Per curare lo stress non servirebbero le medicine:” Basta la musica di Mozart”.
Una piccola introduzione alla musicoterapia
Articolo di Ernesto Sparago
Per curare lo stress non servirebbero le medicine: ” Basta la musica di Mozart”.
Questo lo slogan di una delle maggiori case farmaceutiche giapponesi che,
secondo fonti di agenzia, da tempo ormai avrebbero introdotto in farmacia
nientemeno che un compact disk contenente una ventina di non meglio precisati
brani del compositore, ”da ascoltarsi seduti o sdraiati”, stando alle
allegate”istruzioni per l’uso”.
“Abbiamo compiuto studi specifici in base ai quali”, precisano gli
pseudo-ricercatori nipponici, “risulterebbe che Mozart è il compositore più
piacevole e quello che più distende”.
La musica viene utilizzata come terapia con interventi specifici e mirati, come
disciplina organizzata, solo da una cinquantina d’anni, è, perciò, una forma
terapeutica relativamente giovane. Ciò non deve farci dimenticare, però, che la
musica è stata utilizzata ”per il benessere dell’uomo”, si può dire da sempre.
Basti ricordare alcuni episodi e scritti della Bibbia, della mitologia e
filosofia greca, convinzioni e abitudini presenti già nell’antichità cinese,
egiziana, indiana, africana,ecc.
Si è cominciato a parlare di musica come mezzo specifico di cura a partire dal
settecento. Autori come Albrecht, G. Maspero, Binet, hanno incentrato i loro
studi ed esperienze su vari disturbi fisici e psicologici, con proposte di
intervento per lo più al di fuori dell’area relazionale. Particolare
significativo e rilievo hanno avuto, soprattutto in Europa nella prima metà del
novecento, varie esperienze e metodi mirati soprattutto ad una valorizzazione
psicopedagogica dell’educazione musicale che hanno contribuito, almeno
indirettamente, come stimolo allo sviluppo della musicoterapia. La
documentazione delle prime esperienze della musicoterapia, continuative ed
altamente significative, si diffusero in Italia alla fine degli anni sessanta.
Mi riferisco alle opere della Hirisch e della Alvin. Del libro della Hirisch
”musica e rieducazione”, si presenta una esperienza condotta alla clinica
psichiatrica di Bel-Air. Nel libro della Alvin, ”La musica come terapia”,
l’autrice ,riconosciuta come iniziatrice e promotrice della terapia musicale,
presenta finalità, metodologia, risultati di interventi svolti in stretta
collaborazione col centro di formazione degli specialisti di terapia musicale
alla ”Guidhall School of Music” di Londra. Gli effetti della musicoterapia
sull’uomo possono essere considerati da vari punti di vista:fisiologico,
psicologico e psicopedagogico. Naturalmente questa distinzione è fatta con
chiarificazione concettuale perché nelle realtà questi tre aspetti sono sempre
compresi e complementari.
1. dal punto di vista fisiologico la musica ha, come risaputo, notevoli
influssi sui ritmi cardiaci e respiratori, sulla pressione arteriosa, sulla
digestione e sul sistema muscolare.
2. Dal punto di vista psicologico, come più di ogni altra stimolazione
sensoriale e memoria, può essere utilizzata per una gamma notevole di
interventi.
3. Dal punto di vista psicopedagogico la musica presenta possibilità di
proposte veramente notevoli. Il paziente nel “Fare musica” impara a dominare la
realtà nel momento in cui esercita sullo strumento un controllo fisico e lo
strumento gli obbedisce. Nella musica, più che in altre operazioni, si ha
immediata auto verifica. Il far musica insieme e l’ascolto con partecipazione
del corpo, soprattutto a livello di gruppo, può essere utile per superare
l’isolamento, il senso di rifiuto verso gli altri, la reazione negativa
nell’essere toccati e questo è possibile naturalmente se si realizza un
ambiente-situazione favorevole e gratificante. Il far musica col terapeuta o in
gruppo, attraverso la comunicazione indiretta ”nello strumento”, la
collaborazione e il derivante successo, può dare maggiore sicurezza con
conseguente migliore accettazione di se e del proprio corpo. Nata dal movimento
e dal corpo, la musica ”esalta” il movimento e realizza il corpo, rendendolo
sensibile e socialmente più utilizzabile. Sempre dal punto di vista
psicopedagogico la musica può attivare l’attenzione e la concentrazione,
”motivare” l’espressione, abituare all’analisi, alla sintesi, al simbolo, alla
struttura. Può essere usata come stimolo psicomotorio per gli apprendimenti
fondamentali logico. La musica può essere utile per la socializzazione, intesa
non solo come star bene in una determinata situazione e in un tempo
particolare, ma come esperienza positiva e continuativa per far acquisire
capacità e sicurezza tali da poter vivere meglio in altre situazioni e per la
vita. L’esperienza socializzante nel far musica può essere utile per accrescere
il gusto del vivere in gruppo, per abituare a creare,verificare e accettare le
regole, collaborare e partecipare a progetti con assunzione di responsabilità,
per dare la possibilità di cambiamento di ruoli, di conoscere le proprie
capacità e i propri limiti, apprendere tecniche strumentali che amplino la
possibilità di comunicazione e collaborazione, aumentando la sicurezza
personale.
La musica può essere molto utile anche per favorire la creatività.
Innanzitutto, perché crea un clima favorevole, poi perché offre nuovi e
molteplici stimoli (è necessario far utilizzare e far costruire molti tipi di
strumenti musicali), la possibilità di abituare a combinare elementi semplici,
a fare collegamenti e ipotesi, in una ”aggressività produttiva”, suscita
tensione e offre l’occasione di far superare il rapporto tra impulso intuito e
disciplina.
Consulta:
Archivio dei musicisti e gruppi casertani: Ernesto Sparago
ernestosparago@alice.it,
ernestosparago@yahoo.it