Teatro Don Bosco: Edy Angelillo e Michele La Ginestra in “Radice di 2”
Caserta – 24 novembre 2008
Articolo di Marilena Lucente
Divertente e commovente, riflessivo e pieno di brio, "Alla Radice di due" ha
aperto ieri la rassegna teatrale del Don Bosco. Un cartellone anche quest’anno
diverso da quello di tutti gli altri teatri campani, che rivela la pazienza e la
voglia di cercare e ospitare nomi non troppo inflazionati.
Alla radice di due è un po’ “la solitudine dei numeri primi” al contrario. Un
uomo sin da ragazzino ha sempre odiato la matematica – “un complotto degli
adulti contro i bambini” e per questo la sua “testa boicotta i numeri per
principio” – e tuttavia deve fare i conti per tutta la sua vita con la presenza
e l’assenza di una figura femminile, sempre lei, sempre la stessa sin
dall’infanzia. Difficile capire se si tratta di due rette che scorreranno per
sempre parallele o se, in qualche punto, sono destinate ad incrociarsi.
Guendalina e Tommaso, Gerri e Tom, si conoscono sin da bambini e la loro
infanzia è un girotondo di battimani, pensieri strani di lei, straziante
semplicità di lui, giochi con gli animali e il primo bacio. Subito dopo lei
scompare. Per ritornare poi nell’adolescenza: darkeggiante e persa come sempre,
ed ha trasformato il suo precoce istinto per la morte nella passione per i Cure
e I Sex Pistol. Lui è rimasto lo stesso studente ingenuo, poco brillante, ancora
innamorato. Però con lei tutto è di nuovo possibile, “ogni ora con lei era come
un giro al luna park”. E dopo un altro tratto di strada percorso insieme,
un’altra fuga. Per ritrovarsi nell’età adulta. Adesso sì troppo diversi per
restare vicini: come dimostrato da Euclide, alla radice di due dà un risultato
irrazionale. Come l’amore tra due persone, quando non si assomigliano affatto.
Ma non è forse irrazionale anche la matematica? I due si lasceranno e si
ritroveranno ancora. E proprio Gerri che aveva la capacità di “sentire le cose
quando scadono” (insalata, biscotti, amori) forse questa volta dovrà farsi
sorprendere. E Tom, che più di ogni altra cosa nella sua vita aveva temuto i
problemi (quelli che davano a scuola, quelli del lattaio e del contadino, delle
zampe degli animali e delle casse di verdura da contare), saprà con la
leggerezza, affrontare la più difficile delle questioni: la malattia.
Uno spettacolo interamente costruito sui dialoghi – il testo è di Adriano
Bennicelli - e sulle capacità espressive degli attori. Edy Angelillo parla con
il corpo, Michele La Ginestra con il volto capace, nel senso letterale, di fare
mille facce. Semplice ed efficace la regia di Enrico Maria Lamanna, un po’
troppo scarna la scenografia, eccessivamente asettica rispetto alla ricchezza
del testo, che lascia dietro di sé una scia di emozioni leggere.
Consulta: Teatro Don Bosco: programma della stagione 2008/09