Il Laboratorio Teatrale Giovanile “Don Bosco”in “Le Nuvole”di Aristofane
Caserta – 30 Aprile 2009
Comunicato stampa
Consolidato da quattro anni di esperienza sperimentale, il Laboratorio Teatrale
Giovanile “Don Bosco” – composto da allievi ed ex-allievi del Liceo
dell’Istituto Salesiano “Sacro Cuore di Maria” di Caserta – si propone quest’anno
al pubblico, in serata unica con ingresso gratuito, giovedì 30 aprile
alle ore 20,30 presso il Teatro Don Bosco, a Caserta, con uno spettacolo
sapientemente riletto dai giovanissimi componenti.
“Le Nuvole”, di Aristofane, è il frutto di una ricerca ed una elaborazione
sapiente, fatta di confronto e lavoro sui testi e sul palco, a sottolineare il
taglio fortemente sperimentale che vuole essere nel principio stesso del termine
“laboratorio” nel confronto di altra realtà associativa di ambito teatrale.
La mania dei cavalli porta mille debiti. E quando si ha un figlio come Fidippide,
viziato sin da bambino da una madre permissiva, che profuma di croco e di lusso,
non v’è altra soluzione, per il contadino Strepsiade – che profuma, sì, ma di
mosto, di fichi, di pecore – che rivolgersi al pensatoio sofista di Socrate. È
questa la premessa de “le Nuvole”, opera del commediografo greco Aristofane,
vissuto ad Atene nel V secolo.
La realtà socio-politica dell’epoca, segnata dal discorso intorno alla nuova
educazione sofista, diviene l’occasione per mettere a confronto la tradizione
con i nuovi costumi, certamente più accattivanti, ma totalmente irrispettosi di
ogni sano principio. Nuovi modi che condizionano anche l’opera delle nuove
divinità, le Nuvole, appunto, pronte a trasmettere i modi per negare, cavillare,
condurre alla ricerca di una “idea truffaldina”, ma altrettanto ingannatrici e
beffarde, pronte sfruttare per poi vedere, compiaciute, precipitare chiunque
ricorra al loro aiuto.
Alla base della rappresentazione c’è la ricerca sperimentale nel rendere nuova
la polemica e l’ironia pudica di una commedia lontana da noi millecinquecento
anni. I personaggi, stilizzati, si muovono sulla scena all’interno di spazi
onirici e surreali sui quali troneggia un senso di grandezza e fragilità. La
battuta – esasperata in alcuni motivi, per essere più vicina allo spettatore – è
innocente ma scoppiettante, priva di ogni gratuita volgarità ma sempre attenta,
sottile, integrata in un filo sottile che tiene una storia lontana nel tempo, ma
attualissima se letta nella odierna crisi dei valori… e non solo.