Ricordo bene la prima volta che ho sentito gli EndofgracE
dal vivo due anni fa al Bellonae Metal Fest. Mi avevano colpito subito perché,
a partire dalla formazione un po’ atipica, mostravano di avere tante capacità,
tanto talento e tante potenzialità non ancora completamente espresse. La loro
scaletta e il loro stile sembravano dire: “Stiamo cercando la nostra via”. In
un certo senso stavano cercando se stessi.
Da allora mi è capitato di risentirli più volte ed ogni volta ho assistito ad
una performance nuova, in cui i loro brani inediti suonavano diversi e via via
più maturi.
Gli EndofgracE hanno attraversato dalla loro formazione ad oggi vari cambi di
line-up per giungere con la formazione attuale alla pubblicazione del loro
primo mini The Lake’s Shore.
La prima cosa che salta agli occhi in questo lavoro è la cura nei dettagli.
Ogni aspetto è stato curato con amore e passione. Già a partire dal packaging
del cd si capisce di trovarsi di fronte a ben più del solito demo autoprodotto.
La copertina ed il booklet con i testi sono curati e rifiniti come (e meglio)
di molti prodotti professionali. Ed è solo l’inizio, perché ciò che conta è la
musica.
E’ inutile che ci giri intorno: i quattro pezzi che compongono il disco sono
splendidi, sono splendidamente suonati e la produzione si attesta a livelli
altissimi.
La cura nei dettagli si manifesta dal fatto che ad ogni nuovo ascolto le tracce
rivelano nuovi aspetti che la volta precedente non si erano colti, nuovi suoni,
nuove finezze stilistiche, overdubbing della voce, misurati movimenti
stereofonici, inserti elettronici di batterie e tastiere. Tutto però senza
strafare, senza incorrere nel classico errore di chi, avendo a disposizione i
potenti strumenti di produzione moderna, rovina tutto ostentandone gli effetti.
Il disco si apre su un’aria esotica che introduce una ouverture metal sostenuta
da un disarmante ed al tempo stesso esaltate tempo dispari. L’attacco della
voce di Silent tear conduce l’ascoltatore su territori musicali più noti ma non
per questo meno affascinanti. Il brano è magistralmente costruito con una
struttura che combina gli elementi base in maniera sapiente.
Il secondo brano, The lake’s shore, è una cavalcata autenticamente metal in cui
la struttura della strofa e delle parti strumentali costituite da raffinati
inseguimenti di chitarre e tastiere conduce ad un coinvolgente refrain. Appena
sopra la sufficienza le parti vocali più acute: la cantate Eleonora Russo,
bravissima in tutto il disco, mostra la corda quando si confronta con le
altezze vertiginose del chorus.
Escape form reality è una splendida ballata metal che parte costruendo
atmosfere dolci e sognanti in cui trovano spazio suoni assai poco metal come
quello della chitarra acustica e del pianoforte, per giungere in territori di
progressive metal puro. In questo brano la voce di Eleonora, molto più a suo
agio, regala momenti di rara grazia.
Il disco si chiude con Lost in space, un brano che pur non brillando per
l’estrema originalità della composizione ha dalla sua un appeal fortissimo e dà
una carica che solo i grandi gruppi sanno trasmettere. Costruito e strutturato
in maniera brillante, come tutti gli altri brani del disco, Lost in space
completa maestosamente la mezz’ora di ottimo metal del primo disco del gruppo
casertano.
Gli EndofgracE hanno fatto tesoro della gavetta di anni ed hanno portato i loro
brani ad una profonda e completa maturazione ed ascoltando il disco si
comprende quanto siano, oltre che una notevole live-band, una studio-band che
ha ancora tanto da dire ma che ha cominciato davvero nel migliore dei modi.
Line-up
Eleonora Russo – Vocals
Paolo Brunetti – Guitars
Giuseppe Senese – Bass
Francesco Girardi – Drums
Agos Donadio – Keyboard
|
|