Teatro Comunale: Alessandro Gassman in “La forza dell’abitudine”

Caserta – dal 23 al 26 Febbraio 2006

Articolo e foto di Pia Di Donato


Caserta, 23 Febbraio. È certamente insolito entrare nella familiare sala del Teatro Comunale e trovarvi ... un circo! Ad accogliervi è il presentatore in frac e tuba (come la migliore tradizione vuole) che vi fa accomodare lamentandosi ostentatamente per la polvere e per l’inettitudine dell’inserviente che, con l’indimenticabile scatola-banchetto, vi offre caramelle e, quando non osservato, addirittura tutto il banchetto. Intanto gli acrobati sul palco provano e riprovano … insomma siamo proprio in un circo vecchio stile. Ma è l’unica nota allegra nel dramma de “La forza dell’abitudine”. Il circo è davvero “scalcagnato”: il proprietario è il signor Garibaldi, un vecchio despota, la trapezista è una goffa nipote del proprietario presa in sostituzione della madre (morta per un salto azzardato), il domatore è un’altro nipote la cui unica qualità è di essere il dessert preferito del leone, il presentatore è anche uno scarso prestidigitatore e i soliti clown fanno da cuscinetto sia durante gli spettacoli che fra gli alterchi dei protagonisti. Il circo ha due uniche certezze: la prossima tappa a S. Lugo lo Capo (inesistente in Italia, ndr) considerata la peggiore fra tutte le destinazioni e la necessità di eseguire il Quintetto in la maggiore op. 114 (detto “della trota") di Schubert per violino, viola, violoncello, contrabbasso, pianoforte
Nonostante l’improbabile nome, la composizione, che fu pubblicata postuma a Vienna nel 1829 e divenne uno dei lavori più popolari ed amati della produzione schubertiana, esiste realmente ed ha una certa difficoltà di esecuzione: è questa difficoltà che è diventata l’ossessione del signor Garibaldi che ha ormai obbligato i suoi artisti, ogni giorno dopo lo spettacolo, ad imparare a suonare uno strumento ed provare il quintetto fino ad ottenere “l’esecuzione perfetta”.
Ma è forse questa ossessione, questa abitudine, che tiene ancora in vita il circo.
Personalmente considero questo spettacolo un bella prova di carattere di Alessandro Gassman: la rappresentazione si muove al limite del grottesco e lui stesso è irriconoscibile sia nel volto, è truccato da vecchio decrepito, che nella voce. La sua interpretazione quindi fa a meno di quelle caratteristiche piacevoli, il bell’aspetto e una calda voce, che l’hanno reso famoso in altri ruoli.
Bravi anche gli atri interpreti, Sergio Meogrossi nel ruolo del domatore e il malinconico Paolo Fosso nel ruolo del prestidigitatore.
Dolcissimi infine, Walter, Giancarlo, Kevin e Sue Ellen Colombaioli nei ruoli rispettivamente dei clown, dell’acrobata e della nipote trapezista.
Mi fa piacere, in chiusura, accennare alla famiglia Colombaioni. È un nome nella storia circense e portano avanti da anni un’esperienza tra teatro e circo; in particolare si distinguono per la perfezione nella tecnica del clown.
 

 

 

 

 

 

 

 

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