Teatri di Pietra 2008: La favola di Amore e Psiche
S. Maria C. V. (CE) – 4 Agosto 2008
Articolo di Andrea Russo
“C'era una volta un re ed una regina che avevano tre figlie bellissime.." così
inizia la Favola di Amore e Psiche, parte centrale del romanzo l'Asino d'oro di
Apuleio.
La trama dell'opera, che ha ispirato molte favole moderne, racconta di Psiche
figlia minore di un re che a causa della sua bellezza suscita l'invidia di
Venere. Per volere della dea la giovane diventa preda di un mostro. Ma Cupido,
figlio di Venere, la vede e se ne innamora, la libera e se la porta in un
castello fantastico divenendone l'amante. Alla fanciulla è negata la vista
dell’amato, pena l'immediata separazione da lui. Ma Psiche istigata dalle due
sorelle invidiose non resiste al divieto e spia Amore mentre dorme: ne consegue
la pronta separazione dall’amato. La giovane viene così condannata
all’espiazione della colpa attraverso il superamento di quattro prove. La favola
si conclude con le nozze di Amore e Psiche che diviene anche dea.
Lo spettacolo di questa sera è parte del cartellone della rassegna Capua Antica
Festival curata da Aurelio Gatti.
Dopo il Satyricon” di Petronio Arbitro il regista Renato Giordano rilegge
l’opera di Apuleio ripercorrendo le fantastiche avventure della giovane Psiche
attraverso la fusione di danza, musica e teatro. Per la danza Giordano si affida
alle coreografie di Andrè De La Roche e del suo corpo di ballo. Per le musiche
attinge al repertorio compositivo di Gabriele Coen, Paolo Del Vecchio e Mario
Rivera, sulle cui note Francesca Marini canta, in latino, aramaico e napoletano.
La parola narrata è invece affidata a tre nomi di rilievo del teatro italiano e
cioè Francesca Nunzi, Piero Caretto e Peppe Barra.
Giordano dunque punta su tre elementi descrittivi quali la danza, la musica e il
teatro. Elementi ognuno dei quali, se non ben equilibrati, possono sbilanciare
la lettura di un opera che ha in se come caratteristica la semplicità narrativa
del linguaggio fiabesco. Giordano questo lo sa, e sa molto bene che affidarsi ad
artisti di elevata bravura è una condizione necessaria ma non sufficiente. Il
regista perciò racconta l'opera affidandosi ad una scenografia minimale e a
giochi di luce che fanno da sfondo a dei quadretti deliziosi. Quadri che
esaltano il racconto scenografico e che rievocano, con il divenire del racconto,
deserto, reggia, palazzo, casa degli dei, inferno e paradiso. La delicatezza
dell'anima di Psiche viene descritta in maniera efficace dalla sua interprete
Francesca Nunzi. La rappresentazione è una susseguirsi di dialoghi esilaranti
che rendono l’opera di Apuleio sarcastica e divertente allo stesso tempo grazie
alla notoria bravura di Barra e Caretto. La danza è una tela sulla quale i
personaggi della fiaba si raccontano. La cornice è la bellissima voce di
Francesca Marini che fonde musica e parola in un blocco carico di significati
onirici. Tutti gli elementi risultano perfettamente equilibrati tra loro tanto
da creare suggestioni fantastiche amplificate dagli echi naturali dell'arena
dell'Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere.
Lo spettacolo della durata di un'ora e mezza circa lascia stupefatti per la sua
semplicità narrativa e per l'interpretazione di ogni suo componente. Ancora più
stupefatti lascia invece la scarsa cura di un luogo che invece potrebbe essere
punto di attrazione di altri spettacoli creati e costruiti sulla linea
dell'opera di Apuleio. L'Anfiteatro Campano, secondo solo al Colosseo per
grandezza e numero di posti ieri sera purtroppo si presentava in uno stato di
abbandono quasi totale. Erbacce infestanti e transenne temporanee deturpano un
luogo che potrebbe invece accogliere il pubblico e gli spettacoli che hanno
fatto la fortuna di città quali Taormina e Verona.
Difficoltà a raggiungere servizi igienici attrezzati, scarsità di posti a sedere
(moltissime persone sono rimaste fuori i cancelli), sedie scomode ed in bilico
su pedane trabballanti sono elementi che denotano ancora una volta la scarsa
attenzione verso un pubblico che ieri sera ha dimostrato di essere attento e
fedele. Molti gli stranieri tra gli spettatori, in platea si sentiva parlare
tedesco, francese e inglese. Questo da un lato mi ha reso orgoglioso della mia
città. All'uscita però mi è bastata la vista di un cumulo di materassi
abbandonati nei pressi dell'Anfiteatro per far si che questo orgoglio se ne
andasse subito in fumo.
“Se vuoi essere felice, anima mia, non voler sapere com'è fatto il tuo amore”
questa la morale della favola di Apuleio. "Se vuoi esser felice, anima mia, non
voler sapere, cosa hanno fatto gli amministratori del tuo paese e soprattutto
noi che li abbiamo negli anni votati".
consulta: Teatri di Pietra 2008