Teatro Garibaldi: Monica Guerritore in “Dall’inferno all’infinito”
S. Maria C. V. (CE) – 16 novembre 2008
Articolo di Arianna Quarantotto, foto di Massimo Amato
Un leggio, un tavolino con una candela accesa, una sedia.
C’è solo Monica Guerritore a riempire il vuoto del palcoscenico. Lei e la
suggestione della sua parola che evoca letture note e meno note, da Dante a
Moravia, da Pasolini a Pavese, passando per Leopardi e Patrizia Valduga. A fare
da filo conduttore è la ricerca dell’io, una dolorosa e faticosa ricerca
attraverso una lingua universale che è quella dell’anima.
E’ un viaggio, quello di Monica, che comincia dall’inferno, quello dantesco,
perché proprio come Dante la Guerritore fa un cammino spirituale, ha bisogno di
rinnovarsi interiormente e vuole farci partecipi di questa "renovatio"
attraverso un’esperienza straordinaria, «oltranzosa», a partire proprio dal
mondo ultraterreno. E’ il mondo dei morti, del lutto, del dolore, è il nostro
inferno, fatto di passioni, amori, illusioni, senza il quale però l’esistenza
stessa non avrebbe significato: senza la morte non sapremmo cos’è la vita.
E così dalle tenebre infernali che avvolgono personaggi come Paolo e Francesca e
il conte Ugolino, la Guerritore ci conduce al dolce naufragio delle passioni e
delle sensazioni, al recupero della vita attraverso il rapporto con “la madre”,
con l’inconscio, verso una libertà assoluta.
La sua è una vera e propria inchiesta sul significato dell’essere, una quête,
come quella dei cavalieri del Graal, ma portata ad estremi limiti attraverso la
forza creativa dell’immaginazione e dalla parola poetica che, nella
straordinarietà dei registri, resta sempre concreta, aderente all’esperienza
umana, al vissuto, al quotidiano
consulta: Teatro Garibaldi, Santa Maria Capua Vetere (CE): programma 2008/09