Love
and Theft, "Amore e Furto" o meglio "Passione e
Rapina", come un libro di Eric Lott che descriveva il fenomeno dei
minstrelsy di colore e della classe lavoratrice americana, questo è il
titolo del nuovo disco di Bob Dylan, uscito a ben quattro anni di distanza
dal pluripremiato Time Out Of Mind. Il titolo è preso appunto in
prestito, e descrive pienamente gli intenti di Mr Zimmerman, che in questo
nuovo lavoro, fa un salto nel passato, lasciando l'ascoltatore immerso in
un'atmosfera fuori dal tempo, fatta immagini e suoni del passato. Love and
Theft non è uno studio sulla musica passata, ne un divertisment, ma è
quello che la sensibilità di Dylan ha prodotto in un momento in cui si è
lasciato alle spalle i fantasmi e i mille oscuri passaggi di Time Out Of
Mind, e con la sua mente è tornato indietro non per reimmergersi nei
ricordi e per ricalcare le sue orme, come potrebbe far pensare una
particolare somiglianza di questo disco con Nashville Skyline, ma è
tornato indietro per ritrovare il piacere di suonare e di produrre con
libertà, non a caso il disco è autoprodotto. Il primo ascolto ci da la
sensazione di un suono simile ad un tappeto sonoro, che ci conduce in
questo mondo senza tempo, senza spazi, dove le parole delle canzoni
fluiscono nel mare della poesia visionaria, e aprono finestre su storie e
avvenimenti che disegnano un ipotetico viaggio nell'america del
dopoguerra.
Ecco
allora emergere i suoni diretti del passato, ma ringiovaniti, spogli delle
atmosfere alla Lanois, ricchi di chitarre, slide, mandolini, violini, e
questo per merito dell'ottima band che circonda Dylan nella registrazione,
la stessa band che lo ha accompagnato nell'Ever Ending Tour. Il disco
parte con un rockabilly veloce, incalzante se vogliamo, Tweedle Dee &
Tweedle Dum in cui ci parla di due personaggi vagamente somiglianti a Pat
Garret e Billi The Kid, dei quali si serve per parlare di un tempo che
passa, ma da cui bisogna cogliere ogni istante. Anche in questa canzone
sono notevoli i riferimenti, uno in particolare è quello al romanzo di
Luis Caroll "Alice dietro lo specchio" da cui riprende i due
personaggi. La seconda traccia è la già edita da Sheryl Crow, Mississipi,
qui il testo sembra pieno di rimpianti per non aver colto il momento
giusto in una storia d'amore, emerge un senso di latente solitudine e una
costante voglia di fuga. Summer Days, è un secondo rockabilly, in cui il
desiderio di fuga dalla realtà verso qualcosa di nuovo, fuori luogo
sembrerebbe il verso in cui la compagna gli dice che non può ripetere il
passato, e lui replice dicendo che è possibile, qui sembrerebbe che la
fuga dalla realtà, sia una fuga verso il passato, ma è facile pensare
che sia una giustificazione a questo nuovo lavoro. In By and by, si fa
portavoce di uno stile che ricorda i crooner western, in cui un bellissimo
organo ci fa ricordare il tema di Blue Moon, il tema della canzone è
senza dubbio uno strano rapporto d'amore e un tradimento. Lonesome Day
Blues, è il classico Rock Blues, una canzone che ricorda da dentro i
momenti di solitudine, in cui si augura che qualcosa cambi e che la
persona amata capisca e ritorni da lui. Floater è essenzialmente un old
time, in cui si intrecciano i suoni di Nashville che fanno da tappeto ad
una visionaria canzone su una storia d'amore in cui si mescolano ricordi e
citazioni, come quella su Giulietta e Romeo. La settima canzone è poi il
capolavoro, il vertice massimo del disco, Highwater per Charlie Patton,
una crescente ballata country-blues dove Dylan, ci parla della sua
sensazione di essere trascinato via dalla corrente delle acque alte, che
simboleggiano per cosi dire i tempi moderni. Honest with me, è ambientata
a Chigago, la città che non dorme mai (never sleeps), sul cui sfondo si
svolge un ultimo invito alla donna amata, un invito ad essere onesta con
lui e a capirlo, le rinfaccia anche tutto quello che ha fatto per lei. Po'
Boy, è una storia di un ragazzo povero, cantata come una canzone da
crooner western. Il disco giunge quasi alla conclusione con Cry a While,
un rock blues in cui invita la compagna a piangere per lui e anche qui le
rinfaccia tutto quello che ha fatto per lei. Sugar baby è una ballata,
una riflessione sulla vita, un ultimo messaggio da lanciare. Il disco si
chiude, lasciandoci in un atmosfera quasi sospesa, come abbiamo già detto
senza tempo, ma allo stesso tempo ci regala una pausa di riflessione
brevissima, perchè la voglia di premere di nuovo play è forte al punto
tale da non resistere. Tuttavia ci priva di quella sensazione del primo
ascolto, poichè i temi delle canzoni sono attuali, anche se richiamano un
passato senza tempo, proprio di una vita ricca di esperienze come quella
di Mr Zimmerman, ci rendiamo conto che non tutto è illusorio come
sembrerebbe e che la vita è pronta sembre a cambiarci e a cambiare anche
il nostro passato, in relazione al presente.
In
conclusione, posso dire che ci troviamo di fronte ad un disco
particolarissimo, fuori come dagli schemi, forse sconsigliato a chi è
legato al classico Dylan, o è miope di fronte al genio di quest'uomo, che
ha ancora molto da dire. La parola capolavoro non voglio scriverla, perchè
come al solito, sarebbe il risultato di una mia congettura soggettiva,
tuttavia, per quanto alcuni famosi critici abbiano detto è un disco tutto
da ascoltare e da capire. Di
notevole interesse sono le due canzoni inedite, presenti nel bonus cd, I
was young when I left home del 1961 e una versione alternativa di Times
They are a changin'. |
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