Scheda a cura di: Massimo Pieri,
Emilio Di Donato, Nicola Di Caprio
nella
foto: concerto al Jazzy (CE), Aprile 91
Nicola Di Caprio: "Il gruppo dei 100 Club nacque per scherzo in quanto
io ed Agostino (che, insieme a del Vaglio suonavamo con i Countdown, fino a quando
gli Avion non me li soffiarono) decidemmo che per il solo fatto che Landolfi fosse
il solo punk praticante di Caserta avrebbe dovuto cantare. Poi ci fece sola
Silverio d'Aria al basso (con manico a forma di banana) e Emilio fu la nostra
salvezza"
Emilio: Il 26 Ottobre 1982
andai a trovare il mio amico Nicola Di Caprio, che stava suonando con un gruppo nella sua
cantinola ad un volume allucinante. Daniele Landolfi e Agostino Di Scipio avevano appena
messo su un gruppo punk che avrebbe dovuto nascere e morire nel giro di una settimana
(poichè Agostino era a quel tempo impegnato a tempo pieno con gli Avion Travel), giusto
il tempo di fare un concerto il 30 di quel mese. Mi trovai bassista per caso, e nelle
prove che seguirono più volte pensai di aver perso l'udito (il volume era veramente, ma
veramente alto). Daniele e Agostino avevano le idee molto chiare e in poco tempo misero su
una ventina di pezzi tiratissimi.
Nicola: "Il concerto dei
100 Club era all'Embassy di via Maielli regno dei filonisti di mattina e locale di serie B
di sera per acchiapponi indefessi e spesso e volentieri solo fessi"
Emilio: Sia io che Nicola
eravamo dei punk alquanto improbabili (Nicola era timoroso del giudizio del suo maestro di
batteria Gino Izzo, io invece suonavo con uno spartito davanti, non avendo avuto il tempo
di memorizzare tanti brani). Agostino e Daniele erano invece perfetti nel loro ruolo: la
chitarra di Agostino è la più moderna e aggressiva che abbia mai sentito, e Daniele
urlava i suoi testi con una rabbia a me sconosciuta.
Ho ritrovato una vecchia cassetta delle prime prove, con la scaletta
della prima serata che riporto di seguito: Anarchy in UK (Sex Pistols), Holidays in the
sand (Sex Pistols), Public Image (PIL), No one is innocent (Sex Pistols), Fear in the
western world (Ultravox!), Never trust hippy (100 club-Di Scipio), Seventeen (sex
Pistols), Police on my back (Clash), I'm so bored with the USA (Clash), We must bleed
(Germs), Bodies (sex Pistols), Fun Time (Iggy Pop), Someone (100 club-Di Scipio).
Comunque il concerto andò benissimo, e la mattina dopo ci vedemmo
tutti e quattro di mattina presto, a piazza Vanvitelli, per raccogliere i commenti "a
caldo" della esibizione, e più di una persona pregava Daniele e Agostino di non
sciogliere il gruppo, ma loro furono irremovibili.
Massimo Pieri: Il
30 ottobre del 1982 mi telefonò Davide del Vaglio, allora bassista negli Avion Travel,
per invitarmi a un concerto all'Abbassy Club, una discoteca che ogni tanto apriva
alla
musica dal vivo. Era la prima esibizione dei One Hundred Club ed avrebbe dovuto
essere anche l'ultima. In quella serata autunnale fu segnato il mio destino di
appassionato "musicista-artigiano".
Viterbese di nascita, dopo varie
peregrinazioni al seguito della famiglia, mi ero stabilito a Caserta già dal 1976,
cercando subito di entrare in contatto con la scena musicale cittadina. Pur considerandomi
un mediocre musicista al basso (con cui avevo esordito in un festival a Viterbo) e peggio
ancora alla chitarra, in quella serata fatidica maturai la convinzione che ciò contasse
fino ad un certo punto. Seppur importante è saper suonare, molto di più mi sembrò la
voglia di farlo. Così, malgrado le dita ruvide di autodidatta, nel giro di qualche mese
mi ritrovai in sala di registrazione, chitarra nei One Hundred Club al posto del
mitico Agostino di Scipio. Tutto per partecipare alla "Caserta Compilation",
antologia di gruppi e musicisti casertani dell'epoca prodotta dall'altrettanto mitico
Fausto Mesolella.
Come il concerto, anche la
partecipazione alla compilation, sembrò essere un episodio isolato. Davide del Vaglio era
impegnato con gli Avion Travel, Sergio Buzzone ne era appena uscito e sembrava non volerne
più sapere di batteria. Daniele Landolfi ed io cercammo di dare continuità alla cosa
provando alla celebre "Tenuta Cavallo", ma non riuscimmo a far di più che
interminabili set con musicisti sempre diversi, ciascuno dei quali non resisteva più di
qualche prova.
Qualche tempo dopo si ricompose il
nucleo che aveva partecipato alla compilation e, nonostante stridenti contrasti di vedute,
il periodo che seguì fu molto intenso. Avevamo una tale voglia di suonare che andavamo
spesso fuori giri, perdendo la cognizione del tempo e del ruolo stesso della musica:
indefinibile se non estrema, frutto di ascolti assai diversificati, che suonava come
alchemica miscela di gruppi seminali degli anni settanta e ottanta (Bauhaus, Can, King
Crimson, KMFDM, Killing Joke, Pil). In ogni caso estremamente umorale, straniante a tal
punto che non ci ponevamo neanche tanto il problema di registrarla e/o suonarla dal vivo.
L'attività live del gruppo decollò, infatti, in maniera continuativa solo intorno al
1986 e, fino al 1993, anno in cui ne sono uscito, i One Hundred Club hanno eseguito
circa 30 concerti. Tutto sommato pochi e quasi esclusivamente fuori città, qualcuno anche
all'estero (Berlino, giugno '89). La scena musicale di riferimento, nell'ambito del quale
si era formato il nostro stile, era troppo lontana da Caserta e, nonostante il sostegno
dell'Energeia, una piccola ma agguerrita etichetta di Napoli gestita con passione da
Davide Morgera ed Antonio Escalona, continuavamo a vivacchiare, realizzando piccole
produzioni, a nostro parere eccellenti, ma apparentemente "senza futuro".
nella
foto: Berlino, Giugno 89
Nel 1991 si verificò la svolta.
Rimasti in tre, a seguito del temporaneo abbandono di Sergio Buzzone, dopo una ventina di
serrati ingaggi sotto le mentite spoglie di Barnum (cover band che ci servì a
racimolare qualche lira), partimmo alla volta di Firenze. Qui entrammo in contatto con i
Pankow, storica band del post-punk italiano ed europeo, ed in particolare con Paolo
Favati, bassista e programmatore, che produsse "Vacant", ultimo lavoro in studio
cui ho partecipato. Il mini CD in questione, preceduto da un Ep promozionale, fu recensito
benissimo in Germania e Inghilterra, tanto che l'etichetta discografica (Dunerecords-Contempo)
progettò subito una nuova produzione e un tour come supporter dei Pankow stessi, che
avrebbe dovuto toccare prevalentemente il nord Europa e, addirittura, gli Stati Uniti. Fu
allora che, travolti dall'eccitazione di questi eventi positivi, emersero inesorabili
tutti i contrasti, le gelosie e la fragilità interna che il nostro furore e passione per
la musica avevano mascherato per anni.
Emilio: Il
loro mini-CD "Vacant", risentito oggi a dieci anni di distanza, è ancora bello,
moderno e estremamente professionale. Il gruppo aveva un sound modernissimo, punk e
sperimentale nel contempo.Gli One Hundred Club sono una delle principali "promesse
mancate" della scena musicale casertana.
Massimo:
Nell'agosto del '93, persistendo uno stato di continue tensioni, dopo quattro mesi passati
a registrare (in compagnia dei soli computer) le partiture di chitarra per un nuovo disco,
giunse il momento di smettere. Ho mollato tutto, senza rimpianti e senza nulla rinnegare
di quella straordinaria avventura che custodisco in me come un valore inestimabile.
PRODUZIONI (Cassette, Dischi e
Cd)
Titolo |
Supporto |
Anno |
Etichetta |
"Caserta
Compilation" |
(Lp) |
1983 |
Mediterranea
Records |
"One Hundred
Club" |
(K7) |
1986 |
Autoproduzione |
"Colori
Incontaminati" |
(K7) |
1987 |
Energeia
Produzioni |
"Der Bau -
Vol.II" |
(K7) |
1987 |
Aspect d'un
certaine industrie (F) |
"U.Q." |
(Ep) |
1989 |
Energeia
Produzioni |
"Are You
Beat Too?" |
(Ep) |
1992 |
Dune-Contempo |
"Vacant" |
(CD) |
1992 |
Dune-Contempo |
|