La mostra di manufatti d’epoca ‘o stipo d’ ‘a nonna
Al Festival degli antichi casali, a Puccianiello
Articolo e foto di Lorenzo Di Donato
Rosa, Maria Antonietta e
Assunta – donne vissute in Puccianiello quando nella loro infanzia c’era ancora
la civiltà del cortile – sono riunite per una amarcord della loro
infanzia per ricordarla e poter mettere poi insieme i contenuti di una mostra
che allestiranno durante il
Festival degli antichi Casali. II edizione in Puccianiello, e sarà aperta al
pubblico da Sabato 6 Settembre.
Hanno scelto di intitolare la mostra "‘o stipo d’ ‘a nonna ",
praticamente un grosso armadio a muro difeso da porte, anche con serratura, in
cui c’era tutto o quasi tutto poteva servire per il buon andamento della casa
(che in pratica era un unico stanzone che fungeva da abitazione per l’intera
famiglia). Ed i ricordi si susseguono e s’accavallano e s’intrecciano mostrando
un mondo sempre affascinante per noi che viviamo in appartamenti di condominio,
comodi ariosi e con comodità di ogni tipo.
Al centro d’interesse della mostra è la “dote degli sposi” ed il “corredo”.
Mentre lo sposo si preoccupava di fornire per la futura famiglia la casa, la
sposa doveva provvedere a… tutto il resto, che va sotto il nome di corredo: non
solo lenzuola, coperte, cuscini, materassi ma anche vestiti e scarpe della
sposa, tegami vari per le cottura del cibo, tutti in rame, ‘a ramma. E si
incominciava ad acquistare quanto necessario da rivenditori che allora passavano
da cortile in cortile con i carretti a mano o trainati da asino. Si comprava un
oggetto a tanto al mese. Quando di estingueva il debito, se ne contraeva un
altro per un altro oggetto e così a completare negli anni il corredo. Se si
doveva fare un piccolo regalo, e si aveva la possibilità farlo, si regalava alla
bambina o signorinella qualcosa inerente al corredo eventualmente dopo discreta
consultazione con la mamma. Naturalmente i ricami erano fatti in famiglia, se ne
erano capaci, o si dava l’incombenza alla ricamatrice.
Attenzione massima era concentrato sul primo letto, ovvero il completo
del letto per la prima notte di matrimonio. Questo primo letto compariva nei
momenti felici ma doveva durare così a lungo da poter adornare il letto di morte
di uno degli sposi o di un loro familiare defunto. Così non potevano mancare i
completi da letto rosa e celeste, con le relative camicie da notte della sposa,
per essere pronte a salutare così i figliuoli appena nati, sia maschi che
femmine.
L’attenzione delle signore si concentra sui ricordi ed anche su qualche
particolare curioso.
Maria Antonietta ricorda con nostalgia il gran letto della nonna. Su robuste
tavole poste su scanni di ferro la nonna aveva messo due materassi, l’uno
sull’altro, uno per l’estate (con crine o sbreglie di granturco e l’altro
per l’inverno che venivano scambiati di posto a secondo della stagione). Poi il
lenzuolo di sotto e quello di sopra, ricamati o con le iniziali; quindi i
cuscini, la coperta ed il copriletto, i cuscini ed il copricuscino. Ne veniva
fuori qualcosa di monumentale per i bambini e non solo in quanto si saliva sul
letto con uno scaletto il legno di due o più gradini. E, dopo che il letto era
stato messo a posto la mattina, era tabù per tutti: “No, non si sale sul letto
!” era l’imperativo categorico per i bambini. Assunta ricorda ancora il piacere
di giacere in un simile lettone, che non finiva mai ed in cui affondava!
Me lo faranno vedere ancora una volta?
Rosa ricorda il grande carretto che, pieno zeppo del corredo della futura sposa,
portava tutto alla casa dei futuri sposi alla vigilia del giorno del matrimonio.
E lì veniva messo ordinatamente in mostra in modo che prima i suoceri, poi i
parenti ed infine tutto il paese potesse vederlo, contarlo ed annotarlo
diligentemente nella mente, per poi… farne oggetto di “inciuci e
murmuliamenti” ovvero spettegolamenti e discussioni non sempre benevoli.
Le donne rammentano che fino a non molti anni fa si risolveva il problema del
“bagno” con un vaso da notte, il cosiddetto “pisciaturo”, messo
generalmente in un comodino a fianco del letto matrimoniale e di cui ciascuno si
serviva, in famiglia, con grande naturalezza. Il prodotto notturno veniva poi
versato nel cesso comune nel cortile. Quante risate sgorgate nel rammentarle
l’oggetto.
Ma erano altri tempi!
Ed io mi sono incuriosito così tanto nel riportare parte della discussione tra
quelle belle signore che non vedo l’ora di andare a godermi la mostra a
Puccianiello de ‘o stipo d’ ‘a nonna aperta dal 6 all’8 settembre. E voi
venite?