Al Teatro Garibaldi: Separazione
S. Maria C.V. (CE), 5 Aprile 2008
Articolo di Laura Maria Vavuso
“Separazione”, andato in scena ieri sera, Sabato 5 Aprile, al teatro
Garibaldi di S. Maria C.V., è un testo di Tom Kempinski davvero molto bello. E’
la storia di un rapporto telefonico tra Sara, attrice newyorkese, e Joe,
sceneggiatore londinese, separati, appunto, da un oceano. I due non si conoscono
personalmente, ma solo telefonicamente. Un giorno infatti, Sara pensa di portare
in scena, vestendo i panni della protagonista, una commedia scritta da Joe;
ritiene giusto, però, chiedergliene prima il permesso, e così lo chiama. Tutto
finirebbe qui, se Joe non fosse tremendamente solo, rintanato da anni nel suo
appartamento ed alle prese con le sue ipocondrie. Soffre di agorafobia in
seguito all’abbandono da piccolo da parte dei genitori, vive perennemente sul
divano, mangia più del dovuto, non cura la propria igiene né la casa, dove il
disordine regna sovrano. Inoltre, non riesce più a scrivere, e combatte giorno
dopo giorno con quella pagina bianca che ha difficoltà a riempire. La sua
solitudine gli fa nutrire un bisogno disperato di parlare con qualcuno, e di
uscire dal guscio opprimente nel quale si è rinchiuso. E Sara, ignara di questa
situazione, gliene offre la possibilità. Ma…anche Sara non vive una condizione
serena, anche lei è alle prese con la sua solitudine che, però, affronta
diversamente, in maniera propositiva. Si dedica al lavoro che ama spendendovi
tutte le energie e, soprattutto, cerca di essere più forte dell’handicap agli
arti inferiori che ha sin da bambina e che, periodicamente, la sottopone a
ricadute. Ne vien fuori un temperamento combattivo, energico, proprio di chi
cerca di non arrendersi mai, di tirar fuori il meglio di sè, di assaporare le
cose belle che la vita può donare. Così, senza rendersene conto, con le sue
telefonate frequenti offre a Joe un rifugio, e Joe vi si aggrappa come all’unica
occasione per avere un contatto col mondo. Ad un certo punto Sara, risoluta,
decide di andare a Londra per conoscerlo ma, dopo poco tempo trascorso assieme,
Joe la allontana. Trascorrono molti mesi durante i quali i due non si sentono e
poi, di nuovo, telefonate, in cui la donna tira fuori tutta la sua acredine
verso quell’uomo al quale avrebbe voluto dare tutta se stessa. A questo punto
Joe comprende ben chiaramente l’importanza che Sara riveste e fa un passo
indietro. Così, Joe dà una lezione importante allo spettatore, perché lo invita
a lasciare aperta la porta del cuore, a non chiudersi a riccio dinanzi a ciò che
non si conosce e che potrebbe far paura, e alla prospettiva di vivere emozioni
intense, delle quali può sfuggire il pieno controllo.
L’opposizione tra la vitalità di Sara e la chiusura ipocondriaca di Joe emerge
non solo dal testo, ma anche dalla scenografia, dai costumi, dalle luci, dai
movimenti degli attori. Joe veste con colori scuri e cura poco la sua immagine,
Sara è spesso in abiti chiari e tiene molto alla cura di sé; Joe si muove in
maniera ripetitiva e tutta la sua figura risulta appesantita, mentre Sara si
muove leggera, trasmette voglia di vivere e di essere felice. Il palcoscenico,
infine, è diviso in due parti- aspetto emblematico della “separazione”: da un
lato il soggiorno cupo e disordinato dell’uomo, dall’altro la camera da letto
della donna, con una finestra con vista su Manhattan.
Gli attori, Marina Thovez e Mario Zucca, hanno interpretato magistralmente il
dramma dei due personaggi, calandosi perfettamente nella parte. Hanno guidato,
unici protagonisti, uno spettacolo di circa un’ora e mezzo ipnotizzando gli
spettatori, grazie al vivace movimento che hanno saputo imprimere alla
recitazione. Debolezza, passione, ambizione, meschinità, umiltà: “Separazione”
contrappone atteggiamenti mentali, modi di relazionarsi e di intendere la vita,
nei quali molti di noi possono ritrovarsi e trovare uno spunto per mettersi in
discussione.
Consulta: Teatro Garibaldi, programma 2007/08