Enoch: Angel of Perdition

Mini CD Autoprodotto – 2007

recensione di Pasquale Granato

 


Immagina ad un tratto di abbandonare le tue certezze di donna o uomo del ventunesimo secolo. Immagina per un attimo di lasciarti alle spalle tutto quello che sai di te stesso e preparati ad affrontare un viaggio in solitaria dentro di te, nelle tue angosce, nei tuoi terrori segreti.
È così che ci si dovrebbe preparare ad ascoltare un bel disco di symphonic black metal come Angel of Perdition, primo lavoro discografico degli Enoch.
Lo spirito vero di un disco di questo genere musicale non sta dietro la potenza devastante delle chitarre distorte o del cantato growl; non sta dietro il martellare velocissimo della cassa e del rullante; e non sta neppure nei momenti sinfonici in cui gli archi eseguono mestissime linee melodiche. Angel of Perdition parte da tutte queste cose e le usa come ingredienti per condurti in un viaggio in cui tu, l’ascoltatore, verrai condotto in un’atmosfera macabra e dolente.
Gli Enoch hanno capito bene (e d’altra parte si vede che sono andati a scuola dai migliori maestri) che una cosa è salire su un palco e dar fuoco alle polveri trascinando il pubblico con un imponente muro del suono e altra cosa è fare un disco che finirà, senza altre mediazioni né folle ululanti né luci né atteggiamenti da divi decadenti, tra le mani dell’ascoltatore che sarà effettivamente e definitivamente solo con l’opera. Ed è in quella solitudine, notturna e malinconica, che gli Enoch fanno affidamento per ottenere il massimo risultato, per coinvolgerlo appieno. Sbaglierebbe chi pensasse ad un disco metal come ad un puro festival dei watt da piazzare nello stereo al massimo volume disponibile (e sopportabile). Un disco come Angel of Perdition è più un fatto privato, da consumarsi individualmente per coglierne pienamente le sfumature, i dettagli.
Questi ragazzi casertani hanno fatto ben altro che mettere insieme un po’ di pezzi di genere. Si sono posti l’obiettivo di realizzare un’opera, un racconto compiuto che ti prendesse per mano all’inizio e carpisse la tua fiducia allo scopo di condurti negli abissi di profonda disperazione che solo il black metal sa dipingere.
Che si tratti di un’opera prima, per di più autoprodotta, quasi non lo diresti tanto mature e ben confezionate sono le composizioni. Solo raramente si nota qualche indecisione stilistica o qualche punto dall’esecuzione migliorabile. Dal punto di vista della qualità produttiva si tratta di un disco che suona ragionevolmente bene per essere stato fatto in casa. C’è solo da fare i complimenti a questi ragazzi e immaginare a quali sviluppi andranno incontro nel momento in cui potranno avvalersi di una produzione professionale.
Il disco si apre con una introduzione strumentale che ci conduce dentro il mood caratteristico dell’intero lavoro. Organi e archi istoriano la pagina iniziale mentre i timpani cominciano a scuoterci e a darci il benvenuto nel mondo oscuro degli Enoch.
Da questo punto in poi saremo nelle loro mani e le urla mescolate ai bisbigli del bravissimo Rain, i riff di chitarra ed i notevoli assolo di Dan e Giu, le atmosfere gotiche delle tastiere di Misan e il misurato e possente martellare di Ciccio e Dom, rispettivamente batteria e basso, ci condurranno in una mezz’ora di gran bel metal: quattro pezzi, di cui uno strumentale, dimostreranno quanto gli Enoch siano a proprio agio nel declinare gli stilemi tipici del genere.
Qualcuno cattivo e insofferente potrebbe parlare di clichè e di triti stereotipi, di usati luoghi comuni, ma sarebbe qualcuno incapace di afferrare le sottigliezze, di comprendere l’angusto ambito espressivo in cui si muove chi prova il senso di appartenenza di genere. E di sicuro si dovrà riconoscere a questi giovani casertani la capacità di riutilizzare gli elementi base per giungere a risultati originali ed in alcuni casi a punte di estrema bellezza (ed è il caso della bellissima ed ambiziosa Silence Embraced).
Il disco si conclude così come era iniziato, con un pezzo orchestrale. Gli archi ci riportano là dove ci avevano trovati, lasciandoci nella nostra solitaria, cupa disperazione.

Tracklist
1 – Intro
2 – Silence Embraced
3 – The Poem of Emptyness
4 – Anima Dream (Orchestral)
5 – Pray
6 – Outro
 

Il cd non è attualmente in vendita ma può essere liberamente scaricato dal sito degli Enoch: http://www.enoch-site.com

 

Angel of Perdition

 

Enoch

 

 

 

 

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