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S. Maria C.V., venerdì 30 novembre. Con la rappresentazione del dramma
lirico Pagliacci riapre alla grande il Teatro Garibaldi. Nella nostra provincia
non capita spesso, infatti, di poter assistere ad un’opera lirica, con la
conseguenza che gli appassionati casertani di melodramma sono spesso obbligati
a recarsi presso altri teatri, come il San Carlo di Napoli. Oggi, e domenica in
replica alle ore 17.30, il Teatro Garibaldi e la città di S. Maria C. V.
offrono questa possibilità assolutamente da non perdere, non solo per gli
abituali frequentatori del teatro lirico ma anche per tutti gli appassionati di
musica e di cultura in generale.
Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, di cui ricorre quest’anno il
centocinquantenario della nascita, è senza dubbio un patrimonio della nostra
cultura, musicale e sociale. Un melodramma italiano di fine ‘800 tuttora in
repertorio, e giustamente. L’opera che nel 1892 procurò notorietà in tutto il
mondo al suo giovane compositore (nato a Napoli nel 1857), si andava ad
innestare in quel filone di melodrammi cosiddetti “veristi” inaugurato due anni
prima dalla fortunata “sorella” di Pagliacci, Cavalleria rusticana di Pietro
Mascagni. Come quest’ultimo, anche il dramma di Leoncavallo è incentrato su una
storia di amore, tradimento, gelosia e morte. Una di quelle storie come se ne
sentivano tante nella cronaca di allora — e di oggi, potremmo dire. La vicenda
dell’attore Pagliaccio tradito dalla giovane moglie Nedda, e per questo da lui
assassinata insieme al suo amante Silvio, si ispira ad un fatto di cronaca nera
realmente accaduto in Calabria, e a suo tempo giudicato dal padre di
Leoncavallo, magistrato a Cosenza. Il giovane compositore pensò bene di farne
il soggetto di un dramma lirico in due atti, di cui compose anche i versi del
libretto (caso rarissimo nella storia del melodramma), quando l’analoga storia
del soggetto di Verga musicata da Mascagni stava facendo impazzire l’intero
mondo musicale di allora.
Oggi quest’opera è messa in scena dalla compagnia del tenore Carlo Bini in una
produzione di ottimo livello, che non sfigurerebbe neppure in un Teatro non di
provincia: scenografia appropriata alle esigenze di un’opera verista e costumi
davvero molto belli; momenti coreografici in apertura dei due atti che non
disturbano il soggetto inscenato. Un discorso a parte merita invece
l’esecuzione musicale, nel suo complesso apparsa buona: ottima, e non poteva
essere altrimenti, l’interpretazione del tenore Carlo Bini nei panni del
protagonista Canio; buona quella degli altri personaggi, a partire da Marina
Fratarcangeli (Nedda-Colombina), fino a Carlo Morini (Tonio-Taddeo), Giancarlo
Sorrentino (Beppe-Arlecchino) e Piero Guarnera (Silvio). Un po’ meno buona è
sembrata la performance del coro, che in alcuni punti è apparso in leggera
sfasatura rispetto all’orchestra diretta dal m° Stefano Seghedoni; il quale si
è reso protagonista di una buona prova, anche se qualche piccola sbavatura è a
lui imputabile, non solo nella gestione del rapporto coro-orchestra ma anche
nel rapporto orchestra-voci, con le seconde a volte soprafatte dalla prima (in
particolare nel Prologo, dove la voce di Tonio è stata del tutto coperta in
momenti in cui la comprensibilità del messaggio cantato è fondamentale).
Nel complesso è stata una bella serata, per il Teatro Garibaldi ma anche per
l’intera città di Santa Maria. Il pubblico che riempiva la sala è rimasto
completamente soddisfatto, comprese le tante autorità che sedevano in prima
fila. Per la replica di domenica alle 17 e 30 è previsto di nuovo il pienone,
ma tentare di esserci vale proprio la pena.
Consulta: Teatro Garibaldi:
programma 2007/08 |
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