"Indovina chi viene a cena"... al Garibaldi
S. Maria C. V. (CE), 27 Marzo 2008
Articolo di Laura Vavuso
Giovedì 27 marzo, gli eccezionali Gianfranco D’Angelo e Ivana
Monti hanno portato in scena, al Teatro Garibaldi di S. Maria C.V., un
classico del cinema americano degli anni ’60, “Indovina chi viene a cena”.
Ovviamente, il titolo ha richiamato gli spettatori in massa, curiosi di
assistere alla piece teatrale di un testo scritto per il cinema americano di
cinquant’anni fa: ferma restando l’adesione alla trama, quanto il regista
Patrick Rossi Gastaldi ne sarebbe stato fedele o quanto invece l’avrebbe
liberamente maneggiata? Avrebbe rispettato le sequenze sceniche o avrebbe
scelto di focalizzare l’attenzione su alcuni momenti ben precisi? Avrebbe
riprodotto gli schemi culturali della buona borghesia americana del tempo o
se ne sarebbe discostato? E ancora, il tono sarebbe stato lo stesso? Gli
attori sarebbero riusciti, in un contesto delicato come quello teatrale, a
trasmettere la stessa carica emozionale del film?
A queste domande, possiamo provare a dare una risposta. Sostanzialmente lo
spettacolo, in due atti, della durata complessiva di novanta minuti, è
affrontato in maniera sicuramente leggera rispetto al film. L’ansia, gli
interrogativi, il tentativo di dissuadere la figlia dal compiere il passo
del matrimonio col giovane medico di colore sono attenuati, filtrati da
gesti e atteggiamenti che inducono più al riso che alla riflessione. Anche
qui lo spettatore viene invitato a riflettere sui pregiudizi razziali e sul
bigottismo variamente presente anche presso le società più evolute, ma
questo momento dura poco, perché la scena è ritmata, i cambi rapidi e
l’attenzione dello spettatore viene subito distolta e indirizzata altrove.
Gianfranco D’Angelo è sì un padre preoccupato, ma un padre che non ha perso
il gusto per la battuta, anche in un momento simile, che chiama in causa
l’avvenire della figlia, il patrimonio di idee di cui è portatore assieme
alla moglie e che con la moglie hanno cercato di trasmettere alla giovane.
Il confronto tra le due coppie di genitori c’è, ma anche questo avviene in
un tono più pacato, meno travagliato che nel film. Ampio spazio viene dato
ai confronti vari: quello tra madre e figlia, quello tra madre e figlio, tra
le due madri in veranda e tra i due padri seduti alla scrivania. Il dialogo
tra la madre di colore e il padre bianco è molto simile a quello
cinematografico, in cui la donna invita il suo interlocutore a mettere da
parte il cosiddetto buonsenso in favore della passione che lega i due
innamorati.
Per concludere, “Indovina chi viene a cena” merita sicuramente d’essere
visto, perché il giudizio sul confronto tra le due versioni è comunque, in
ogni caso, soggettivo, e perché i due attori protagonisti sono stati
veramente, veramente bravi.
Consulta: Teatro
Garibaldi, Santa maria Capua Vetere (CE): programma 2007/08