Teatri di Pietra 2008: "'O cunto d'o surdato"
S. Maria C. V. (CE) – dal 30 novembre 2007
Articolo e foto di Federica Roano
Nel suggestivo ed ammaliante anfiteatro romano di Santa Maria Capua Vetere,
ieri, sabato 2 agosto, Lello Arena ha narrato ad un rapito pubblico, la
storia di un soldato, metafora dell'inafferrabile felicità che da sempre sfugge
a noi umani. "'O cunto d'o surdato" è un'emozionante traduzione rigorosamente in
napoletano della "Historie du Soldat" di Ramuz, con musiche di Igor Stravinskij
eseguite dall'orchestra diretta da Orazio Tuccella.
La scenografia, essenziale ma efficace , dà spazio, oltre ad un quasi sempre
presente Arena, voce narrante e dispensatore di consigli, a Yari Gugliucci nella
parte del soldato, Bianca D'Amato nella parte del Diavolo e Teresa Rossi nella
parte della principessa.
La storia narra di un povero soldato che si aggira stanco per le strade della
città suonando il suo amato violino, unica fonte di pace. Afflitto da fame e
sete però, cede alle lusinghe di un mercante che gli offre un libro incantato,
capace di ogni ricchezza, in cambio del suo umile strumento. Il soldato tra
dubbi e scanzonature, gli cede il suo violino. Improvvisamente la sua vita
cambia, diventa ricco, acquista castelli e beni di ogni genere. Ma, come recita
il detto, "quando il Diavolo ti accarezza vuole l'anima", così, si ritrova senza
più un passato, viene dimenticato dai suoi cari, dalle sue genti e dai suoi
luoghi. Diventa un uomo senza passato e senza legami, inavvicinabile perché
etereo e quasi evanescente .
Triste per la sua paradossale situazione, si rifocilla in una locanda dove
apprende che una principessa, stregata da un incantesimo, verrà data in sposa a
chi riuscirà a renderla di nuovo libera dal maleficio. Il soldato, desideroso di
avere l'amore di una donna tutto per sé, si reca al castello, dichiarandosi
"soldato medico" ed incontra la principessa, la quale esige una serie infinita
di prove per dimostrarle il suo amore. Rifiutatosi, la principessa gli chiede di
risolvere tre indovinelli che apriranno le porte del suo cuore. Il soldato
indovina i primi due, sbagliando il terzo e venendo così condannato a morte.
Avvilito dalla sua situazione, decide di svincolarsi dal maleficio del libro che
il Diavolo gli aveva regalato per tornare ad avere un passato ed un'identità.
Scommette, proponendo al Diavolo una partita a carte, tutti i suoi averi,
sapendo che così avrebbe sciolto l'incantesimo. Così, perdendo la partita, si
riappropria del violino e va dalla principessa, la quale rimarrà incantata dal
suono dello strumento e deciderà di sposarlo e di salvargli quindi la vita.
Sembra che la felicità sia stata raggiunta, quando ad un tratto la principessa
esige di conoscere qualcosa del passato del suo amato, chiedendogli di conoscere
la sua famiglia. E, con la speranza nel cuore che la mamma lo riconosca, il
soldato si avvia in città alla ricerca della sua identità. Ma sarà proprio lì
che il Diavolo si ripresenterà e, offrendogli chissà quale altro prodigio,
riuscirà ad avvinghiarlo nuovamente e ad averlo tutto per sé.
Come a dire che, quando si è felici, sembra sempre che manchi qualcosa alla
perfezione, ignorando che la felicità è fatta di piccole cose, di sentimenti, di
sorrisi e di affetti che esulano dalla perfezione in quanto figli dell'animo
umano.
consulta: Teatri di Pietra 2008