L’amore come forza misteriosa e travolgente che sconvolge abitudini personali,
costumi sociali e valori etici fino a condurre all’annichilimento ed alla morte
(il buon vecchio binomio Eros e Tanato insomma): è questo il leitmotiv di “Le
Baccanti (Euripide now)”, secondo appuntamento della manifestazione Teatri di
Pietra presso il teatro romano di Teano. Dioniso, incarnatosi e sceso tra i
mortali nelle vesti di un biondo giovane, diffonde la pratica dei baccanali e
proclama la grandezza del nuovo dio dell’estasi e del delirio. Contro di lui si
schiera Penteo, governatore di Tebe, che pagherà il suo scetticismo e la sua
opposizione con la vita, finendo atrocemente ucciso dalla madre Agave unitasi
alle baccanti. Questa in breve la trama del testo euripideo che viene però
completamente sconvolta dall’elaborazione di Francesco Di Marco. L’opera
infatti viene riproposta in una forma sintetica e frammentaria ponendo
l’attenzione non sulla trama, ma sulle dinamiche emozionali che animano la
tragedia. Il misterioso legame che unisce Amore e Morte diventa così la chiave
di lettura attraverso cui interpretare e stabilire nessi con altre opere: dal
film “Le conseguenze dell’amore” alla “Morte a Venezia” di Thomas Mann. Pesano
sulla buona riuscita dello spettacolo troppi momenti di lentezza dovuti
soprattutto alla ricerca, da parte degli attori, di un’enfasi declamatoria
talvolta eccessiva. Così come appare eccessiva e forzata la retorica dei gesti
che comunque, quando espressa con maggior naturalezza, risulta uno degli
elementi più interessanti di questo spettacolo.
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