria. Penelope in questa nuova visione che va al
di là di Omero, pur rimanendo una donna che ama Ulisse, l’eroe del mito, discute
con lucidità tutti gli aspetti oscuri del celebre inventore del cavallo di
troia. Penelope infatti ascrive a se stessa il diritto di poter parlare degli
orrori della guerra sanzionando le malefatte di un mondo brutale che non
risparmia nemmeno i bambini, come testimonia la morte orrenda del piccolo
Astianatte ad opera dello stesso Ulisse che ne decide l’infausta sorte
scaraventandolo giù dalle mura di Ilio. La guerra non è più dunque cosa da
uomini ma viene rivelata in tutta la sua stupidità e inutilità dalla denuncia
civile di Penelope che si rende consapevole di aver sposato un assassino
inventore di ordigni di morte. Il rapporto con la contemporaneità è bruciante ed
immediato: il cavallo di legno non è dissimile infatti dalle tante invenzioni
disumane che uguali ai giochi hanno invece dilaniato i bambini di tutto il
mondo. La drammaturgia si snoda quindi tra diversi motivi quali la solitudine
della donna che deve gestire un mondo che non conta di fronte al potere sociale,
politico, economico, di una società fondata dagli uomini; la violenza e la
sopraffazione che le parti sociali più deboli sono costretti a subire; e infine
la memoria che in questo caso, Penelope donna, è costretta suo malgrado a
tramandare perché nessuno possa dimenticare. Ed è proprio attraverso la memoria
che si consuma la violenza. Le donne devono convivere con il loro dolore muto e
silenzioso, un dolore che non possono nemmeno rimuovere e che sono costrette,
quando è possibile, a trasformare in parole che trovano la loro necessità di
essere, nell’unica forma di rappresentazione possibile: il teatro.
consulta: Teatri di Pietra 2009