Immagina ad un tratto di abbandonare le tue certezze di donna o uomo del
ventunesimo secolo. Immagina per un attimo di lasciarti alle spalle tutto
quello che sai di te stesso e preparati ad affrontare un viaggio in solitaria
dentro di te, nelle tue angosce, nei tuoi terrori segreti.
È così che ci si dovrebbe preparare ad ascoltare un bel disco di symphonic
black metal come Angel of Perdition, primo lavoro discografico degli Enoch.
Lo spirito vero di un disco di questo genere musicale non sta dietro la potenza
devastante delle chitarre distorte o del cantato growl; non sta dietro il
martellare velocissimo della cassa e del rullante; e non sta neppure nei
momenti sinfonici in cui gli archi eseguono mestissime linee melodiche. Angel
of Perdition parte da tutte queste cose e le usa come ingredienti per condurti
in un viaggio in cui tu, l’ascoltatore, verrai condotto in un’atmosfera macabra
e dolente.
Gli Enoch hanno capito bene (e d’altra parte si vede che sono andati a scuola
dai migliori maestri) che una cosa è salire su un palco e dar fuoco alle
polveri trascinando il pubblico con un imponente muro del suono e altra cosa è
fare un disco che finirà, senza altre mediazioni né folle ululanti né luci né
atteggiamenti da divi decadenti, tra le mani dell’ascoltatore che sarà
effettivamente e definitivamente solo con l’opera. Ed è in quella solitudine,
notturna e malinconica, che gli Enoch fanno affidamento per ottenere il massimo
risultato, per coinvolgerlo appieno. Sbaglierebbe chi pensasse ad un disco
metal come ad un puro festival dei watt da piazzare nello stereo al massimo
volume disponibile (e sopportabile). Un disco come Angel of Perdition è più un
fatto privato, da consumarsi individualmente per coglierne pienamente le
sfumature, i dettagli.
Questi ragazzi casertani hanno fatto ben altro che mettere insieme un po’ di
pezzi di genere. Si sono posti l’obiettivo di realizzare un’opera, un racconto
compiuto che ti prendesse per mano all’inizio e carpisse la tua fiducia allo
scopo di condurti negli abissi di profonda disperazione che solo il black metal
sa dipingere.
Che si tratti di un’opera prima, per di più autoprodotta, quasi non lo diresti
tanto mature e ben confezionate sono le composizioni. Solo raramente si nota
qualche indecisione stilistica o qualche punto dall’esecuzione migliorabile.
Dal punto di vista della qualità produttiva si tratta di un disco che suona
ragionevolmente bene per essere stato fatto in casa. C’è solo da fare i
complimenti a questi ragazzi e immaginare a quali sviluppi andranno incontro
nel momento in cui potranno avvalersi di una produzione professionale.
Il disco si apre con una introduzione strumentale che ci conduce dentro il mood
caratteristico dell’intero lavoro. Organi e archi istoriano la pagina iniziale
mentre i timpani cominciano a scuoterci e a darci il benvenuto nel mondo oscuro
degli Enoch.
Da questo punto in poi saremo nelle loro mani e le urla mescolate ai bisbigli
del bravissimo Rain, i riff di chitarra ed i notevoli assolo di Dan e Giu, le
atmosfere gotiche delle tastiere di Misan e il misurato e possente martellare
di Ciccio e Dom, rispettivamente batteria e basso, ci condurranno in una
mezz’ora di gran bel metal: quattro pezzi, di cui uno strumentale,
dimostreranno quanto gli Enoch siano a proprio agio nel declinare gli stilemi
tipici del genere.
Qualcuno cattivo e insofferente potrebbe parlare di clichè e di triti
stereotipi, di usati luoghi comuni, ma sarebbe qualcuno incapace di afferrare
le sottigliezze, di comprendere l’angusto ambito espressivo in cui si muove chi
prova il senso di appartenenza di genere. E di sicuro si dovrà riconoscere a
questi giovani casertani la capacità di riutilizzare gli elementi base per
giungere a risultati originali ed in alcuni casi a punte di estrema bellezza
(ed è il caso della bellissima ed ambiziosa Silence Embraced).
Il disco si conclude così come era iniziato, con un pezzo orchestrale. Gli
archi ci riportano là dove ci avevano trovati, lasciandoci nella nostra
solitaria, cupa disperazione.
Tracklist
1 – Intro
2 – Silence Embraced
3 – The Poem of Emptyness
4 – Anima Dream (Orchestral)
5 – Pray
6 – Outro
Il cd non è attualmente in vendita ma può essere liberamente scaricato
dal sito degli Enoch:
http://www.enoch-site.com
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