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Radio e Televisione ci hanno rotto le scatole per una intera settimana sui
“lucchetti d’amore” agganciati ai lampioni di Ponte Milvio, a Roma,
testimonianza, secondo i cronisti di cronaca rosa e di gossip, del desiderio
dei giovani fidanzati di dedicare tutta la vita alla rispettiva metà. E tutti
(?), poi, in apprensione (!) per il lampione che stava per cedere sotto il peso
dei lucchetti e, finalmente, tutti (?) costernati (?) per la rovinosa caduta
del lampione nel Tevere e tutti (?) impegnati a trovare il modo di rimpiazzarlo
onde conservare l’usanza da poco tempo instaurata.
Riusciremo a sopravvivere al luttuoso evento della caduta del lampione di ponte
Milvio sotto i pesi dei lucchetti, visto che il tutto è stato oggetto di
servizi in ogni Telegiornale per 7-giorni-7!
Eppure il gesto di lasciare questo ricordo-giuramento di amore eterno delle
coppie di fidanzatini nostrani non è altro che imitazione (quindi moda o poco
più) di quello descritto da Moccia nei suoi romanzi rosa “Tre metri sopra il
cielo” e “Ho voglia di te”, e poi trasformato in una scena dei films da essi
ricavati: il gesto di amore eterno dei due innamorati era consistito nello
agganciare il lucchetto ad un lampione di Ponte Milvio e, dopo averlo chiuso,
gettare la chiave nel Tevere dall’alto del ponte.
E l’amoroso gesto, tra l’altro, non ha nulla di originale in quanto era già
praticata nel 2000 in Cina, sulle mura della Muraglia cinese, nel tratto poco
lontano da Pechino! Chissà se l’autore del romanzo lo sapeva, e/ o se lo sa lo
scenografo del film!
Certo che, finalmente!, dopo che i cinesi ci hanno copiato anche i peli delle
nostre barbe, noi siamo riusciti a copiare l’abitudine dei giovani cinesi di
agganciare lucchetti …votivi del loro amore perenne alle mura della Muraglia
cinese, longeve e robuste come si auguravano che fosse il loro amore.
La mia testimonianza è nelle immagini che accompagnano questo articolo.
A novembre del 2000 con un gruppo di amici feci un viaggio turistico in Cina.
Il pomeriggio del 12 novembre, dopo aver visitato le tombe dei Ming, il nostro
gruppo andò a visitare un tratto della Muraglia cinese. Era un pomeriggio
freddo e umido (la mattina, i prati lungo la Via Sacra delle Tombe dei Ming
erano pieni di ghiaccioli) ed un leggera foschia non rendeva chiare le colline
all’orizzonte. La visita alla Muraglia cinese fu per tutti impegnativa, perché
essa segue le creste delle colline e collinette e quindi chi vuole percorrere
un tratto della Muraglia è costretto ad un continuo salire e scendere scale o
superare forti pendenze.
Ad un tratto, su un muro che dava su un profondo vallone, notammo delle catene
alle cui maglie erano agganciati molti lucchetti, tutti abbelliti da un nastro
rosso. Incuriositi, chiedemmo alla nostra guida il significato di quella
presenza. E Wu (ma si faceva chiamare Vittorio da noi) ci disse che tra le
giovani coppie cinesi era invalso l’uso scaramantico di venire sulla Muraglia
ad appendere i lucchetti quelle catene, a ciò predisposte nei punti in cui le
mura erano più alte, ed a lanciare poi le chiavi nel fossato. Con questo gesto
le giovani coppie cinesi si auguravano che il loro amore fosse longevo e forte
come la Grande Muraglia.
Quindi le nostre giovani coppie di fidanzati sono arrivati a scopiazzare i
cinesi almeno dopo sette anni. Chissà se la piccola rivolta contro le autorità
fatte a Milano qualche giorno fa non era anche dovuto al malumore dei cinesi di
essere stati a loro volta scopiazzati?
E mi assale un dubbio ancora: chissà se il crollo del lampione di ponte Milvio
non sia stato provocato da qualche gruppo di cinesi offesi dalla copia da noi
fatta del loro gentile gesto d’amore? |
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La grande muraglia
Le catene con i lucchetti
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