La band canadese dei
Cowboy Junkies sta per pubblicare il nuovo album, "Open", uscita
prevista per il prossimo maggio.
Il suono rarefatto,
soffuso, molto bluesato e piacevolmente notturno è la forte peculiarità
di questa band, suono che mescolato alla splendida e sognante voce di Margo
Timmins ha trovato nel tempo una ricetta vincente.
La band formata dai
fratelli Timmins nasce nell'86 dalle ceneri di un altro gruppo, i
Germinal, con la pubblicazione di uno stralunato tributo alle loro radici
blues "White Off Earth Now", album registrato in un garage in un
solo giorno. In questo sorprendente album d'esordio i Cowboy Junkies
filtrano in modo incredibile il blues, che con molta naturalezza viene
personalizzato. I brani di Robert Johnson "Crossroads" e
"Me and The Devil" e quelli di J.Lee Hooker "Forgive
me", "I'll never get out of these blues alive" e "Decoration
day" vengono rallentati, quasi soffocati, incredibilmente
indecifrabili rispetto alle versioni originali... l'interpretazione
penetrante di "Shining Moon" di Lightnin Hopkins è una piccola
perla.
Senza nessuna spinta
commerciale i Cowboy Junkies giungono in sordina ad un successo
internazionale con il loro secondo album "The Trinity Session"
('88) tuttora il lavoro più bello della band, inciso in un solo giorno
nella chiesa Holy Trinity di Toronto. L'album contiene l'interpretazione
di diverse cover, l'originalissima di "Sweet Jane" di Lou Reed,
una rilettura applaudita dallo stesso Lou , "Blue Moon revisited"
(song for Elvis) presente solo sulla versione cd e due grandi ballate
"Misguided Angel" e "200 More Miles".
L'orizzonte della band
comincia a tingersi di bianco con sfumature di country, folk e un po' di
western swing allontanandosi un po' dalle desolanti e malinconiche
atmosfere blues. Arriva nel 90 "Caution Horses" a confermare il
buon stato di forma dei Cowboy Junkies. In questo album emerge
l'introduzione tra gli strumenti di una fisarmonica dal suono caldo e
avvolgente, a cui fanno da contrasto altri strumenti tradizionali come
armonica, mandolino e steel guitar.
Questa volta nell'album
spiccano i brani propri del gruppo: "Sun comes up, it's tuesday
morning" e "Cause cheap is how I feel", anche se le cover
sono degne di nota , la versione di "Powderfinger" di Neil Young
è splendida. Questo rock introverso, lento, crepuscolare si rafforza con
vigore nel quarto album "Black Eyed Man"('92), qui il lavoro di
composizione svolto da Micheal Timmins è esemplare... e la voce di
Margo continua a perfezionarsi.
I successivi "Pale Sun
Crescent"('93) e "Lay It Down" ('96) consolidano il
personale tracciato sonoro dei Cowboy Junkies sempre più centrato sulla
voce fievole, lamentosa e ipnotica di Margo Timmins. Con oltre tre milioni
di dischi venduti nell '98 sfornano l'intimo "Miles From our
Home" che richiama un po' alle sonorità introspettive degli esordi
anche se in fondo l'inquietante sentiero delineato dai Cowboy Junkies è
sempre lo stesso. La flebile voce di Margo appare più matura, meno
sommessa ; da ascoltare "Blue guitar" dedicata a Townes Van
Zandt e "Good friday".
Lo scorso anno è stato
pubblicato un bel live "Waltz Across America" finalmente reso
disponibile a tutti considerato che fino ad allora era stato venduto solo
sul loro sito internet... un'occasione in più per assaporare le
avvolgenti atmosfere dei Cowboy Junkies.
Oltre ad "Open" prontissimo per
maggio i Cowboy Junkies andranno in tour e prepareranno per la fine
dell'anno un tributo allo scomparso Townes Van Zandt. Lasciarsi prendere
dai Cowboy Junkies in un momento di stress è l'ideale... provate ad
ascoltarli di notte, magari in viaggio oppure all'albeggiare del giorno.
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