I° edizione del festival: Teatri d’anima
Teano (CE) – dal 11 al 24 maggio 2009
Comunicato stampa
La Diocesi di Teano- Calvi e l'Associazione Bereshit teatro organizzano la "I°
edizione del festival: Teatri d’anima" dal 11 al 24 maggio 2009
“La bellezza salverà il mondo”
E’ con la celebre frase di Dostoevskij che il Direttore Artistico Angelo Maiello
ha inaugurato la presentazione della I° edizione del Festival Teatri d’anima,
voluta fortemente da S.E. Arturo Aiello, Vescovo della Diocesi di Teano-Calvi.
La rassegna è un evento straordinario, il primo Festival di teatro della diocesi
di Teano, e nelle parole del Vescovo Aiello è racchiuso il connubio tra Teatro e
Chiesa, che lo hanno spinto alla realizzazione di questo progetto:
“ Il teatro è vettore di cultura, specchio di quanto si agita nel cuore umano,
motore di emozioni e lanterna per cercare l’uomo perduto nel caos delle leggi di
mercato. In quanto espressione di umanità interessa la Chiesa di per sé, ed
ancor più quando agita problematiche inerenti i sussurri e grida dell’anima,
tanto insorgenti quanto più negati.”
I quattro spettacoli che animano la rassegna sono stati scelti per la loro
capacità di far pensare ai “movimenti dello spirito ed alle inquietudini del
cuore che ancora persistono nonostante la congiura del silenzio”.
Così il Direttore Artistico descrive le performance della rassegna: “lo
spettacolo di apertura In nome della madre (11/05/09) della compagnia Theama
Teatro di Vicenza ci parla della straordinaria femminilità di Maria di Nazareth,
il secondo Un giornale di adolescenza (18/05/09), omaggio di un
discepolo,Claudio di Palma, al suo maestro, Enzo Striano, capace di trasformare
la cattedra in un altare che apre alla Vita. Il ricordo di un altro maestro A
don Lorenzo Milani (22/05/09) di e con Angelo Maiello, in uno spettacolo che è
preghiera di ringraziamento per un Padre che ha conosciuto solo attraverso i
ricordi di altri; infine Ceneri (24/05/09)spettacolo di Gilles Coullet ci guida
in un percorso simbolico dalla primordialità della Storia al sorgere dell’
Uomo.”
Il festival avrà come location il suggestivo Teatro Romano (IIsec. A.c.) e
l’Auditorium Diocesano, entrambi a Teano. La speranza di S.E. Aiello è che
“questa rassegna possa avere in seguito respiro nazionale, ponendo Teano
all’attenzione del mondo della cultura. Vietato sognare?”
11 Maggio ore 20.30, Teatro Romano, "In Nome della madre" Theama Teatro
Vicenza
L’adolescenza di Miriàm/Maria smette
da un’ora all’altra. Un annuncio le mette il figlio in grembo.
Qui c’è la storia di una ragazza, operaia della divinità, narrata da lei stessa.
Qui c’è l’amore smisurato di Iosef per la sposa promessa e consegnata a tutt’altro.
Miriàm/Maria, ebrea di Galilea, travolge ogni costume e legge. Esaurirà il suo
compito partorendo da sola in una stalla.
Qui narra la gravidanza avventurosa, la fede del suo uomo, il viaggio e la
perfetta schiusa del suo grembo. La storia resta misteriosa e sacra, ma con le
corde vocali di una madre incudine, fabbrica di scintille. Le notizie su Miriàm/Maria
provengono dalle pagine di Matteo e di Luca.
Qui s’ingrandisce un dettaglio da loro accennato: l’ascensione della natività
nel corpo femminile, il più perfetto mistero naturale.
E’ in fondo senza peso il concorso maschile in questa storia, senza che se ne
senta la mancanza, nonostante la figura di Giuseppe emerga in tutta la sua
umanità. Non è scritto nei loro libri che nella stalla c’erano levatrici o altro
personale intorno al parto. Partorì da sola. Questo è il maggior prodigio di
quella notte di natività: la perizia di una ragazza madre, la solitudine
assistita.
“In nome del padre”: inaugura il segno della croce.
In nome della madre s’inaugura la vita.
18 Maggio ore 20.30, Auditorium Diocesano "Un Giornale di Adolescenza" di
e con: Claudio di Palma
A volte basta ritrovare una foto di anni passati, magari un proprio ritratto, e
rileggere in quello sguardo lontano, e forse anche perduto, tutto il tempo
trascorso. L’osservazione della foto pare avere tra i suoi effetti collaterali
quello di rendere visibile l’invisibile ( il tempo appunto ) e l’immagine stessa
sembra custodire una vita più segreta ( e vera ?) dell’originale. Ci si specchia
nella foto e si misura il tempo esistito tra il proprio volto e quello
riproposto dalla stampa, ci si specchia e si calcola il rapporto tra l’animo
“presente” e quello precedente fissato dall’immagine.
Questo rilevamento di distanze estetiche ed umorali diventa allora un’
opportunità per risalire a fatti, suggestioni, immagini, incontri che in passato
si realizzarono e che la memoria adesso vivifica falsificandoli.
“Un giornale di adolescenza” è l’archiviazione creativa di un rapporto
intercorso a metà degli anni settanta tra un alunno e il proprio professore e
cita nel titolo una delle prime opere di Enzo Striano: il professore, appunto.
E’ uno sviluppo impressionista del ricordo. Evoca istantanee che miscelano senza
ordine apparente gli anni settanta, la storia, la musica e l’intimo pensiero di
un adolescente; il suo rapporto indimenticabile, seppur breve, con un
antiprofessore:
Striano appunto.
Striano, nel suo originalissimo e sincero approccio scolastico ed umano, lascia
nel suo alunno il gusto e l’interesse per una coltivazione consapevole e
ambiziosa di passioni come letteratura, sport e teatro. Lascia una lezione per
cui la cultura sarà sempre un “immenso, serio, faticoso impegno di liberazione”.
Lascia l'idea di una cattedra simile ad un altare laico da cui verificare, nel
confronto, la legittimità dei dogmi e da cui sperimentare una dialettica che dia
parola ai dubbi dell'adolescenza, ai suoi tormenti umorali ed alle sue infinite
ed inattese oscillazioni spirituali. Un luogo in cui le idee aspirino a farsi
carne, da cui si azzardi qualche spiegazione del mondo e intorno al quale nasca
qualche intenso desiderio di cambiarlo.
Un “ Maestro ”ed un suo allievo adolescente.
Tutto si origina e ritorna nella grana rarefatta di una foto che li ritrae
insieme. Tutto si origina e ritorna nelle deformazioni di quello specchio
ondulato che è la memoria.
22 Maggio ore 20.30, Auditorium Diocesano "A don Lorenzo Milani" di e
con: Angelo Maiello
L’incontro con don Lorenzo Milani è stato del tutto casuale. Tanto casuale
quanto felicemente sorprendente. Mi hanno stupito l’attualità delle sue idee e
della sua testimonianza, la profondità del suo pensiero e l’acutezza delle sue
conclusioni, la capacità di descrivere e spiegare aspetti del nostro ambiente
politico e sociale, dando risposte concrete ad interrogativi e perplessità che
non avevano un volto e un chiaro profilo. Più leggevo i suoi testi, più trovavo
quelle pagine vive, dinamiche, capaci di accendere forti emozioni nella loro
devastante, asciutta verità. Subito è nata l’idea di trasmettere e raccontare ad
altri una storia che ancora oggi mi emoziona.
E subito mi è parso evidente una straordinaria teatralità nei testi milaniani.
Lo strumento non poteva che essere una narrazione teatrale, che in poco più di
un’ora evitasse luoghi comuni e soprattutto liberasse il campo da tanta
confusione (dettata spesso dalla non conoscenza), che ancora oggi ruota intorno
a lui. Ecco perché tutto ciò che è detto durante lo spettacolo è estrapolato dai
testi di don Lorenzo.
Questo monologo è anche una personale sperimentazione che parte da una domanda.
Cosa è essenziale per fare teatro? Durante le prove, il lavoro si è limitato
semplicemente a togliere e tagliare per scoprire che paradossalmente il teatro
può fare a meno del teatro (inteso come luogo in muratura), e tutto ciò che c’è
dentro: scenografia, costumi, abbonamenti, direttori artistici. Ma non può fare
a meno di un attore (con un corpo ed una voce) che racconta una storia (meglio
se la storia piace da morire all’attore) a qualcuno. Il resto è secondario. Al
centro del lavoro la storia, in questo caso don Lorenzo, e non l’attore, la
voglia di farlo conoscere, evitando strumentalizzazioni di parte, e non altro.
Un attore vestito di nero si muove in una scena povera di oggetti, parla di
lavoro minorile e di solitudine. Può confondersi con una delle tante storie
negative, tristi e senza speranza che da qualche tempo si vedono nei teatri del
nostro Paese. In realtà non è così: lo spettacolo che nasceva giorno dopo giorno
mi è parso subito diverso. Esso è forte nelle denunce, ma anche con in sé una
voglia di riscatto e perché no di libertà, che evidentemente dà un taglio
positivo e sicuramente non nichilista al racconto, senza cadere in facili e
moralistiche conclusioni.
A don Lorenzo Milani è diventato un monologo per necessità: rischiare di perdere
tempo ed energia per raccontare la storia di un prete morto nel 1967, a molti
non è parsa operazione artisticamente interessante. Mi sono ritrovato da solo
con la convinzione che, invece, era più che mai necessario provarci. Claudio di
Palma ha condiviso la sensazione che questa storia meritava d’essere raccontata
in teatro. Non posso che ringraziarlo per questo.
24 Maggio ore 20.30, Auditorium Diocesano, "Ceneri" di e con Gilles
Coullet
Ciclicità dell’esistenza, ricerca di armonia attraverso un’attenzione costante
al movimento e all’espressione del corpo, sono gli ingredienti di base di
Cendres (Ceneri), ultima creazione firmata e interpretata dal francese Gilles
Coullet.
Organizzato in quattro quadri, Cendres attraversa un suggestivo percorso
simbolico.
Il principio è plasma bianco, una massa magmatica in evoluzione. Emerge un
essere dai contorni definiti. Freddo. L’assenza di carnalità intrappolata dal
labirinto delle ossessioni. Malessere. Disagio. Frantumazione totale.
Resta una macchia nera informe, quasi un’anima nera, mutevole, irrequieta e
dinamica. Dalla sua lacerazione l’origine carnale. Il rituale s’organizza: dalla
primordialità della Storia al sorgere dell’Uomo.
Animato dalle quattro energie, il corpo, fra spasmi, tensioni ieratiche ed
esplosioni nello spazio, s’abbandona al proprio centro.
Banda sonora composta essenzialmente a partire da suoni meccanici ed organici.
Info e programma: www.teatridanima.com,
prevendita biglietti ed abbonamenti presso la Proloco di Teano
e-mail: info@teatridanima.com