Robert Lee Burnside

di Antonio Avalle


Cantante e chitarrista di stampo prettamente rurale Robert Lee Burnside (classe '26) rappresenta una delle figure piu' oscure del panorama blues. Dopo essere stato a Chicago a cercare un po' di fortuna negli anni '50 (in quegli anni conubbe Muddy Waters) tornò nel Mississippi a lavorare la terra e a mettere su famiglia, suonando di notte e nei week-end. La sua prima apparizione discografica fu su una compilation della Arhoolie nel '67. Negli anni settanta cominciò a circolare con una band chimata "Sound Machine", che comprendeva i figli Joseph e Daniel. Soltanto negli anni 80 (ormai cinquantacinquenne) è riuscito a ritornare alla ribalta con una manciata di album prelevamente dal vivo, sia acustici che elettrici, in solitudine o accompagnato da piccoli combo. Incredibile è stato il suo peregrinare tra una casa discografica e l'altra , dall'americana Matador (simbolo del Rock alternativo targato USA) alla etichetta Punk l'Epitaph. Nei primi anni '90 ha partecipato al film documentario basato sul romanzo di Robert Palmer "Deep Blues" e in seguito nel '93 lo stesso Palmer ha prodotto "To bad Jim", che fece da trampolino al successo di Burnside. I lavori seguirono a ripetizione e l'incontro con Jon Spencer portò a Burnside ulteriore notorietà . Burside resta tra i pochi bluesman tuttora in attività che abbiano saputo mantenere integro il valore e la specificità del blues più autenticamente rurale, accompagnandolo al tempo stesso con una spiccata originalità e personalità artistica. Il repertorio è forse un po' limitato, eppure rivitalizzato con una verve interpretativa fresca e vibrante, come testimoniano anche le sue più recenti incisioni. Nel freschissimo e ispirato "Wish I was in heaveb sitting down" troviamo un Robert Lee Burnside in piena forma. Il signore canta il blues. E non solo perchè al miracolo delle proprie corde vocali, Burnside affida pure generi più o meno limitrofi come il rhythm & blues e il soul.

Qualcuno trova comunque motivo d'esaltarsi, tirando in ballo azzardati accostamenti a nomi sacri del genere, J.L.Hooker e B.B.King su tutti. Eh si, il nostro settantenne ha una gran voce, matura e potente, capace di dar sangue ed anima ad un repertorio che passa indifferentemente dalle campagne del Mississippi alle strade di Chicago. Sfogliare la margherita dei pezzi più belli di questo "Wish I was...", alla fine, diventa quasi imbarazzante, perché siamo dovunque a livelli altissimi.

Tocca, dunque, ricorrere al gusto strettamente personale...l'inizio è pungente con una ipnotica "Hard time Killing floor" e lascia subito il segno! Si prosegue con "Got messed up" che ti inchioda all'ascolto con il suo bel giro di basso. La canzone che dal titolo all'album invece è il simbolo delle radici di R.L.Burnside, un blues urlato solo chitarra e voce. Quello che sorprende è l'approccio al sound moderno di Burnside, miscelato tra suoni antichi e nuovi. Si sente nell'album quella voglia di reggere l'equilibrio tra l'esigenza di cambiare (qui l'influenza di Jon Spencer è predominante) e l'innata necessità di riconoscersi all'interno di un tradizionale panorama blues. Un equilibrio riuscito basta ascoltare la splendida cover "Chain of Fools" per rendersi conto di come Burnside sia un interprete senza tempo. Il finale è pieno di pathos con "R.L.'s Story" sul fendere delle chitarre Burnside ci racconta la sua storia un piacevole talking-blues!

Se vi piace il genere, e ignorate questo "Wish I was...", avrete poche possibilità d'essere giustificati. Se invece questo non è il vostro genere, beh, è arrivato il momento di convertirvi!

 

Copertina dell'ultimo CD, "Wish I was..."

 

Discografia:

1981 PLAYS AND SINGS THE MISSISSIPPI DELTA BLUES

1981 SOUND MACHINE GROOVE

1985 MISSISSIPPI BLUES

1987 HILL COUNTRY BLUES, 1967-84

1993 BAD LUCK CITY

1994 TOO BAD JIM

1995 MISSISSIPPI HILL COUNTRY BLUES

1996 ASS POCKET OF WHISKEY

1997 ACOUSTIC STORIES

1997 MR.WIZARD

1998 GOING DOWN SOUTH

1998 COME ON IN

1999 MY BLACK IN AME A-RINGIN'

2000 WISH I WAS IN HEAVEN SITTING DOWN

 

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