Teatro Comunale: Ippolita
Caserta – 27 Aprile 2007
Articolo e foto di Dario Salvelli -
www.dariosalvelli.com
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La Grande Storia è ricca di vicissitudini che reclamano di non essere
dimenticate: una di queste è la "Caccia alla Streghe", spaventoso e
plurisecolare fenomeno che con motivazioni oscure ed ignote ha colpito un
numero considerevole di donne accusate di praticare la Stregoneria e le arti
magiche.
Venerdì 27 aprile la compagnia Teatro Karawan ha presentato nell'ambito
della rassegna "nuovoTeatro casertano", lo spettacolo "Ippolita", un viaggio
che attraverso le diversità affronta il problema della persecuzione delle
donne, svelandone la solitudine ed il disagio provocato dalla cultura della
società del 1600, ma non solo.
Ippolita infatti è una bambina di circa 10 anni che cresce in campagna, in un
ambiente chiuso e a lei non adatto: diversa da tutte le altre, perchè più
bella, sognatrice, amante della natura, viene vista dalle altre persone con
sospetto e disprezzo per le sue qualità ed i suoi comportamenti.
Lo spettacolo inizia con il processo ad Ippolita in cui il giudice partendo dal
fondo del teatro spezza con voce accusatoria il silenzio del pubblico:
l'avvicinarsi al palco e l'interagire con chi davvero conosce la storia di
Ippolita è un susseguirsi di mistero e scoperte terrificanti.
Le tre attrici presenti sul palco sfogliano come le pagine di un libro la
storia di Ippolita mediante la semplice e raffinata scenografia, raccontandola
in un gioco di ruoli ricco di intensi cambi ritmici, di interazioni e
situazioni suggestive: che Ippolita sia speciale se ne accorge anche un ragazzo
della sua età, Biagio, il "bimbo scemo", che di lei s'innamora così tanto da
mettere a rischio la propria identità maschile brutalmente attaccata dagli
altri abitanti del Paese che lo inseguono e lo torturano allo scopo di
evirarlo.
Lo stesso giudice, l'unico attore maschile in scena, rivive nelle vicende di
Ippolita le sue: l'abbandono dei genitori e soprattutto della madre, che
disperatamente ed invano cerca di chiamare per ricevere finalmente un pò di
attenzioni.
Lo spettacolo si snoda e scorre in attimi che trasmettono allo spettatore un
senso di angoscia, di emozioni forti e talvolta buie; non mancano momenti che
con il ballo e l'introspezione esprimono la decadenza rappresentata da un testo
elegante, diretto ma mai banale.
Lo spazio scenico è reso espressivo non solo dalla forza delle interpretazioni
degli attori ma anche da due componenti fondamentali: la costruzione delle luci
che caratterizzano con nitidezza e senza forzature i personaggi e le bellissime
musiche che aprono e chiudono la rappresentazione dandole il sapore di una
favola moderna che arriva al finale trasmettendo al pubblico lo stesso pathos
dell'apertura dello spettacolo.
La storia di Ippolita - giustiziata e messa al rogo da pregiudizi ed accuse
infondate - giunge fino ai giorni nostri con una forza nuova e drammatica che,
grazie alla bravura degli attori, della particolare e precisa ideazione
scenica, della scelta delle musiche e dei semplici ed efficaci costumi, ci
mostra l'importanza della presenza delle diversità e dei suoi risvolti. Perchè
Ippolita vive e gioca in ognuno di noi. |
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