La ribellione del Sud in scena al teatro “Caserta Città di Pace”
Puccianiello (CE) – 6 e 7 Marzo 2009
Articolo di Marilena Lucente
“Uommene o Brigante?” . L’interrogativo attraversa l’intero testo teatrale
portato in scena da Anna D’Ambra con l’Associazione Teatrale “Gli esclusi”
al Teatro Caserta Città di Pace.
L’Unità d’Italia si è appena realizzata, ma a quella primavera del marzo 1861,
sono seguite le pagine più nere della storia del Mezzogiorno. Una vera e propria
guerra civile, tra soldati e contadini, tra uomini di potere e gente del popolo.
Sempre e comunque vittime, della fame, delle terre che non ebbero, e delle
ingiustizie.
Il punto di vista degli autori del testo – Elvio Porta e Angelo Manna – è
inequivocabile: brigante era un’etichetta di comodo, un modo per sottomettere la
popolazione, una prova di forza che lo Stato doveva vincere. Anche perché
dall’annessione del Sud, il neonato regno unitario doveva anche guadagnare:
terre, soldi, oro. Briganti ad un certo punto, gli uomini del sud divennero per
davvero. Esasperati dai soprusi e dalla violenza. Ma non persero mai la loro
umanità e il senso di appartenenza ad un Sud dolente e immenso allo stesso
tempo.
(Anche se questa eccessiva schematizzazione briganti tutti buoni, piemontesi
tutti cattivi, lascia delle perplessità. Fu guerra, è vero. Ma le armi le
avevano tutti, anche i briganti che si macchiarono di non poche crudeltà ).
Per meglio esaltare le vicende di un intero paese, il testo ha un impatto
scenico essenzialmente corale. Le singole figure si stagliano sempre su uno
sfondo di personaggi che rappresentano una comunità divenuta – forse per la
prima volta - coesa e consapevole di sé e delle ingiustizie che subisce.
Si racconta del passato guardando negli occhi sul presente. Attraverso la voce
iniziale di una regista che fa partire la “Prova generale di ‘O journo ‘e San
Michele” (che è anche il sottotitolo di “Uommene o Brigante?”). Nel suo discorso
è custodito il messaggio storico (l’unità fu attuata in modo cruento, il sud non
aveva bisogno di essere liberato, anzi, finì per pagare i costi di
ammodernamento di tutta l’Italia) e politico (il federalismo toglie ogni
speranza di cambiamento).
Di grande impatto la ricostruzione filologica del lavoro. A cominciare dalla
lingua, un dialetto oramai lontano nel tempo – e per questo non sempre
comprensibile – che lega indissolubilmente la gente del popolo alla propria
terra sino alla presenza salvifica della musica, autentica espressione di
speranza e di ribellione. Parole e musica, sapientemente orchestrate tra loro,
insieme agli attori – tanti, troppi per citarli tutti – che alternano lunghi
dialoghi e ampi movimenti di scena.
Tra tutti, spiccano le figure di Don Luigi, il prete che cerca di sventare le
sciagure del popolo in nome di in superiore senso di giustizia, e Maria, madre
di due briganti, uno ucciso a soli 15 anni l’altro divenuto capo popolo, che
riannoda in un unico nucleo sentimentale l’amore per la propria terra e quello
per i propri simili. Per entrambi, in una scena chiave che ricorda molto Roma
città aperta, ci sarà la morte, ordinata da giovani soldati piemontesi in cui
pure, proprio Don Luigi e Maria, avevano tentato di scorgere un briciolo di
umanità.
Il pubblico resta schiacciato, come gli attori, dalla prepotenza della Storia.
Ma ammirato dall’impegno di un gruppo teatrale giovane e variegato, e già
artisticamente maturo. Scenografie, costumi e luci comprese.
Comunicato
Venerdì 6 e Sabato 7 Marzo alle ore 21,00, una delle pagine più intense della nostra storia meridionale prenderà vita sulla scena del teatro”Caserta, Città di Pace” di Caserta (Puccianiello). La compagnia teatrale “Gli Esclusi” canta e recita una pagina drammatica della nostra storia, firmata nei testi da Elvio Porta e con musiche originali di Angelo Manna ed Emilio Di Donato. Il titolo dell’opera: “Uommene o Brigante?”- Prova generale di “O Juorno ‘e San Michele”. Alla domanda, sul perché della rappresentazione di questo testo, la regista Anna D’Ambra risponde: “ Ricordo, ancora, dopo ben trentadue anni, l’emozione provata alla prima di “O Juorno ‘e San Michele” a Caserta Vecchia. Fu un vero pugno nello stomaco e la scoperta di una storia diversa da quella dei testi scolastici. Migliaia di soldati dal Piemonte erano stati mandati per sedare quelli che allora venivano chiamati briganti, ma che in realtà erano, per la maggior parte, contadini che reclamavano un’equa distribuzione della terra e della ricchezza. Ed in nome di quella unificazione, non richiesta dal popolo, fummo soggetti a veri e propri massacri, spesso immotivati e di pura rappresaglia. Ho quindi pensato di riprendere questo testo, ampliandolo con un prologo ed alcune nuove canzoni, per spiegarne l’attualità e per sottolineare che l’uomo meridionale di oggi, non ci sta a dover perdere quel sentimento di unità, che è costato tanto sangue ed umiliazioni..
Scontro tra piemontesi e briganti
La legge sul federalismo, al centro delle discussioni politiche degli ultimi
mesi, i toni accesi della Lega Nord, una certa avversione subdola ma reale tra
la gente del Nord e quella del Sud sono alla base della scelta di questo tema.
Il Sud è stato occupato, spogliato e spesso trattato con estrema durezza fin
dagli albori dell’Unità d’Itala. Paesi pacifici come Casalduni e Pontelandolfo,
per fare un esempio di zone vicino a noi, sono state scenario di massacri
indiscriminati da parte delle forze di occupazione piemontesi. Queste sono
verità che non tutti conoscono, e soprattutto non tutti soppesano con la dovuta
attenzione. E’ giusto che il Sud non perda la memoria del prezzo che ha dovuto
pagare per costituire l’Italia, quella stessa Italia che ora la discrimina, dopo
averla usata per rafforzare il potere economico del Nord.“ In “Uommene o
brigante?”, c’è lo smarrimento dell’uomo meridionale di oggi, quando si sente
additare come appendice purulenta di uno Stato, dove il Sud è condizionato e
gestito dalla forza – denaro del Nord.”
L’Opera è corale: protagonisti un intero villaggio e tre figure umane lontane
dall’iconografia tradizionale: un prete, Don Luigi (Mariano Cionti ), che
ricorda certi tenaci pastori di oggi; una donna, Maria Avigliano (Anna D’Ambra),
che sembra cercare un legame con talune figure femminili della tragedia greca,
offrendo il cadavere del figlio come bandiera della rivolta contadina; una
regista teatrale (Mary Castellano), che cerca, attraverso il teatro, di
recuperare in un pubblico sonnolento l’identità di un popolo: un’identità
sommersa nel tempo dalla menzogna storica e dalle regole del profitto moderno.
I Piemontesi sono interpretati da Giuseppe Marotta (il capitano), Salvatore
Santangelo, Danilo Migliaccio, Angelo Argenziano, Giuseppe Melone.
I Contadini sono rappresentati da Raffaele Orefice, Mimmo vastano, Brunella
Cappiello, Raffaele Altieri, Marco Savini, Pasquale Bizzarro, Maria Ranieri,
Daniela Vito, Ambra Zerrillo, Vera Solimando, Maria Antonietta Viglione.
Domenico Terracciano è un brigante, mentre Vittorio di Tommaso, Massimo Savoia e
Domenico Vozza rappresentano i liberali, che, inizialmente, spronarono i
contadini a ribellarsi ai Borboni, con la promessa poi disattesa di una equa
distribuzione della terra.
I musicisti: Emilio Di Donato (chitarra e mandola), Biagio Rossetti (chitarra),
Pina Valentino (percussioni) Luca Rossi (percussioni ), Alessandro De Carolis
(flauti), Peppe Rotolo, Giovanni Giordano, Giacomo D'Angiò (voci). Arrangiamenti di Emilio Di Donato, costumi di Livia Tammaro, Scene di
Anna de Core e Sergio Lieto, Assistente alla regia Sergio Lieto.
Per informazioni, prenotazioni e prevendita
Dal lunedì al sabato dalle ore 17,00 alle 19,00 presso Sede Commissione
Cultura, Comunità “Caserta,Città di Pace”, Via SS.Nome di Maria -
Puccianiello Caserta, Tel. 3381002496- 3494208971
Biglietto € 12,00;