All'Officina Teatro il “Il Macero”

Caserta, 9 Febbraio 2008, dal romanzo di Nanni Balestrini

Articolo di Laura Maria Vavuso

Ieri sera 9 Febbraio (con replica il 10), nella cornice di Officina Teatro a San Leucio, l’attore e regista Roberto Solofria ha messo in scena “Il Macero”, un monologo tratto dal libro “Sandokan- storia di camorra” del romanziere Nanni Balestrini, pubblicato qualche anno fa.
Il Macero prende le mosse dalle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto Sandokan, al secolo Francesco Schiavone, capo indiscusso della camorra casertana, e si snoda attraverso la descrizione che di questo personaggio, e del territorio da lui controllato, ne fa un adolescente nato e cresciuto a Casal di Principe, terra natale di Sandokan e sede del suo quartier generale. L’adolescente, interpretato da Solofria, racconta dei meccanismi che governano gli affari malavitosi nel suo paese, delle quotidiane difficoltà che un quindicenne incontra durante il suo percorso di crescita in un territorio ormai assuefatto a corruzione, scarsa moralità, ottusità imperante, omertà disarmante, che abbrutiscono, che logorano il cervello prima ancora che questo abbia avuto la possibilità di aprirsi al mondo, di espandersi e sviluppare una coscienza critica. Le menti dei ragazzini, costretti a crescere in territori moralmente-e non solo-inquinati, sono ottenebrate dal fascino marcio emanato da tali individui, dal potere che evocano, e li emulano, mirano a diventare come loro, a costruire castelli di denaro sporco. Così, tra l’altro, si prestano a far da sentinelle alla camorra, ossia a svolgere il ruolo di «muschilli», per ingraziarsi il favore dei capi.
Nello squallore di un simile contesto, cosa fa l’adolescente protagonista del Macero? Osserva, racconta, denuncia soprusi ed assurdità tipiche del ««sistema». Narra di quando, lavorando al macero, nelle lunghe, interminabili file trascorse ad aspettare il suo turno per poter gettare la frutta che aveva sul suo trattore, si vedeva puntualmente superato da altri colleghi che, assieme alla frutta, mandavano al macero materiale inquinante di ogni genere, metallo compreso: il tutto, sotto gli occhi di poliziotti e finanzieri e sotto la calura estiva, per dare una mano in casa, mentre i coetanei andavano al mare in motorino con le ragazze. Già, le ragazze…Approcciarle era un’impresa: quelle del paese non davano corda, timorose di eventuali chiacchiere; quelle degli altri paesi, considerando i ragazzi di Casale dei probabili cafoni- data la provenienza- se ne tenevano ben distanti. Il risultato era che l’unico svago finiva con l’essere il bar del corso del paese, luogo di ritrovo di ragazzi pronti a giudicarti male se assumevi un comportamento un minimo decente. Non solo: la camorra, in un’occasione, mostrò di poter avere la meglio pure sul sentimento religioso popolare! Il protagonista ricorda infatti di quando la sfilata della statua della Madonna per le vie del paese fu posticipata, dal parroco stesso, dalle 19 alle 22 per consentire ai “capi” di seguire una trasmissione all’epoca molto amata! Altre denunce sottolineano l’impossibilità di eleggere e riunire un consiglio comunale regolarmente, o la diffusa pratica dei furti alla Stato per mezzo delle agenzie assicurative: malcostume, questo, ancor più tollerato perché non comporta spargimento di sangue, ma solo un po’ di furbizia. La furbizia degli stolti.
Comunque, terminati gli studi, il narratore fugge a Milano, trova un lavoro e garantisce di non far più ritorno in quei luoghi incancreniti.
Un giudizio per Solofria, per il testo liberamente tratto dal libro di Balestrini, per tutta l’organizzazione che sovrintende il progetto culturale di Officina Teatro: ECCEZIONALI. Soltanto sincere parole di stima e merito possono essere rivolte ai responsabili della cooperativa Mutamenti e ai direttori artistici di Officina Teatro Roberto Solofria e Michele Pagano. In questa nuova cornice culturale si percepisce immediatamente l’amore vero per il teatro, per la crescita culturale di un territorio di cui spesso si parla solo per circostanze poco edificanti. Il fine ultimo di questo laboratorio, infatti, non pare essere tanto quello di conquistare le luci della ribalta, ma di crearsi uno spazio nel panorama teatrale casertano ed offrire un’alternativa di spessore alle talvolta spicciole forme di rappresentazione artistica offerte.
Dunque- per aver offerto a Caserta un’opportunità del genere di crescita e di riflessione- grazie, grazie, mille volte GRAZIE!

consulta: Programma di Officina Teatro - San Leucio

Casertamusica.com - Portale di musica, arte e cultura casertana. Testi ed immagini, ove non diversamente specificato, sono proprietà di Casertamusica.com e della Associazione Casertamusica & Arte. Vietata ogni riproduzione, copia, elaborazione anche parziale. Tutti i diritti riservati.