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(pubblicato il 25 Mag. 2006) Era ora che fosse data una bella sistemata ncopp’ ‘a Vittoria, con un energico
restauro sia all’ex albergo Vittoria, le cui forme sono ancora oggi eleganti,
sia al palazzo quasi di fronte ad esso, all’angolo con via Roma.
I vecchi casertani –ma quanti ce ne sono?- sanno che sto parlando del tratto di
via Cesare Battisti che va dal cavalcavia alla via Verdi: lì, sulla destra c’è
lo stabile che fu l’albergo Vittoria, che diede alla zona la toponomastica
popolare ncop’ ‘a Vittoria, estesa poi all’intera via Battisti. Allora non
c’era il cavalcavia, parlo degli anni quaranta del secolo scorso, e l’attuale
ingresso a Via Roma era occupato dal palazzo Giordano, distrutto dai
bombardamenti del 1943 e non più ricostruito. Sulla sua area, dopo aver
abbattuto anche il palazzo che in via Vico chiudeva via Roma, fu tracciato il
prolungamento di via Roma fino al cavalcavia per Napoli.
Il palazzo Giordano ospitava anche il negozio di tessuti e abiti confezionati “Agovino”,
che poi si trasferì sul Corso, e divenne elegante e dettò legge a Caserta per
un buon numero d’anni per quanti volevano essere in.
Quel tratto di strada è stato completamente stravolto: l’edificio del Banco di
Roma –stesso stile anni ‘30 della Posta centrale in via Redentore, per
intenderci- fu abbattuto e su di esso fu costruito l’attuale brutto edificio
del Banco di Napoli; del palazzo Giordano ho già detto; il palazzo successivo,
all’angolo di via Roma con via Battisti, dopo essere stato per 60 anni una
delle vergogne di Caserta per lo stato di abbandono e sporcizia in cui versava,
finalmente viene rimesso a nuovo.
L’albergo Vittoria è stato in abbandono per un quarantennio. Eppure ha fatto la
sua piccola storia casertana, i cui ricordi sono ancora presenti in tanti,
figurarsi in me che sono vissuto lì vicino, di fronte alla chiesa di sant’Anna,
fino all’età adulta.
Durante la guerra sul suo terrazzo fu collocata una batteria di mitragliatrici
antiaeree, che udimmo sgranare assordanti raffiche di colpi durante un allarme
aereo notturno. Figuratevi la paura, specialmente di noi bambini! Poi si disse
che i colpi erano stati indirizzati verso i lampioni lasciati malaccortamente
accesi in piazza Margherita, oggi piazza Dante, nel cui Circolo Sociale si
stava giocando a carte con buoni gruzzoletti in palio. Vero o falso?
Con l’arrivo degli Alleati e la ventata di nuove idee e nuovi costumi, nel
giardino dell’albergo Vittoria –che per tanti anni è stato trasformato in uno
squallido posteggio per auto, ma allora era ingentilito da alberi di agrumi- fu
costruita una pista da ballo e spesso vi si tenevano piccoli concorsi per la
“bella” o la “miss” della serata. Il premio era generalmente sobrio: un paio di
calze di nylon per lei o una cravatta per il suo lui, o poco più. Altro che
“ricchi premi e cotillons”!
Lungo il muretto del cavalcavia, da poco costruito, si accalcavano gli
spettatori ad ufo che ascoltavano la musica dal vivo e sbirciavano ballerini e
miss attraverso le giunture dei teli che cercavano di riparare dalla vista di
estranei quanti frequentavano il locale; ovvero, in linguaggio moderno,
cercavano di difendere la privacy degli avventori
Alla fine degli anni quaranta, l’albergo fu riconsegnato ai proprietari, Anzi
alla proprietaria, ché il proprietario nel frattempo era morto. Questa (di
cognome Formichelli?) cercò di gestire l’albergo per un breve periodo di tempo
in cui risiedette con l’unico figliolo in un appartamentino ricavato da tre
stanzette della mia casa paterna, facendosi servire qui il pranzo dall’albergo.Il
bambino era di scarso appetito e quasi non toccava il pane, con grande
meraviglia di noi ragazzi che quasi usavamo il pane anche come … companatico!
Mia madre giustificò il bambino dicendoci: ”I signori non mangiano il pane.”
Poi la signora Formichelli abbandonò l’impresa di gestire l’albergo che fu
affidato alla gestione di altri, mi sembra Marziale, mentre il bar ed il
giardinetto-sala da ballo fu affidato ad un capace giovane, Tonino Chiusano,
che, venne ad abitare nel nostro appartamentino appena sposata la bella Pina Di
Penta. E qui nacquero i primi due figli della giovane coppia: prima la femmina
e poi, tra l’incontenibile gioia di Tonino, il maschietto.
E il bar di Tonino fu per noi, e per tanti della zona vicino all’albergo che
non avevano il televisore a casa (ma erano veramente pochi a possederlo!), il
posto privilegiato per assistere agli spettacoli trasmessi dalla nuova nata, la
televisione. Si cenava un poco più presto per arrivare in tempo alla
trasmissione –Lascia o raddoppia?, Campanile sera, lo spettacolo teatrale al
venerdì erano le più gettonate- e ai posti più comodi per la visione e
l’ascolto. D’obbligo era la consumazione. Ma Tonino per noi chiudeva un poco
gli occhi, conscio che il costo della consumazione per la nostra famiglia
formata da otto persone sarebbe stato comunque un insostenibile salasso.
Passarono così anche gli anni cinquanta.
Con gli anni sessanta l’albergo Vittoria chiuse i battenti e Tonino aprì il
“suo” bar poco prima del distributore Esso, all’angolo di via Nazario Sauro con
via Vittorio Veneto.
Ma la fortuna non gli fu amica perché un infarto gli fece lasciare in breve
tempo moglie, figli e i tanti amici che si era conquistato. La signora Pina,
più per l’amore verso il suo Tonino che non per intima convinzione, portò
avanti l’attività per alcuni anni. Poi, triste e stanca, chiuse i battenti del
“Bar Chiusano”, che oggi è segnalato solo da una piccola, polverosa, vecchia
insegna del Totocalcio.
A vedere quelle saracinesche abbassate, ancora oggi mi si stringe il cuore nel
ricordare il sorriso di Tonino, prima, e con quanta gioia mi accoglieva la
signora Pina , poi, quando andavo a salutarla e con quanta grazia mi invitava a
ritornarla a salutare ogni qualvolta fossi passato nelle vicinanze: le
ricordavo gli anni più belli della sua vita, fresca sposa del suo bel Tonino. |
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1. Il palazzo ristrutturato
2. L’albergo Vittoria
3. Il bar di Tonino Chiusano
4. Ex giardino dell’albergo Vittoria
foto © Casertamusica
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