La Blues Bank è proprio una buona band, con buoni strumentisti (Salvatore
Urbano, piano; Antonio Alfano, chitarra; Marco Fucci, basso; Igino Fucci,
batteria) ed una buona voce (Mary-b). L’omonimo CD contiene quattro brani (C-boogie
[instrumental], Don’t start me talkin’, I can’t be satisfied, How long) che
propongono un blues originale e originario. Infatti, quello della band
napoletana (solo il batterista è casertano) non è un blues aggiornato, dalla veste contemporanea (per loro stessa
ammissione, sono evitati gli abusati arrangiamenti rock-blues e i suoni delle
tastiere e delle chitarre distorte), ma un blues che si proietta, e ci
proietta, indietro di oltre un secolo, al ritmo del canto popolare
nero-americano come effettivamente doveva risuonare nell’area del Mississippi
tra fine Ottocento e inizio Novecento. Ciò sembra dimostrare da parte della
Blues Bank una volontà d’essere fedeli al (vero) blues che conferisce ai loro
quattro brani un valore che oltrepassa quello strettamente musicale, comunque
alto. Il primo brano, strumentale, è un boogie-woogie molto ben suonato, che ci
introduce al CD facendoci immediatamente realizzare di essere in presenza di un
lavoro di elevata fattura. E il resto del CD, infatti, non tradisce le
premesse, con tre pezzi di cui colpisce il carattere distintivo di ognuno di
essi che rende ciascun brano immediatamente riconoscibile. Quanto ai
protagonisti della band, va detto che si tratta di tutti valenti musicisti, con
particolare riguardo alla voce, da un autentico carattere “nero” che la rende
particolarmente adatta al genere. In definitiva, un CD sicuramente da ascoltare
così come da ascoltare, ma questa volta dal vivo, è la Blues Bank, che non è
difficile incontrare nei locali della Campania (per informazioni sulle serate
live è possibile consultare il loro sito www.bluesbank.it). |
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La copertina del demo dei Blues Bank
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